5 Maggio
BEATO NUNZIO SULPRIZIO
13/04/1817 – 05/05/1836
A 540 metri sul livello del mare, sulle pendici del monte Picca, si distende a diversi livelli per lo sperone roccioso, il borgo di Pescosansonesco , in provincia di Pescara . Lì , dai giovani sposi Domenico Sulprizio , calzolaio , e Rosa Luciani , filatrice, il 13 aprile 1817 , domenica “ in albis ” , nacque un bambino , che, battezzato, prima del tramonto del medesimo giorno , fu chiamato Nunzio .
Solo il registro dei battesimi – il libro dei figli di Dio – della sua Parrocchia , per lunghi anni riporterà il suo nome : ignoto ai potenti , ma notissimo e bene-amato da Dio . A tre anni , i suoi genitori lo portarono al Vescovo di Sulmona , Mons. Francesco Tiberi , in visita pastorale nel vicino paese di Popoli , perché fosse Cresimato : era il 16 maggio 1820 , l’unica data lieta della sua fanciullezza , perché in seguito non avrà che da soffrire .
Orfano e sfruttato .
Nell’agosto dello stesso anno , muore papà Domenico a soli 26 anni . Circa due anni dopo , mamma Rosa si risposa , anche per trovare un sostegno economico , ma il patrigno tratta il piccolo Nunzio con asprezza e grossolanità . Lui si lega molto alla mamma e alla nonna materna . Comincia a frequentare la scuola , una specie di “ giardino d’infanzia ” , aperto dal Sacerdote don De Fabiis , nel paese della nuova residenza , Corvara .
Sono , per Nunzio , le ore più serene della sua vita :
impara a conoscere Gesù , il Figlio di Dio fatto uomo e morto in Croce in espiazione del peccato del mondo , intraprende a pregare , a seguire gli esempi di Gesù e dei Santi , che il buon Prete e maestro gli insegna . Gioca , socievole e aperto , con i piccoli amici . Comincia a imparare a leggere e a scrivere .
Ma il 5 marzo 1823 , muore la mamma : Nunzio ha solo sei anni e la nonna materna Rosaria Luciani lo ospita in casa , prendendosi cura di lui . È analfabeta, ma ha una fede e una bontà grandissime : nonna e nipotino camminano sempre insieme : insieme alla preghiera , alla Messa , nei piccoli lavori di casa . Il bambino frequenta la scuola istituita da Don Fantacci , per i fanciulli più poveri e lì cresce , in sapienza e virtù : è un puro di cuore che si delizia a servire la Messa ,
a far visita a Gesù Eucaristico nel Tabernacolo , molto spesso .
Ha dentro un orrore sempre più grande al peccato e un desiderio sempre più intenso di rassomigliare al Signore Gesù .
Quando ha appena nove anni , il 4 aprile 1926 , gli muore la nonna . Nunzio ormai è solo al mondo ed è per lui l’inizio di una lunga “ via dolorosa ” che lo configurerà sempre più a Gesù Crocifisso .
Solo al mondo , è accolto in casa – come garzone – dallo zio Domenico Luciani – detto “ Mingo ” – il quale subito lo toglie dalla scuola e lo “ chiude ” nella sua bottega di fabbro-ferraio , impegnandolo nei lavori più duri , senza alcun riguardo all’età e alle più elementari necessità di vita . Spesso lo tratta male , lasciandolo anche senza cibo , quando a lui sembra che non faccia ciò che gli è richiesto . Lo manda a far commissioni , senza curarsi né delle distanze , né dei materiali da trasportare , né degli incontri buoni o cattivi che può fare . Allo “ sbaraglio ” , sotto sole , neve , pioggia , vestito sempre allo stesso modo . Non gli sono risparmiate neppure le percosse , “ condite ” da parolacce e bestemmie .
Ci sarebbe da soccombere in breve , ma Nunzio ha già una fede grande . Nel chiuso dell’officina, battendo sull’incudine ,
occupato sotto la “ sferza ” di un lavoro disumano ,pensa al suo grandissimo Amico , Gesù Crocifisso ,
e prega e offre , in unione con Lui , “ in riparazione dei peccati del mondo , per fare la volontà di Dio ” , “ per guadagnarsi il Paradiso ” . Alla domenica , anche se nessuno lo manda , va alla Messa , il suo unico sollievo nella settimana .
Presto si ammala . Un rigido mattino d’invern o, lo zio Mingo lo manda , con un carico di ferramenta sulle spalle , su per le pendici di Rocca Tagliata , in uno sperduto casolare . Vento , freddo e ghiaccio lo stremano . Lungo il cammino mette i piedi accaldati in un laghetto gelido . A sera rientra spossato , con una gamba gonfia , la febbre che lo brucia , la testa che scoppia . Va a letto , senza dir nulla , ma l’indomani non regge più .
Lo zio gli dà come “ medicina ” , quella di riprendere il lavoro , perché “ se non lavori , non mangi ” .
Nunzio in certi giorni si trova costretto a chiedere un pezzo di pane ai vicini di casa .
Risponde con il sorriso , la preghiera , il perdono :
“ Sia come Dio vuole . Sia fatta la volontà di Dio ” .
Appena può , si rifugia a pregare in Chiesa , davanti al Tabernacolo : gioia , energia e luce gli vengono da Gesù-Ostia , così che , appena adolescente , è in grado di dar consigli sapientissimi al contadini che lo interpellano .
Si trova con una terribile piaga a un piede , che presto andrà in cancrena . Lo zio gli dice : “ Se non puoi più alzare il maglio , starai fermo a tirare il mantice ! ” . È una tortura indicibile . La piaga ha bisogno di continua pulizia e Nunzio si trascina fino alla grande fontana del paese per pulirsi ma di lì viene presto cacciato come un cane rognoso , dalle donne che , venendo lì a lavare i panni , temono che inquini l’acqua . Trova allora una vena d’acqua a Riparossa , dove può provvedere a se stesso , impreziosendo il tempo lì trascorso con molti Rosari alla Madonna .
Wochinger, un secondo padre
Tra l’aprile e il giugno 1831 , è ricoverato all’ospedale dell’Aquila , ma le cure sono impotenti . Per Nunzio sono settimane però di riposo per sé e di carità per gli altri ricoverati , di preghiera intensa . Rientrato in casa , è costretto dallo zio a chiedere l’elemosina per sopravvivere .
Commenta : “ È molto poco che io soffra , purché riesca a salvare la mia anima , amando Dio ” .
In tanto buio , solo il Crocifisso è la sua luce .
Finalmente, lo zio paterno, Francesco Sulprizio , militare a Napoli , informato da un uomo di Pescosansonesco , fa venire Nunzio a casa sua e lo presenta al Colonnello Felice Wochinger , conosciuto come “ il padre dei poveri ” , per la sua intensa vita di fede e per la inesauribile Carità .
È l’estate 1832 e Nunzio ha 15 anni :
Wochinger scopre di aver davanti un vero “ Angelo ” del dolore e dell’amore a Cristo , un piccolo Martire .
Si stabilisce tra i due un rapporto di padre a figlio .
Il 20 giugno 1832 , Nunzio entra all’Ospedale degli Incurabili , in cerca di cure e di salute . Provvede il Colonnello a tutte le sue necessità . Medici e malati si accorgono di aver davanti un altro “ S. Luigi ” .
Un buon Prete gli domanda : “ Soffri molto ? ”.
Risponde : “ Sì , faccio la volontà di Dio ” .
“ Che cosa desideri ? ” .
“ Desidero Confessarmi e ricevere Gesù Eucaristico per la prima volta ! ” .
“ Non hai ancora fatto la prima Comunione ? ” .
“ No , dalle nostre parti , bisogna attendere i 15 anni ” .
“ E i tuoi genitori ? ” . “ Sono morti ” .
“ E chi pensa a te ? ” . “ La Provvidenza di Dio ” .
Viene subito preparato alla prima Comunione : per Nunzio è davvero il giorno più bello della sua vita .
Il suo Confessore dirà che “ da quel giorno la Grazia di Dio incominciò a operare in lui fuori dell’ordinario , da vederlo correre di virtù in virtù . Tutta la sua persona spirava amore di Dio e di Gesù Cristo ” .
Per circa due anni , soggiorna tra l’ospedale di Napoli e le cure termali a Ischia , ottenendo qualche passeggero miglioramento .
Lascia le stampelle e cammina solo con il bastone . Finalmente è più sereno : prega molto , stando a letto , o andando in cappella davanti al Tabernacolo e al Crocifisso , e all’Addolorata .
Si fa l’Angelo e l’Apostolo degli altri ammalati , insegna il Catechismo ai bambini ricoverati , preparandoli alla prima Confessione-Comunione e a vivere più intensamente da cristiani , a valorizzare il dolore . Quelli che lo avvicinano sentono in lui il fascino della Santità . Suole raccomandare ai malati : “ Siate sempre con il Signore , perché da Lui viene ogni bene . Soffrite per amore di Dio e con allegrezza ” .
Per sé , ama molto un’invocazione alla Madonna : “ Mamma Maria , fammi fare la volontà di Dio ” .
Fatto il possibile per la sua salute , dall’11 aprile 1834 , Nunzio vive nell’appartamento del col. Wochinger , al Maschio Angioino . Il suo secondo
“ padre ” si specchia nelle sue virtù e ha una grandissima cura di lui , contraccambiato da profonda riconoscenza .
Pensa a Consacrarsi a Dio , e in attesa , si fa approvare dal Confessore una Regola di vita per le sue giornate , Regola simile a quella di un Consacrato , che osserva con scrupolo :
la Preghiera , la Meditazione e la Messa al mattino , ore di studio durante il giorno , seguito da buoni maestri , il Rosario alla Madonna verso sera . Diffonde pace e gioia attorno a sé , e profumo fragrante di Santità .
Il venerabile Gaetano Errico , fondatore della Congregazione dei Sacri Cuori gli promette che lo accoglierà nella sua Famiglia religiosa appena fosse avviata : “ Questo è un giovane Santo e a me interessa che il primo a entrare nella mia Congregazione sia un Santo, non importa se infermo ” .
Molto spesso , un certo fra Filippo , dell’Ordine degli “ Alcantarini ” , viene a tenergli compagnia e lo accompagna , finché riesce a reggers i, nella Chiesa di S. Barbara , interna al castello . Presto però , all’iniziale miglioramento , segue l’aggravarsi delle sue condizioni fisiche : in fondo si tratta di cancro alle ossa e non c’è cura che serva . Nunzio , diventa un’offerta viva con il Crocifisso , a Dio gradita .
La gioia : " dal Crocifisso
Il colonnello gli sta molto vicino : dal primo giorno , lo ha chiamato
“ Figlio mio ” o “ bambino mio ” , ricambiato sempre da lui , con il nome di “ papà mio ” .
Ora comprende che purtroppo si avvicina l’ora della separazione che solo la fede consola nella certezza dell’“arrivederci in Paradiso ” .
Nel marzo 1836 , la situazione di Nunzio precipita . La febbre è altissima , il cuore non regge più . Le sofferenze sono acutissime . Prega e offre , per la Chiesa , per i Sacerdoti , per la conversione dei peccatori . Quelli che passano a trovarlo , raccolgono le sue parole :
“ Gesù ha patito tanto per noi e per i suoi meriti ci aspetta la vita eterna . Se soffriamo per poco , godremo in Paradiso ”. “ Gesù ha sofferto molto per me . Perché io non posso soffrire per Lui ? ” . “ Vorrei morire per convertire anche un solo peccatore ” .
Il 5 maggio 1836 , Nunzio si fa portare il Crocifisso e chiama il Confessore .
Riceve i Sacramenti , come un Santo. Consola il suo benefattore :
“ State allegro , dal Cielo vi assisterò sempre ” .
Verso sera , dice , tutto contento :
“ La Madonna , la Madonna, vedete quanto è bella ! ” .
A 19 anni appena , va a vedere Dio per sempre .
Attorno si spande un profumo di rose .
Il suo corpo , disfatto dalla malattia , diventa singolarmente bello e fresco e rimane esposto per cinque giorni . Il suo sepolcro è subito meta di pellegrinaggio .
Già il Beato Pio IX , il 9 luglio 1859 , lo dichiara
“ eroico nelle sue virtù ” quindi “ Venerabile ” .
Il 1° dicembre 1963 , Papa Paolo VI iscrive Nunzio Sulprizio tra i “ Beati ” , modello per i giovani operai , per tutti i giovani , anche quelli di oggi
.
Se Nunzio , vissuto solo nel dolore , ha saputo dare senso e bellezza alla sua giovinezza grazie a Gesù amato e vissuto , perché , con la sua Grazia , la Grazia del Divin Redentore , del più grande Amico dell’uomo , i giovani d’oggi , pure insidiati dallo sregolamento di tutti i sensi, dalla droga, dalla disperazione, non potranno fare della loro vita un capolavoro di amore e di Santità ? Occorre credere e obbedire al Cristo Crocifisso e Risorto che fa nuove tutte le cose .
Le spoglie del Beato Nunzio Sulprizio si trovano nella Chiesa di San Domenico a Napoli .
Autore: Paolo Risso
da: Santiebeati.it
LAUS DEO
Pax et Bonum
Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano