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domenica 27 settembre 2015

SAN PEDRO DE ALCANTARA - TRATTATO DELLA PREGHIERA E MEDITAZIONE - PARTE QUARTA.



SAN PEDRO DE ALCÁNTARA 

TRATTATO DELLA PREGHIERA 
E MEDITAZIONE 


Pietro d'Alcantara, (1499-1562), uno dei direttori spirituali di Santa Teresa d’Avila, fu Riformatore, e fondatore di alcune Province dei frati Scalzi di S. Francesco in Spagna. Il trattatello sull'orazione, fu tradotto quasi in tutte le lingue. Fu Canonizzato nel 1669 da Papa Clemente IX .


COMPOSTO DAL PADRE FRA' PEDRO DE ALCANTARA 
FRATE MINORE DELL'ORDINE 
DEL BEATO SAN FRANCESCO, 
DIRETTO AL MAGNIFICO E DEVOTO SIGNORE 
RODRIGO DE CHAVES, 
ABITANTE DI CIUDAD RODRIGO 


capitolo quinto 

LE SEI COSE CHE POSSONO ACCADERE NELLA PRATICA DELLA PREGHIERA 

Queste sono. lettore cristiano, le meditazioni su cui puoi riflettere nei giorni della settimana, perché non ti manchi la materia su cui meditare. Bisogna notare qui che, prima di questa meditazione, possono accadere alcune cose e altre poi possono seguire che ad esse sono connesse e sono ad esse analoghe. 

In primo luogo, infatti, prima di procedere alla meditazione, è necessario preparare il cuore a questo santo esercizio, il che è come accordare la chitarra prima di suonare. 

Alla preparazione segue la lettura del passo da meditare quel giorno, secondo la ripartizione dei giorni della settimana (come abbiamo detto più sopra). Il che senza dubbio è necessario all'inizio, per sapere ciò su cui si deve meditare. 

Alla meditazione si può far seguire un devoto rendimento di grazie per i benefici ricevuti e un'offerta di tutta la nostra vita e di quella di Cristo nostro Salvatore, in ricompensa di essi. 

L'ultima parte è la petizione, che propriamente si chiama preghiera, nella quale chiediamo tutto ciò che è necessario per la nostra salvezza, per quella del nostro prossimo e di tutta la Chiesa. 

Nella preghiera possono accadere queste sei cose, che hanno, tra gli altri vantaggi, quello di dare all'uomo più abbondante materia di meditazione, ponendogli di fronte diverse qualità di cibo, perché, se uno non può nutrirsi dell'una, si alimenti dell'altra e perché, se in una cosa gli si interrompe il filo della meditazione, entri tosto in un'altra dove gli si offra qualcosa d'altro da meditare. 

 Mi rendo ben conto che ne’ tutte queste cose ne’ quest'ordine sono necessari; sono utili tuttavia a coloro che cominciano per avere un ordine e un filo conduttore da seguire all'inizio. Per questo, non desidero che nessuno dei princìpi che qui ho esposto si faccia legge eterna o regola generale, perché il mio intento non è quello di dare una legge bensì un'introduzione per porre sulla buona strada gli inesperti a cui poi, quando l'avranno intrapresa, l'abitudine, l'esperienza e molto di più lo Spirito Santo insegneranno il resto. 

capitolo sesto 

LA PREPARAZIONE RICHIESTA PRIMA 
DELLA PREGHIERA 

Sarà bene che trattiamo adesso, in particolare, ciascuna delle parti suddette e in primo luogo la preparazione, che tutte le precede.

Inginocchiato nel luogo della preghiera, o in piedi o con le braccia in croce o prostrato o seduto, se non può stare in altro modo, fatto prima il segno della croce, raccoglierà la sua immaginazione, allontanandola da tutte le cose di questa vita, eleverà il suo intelletto, pensando che nostro Signore lo sta guardando. E starà lì con l'attenzione e il rispetto che avrebbe se lo avesse presente e, con un pentimento generale dei suoi peccati (se è la preghiera del mattino), farà la confessione generale o, se è quella della notte, farà l'esame di coscienza di tutto quello che avrà pensato, detto, fatto e ascoltato in quel giorno e della sua dimenticanza di nostro Signore, dolendosi delle mancanze di quel giorno e di quelle di tutta la sua vita passata e umiliandosi davanti alla divina maestà, davanti a cui dirà le parole del santo patriarca: Parlerò al mio Signore anche se sono polvere e cenere, e poi reciterà quei versi del salmo: A te io levo i miei occhi, a te che dimori nei cieli. Così come gli occhi dei servi sono posti nelle mani dei padroni, come gli occhi della serva sono posti sulle mani della sua padrona, così i nostri occhi sono posti su nostro Signore in attesa che egli sia pietoso verso di noi (Sal 122, 1-2). 

Abbi misericordia di noi, Signore, abbi misericordia di noi. Gloria Patri... Poiché noi non siamo capaci, Signore, di pensare qualcosa di buono di nostra iniziativa, ma ogni nostra capacità deriva da Dio, poiché nessuno può degnamente invocare il nome di Gesù se non con l'aiuto dello Spirito Santo. Vieni, o dolcissimo Spirito e manda dal cielo i raggi della tua luce. Vieni, o Padre dei poveri, vieni, o datore della luce, vieni, o luce dei cuori. Vieni, consolatore buonissimo e ospite dolce della nostra anima e suo soave ristoro. Nella fatica, riposo; nell'ardore dell'estate, refrigerio; nelle lacrime, conforto. O beatissima luce, colpisci l'intimo del cuore dei tuoi fedeli. Emitte spiritum tuum et creabuntur et renovabis faciem terrae. Oratio. Deus qui corda fidelium... 

Detto questo, supplicherà poi nostro Signore perché gli dia la grazia di prestare attenzione, la devozione, il raccoglimento interiore, il timore, il rispetto che sono necessari per stare davanti a cosi sovrana maestà e per impiegare il tempo della preghiera in modo da uscirne con nuove forze e lena per tutte le attività necessario al suo servizio. La preghiera infatti che non produce questo frutto è imperfetta e vale molto poco. 

capitolo settimo 

LA LETTURA 

Conclusa la preparazione, segue poi la lettura di ciò che si deve meditare, che non deve essere ne’ rapida ne’ frettolosa, ma attenta e ben ponderata e a cui si deve applicare non solo l'intelletto per capire ciò che si legge, ma molto di più la volontà per gustare ciò che si capisce. Quando si trova qualche passaggio devoto, ci si soffermi di più per meglio approfondirlo; la lettura non sia troppo lunga, perché si deve dare più tempo alla meditazione che è tanto più vantaggiosa quanto più riflette e penetra più lentamente e con maggiore partecipazione. Qualora però si avesse il cuore così distratto da non poter penetrare nella preghiera, ci si può trattenere un po' di più nella lettura o fondere la lettura con la meditazione, leggendo un passo e meditandoci sopra e poi un altro nello stesso modo, così che, restando congiunto alle parole della lettura, l'intelletto non possa disperdersi in diverse parti, come quando è libero e sciolto. Sarebbe meglio tuttavia combattere per respingere i pensieri, perseverando e lottando (come un nuovo Giacobbe, tutta la notte) nella fatica della preghiera. Infine, terminata la battaglia, si conseguirebbe la vittoria e nostro Signore darebbe la devozione o altra più grande grazia, che non si rifiuta mai a coloro che fedelmente combattono. 

capitolo ottavo 

 LA MEDITAZIONE 

Alla lettura segue la meditazione del passo che abbiamo letto. Ed essa è qualche volta meditazione di pensieri che si possono raffigurare con l'immaginazione, quali i momenti della vita e passione di Cristo, il giudizio finale, l'inferno, il paradiso; altre volte è meditazione di pensieri che interessano più l'intelletto che l'immaginazione, come ad esempio la riflessione sui doni di Dio, sulla sua bontà e misericordia o qualunque altra qualità si riferisca alle sue perfezioni. Questa meditazione si chiama intellettuale, l'altra immaginativa e dell'una e dell'altra siamo soliti usare in questi esercizi secondo come richiede la materia. Quando la meditazione è immaginativa, dobbiamo raffigurarci gli avvenimenti nel modo in cui sono o in cui sono accaduti e far conto che si svolgano proprio nel luogo in cui siamo, alla nostra presenza, perché con questa raffigurazione la meditazione e l'immedesimazione in esse siano più vive. Anche immaginare che queste cose accadano all'interno del nostro cuore è meglio e, poiché esso è capace di contenere regni e città, più efficace sarà la raffigurazione di questi misteri più aiuterà il raccoglimento dell'anima che sarà occupata dentro se stessa (come un'ape nel suo alveare) a riempire il suo favo di miele. Andare col pensiero a Gerusalemme, e meditare ciò che proprio lì è accaduto può indebolire e far male alla testa. Proprio per questo, non si deve gonfiare troppo l'immaginazione in ciò che si pensa, per non affaticare la natura con questo scrupolo eccessivo. 

capitolo nono 

IL RENDIMENTO DI GRAZIE 

Terminata la meditazione, segue il rendimento di grazie, per cui si deve prendere occasione dalla meditazione compiuta, rendendo grazie a nostro Signore per il dono che in essa ci ha fatto. 

Se la meditazione è stata sulla passione, si deve ringraziare nostro Signore perché ci ha redento con tante sofferenze, se è stata sui nostri peccati, perché ha atteso tanto tempo il nostro pentimento, se sulle miserie di questa vita, perché da tante di esse ci ha liberato, se sul momento della morte, perché ci ha liberato dai suoi pericoli e ha atteso il nostro pentimento, se sul paradiso perché lo ha creato per tanto bene, e così di ogni altra cosa. 

A questi doni aggiungerà tutti gli altri di cui prima si è parlato, che sono il dono della creazione, della conservazione, della redenzione, della vocazione, eccetera. E così ringrazierà nostro Signore perché lo ha creato a sua immagine e somiglianza, perché gli ha dato la memoria per ricordarsi di lui, l'intelletto per conoscerlo, la volontà per amarlo, perché gli ha dato un angelo che lo salvasse da tanti travagli e pericoli, da tanti peccati mortali e dalla morte, quando si trovava in essi; il che non fu altro che liberarlo dalla morte eterna; perché scelse di assumere la nostra natura e di morire per noi; perché lo ha fatto nascere da genitori cristiani e gli ha dato la grazia del santo Battesimo, dandogli in esso la sua grazia, promettendogli la sua gloria e accogliendolo come figlio adottivo; perché gli ha dato armi per combattere contro il demonio, la carne nel Sacramento della Confermazione; perché gli ha dato se stesso nel Sacramento dell'altare; perché gli ha dato il Sacramento della penitenza per recuperare la grazia perduta col peccato mortale e per le molte buone ispirazioni che sempre gli ha mandato e gli manda; per l'aiuto che gli ha dato nel pregare, nel fare il bene, nel perseverare nel bene intrapreso. A questi doni aggiunga gli altri generali e particolari che riconosce di avere ricevuto da nostro Signore. Per questi e per tutti gli altri palesi e nascosti, renda grazie quanto più può e inviti tutte le creature sia del cielo che della terra perché lo aiutino in questo compito. Con questo spirito potrà dire, se vuole, il cantico Benedicite omnia opera Domini Domino, laudate et super exaltate (Dn 3,57). O il salmo Benedic anima mea Domino et omnia quae intra me sunt nomini santo ejus. Benedic anima mea Domino et noli oblivisci omnes retributiones ejus. Quia prospiciatur omnibus iniquitatibus tuis, qui sanat omnes infirmites tuas. Qui redimii de interitu vitam tuam, qui coronai tè in misericordia et miserationibus... (Sal 102,1-4). 

capitolo decimo 

L'OFFERTA 

Ringraziato di tutto cuore il Signore per tutti questi benefici, il cuore prorompe spontaneamente in quello slancio del profeta David che dice: Cosa darò io al Signore in cambio di tutti i doni che mi ha dato? (Sal 115, 12). L'uomo può in qualche modo soddisfare questo desiderio, dando ed offrendo a Dio, da parte sua, tutto ciò che ha e può offrirgli. 

Per questo, in primo luogo, deve offrire se stesso in perpetua schiavitù consegnandosi e ponendosi nelle sue mani perché faccia di lui ciò che vuole, nel tempo e nell'eternità, e offrire insieme tutte le sue parole, le sue opere, i suoi pensieri, le sue fatiche, cioè tutto ciò che farà e affronterà, perché tutto torni ad onore e gloria del suo santo nome. 

In secondo luogo, può offrire al Padre tutto quanto suo figlio fece e meritò, tutte le sofferenze che patì in questo mondo per obbedienza a lui, dal presepio fino alla croce, perché tutto questo è la nostra ricchezza e l'eredità che ci lasciò nel Nuovo Testamento per cui ci fece eredi di questo grande tesoro. 

E così, poiché ciò che mi è dato per grazia non mi appartiene meno di ciò che ho acquisito con le mie forze, i meriti e i diritti che mi ha dati non mi appartengono meno di quanto accadrebbe se li avessi ottenuti col mio sudore e la mia fatica. E per questo si può fare quest'offerta non meno della prima, annoverando, per suo ordine, tutto quanto ha fatto e faticato, tutte le virtù della sua santissima vita, la sua obbedienza, la sua pazienza, la sua umiltà, la sua fedeltà, la sua carità, la sua misericordia con tutte le altre. È questa, infatti, la più bella e ricca offerta che possiamo fare. 

capitolo undicesimo 

LA RICHIESTA 

Fatta questa ricca offerta, certo possiamo chiedere per essa la ricompensa. In primo luogo, chiediamo con slancio di carità, preoccupati della gloria di nostro Signore che tutte le genti del mondo lo conoscano, lo lodino e lo adorino come il loro unico, vero Dio e Signore, profferendo dall'intimo del nostro cuore quella parola del profeta: Ti lodino i popoli, o Dio, ti lodino i popoli tutti (Sal 66, 4). 

Preghiamo inoltre per i capi della Chiesa, Papi, Cardinali, Vescovi con tutti gli altri sacerdoti e prelati inferiori, perché il Signore li accenda e li illumini così che sappiano portare tutti gli uomini alla conoscenza e all'obbedienza del loro creatore. Dobbiamo anche pregare (come consiglia san Paolo) per i re e per tutti coloro che posseggono qualche autorità, perché possiamo noi, grazie alla loro tutela, vivere una vita tranquilla e serena. 

Poiché ciò è gradito agli occhi di Dio, nostro Salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini si salvino e pervengano alla conoscenza della verità. Preghiamo anche per tutti i membri del Corpo Mistico, per i giusti affinché il Signore li conservi, per i peccatori affinché li converta, per i defunti affinché misericordiosamente li tragga da tanti patimenti e li porti alla pace della vita eterna. 

Preghiamo anche per tutti i poveri, gl'infermi, i carcerati, i prigionieri... Che Dio, per i meriti di suo figlio, li aiuti e li liberi dal male. 

Dopo avere chiesto per il nostro prossimo, chiediamo per noi; ciò che dovremo chiedere lo mostrerà a ciascuno la sua necessità, se saprà riconoscerla. 

Tuttavia, per facilitare questo insegnamento, ecco le grazie che possiamo chiedere. 

In primo luogo, chiediamo, per i meriti e le sofferenze di nostro Signore, perdono di tutti i nostri peccati e la forza di correggerli; specialmente chiediamo aiuto contro tutte le passioni e i vizi a cui siamo più inclini e da cui siamo più tentati, scoprendo le nostre piaghe al medico celeste perché le risani e le curi col balsamo della sua grazia. 

In secondo luogo, chiediamo le altissime e nobilissime virtù in cui consiste la somma di ogni cristiana perfezione, che sono fede, speranza, carità, timor di Dio, umiltà, pazienza, obbedienza, forza per ogni tribolazione, semplicità di spirito, disprezzo del mondo, discrezione, purezza di intenzioni, con le altre virtù simili che sono in cima a questo edificio spirituale. La fede, infatti, è la radice prima di tutta la cristianità, la speranza è il sostegno e il rimedio contro le tentazioni di questa vita, la carità è il fine di ogni perfezione cristiana, il timor di Dio è il principio di ogni sapienza, l'umiltà è il fondamento di tutte le virtù, la pazienza è l'armatura contro i colpi e gli assalti del nemico. L'obbedienza è la graditissima offerta in cui l'uomo offre se stesso a Dio in sacrificio, la discrezione è gli occhi con cui l'anima vede e percorre tutte le sue strade, la forza è le braccia con cui compie tutte le sue opere, la purezza di intenzioni è quella che rimanda e indirizza tutte le nostre opere a Dio. 

In terzo luogo, chiediamo le altre virtù che, oltre ad essere di per sé importanti, servono a custodire quelle più grandi, vale a dire la moderazione nel bere e nel mangiare, la moderazione della lingua, il controllo dei sensi, la misura e la compostezza esteriore, la dolcezza e il buon esempio nei riguardi del prossimo, il rigore e la severità nei riguardi di se stessi, con le altre analoghe virtù. 

Dopo di ciò, termini con la richiesta dell'amor di Dio e in essa si trattenga, occupando la maggior parte del tempo nel chiedere al Signore questa virtù con profondi affetti e sentimenti (poiché in essa consiste tutto il nostro bene). Potrà dire così. 

Speciale richiesta dell'amore di Dio 

Al di sopra di tutte queste virtù, concedimi, Signore, la tua grava affinché io ti ami con tutto il mio cuore, con tutto il mio animo, con tutte le mie forze con tutto il mio intimo, come tu comandi. O tu, che sci tutta la mia speranza, tutta la mia gloria, tutto il mio rifugio, tutta la mia gioia! O tu, più amato di tutti gli esseri amati!. O sposo fiorente, sposo soave, o tenero sposo! O dolcezza del mio cuore! O vita dell'anima mia e gioioso sollievo del mio spirito! O giorno luminoso e bello dell'eternità, serena luce del mio intimo e imito paradiso del mio cuore! O mio amabile principio, mia somma forza! 

Prepara, Dio mio, prepara, Signore, un gradevole soggiorno per te in me. affinché, secondo la promessa della tua santa parola, tu venga a me e possa in me riposare. 

Mortifica in me tutto db che non piace ai tuoi occhi e rendimi uomo secondo le intenzioni del tuo cuore. Colpisci, Signore, la più profonda intimità del mio cuore con le saette del tuo amore e ubriacala col vino della tua perfetta carità. Oh, quando questo accadrà? Quando ti sarò gradito in ogni mio aspetto? Quando sarà morto tutto ciò che in me ti è contrario? Quando ti apparterrò totalmente? Quando cesserò di essere mio? Quando avverrà che nessuna cosa vivrà in me al di fuori di te? 

Quando ti amerò di amore ardentissimo? Quando mi brucerà tutta la fiamma del tuo amore? Quando sarò del tutto vinto e trafitto dalla tua soavissima dolcezza? 

Quando aprirai a questo povero mendicante e gli scoprirai il tuo bellissimo regno che sta dentro di me, che sei tu con tutte le tue ricchezze? Quando mi trasporterai e annegherai e trascinerai e nasconderai in te, così che io non sia più io? Quando, eliminati tutti gli impedimenti e gli ostacoli, mi farai un solo spirito con te, così che non possa mai più separarmi da te? 

O amato, amato, amato dell'anima mia! O dolcezza, dolcezza del mio cuore! 

Esaudiscimi, Signore, non per i miei meriti, ma per la tua infinita bontà! Insegnami, illuminami, indirizzami, aiutami in tutte le circostanze perché niente sia fatto e sia detto se non ciò che è gradito ai tuoi occhi. O mio Dio, mio amato, altissimo bene dell'anima mia! O amore mio dolce! O mia grandissima gioia! O mia forza, veglia su di me! Luce mia, fammi da guida! O Dio del mio grande amore, perché non ti concedi al povero? Tu penetri i cieli e la terra e lasci vuoto il mio cuore? 

Tu vesti i gigli dei campi, procuri il cibo agli uccellini e sostenti i vermi della terra ti scordi di me che tutto dimentico per te? 

Tardi ti ho conosciuto, o bontà infinita! Tardi ti ho amato, o bellezza così antica e così nuova! Infelice il tempo che non ti ho amato! Me infelice quando non ti conoscevo! Cieco quando non ti vedevo! Eri dentro di me ed io ti cercavo all'esterno! Anche se ti ho trovato tardi, non permettere. Signore, per tua divina clemenza, che io ti abbandoni mai. 

Se uno degli aspetti che più ti piacciono e più colpiscono il tuo cuore è che si abbia occhi per saperti guardare, dammi Signore gli occhi per guardarti, occhi semplici di colomba, occhi casti e timorosi, occhi umili e innamorati, occhi devoti e che sanno piangere, occhi assenti e discreti per comprendere e compiere la tua volontà, affinché, guardandoti io con essi, sia da te guardato con gli occhi con cui hai guardato Pietro, facendolo piangere per il suo peccato, gli occhi con cui hai guardato il figliol prodigo, quando gli andasti incontro per riceverlo col bacio di pace, gli occhi con cui hai guardato il pubblicano quando non osava alzare lo sguardo al cielo, gli occhi con cui hai guardato la Maddalena, quando con le sue lacrime ti lavava i piedi, gli occhi, infine, con cui hai guardato la sposa del Cantico dei Cantici quando le hai detto: "Sei bella, amica mia, sei bella! i tuoi occhi sono di colomba!". Perché, compiacendoti degli occhi e della bellezza dell'anima mia, tu le dia quegli ornamenti di virtù e grazia che possono sempre farla apparire bella. 

O altissima, clementissima, benigna Trinità, Padre, Tiglio, Spirito Santo, Dio unico e vero insegnami, guidami, aiutami, Signore di tutto! O Padre onnipotente, per la grandezza del tuo infinito potere, riponi e conferma in te la mia memoria e riempila di santi e devoti pensieri! O Figlio santissimo, con la tua eterna sapienza, purifica il mio intelletto, adornato della conoscenza della somma verità e della mia estrema bassezza! O Spirito Santo, amore del Padre e del Figlio, con la tua ineffabile bontà, trasferisci in me tutta la tua volontà, accendila di un fuoco d'amore così grande che nessun'acqua possa spegnerla! 

O santa Trinità, unico Dio mio, che sei tutto il mio bene! 

Oh, se potessi lodarti e amarti come ti lodano e ti amano tutti gli angeli! Oh, se avessi l'amore di tutte le creature, con quanta gioia te lo darei e lo trasferirei in te, pur sapendo che non è sufficiente ad amarti come meriti! Tu solo puoi degnamente amare e lodare tè stesso, perché tu solo comprendi la tua incommensurabile bontà e puoi amarla. quanto essa merita, così che solo nel tuo divinissimo cuore può trovar luogo un amore adeguato a te. 

O Maria, Maria, Maria, Vergine santissima, madre di Dio, regina del cielo, Signora del mondo, tabernacolo dello Spirito Santo, giglio di purezza, rosa di pazienza, paradiso di gioia, esempio di castità, modello di innocenza! Prega per questo povero, esule e viandante e spartisci con lui la sovrabbondanza della tua traboccante carità. 

O voi beati santi e sante, o voi beati spiriti che tanto ardete dell'amore del vostro Creatore e soprattutto, voi Serafini, che infiammate del vostro amore il cielo e la terra, non abbandonate questo povero, miserabile cuore, ma purificatelo come le labbra di Isaia, di tutti i suoi peccati, fatelo ardere con la fiamma di questo vostro ardentissimo amore, perché ami solo il suo Signore, lui solo cerchi, in lui solo riposi e dimori per i secoli dei secoli. 
Amen. 

a cura del Rev. Padre Pasquale Valugani Milano : 
Pontificia editrice arcivescovile G. Daverio, stampa. 1953 



LAUS  DEO

Pax et Bonum


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano