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Il Padre Innocenzo da Sortino , Maestro dei Novizi , depone così sul Servo di Dio Fra Giuseppe da Palermo : << Sotto l'abito portava una cassetta di latta a forma di cuore nel quale conservava medaglie , immaginette della Madonna e cartine con giaculatorie e di preghiere e , in fine , il suo nome a forma di firma - “ GIUSEPPE IL PECCATORE ” >> .
Giuseppe il peccatore
Fra Giuseppe Maria da Palermo
Novizio Cappuccino
(Palermo, 2 febbraio 1864 – Sortino 1 gennaio 1886)
“ Giuseppe il peccatore ” è la definizione che il Servo di Dio Fra Giuseppe Maria da Palermo soleva apporre in calce ai suoi brevi manoscritti . Questa definizione di sé , queste parole , sembrano essere la confessione di un fallimento ; sembrano risuonare come un amaro riconoscimento di una inconfessabile abiezione da sopportare come fatale condanna .
Eppure , da una consapevole condizione di peccato si può misurare il cammino percorso da un giovane assetato di Dio , che aggredisce la sua natura per modellarla sul progetto di Dio .
Di quale peccato si autoaccusava Fra Giuseppe Maria ? - Francesco d'Assisi , nel testamento , allude ad una sua vita di peccato , eppure.... è solo apertura spontanea alla gioia del vivere . Fra Giuseppe Maria si proclama peccatore.... eppure.... forse è solo allusione alla naturale esuberanza, effervescenza giovanile , prorompente vitalità...
In ogni caso , è comunque, punto di partenza per una sorprendente elevazione morale, ascetica . La coscienza del peccato , infatti , è inizio di sapienza divina, per lo meno , tanto quanto la coscienza dell'ignoranza lo è della sapienza umana .
A 16 anni finalmente egli aveva capito che quella coscienza era la condizione per un appuntamento con la GRAZIA cui aveva deciso di essere puntuale !
La GRAZIA suole operare al limite del rischio, con lo scandalo dello spreco . E sprecato poteva essere umanamente ritenuto il disegno divino di raddrizzare un'esistenza clamorosamente irrequieta , ribelle , imprevedibile . Fra Giuseppe Maria è inizialmente un ragazzo audace , spericolato , che fa la costernazione dei familiari , l'incubo del vicinato , la disperazione degli educatori ; tale da vanificare ogni metodo e deludere ogni speranza .
La Provvidenza Divina lo aveva segnato a dito come Paolo sulla via di Damasco .
Quella Potenza che accende i monti e spegne le tempeste (Salmo 143) , che trae dalle pietre figli di Abramo , mette in moto in quel giovane , e per ragioni misteriose, un processo rivelatosi irreversibile .
Vincenzo , è questo il suo nome di battesimo , avverte di essere il destinatario ; inizia generosamente il conto alla rovescia di un tempo che si fa breve e precipita quando egli ha solo 22 anni !
Vincenzo a 16 anni ha avvertito l'irrompere perentorio di Dio nella sua vita , ne ha intuito il fascino e il gaudio , si è disposto all'accoglienza generosa ed esaltante , sicuro di conseguire la libertà dello spirito attraverso la lacerazione cruenta della carne .
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ALBA GRIGIA
Il sorgere del nuovo giorno , il primo dell'anno 1886, appare faticoso... torpido... quasi svogliato . La minuscola campana del convento dal timbro inconfondibile , con suono e martello , annunzia ai sortinesi un avvenimento luttuoso : la notte , ore 0.30 è spirato serenamente un giovane Frate Cappuccino .
Si tratta di un giovane palermitano , Vincenzo Diliberto , venuto a Sortino per compiervi l'anno di noviziato . Nell'indossare il Saio Francescano dei Cappuccini , gli era stato assegnato il nome di Fra Giuseppe Maria .
Undici mesi soltanto di vita religiosa segnano abbondantemente l'itinerario privilegiato verso la morte precoce . Quella morte era destinata a vasta risonanza e per la gioventù del Frate e per l'ammirevole esemplarità di vita che contrassegna un'esistenza così breve .
DECORSO FULMINANTE
Nel novembre del 1885 Fra Giuseppe Maria si ammala di polmonite ; dopo due settimane di cura e cautela appare guarito . E il giovane frate sembra confermarlo con i fatti : riprende con la consueta puntualità e rigore, la regolare osservanza , attende al compimento dei doveri assegnatili .
Quel miglioramento, confortato dal ritorno sollecito alla normalità della vita comune , si rivela subito illusorio e precario . Il male purtroppo , agiva latente . Il 30 dicembre , mercoledì , Fra Giuseppe Maria non riesce a nascondere i segni di un malessere galoppante .
Il Maestro dei novizi , Padre Innocenzo da Sortino , gli ordina di mettersi a letto . Il provvedimento apparve subito tardivo e inutile . Si aggravarono rapidamente le condizioni generali e si provvide , nella previsione del peggio , ad amministrargli gli ultimi sacramenti che l'infermo riceve con visibile rassegnazione e lucida consapevolezza . Mantenne costante il volto sereno e quasi gioioso , segno di intima comunione mistica con Dio , attesta Fra Giuseppe da Modica suo coetaneo .
Dopo brevissima agonia , stringendo la Corona del Rosario e assorto in preghiera , si spegne il giovane frate , varcata appena la mezzanotte dell'ultimo giorno di dicembre che apre al nuovo anno , 1886 , ore 0.30.
Il Dott. Ignazio Vinci ne verifica il decesso .
PLEBISCITO DI AMMIRAZIONE .
Appresa la notizia della morte il popolo sortinese si riversa in convento a folti gruppi di uomini e donne . Un sentimento di intensa ammirazione coinvolge tutti e traduce l'intuizione collettiva dinanzi ad esempi di bontà eccezionale : “ E' morto un Santo ! ” dice ognuno e sente dire : ecclesiastici e laici sono concordi . Solleciti si recano alla chiesetta conventuale per vedere l'ultima volta le spoglie mortali di Fra Giuseppe Maria . C'è chi gli bacia le mani , chi i piedi , chi ardisce , se non impedito , ritagliarli l'abito , chi tocca con rosari la salma per portare a casa una reliquia , un ricordo.... la calca incontenibile si muove per contemplare ancora una volta quel volto roseo che appare a tutti immagine di un uomo tutt'ora vivo .
Per due giorni il cadavere fu tenuto scoperto in chiesa, composto con estrema naturalezza sopra una bara . Nessuno avverte i segni di decomposizione o di cattivi odori .
L'Ufficio e una prima Messa funebre vennero celebrati lo stesso giorno della morte tra singulti e lacrime di confratelli e laici . Le Esequie solenni furono ritardate sia per dare tempo al fratello Silvestro di accorrere da Palermo , sia per soddisfare il comune desiderio del Sindaco di Sortino e della cittadinanza desiderosi di prolungare al massimo lo spettacolo di
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quel volto angelico composto nella contemplazione di Dio .
Nonostante tutto e per ragioni ignote , viene deciso il trasporto al vicino cimitero di Sortino per il pomeriggio del 2 gennaio, sabato . Una lunga teoria di sacerdoti , di religiosi Cappuccini , Conventuali , Carmelitani , di laici appartenenti alle locali associazioni e laici dei paesi vicini , in preghiera e lacrime , celebrano l'apoteosi di un giovane frate-novizio la cui virtù è ormai nota a tutti .
Che i suoi confratelli lo ritenessero virtuoso oltre il comune , non sorprende : vivendo insieme non poteva sfuggire il rilievo ; ma che il popolo lo ritenesse tale sorprende non poco . Il giovane , arrivato da Palermo , durante gli undici mesi nel convento di Sortino , conduce una vita austera di preghiera e lavoro senza alcun rapporto col mondo esterno allora severamente proibito . Il popolo devoto ai frati poteva vederlo solo quando serviva la Santa Messa , attraverso l'iconostasi , o quando, insieme ai compagni , si recava alla Chiesa Madre per ascoltarvi le prediche quaresimali o partecipava alla processione del Corpus Domini , delle Rogazioni , della Patrona , del Venerdì Santo..... , atti comuni , ma sufficienti a rivelare uno stile non comune .
Padre Eugenio Scamporlino ,
così depone :
<< ” Quando serviva in chiesa alla Santa Messa fu notato dal popolo per il suo raccoglimento e la sua fede ” >> .
Padre Innocenzo , Maestro dei Novizi ,
così depone :
<< Seguiva il popolo in gran numero , tutti mossi dalla fama di santità che godeva Fra Giuseppe Maria >> .
FENOMENI SORPRENDENTI
Al ritorno in convento i Frati Cappuccini della comunità di Sortino incontrano il fratello di Fra Giuseppe Maria , Silvestro Diliberto , il quale chiede subito di vedere il cadavere .
Padre Eugenio Scamporlino lo accompagna al cimitero di Sortino . Sulla via di ritorno Padre Eugenio ha un'idea che ama verificare : mettere alla prova , dopo morte , l'Obbedienza di Fra Giuseppe Maria .
Nel pomeriggio del 3 gennaio , domenica , alle ore 16 il Padre Eugenio si reca nuovamente al cimitero seguito dal custode e dal barbiere Blancato Giuseppe il quale porta l'occorrente per fare il salasso , com'era consuetudine al tempo .
Una volta nella sala mortuaria , Padre Eugenio intima al cadavere di dare sangue . E' noto come i cadaveri dopo tre giorni dal decesso , non sogliono dare sangue per effetto dell'arresto della circolazione conseguente l'arresto della funzione cardiaca . Fra Giuseppe Maria , invece, all'intimazione del Padre Maestro dei novizi e al taglio della vena , risponde col dare sangue vermiglio e tiepido come di persona viva . Padre Eugenio commosso ma non sorpreso , lo raccoglie nel suo fazzoletto e conferma ulteriormente la convinzione circa la virtù eroica del giovane novizio Cappuccino . L'evento, collocato a 64 ore dalla morte , rimane fuori di ogni attendibile previsione .
Altro fenomeno sorprendente è la straordinaria flessibilità degli arti mantenuta almeno sino a dopo otto giorni dalla morte e testimoniata da molti presenti .
Subito dopo la morte il colore del viso si fa progressivamente roseo e tale si mantiene durante l'esposizione in pubblico ; si diffonde intorno una soave fragranza di zagara , avvertita inequivocabilmente da molti presenti .
Da nessuno viene rilevato alcun segno di corruzione almeno sino al giorno in cui viene fatta la ricognizione della salma per ottenere la maschera del volto .
Sono fatti di dominio pubblico , ampiamente testimoniati che , senza volere definire miracolosi , appaiono e sono , per lo meno , eccezionali e sorprendenti .
SEGUE .
Autore : Giuseppe Rossitto , OFM Cappuccino , Giuseppe il Peccatore , Storia di un’anima .
Zangarastampa - Siracusa 1996 .
LAUS DEO
Pax et Bonum
Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano