IL PATRIARCA DEI CERTOSINI
SAN BRUNO
PARTE QUARTA SECONDA
Di certo detta lagnanza del Legato non si limitava al solo caso dell’arcivescovo di Reims, in ogni modo lo riguardava. Di ritorno in diocesi, Manasse si atteggiò a pentito, al fine di estendere e consolidare la sua vittoria. Tentò di riconciliarsi col prevosto, con Bruno e gli altri canonici rifugiatasi presso il conte Ebal; ed al tempo stesso, di ottenere una condanna papale nella debita forma contro il conte. Per essere più libero dei suoi intrighi, sollecitò dal Papa persino di non dipendere più dalla giurisdizione di Ugo di Die, ma dalla solo autorità del Sommo Pontefice, o da Legati venuti da Roma.
Scrisse allora a Gregorio VII una lunga lettera in cui la sfrontatezza diviene cortigianeria. In essa moltiplica le proteste di fedeltà e di sudditanza, accusa, adduce argomenti, ricorda i privilegi concessi ai suoi predecessori, e giunge infine agli esuli ed al loro protettore. << A proposito del conte Ebal, che tentava di accusarmi in vostra presenza, e con parole menzognere raccomandava a voi stesso e la propria fedeltà, vi è abbastanza facile riconoscere da qual parte sembri che stia la sincerità della fedeltà verso di voi: dalla mia, che son pronto ad obbedire in tutto a Dio ed a voi, ovvero dalla sua, che da voi attaccava di persona la Chiesa del Beato Pietro e da noi la Chiesa di Reims mediante il Prevosto Manasse ed i suoi seguaci, accolti nel proprio castello. Infatti Manasse poc’anzi ricordato ed al quale per vostro ordine abbiamo perdonato le mancanze commesse nei nostri riguardi, a condizione che facesse ritorno alla Chiesa, sua madre, abbattuto dalla coscienza del suo fallo, non vuole né far ritorno a noi né cooperare alla pace della Chiesa; anzi insieme ai suddetti suoi seguaci, non cessa di oltraggiare con parole e invettive, non potendolo con atti, la Chiesa a me. Pertanto, per non parlare del conte Ebal che, credo, non sfuggirà alla vostra giusta ed apostolica sentenza, riguardo a Manasse istantemente prego la santità vostra o di ordinargli di ricredersi e non più attaccare la Chiesa, ovvero di infliggere a lui ed ai suoi partigiani e cooperatori una severa punizione. Degnatevi altresì di scrivere ai loro ricettatori di non dar più asilo ad essi contro i diritti della Chiesa o, se renitenti, di ritenersi condannati per analoga sentenza >>.
La tattica è maligna: l’espressione << per non parlare del conte Ebal >> la quale insinua che la sentenza di condanna è una conseguenza ovvia, il mettere al primo e, per così dire, unico posto Manasse che non è senza colpa, il silenzio quanto alla persona di Bruno che, l’arcivescovo lo sa bene, il Papa considera come un uomo puro ed integro… tutto questo dimostra destrezza, ed anche troppa. Il Vicario di Cristo non si lasciò di nuovo sorprendere, sventò tutte le insidie. Il 22 agosto 1078 rispondeva alla lettera di Manasse. Lettera mirabile, quella del Papa in cui si sforza ancora di non attaccar di fronte l’arcivescovo, di procurargli uno scampo onorato per poco che consenta ad esser sincero e leale: lo assicura della sua fedeltà, gli conserverà tutti i diritti di vescovo e di metropolita. Ma rinunzi ad ogni eccezione: non si ponga al di sopra della legislazione comune, riconosca l’autorità dei Legati pontifici, anche se non vengono da Roma, vale a dire in concreto l’autorità di Ugo di Die al quale, premuroso di rimediare ad ogni eccesso di severità, il Papa associava l’abate di Cluny, noto per l’equità dei suoi giudizi. Quanto al prevosto Manasse, venga anch’egli sottoposto ad una giusta e precisa inchiesta da parte di ambo i Legati. << Per quel che concerne il prevosto Manasse che non cessa, come voi dite, di molestarvi con la parola, non potendo con atti, e per tutte le altre reclamazioni che avete voluto fare, abbiamo dato le istruzione ai nostri confratelli, il vescovo di Die e l’abate di Cluny, affinché cerchino di fare una diligente inchiesta su quanto è accaduto, di esaminare accuratamente tutto e quindi di giudicare secondo giustizia e conformi alle leggi canoniche le cose esaminate ed appurate >>.
Da parte del Vicario di Cristo codeste non erano parole vane: lo stesso giorno, infatti, per iscritto dava istruzioni a Ugo di Die e ad Ugo di Cluny. Norme equilibrate nelle quali rifulgono la saggezza di Gregorio VII e la sua perfetta conoscenza di ciascuno dei contendenti. << Adoperatevi, ordina ai Legati, affinché il prevosto Manasse, del quale l’arcivescovo si lamenta, si rappacifichi: rifugiatosi presso il conte Ebal ed aiutato da questi, egli non cessa di importunare il proprio arcivescovo e la sua Chiesa e dal perseguitare il prelato. Che se per caso persistendo nella sua ostinazione ricuserà di obbedire, fate quel che vi sembra più giusto >>.
Tali ordini sembrano duri per il prevosto, ed in realtà lo sono; essi manifestano la gravità del conflitto che ancora tiene in contrasto l’arcivescovo ed i canonici esuli. Ma il Papa aggiunge un breve inciso che dimostra com’egli sia esattamente informato riguardo allo stato di cose: la resistenza del prevosto non potrebbe essere una resistenza legittima? << Eccetto che non riconosciate ch’egli abbia una giusta ragione per agire in quel modo >>. Tutto deve svolgersi nell’ordine e nella giustizia: i Legati mettano tutta la loro energia al servizio dell’ordine e della giustizia, nella carità; la carità deve infine prevalere in codesto penoso conflitto: << Quanto alle sue necessità, aiutate come conviene lo stesso arcivescovo, se tutta via avrà a voi obbedito, e difendete per apostolica la Chiesa affidatagli. Egli poi, come ci è noto dalle sue lettere che a voi abbiamo rimesso, chiede tregua per operare di sorteggio. Gli indichiamo per lettera in qual senso abbiamo scritto a voi. E voi, miei carissimi fratelli, agite virilmente e saggiamente, e fate ogni cosa nella carità, affinché gli oppressi trovino in voi dei prudenti difensori e gli oppressori vi riconoscano quali amanti della giustizia. Il Dio Onnipotente infonda il suo Spirito nei vostri cuori >>.
Che cosa avvenne alla fine del 1078 e nei primi mesi dell’anno successivo? Non lo si sa con precisione. Fatto sta che a mezzo l’estate del 1079 il Legato Ugo di Die, d’accordo con l’abate di Cluny, giudicò opportuno di radunare un Concilio a Troyes e di citarvi l’arcivescovo Manasse. Questi vi andò con numerosa scorta di partigiani, il fasto e la forza del quale dovevano far pressione sul Concilio in tali condizioni non avrebbe potuto deliberare né giudicare con tutta libertà? All’ultimo momento il Legato disdisse il Concilio.
Allora Gregorio VII risolse d’intervenire e di sottoporre a nuovo esame l’operato dell’arcivescovo: << Dato che non avete potuto fruttuosamente tenere un Concilio nella regione prestabilita, - scrisse egli a Ugo di Die - giudichiamo che sia di vostra competenza il trovare con diligenza un luogo adatto ove radunare un sinodo per discutere accuratamente la causa dell’arcivescovo di Reims. E se si troveranno accusatori e testimoni in grado di provare canonicamente quando si addebita, vogliamo che senza alcuna esitazione sentenziate conforme a quanto vi detterà la giustizia. Altrimenti, se i testimoni saranno tali da non potersi ragionevolmente accettare, dato che la cattiva reputazione di detto arcivescovo ha invaso solo la Francia, ma anche quasi tutta l’Italia, assuma egli ( come testimoni ) sei vescovi di integra reputazione e, se può, si discolpi. Una volta messa in chiaro la sua innocenza, potrà rimanere in pace nella Chiesa affidatagli e nella propria dignità >>.
Consideriamo il caso equamente. Il conflitto nel quale il prevosto Manasse, Bruno ed i canonici di Reims si trovavano impegnati non è una lite circoscritta ad una diocesi, una comune << contesa di sagrestia >>. Per la posizione di Reims in Francia, e di certo a motivo del carattere vistoso degli eccessi dell’arcivescovo, il caso supera i limiti della diocesi remese: lo scandalo suscita disgusto in tutta la Francia e nella maggior parte d’Italia. Di qui la procedura eccezionale che Gregorio VII impone ai suoi Legati: se per accusa chiara ed incontestabile mancano i testi a carico, l’arcivescovo non sarà per questo dichiarato innocente; spetterà a lui provare positivamente la rettitudine della sua condotta e delle sue intenzioni; sei vescovi << di integra riputazione >> dovranno farsi garanti della moralità della sua condotta e delle sua attitudine a rimanere a capo della Chiesa di Reims… Codesto provvedimento fa severamente luce sulla potenza di Manasse nell’ordine trame.
Andrè Ravier
Continua..
LAUS DEO
Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano