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mercoledì 5 marzo 2025

IL PATRIARCA DEI CERTOSINI SAN BRUNO - PARTE SESTA quarta


 
<< ... Essi sono governati da un Priore; il vescovo di Grenoble, persona molto religiosa, fa loro le veci di abate... Coltivano poco terreno a frumento, ma hanno numeroso gregge la cui vendita assicura il loro sostentamento... Il luogo da essi abitato chiamasi Certosa... un po' più sotto di quella montagna vi sono alcune abitazioni per una ventina di laici fedelissimi, che lavorano sotto la responsabilità. Ebbene detti eremiti sono animati da tanto fervore per la vita di contemplazione abbracciata da non desistere minimamente dalle osservanze proprie della loro istituzione, né divenir tiepidi col protrarsi di quell'arduo genere di vita... Benché siano poveri, possiedono non dimeno una ricca biblioteca: si direbbe che cerchino di procurarsi  con tanto maggior impegno il nutrimento che non perisce ma dura per la vita eterna, quanto meno fanno uso di quello terreno >>. 

La testimonianza di Pietro il Venerabile conferma, quanto all'essenziale, quella di Guiberto di Nogent: << In una regione della Borgogna, tra tutte le forme di osservanza monastica della nostra Europa se ne pratica una che in santità e valore spirituale supera molte altre; essa è stata istituita nel nostro tempo da alcuni Padri, uomini eminenti, dotti e santi: maestro Bruno di colonia, maestro Landuino d'Italia ed alcuni altri veramente eminenti, come ho detto, e pieni di timor di Dio... I loro digiuni sono quasi continui... Secondo l'antica usanza dei monaci di Egitto, abitano sempre in celle separate, ove nell'osservanza del silenzio non cessano di dedicarsi alla lettura all'orazione, come altresì al lavoro manuale, soprattutto alla trascrizione di libri. Al segnale dato mediante la campana della Chiesa recitano nelle proprie celle una parte della preghiera canonica cioè: Prima, Terza, Sesta, Nona e Compieta. Per i Vespri e Mattutino si radunano tutti in Chiesa... 

Qualche si ha in determinati giorni festivi, nei quali fanno due pasti e, come i monaci che non vivono da eremiti, ma da cenobiti, non solo cantano in Chiesa tutte le ore canoniche, ma anche fanno insieme, nessuno eccettuato, i pasti in refettorio: uno dopo Sesta e l'altro dopo i Vespri... Essi sono molto raccolti, recitano l'Ufficio con gli occhi volti a terra, il cuore fisso al Cielo, mostrando con la gravità del contegno, il tono della voce, l'espressione del volto che tutto in loro, sia l'interiore che l'esteriore, è assorto in Dio... I Certosini praticano un grande disinteresse; né vogliono possedere qualcosa oltre i limiti che si sono imposti >>. Una tradizione messa in luce da Mabillon riferisce che Bruno amava ritirarsi in un angolo solitario della vicina foresta e meditare dinanzi ad un masso su cui oggi si distingue una croce incisa nella pietra... 

Da tutti codesti dati si ha la vivissima sensazione che vi fosse una mirabile coincidenza tra il genere di vita monastica da Dio ispirato a Bruno ed il sito di Certosa da questi scelto per mettere in atto tale disegno. Per chi crede al valore dell'ispirazione detta coincidenza è veramente provvidenziale. Se la sua esperienza di canonico di Reims si ritrova in certi usi, se il suo soggiorno a Séche-Fontanie e l'influsso di Ugo, vescovo di Grenoble, lo hanno indotto ad adottare certe usanze benedettine, ed alcune particolarità dell'osservanza e della liturgia provengono dall'Ordine di San Rufo ovvero da altre regole, tempi della fondazioni della Certosa, non ne risulta meno originale, nuovo, unico. Nella Mystica theologia, composta al principio del XIII secolo da Ugo Certosino, detto progetto trovasi nettamente tracciato; eccone le grandi linee. Bruno ed i suoi compagni vogliono l'eremo. 

Un eremo i cui pericoli e gl'inconvenienti saranno attenuati da elementi di vita cenobitica. E codesta parte di vita comune non è una semplice concessione fatta alla fragilità della natura umana, bensì costituisce un vero scambio spirituale ed umano. Una santa amicizia unisce tra loro i membri del gruppo; amicizia che si allaccia tra forti personalità << magnis, doctis, sanctis >>, di cui Bruno è in modo eminente il modello. Codeste tre note distintive sembrano caratterizzare il Certosino tal quale Bruno lo desidera: la contemplazione deve trovar alimento nella Sacra Scrittura e nella Patrologia; la conoscenza della Scrittura e dei Padri dev'essere stimolata dalla contemplazione. Conoscenza piena d'amore; amore che vuole essere conoscenza. 

Il Certosino vive con lo spirito e col cuore il mistero di Dio. E ciò in << grandezza >>: nulla di meschino in tal vocazione, tutto organizzato affinché essa abbia quel carattere di assolutezza, di esigenza, di totalità, di pienezza che dà vera statura morale all'homo Dei. Di qui l'importanza del luogo, dato che una tal vita non può essere vissuta dove che sia, occorre che la dimora stessa vi si presti. Il deserto è richiesto, come altresì la separazione del mondo, il ristretto numero degli eremiti, una ragionevole proporzione tra << Padri >> e << Conversi >>... Nel Delfinato l'ambiente di Certosa offriva una possibilità rara, forse unica, di attuare senza alcun compromesso detto ideale. In questa visione si avrebbe difficoltà di ammettere che Bruno e i suoi compagni abbiano avuto una qualsiasi idea di fondare un Ordine. 

No, essi fondavano un eremo, un eremo limitato, dalle esigenze precise, dalle condizioni uniche e di cui potevano sperare che avrebbe durato a lungo dopo la loro morte. Avevano una troppo viva coscienza dell'originalità della propria istituzione ( e soprattutto troppo risoluta era la loro volontà del silenzio, d'umiltà, d'oblio e d'abnegazione ) da pensare di propagarla altrove e con altri uomini: del tutto estranea dalle loro menti era l'idea di iterare nello spazio e soprattutto nel tempo l'esperimento da essi fatto. E non era forse conveniente che la prima generazione di Certosini, e Bruno stesso, vivessero e morissero senza alcun'altra intenzione di vivere essi medesimi da perfetti eremiti contemplativi, affinché il loro ideale fosse contrassegnato da un'assoluta purezza?

Continua....

Andrè ravier 


                                                          LAUS  DEO


                                                                Francesco di Santa Maria di Gesù

                                                                         Terziario Francescano