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lunedì 22 aprile 2013

GIUSEPPE IL PECCATORE , IL SERVO DI DIO FRA GIUSEPPE MARIA DA PALERMO NOVIZIO CAPPUCCINO - PARTE TERZA .

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Nei tre anni di Seminario , Vincenzo consolida la conversione . Egli ha ora 20 anni nel 1884 e viene perciò invitato alla visita militare . I medici rivelano difettoso un anello della colonna vertebrale e lo dichiarano inabile . Vincenzo ne fu contentissimo , perchè vedeva più facile la realizzazione dei suoi progetti . Gli brucia nell'animo un ardente desiderio di deserto .
Nella convivenza con gli altri compagni chierici in Seminario , avverte un forte disagio che esprime chiedendo ai superiori di potere disporre di un vano riservato , qui egli , non visto né sentito , può sfogare , svolgere , approfondire il progetto di novità di vita , ricomporre la sua vita disgregata , ed espiarla con animo di vero penitente .
Scrive lunghe lettere al suo padre confessore dove reitera con appassionata insistenza , la dedizione a Dio senza riserva :
<< ” Io bramo la solitudine , sento in me insistente un ardente desiderio di farmi santo ” >> .
Con soprannaturale intuito scopre che il deserto è luogo di suprema libertà , luogo di liberazione , luogo selvaggio dove l'io , tolto alla vertigine delle cose terrene , affiora con prepotenza e si rivela nella sua identità . Sono le ore e i giorni della solitudine , i tempi del deserto della vita che scoprono paesaggi impensabili dando soprassalti imprevisti .
Vincenzo scoprirà gli scritti della Santa Madre Teresa di Gesù (D'Avila) e li riterrà un vero nutrimento per la sua anima , non si separerà mai dalle Opere di Santa Teresa .
Vincenzo cerca il deserto , il luogo della penitenza , del nascondimento ma ben presto quella solitudine bramata si schiuderà e non rimarrà confinata nell'io ma si aprirà ai fratelli . Otterrà il permesso di fare esperienza di vita solitaria presso il Convento di Baida (Palermo) dei Frati Minori Osservanti .
Il luogo è vasto e porta ancora i segni del totale abbandono dei religiosi dopo la cacciata dei Frati con le leggi soppressive del 1866 . Qui conduce vita eremitica e segue un programma ritagliato sulla misura della sua sete di preghiera e penitenza . I due mesi che vi passa non gli gioveranno per la salute corporale , ma furono occasione privilegiata di intima comunione con Dio .
Lì , nel cuore del silenzio , tra i canti degli uccelli e lo scorrere del “ lavoro usato ” di gente che fatica e soffre , Vincenzo assapora il brivido di escursioni contemplative condite da aspre penitenze corporali : poco pane e poco companatico , digiuni estenuanti e privazioni d'ogni genere lasciano i segni visibili nel dimagrimento del corpo e pallore del viso .
Negli anni 1881-82 , come attesterà il Canonico Pennino , in Vincenzo inizia a fiorire la Vocazione Religiosa . La scelta definitiva dell'Ordine dei Frati Cappuccini , cade nell'intertempo tra l'uscita dal Seminario e la fine dell'anno , così come confermato da una sua lettera al suo Padre Confessore il Canonico Pennino . Vincenzo ritenne quell'ideale il più consono alla scelta di vita “ umile, nascosta , penitente ” , secondo quanto deporrà successivamente il fratello Silvestro .
Il Canonico Pennino era assistente presso il Collegio Massimo dei PP. Gesuiti di Palermo e Vincenzo andava spesso a trovarlo per la direzione spirituale o la confessione sacramentale . Un giorno , mentre Vincenzo conversava confidenzialmente con il Canonico Pennino , passa di là un simpatico

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giovane Novizio Cappuccino , Fra Fedele da Carini , il quale rivede il Canonico Pennino , già suo Padre Confessore e coglie l'occasione per un saluto e rimarrà nel Collegio per un breve periodo di riposo .
Fra Fedele da Carini e il Canonico Pennino conversano e....... Vincenzo guarda , ascolta , incide , sente e vede ….. , una luce folgora la sua mente , il Cielo lo invita e con lucida determinazione decide !
Confida al suo padre confessore la scelta : farsi Religioso Cappuccino .
Inizia un fitto carteggio tra Vincenzo e il Canonico Pennino con una sequenza di ragioni e contro-ragioni : il buon Canonico Pennino era sì persuaso della Vocazione di Vincenzo ma voleva irrobustirla , non ostacolarla , ma saggiarla prudentemente , purificarla dall'io , limarla fino al punto che Vincenzo fosse pronto per il gran passo nella Sequela del Signore .

VERSO IL NIDO
Ottenuto il consenso del padre e la benedizione del Canonico Pennino , Vincenzo fu accompagnato dal fratello Silvestro all'antico Convento dei Frati Cappuccini di Sortino nell'Arcidiocesi di Siracusa , l'unico Convento Cappuccino in Sicilia delle tre Provincie dei Cappuccini dell'Isola , ad avere il Noviziato .
Vincenzo a questo punto tocca il Cielo con le dita, ringrazia e con il cuore colmo di gioia scrisse :
<< “ Come potrò io , miserabile peccatore , come potrò ricambiare un tanto beneficio ?! >> .
Il Convento dei Frati Cappuccini di Sortino (Siracusa) . La fondazione del Convento risale al 1556 , ricostruito dopo il terremoto e terminato nel 1748 .


Fin dal 1748 fu sede del Noviziato e dopo la soppressione degli Ordini religiosi del 1886 , fu uno dei primi conventi del Sud Italia ad essere riaperto , esattamente nel 1879 e fu frequentato anche dai novizi Cappuccini di Napoli e di Bari .
Grazie alla sua nutritissima biblioteca , ricca di incunaboli del '500 e del '600 e soprattutto alla presenza di eminenti Frati studiosi , fu anche sede rinomata per lo studio della Teologia .
A Sortino Vincenzo troverà ad accoglierlo il Padre Eugenio Scamporlino , AUTENTICO Figlio del Serafico Padre San Francesco . Il Padre Scamporlino fu tra i più solleciti a ricostruire la fraternità conventuale ripristinandovi l'uso dell'Abito Religioso e della vita comune .
Dev'essere stato emozionante il primo impatto del giovane chierico Vincenzo che viene dalla città e bussa alla porta di un convento austero , solitario , in un piccolo paese di Provincia .
Edificante il breve colloquio che si svolge tra il Padre Eugenio Scamporlino , allora Ministro Provinciale , è il giovane candidato :
<< “ Per quale fine volete abbracciare l'Ordine dei Cappuccini ? ” Chiede il venerando Frate . “ Per salvarmi l'anima ” - risponde Vincenzo >> . Ma il Padre Eugenio , secondo l'usanza del tempo , continuò ad interrogare Vincenzo :
<< “ Avete sbagliato , voi non potete sostenere i rigori della vita dei Cappuccini , giacchè si mangia in terra per tre volte la settimana , qui si cammina scalzi , si dorme sulla paglia , si veglia la

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notte , si parla in ginocchio , non si maneggia denaro , si fa vita di altissima povertà ” . Con voce ferma e senza esitazione alcuna Vincenzo risponde : “ Questo è quello che voglio , per attendere meglio ad amare e servire Dio . Voglio farmi santo ” >> .
Il giorno della Vestizione , suggestivo rito d'ingresso nell'Ordine , viene fissato il 14 febbraio , giorno di sabato , alle ore 17.30 .
Due ore prima Vincenzo , raggiante , annuncia ai compagni :
<< ” Due ore ancora e poi sarò morto al mondo ! ” >> .
Alla fine del rito , Padre Innocenzo da Sortino , Maestro dei Novizi , dice a Vincenzo che , lasciato il mondo , occorre lasciare anche il nome ; da quel momento egli non si chiamerà più Vincenzo , ma
Fra Giuseppe Maria da Palermo .


L'austerità del convento , balcone aperto sulla suggestiva Valle dell'Anapo , al cui fondo scorre lento un ruscello , la segregazione dall'abitato , il silenzio e la pace solenni , la cintura di verde , l'aria salubre , le stanze piccole e bianche , la sobrietà dei cibi , la povertà degli arredi , l'esemplarità di vita dei Frati attrae l'animo di Fra Giuseppe Maria con fascino irresistibile .
<< “ Io qui ci sto contentissimo , fò piacere gli atti di pietà che fanno gli altri miei compagni , mangio con piacere ciò che passa il convento , insomma mi trovo proprio nel mio centro , né ho nulla a desiderare ” >> Lettera del 3 febbraio 1885) .
Scriverà ancora :
<< ….” Sabato scorso ho indossato l'Abito Cappuccino e sono entrato in Noviziato a Sortino . Oh quanta gioia non provai nel vestire quella ruvida tunica , i sandali e il cingolo ! ” …... “ Quì a Sortino ci sto benissimo , qui l'anima mia gode una pace che per me è come un piccolo saggio della pace Eterna che con la Grazia di Dio spero poter goder Lassù nel Regno dei Cieli ”... >> .
Fra Giuseppe Maria vive ora la “ sua vita Religiosa ” da protagonista eccellente .
Il comportamento sempre più ineccepibile ed esemplare , i Padri Eugenio Scamporlino e Innocenzo da Sortino , suoi educatori e padri , i compagni sono tutti unanimi nelle testimonianze rese al Processo informativo : << “ Mortificava gli occhi riducendo all'essenziale il campo visivo ; pane poco o niente affatto ; ubbidiente non solo ai comandi ma anche ai consigli ” >>.
Un teste afferma di avergli visto mettere cenere nei pasti . Portava il cilicio sulla nuda carne , provocandone , non di rado , il sanguinamento .
Quando era in cella , stava in ginocchio , la notte spesso non usava il letto . Poche le sue parole ed essenziali , sotto costante controllo le sue facoltà mentali . Solitamente sereno e serio il suo volto , ma a richiesta dei superiori sapeva fare il giocherellone .
Durante le afose giornate estive di proposito non beveva acqua a mensa , mentre era consentito anche il vino , purchè temperato . Quelle poche volte che si concede al sonno , Fra Giuseppe Maria dorme su un materasso di paglia :


fa la disciplina secondo la Regola e l'altra di sua libera scelta ma su consenso dei Superiori .


Autore : Giuseppe Rossitto OFM Cappuccini , Giuseppe il peccatore , Storia di un’anima . Zangarastampa - Siracusa 1996 .


                                                                            

 LAUS  DEO 

Pax et Bonum


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano