IL SERVO DI DIO
FRA GIUSEPPE MARIA DA PALERMO ,
CHIERICOE NOVIZIO CAPPUCCINO
1864 - 1886 .
PARTE DECIMA
“ NOVIZIO CAPPUCCINO ”
In attesa del decreto del Padre Generale per venire ammesso alla Vestizione Religiosa , Padre Eugenio lo unì ai Novizi , pur essendo allora vestito da Seminarista . Intanto Vincenzino , sapendo come il padre Nicolò come l’avesse ostacolato per il timore che tale Ordine a lui non convenisse , attesa la sua gracile complessione , appena prese coscienza del Convento e della vita regolare che si faceva , ebbe cura di comunicargli le sue prime impressioni : “ Il Convento è posto in un luogo elevato - gli scrive il 13 Febbraio 1885 - e dalle finestre delle Celle si vedono le campagne vicine e anche Siracusa , malgrado si trovi molte miglia lontano . C’è un bel orto , dove ordinariamente facciamo le nostri ricreazioni .
Io ci sto contentissimo , fo con piacere gli Atti della Pietà insieme con gli altri miei compagni , e mangio volentieri ciò che viene dato alla comunità . Però ancora non ho indossato l’Abito Religioso , perché s’aspetta il decreto del Padre Generale ” .
Al Canonico Pennino , suo antico Confessore scriveva : “ In questo Convento regna in tutto quell’Angelica Povertà che fu la Diletta Sposa del Serafico d’Assisi . Può quindi immaginare com’io ci stia contentissimo , poiché mi trovo nel mio centro , nulla restandomi a desiderare ” .
In preparazione alla Vestizione Religiosa rinnovò la Confessione generale , e perché - come dice uno che lo conosceva - “ a ravvivare la sua Umiltà teneva sempre dinanzi agli occhi la vita condotta prima della Conversione , sin d’allora cominciò ad accusarsi come grandissimo peccatore , compiendo quell’atto con profluvio di Lacrime ” .
Ed era tale pensiero del passato che l’incitava ad una continua rinnovazione del suo vivere , per cui al Canonico Pennino tra l’altro aveva scritto : “ Solo mi Affligge il vedere che amo poco il mio Gesù e la Mamma Mia Maria ; ma spero che questo amore andrà crescendo ” .
Arrivato proprio il 13 Febbraio il decreto di Roma , la sua Vestizione venne fissata per l’indomani , ch’era giorno di sabato . E per lui fu una grandissima sorpresa incominciare ad essere Cappuccino proprio in giorno di Sabato , poiché per la Madonna nutriva un Affetto Vivissimo . L’indomani si cominciò devotamente , e poiché la Vestizione fu stabilita per le ore vespertine , passò la giornata nel raccoglimento , sospirando quel momento con ardore che non riusciva a nascondere . Sembrava un Bambino cui la vista dell’Oggetto desiato sollecita maggiormente le voglie . Difatti verso le ore tre del pomeriggio diceva ai compagni : - Ce ne vuol poco , due ore appena , e poi sarò anch’io Morto al mondo !
E l’ora giunse di andare all’Altare del Sacrificio , per Immolarsi volenteroso a quel Dio che formava l’unico Oggetto del Suo Amore . Si diede quindi a seguire con attenzione le Preghiere che venivano recitate dal Padre Maestro in quella funzione e le quali non solo contenevano un Altissimo senso appropriato alla circostanza , ma sembravano composte proprio per lui . Quando la funzione ebbe termine , il Padre Maestro , volgendosi dall’Altare verso di lui gli disse : - Figlio mio , fino ad Oggi vi siete chiamato Vincenzino Diliberto , ma da ora in poi il vostro nome sarà Fra Giuseppe Maria da Palermo .
Andate , e DIO SIA IL VOSTRO TUTTO !
E Fra Giuseppe Maria , Inondato di Gioia , rientrando in sacrestia , non poté frenare gli affetti , per cui buttando in un angolo l’Abito Secolare e Baciando Quello Che Aveva Indossato , Esclamò Innanzi Ai Compagni : - ADESSO VOGLIO FARMI SANTO !
Vi sono sentimenti che la lingua non sa esprimere ; vi sono momenti in cui la parola è incapace di manifestare gli affetti del cuore , e vi sono delle occasioni in cui una Lacrima e un Sospiro dicono infinitamente più di un discorso o d’un libro , poiché il Pianto è il Linguaggio più Eloquente dell’Anima . Con esso parlò a Dio Fra Giuseppe Maria nei prime giorni del suo Noviziato .
Mettendo a parte il padre della sua felicità , gli scrisse : “ Sabato scorso ho indossato l’Abito Cappuccino . Oh quanta Gioia provai nel vestire questa Ruvida Tonaca , i Sandali e il Cingolo ! Sì , una Gioia superiore a quella che possono provare gli uomini nei loro avvenimenti più felici , poiché vestendo il mio corpo di una Ruvida Tonaca , si veste l’Anima mia d’un Abito Elegantissimo qual’é quello della Virtù della Povertà ” .
Quella Gioia e Quiete di Anima in Fra Giuseppe Maria influiva anche sul suo benessere fisico . Suo padre , che stentava a credere com’egli potesse in una vita sì Umile e Nascosta trovare tanto Bene , meditava di andarlo a trovare , per controllare con i propri occhi la verità delle cose . Appena Fra Giuseppe Maria ne fu avvertito , gli rispose contento : “ Con piacere ho appreso che lei prima di lasciare Palermo spera di venirmi a riabbracciare tornando a Roma ” .
Difatti vi si recò il 28 Febbraio e con sorpresa , invece di trovarlo dimagrito e smunto , lo vide più rimesso e colorito , poiché i superiori vigilavano a farlo nutrire ; invece quand’era stato a Baida aveva fatto la sua volontà , che lo tirava alle astinenze . Nei primi di Marzo quella Comunità si raccolse per fare l’annuale Ritiro Spirituale , forse Predicato dal Padre Eugenio Scamporlino .
Fra Giuseppe Maria , dandone notizia al padre , gli scrisse : “ Domenica scorsa finirono i Santi Esercizi . Mi piacquero moltissimo e furono per me di Gran Profitto , poiché mi fortificarono onde poter con maggior lena e vigore camminare nell’erto sentiero della virtù , ch’è l’unica via che ci conduce a quella Meta Divina per cui fummo creati ” .
Padre Eugenio , che ben presto Intuì il Tesoro di Virtù che si Celava in quel giovane , lo seppe apprezzare e lo tenne sempre in Alta Considerazione , per cui più spesso gli parlava , gli muoveva questioni e gli dava ammaestramenti . E Fra Giuseppe Maria gustava assai di ascoltarlo . Quel parlare Solenne e Autorevole di Padre Eugenio , quella sobrietà e praticità d’istruzioni che dava , e soprattutto quella vigorosa affermazione dei suoi pensieri , che sovente ripeteva , gli andavano al cuore e lo Rapivano , poiché Padre Eugenio non era Uomo Comune . Altra soddisfazione per il giovane era il vedersi finalmente solo in una Celletta tanto sognata e sospirata . Non si saziava di considerarla nella sua nudità , non contenendo che un lettuccio di paglia con due coperte , due sedie e un tavolino con alcuni libri .
Un Crocifisso e un’Addolorata sulla parete , poi nudità , povertà , semplicità .
Per cui lieto il 18 Febbraio scriveva al padre : “ Allorquando considero la mia povertà , mi sento consolare grandemente , perché penso se sono povero ,lo sono per Gesù Cristo , e chi è Povero per Gesù Cristo è ricco , anzi Sommamente Ricco , poiché possiede la Somma Ricchezza che consiste nel Regno dei Cieli ; e ciò non lo dico io , ma lo stesso Gesù Cristo : Beati i poveri di spirito , perché di essi è il Regno dei Cieli ” .
Egli l’aveva a lungo vagheggiata quella Povertà , per cui aveva scritto al suo Confessore di Palermo : “ Quanto no sarà bello allorché la sera prima di coricarmi darò uno sguardo alla mia camera , e vedendola povera ed umile , penserò che questa Povertà non è causata da altro , se non dall’Amore che nutro al mio Gesù ! ” .
E adesso quelle pareti anguste e nude come le aveva sognate , le vedeva , le possedeva , se le godeva . Che cosa non aveva egli vagheggiato di ciò che ora possedeva ? Aveva lungamente sognato un oscuro angolo di Convento , un lembo di Terra Benedetta che lo separasse dal mondo per unirlo più intimamente al Suo Diletto . Quante Preghiere , quanti gemiti e quante meditazioni !
“ Oh mio Gesù - aveva esclamato nel suo “ DIARIO ” - quanto non dovrà essere grande la mia felicità allorché mi troverò solo nella mia cella ! Solo rispetto al mondo , ma ben unito con Voi e con la Vergine Santissima ” .
Dio stesso l’aveva invitato , ed egli sentiva la Voce pressante nel cuore , per cui al suo Confessore aveva scritto altra volta : “ Sento che Dio mi chiama : Vincenzino , Va’ A Vivere Nella Solitudine , Acciocché Tu Possa Amarmi E Servirmi Meglio ; Nella Solitudine Io Parlerò Al Tuo Cuore , Ti Ammaestrerò , Ti Farò Sentire Le Dolcezze Dell’Amore Mio ” .
E proprio allora la sua anima gemendo e sospirando aveva detto : “ Io sento in me un ardente desiderio di Farmi Santo , e son sicuro che facendo una vita solitaria riuscirò nel mio Intento , perché il Signore ha detto
che chi ha fame e sete della giustizia sarà satollato . Ebbene , io ho avuto Fame Sete della Perfezione Cristiana e il giorno in cui sarò satollato sarà appunto quello in cui andrò a Vivere in Solitudine ” .
Anzi una delle sue occupazioni predilette era stata di pensarvi e di sollecitarla con la Preghiera : “ Non vi è giorno - egli aggiungeva ancora - in cui non ci pensi venti , trenta volte , e vi penso con tanto ardore e con tanto desiderio , che non potrei esprimerlo neanche se scrivessi un intero volume ” .
Aveva sognato di Bearsi nella Contemplazione del Suo Amato Crocifisso Pendente della parete . Ed ora finalmente lo vedeva davvero . Aveva sognato la Sua Cara Madonna ai Piedi di Gesù , e adesso la Contemplava con soddisfazione .
Aveva fin anche sognato la felicità di cui sarebbe stato ricolmo il suo cuore , e la felicità venne soave , calma e Divina . E quando quella solitudine fu sua , quando i sogni lungamente carezzati divennero Realtà , quando il Fascino Celestiale della Vita Religiosa vissuta inondava l’anima sua di soddisfazione e di contento , dal fondo della sua celletta , povera ed angusta , scriveva al padre in Roma :
“ Oh padre mio ! Che inesplicabile Gioia , che sovrumane Dolcezze che possono provarsi , ma non descriversi ! ” .
E tornando altra volta sul medesimo soggetto , aggiungeva : “ Io qui la passo benissimo , godo una perfetta Pace e Quiete , né ho nulla di desiderare .
Alcune volte mi sento ricolmo di tanta Consolazione e di tanta Gioia , che mi metto a Piangere… e non so far altro che ringraziare Dio e la Vergine Santissima per avermi dato la Vocazione Religiosa e di farmi Cappuccino ” .
FINE DELLA PARTE DECIMA
LAUS DEO .
Pax et Bonum
Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano
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FONTE : PADRE SAMUELE CULTRERA OFM CAPPUCCINO
Da Monello a Santo - Vincenzino Diliberto
II Edizione Edizioni Paoline 1959
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