Che cosa fece Seguino? Un passo della Cronaca Laudemus attesta la sua pronta e premurosa obbedienza: << L'abate Seguino, ricevuto l'ordine di Roma, di buon grado e con gioia obbedì, restituendo a Maestro Laudino ed ai suoi compagni liberamente e libera da ogni impegno la proprietà di Certosa >>. L'originale dell'atto di retrocessione si trova ancora nell'archivio dell'Isère e reca la data del 17 settembre 1090. Eccolo nel suo tenore originale: << Io Fra Seguino, abate del monastero di La Chaise-Dieu, desidero che sia noto ai presenti ed ai posteri che Fra Bruno, quando da Papa Urbano venne chiamato a Roma, vedendo che l'eremo della Certosa veniva lasciato in abbandono con l'allontanarsi dei confratelli a motivo della sua partenza, fece dono di detto eremo a me ed alla Comunità affidatami. Tuttavia di poi richiesta del nostro Padre il Papa Urbano per le istanze del memorato Fra Bruno ( a me fatte ), dopo aver egli, loro Priore, molto esortato i suoi confratelli a rimanere in quel luogo, io, Fra Seguino, abate del suddetto monastero di La Chaise-Dieu, col consenso dei miei Religiosi, ho rimesso a Fra Laudino - preposto agli altri eremiti da Maestro Bruno alla sua partenza - come altresì a tutti i Religiosi suoi sudditi ed ai loro successori il dono fattomi nel Capitolo dell'abbazia da Bruno dinanzi alla Comunità affidatami ed in presenza di Ugo, vescovo di Grenoble.
Per essi ed i loro successori ho affrancato da qualsiasi dominio la proprietà di Certosa, affinché possano goderne come desiderano e l'ho rimessa in loro pieno potere. L'atto da Bruno per noi redatto non è stato restituito perché ricercato sotto pena d'interdetto dai miei confratelli in Capitolo non si è riusciti a trovarlo. Ma qualora lo si trovasse, apparterrà ad essi di diritto. << Il presente documento è stato redatto nell'anno 1090 dall'Incarnazione del Signore, il quindicesimo giorno precedente le candele di ottobre. Io, Seguino abate del monastero di La Chaise-Dieu, ho sottoscritto questa Carta e vi apposto il mio sigillo in presenza di Ugo, arcivescovo di Lione >>. Conveniva citare la lettera di Urbano II e l'atto di Seguino, poiché tenuto conto dei modi di esprimersi ufficiali o giuridici stereotipati, non manifestano forse un certo malessere? In altri termini, la cessione delle terre di Certosa fatta da Bruno al tempo della dispersione dei suoi confratelli non è stata forse giudicata troppo affrettata, troppo radicale ed in certo qual modo anche imprudente dai suoi amici?
E Seguino non ha forse agito con una certa lentezza - che non era necessariamente malumore di proprietario deluso, ma semplice reazione di amministratore paziente - nel restituire quanto gli era stato poco prima donato? Urbano II per giustificare il suo intervento adduce l'invito da lui fatto a Bruno ed in certo qual modo si addossa la responsabilità dell'atto di cessione e ne scusa la fretta. Seguino insiste con forza, e per ben due volte, sulla donazione fattagli in perfetta regola da Bruno, come se volesse ipotecare in futuro, nel caso in cui l'eremo un giorno venisse di nuovo a cessare. E l'atto di cessione, non dimeno recentissimo, che nessun dei monaci radunati in capitolo riesce a rinvenire?... Tutto codesto insieme di cose crea un clima d'incertezza, di riserva... E' assai evidente che Seguino obbedisce meno alla richiesta di Bruno che all'ordine formale di Papa Urbano; e, pur obbedendo si prepara l'avvenire: codesto gruppo di eremiti, se un giorno il loro maestro non farà ritorno, non si estinguerà forse da sé, ovvero non chiederà come tanti altri ad associarsi alla potente abbazia vicina?..
Nel settembre del 1090 ecco dunque ripristinato l'eremo di Certosa. Bruno è lontano, ma non assente... Fra una decina di anni si potrà anzi rilevare il fervore, l'unità del gruppo, la fedeltà di Laudino e l'intensità dell'invisibile presenza di Bruno tra i suoi figli di Certosa. Che cosa era avvenuto di Bruno nelle poche settimane trascorse dal suo arrivo nell'urbe? Egli aveva trovato Urbano II alle prese con una situazione politica non poco ingarbugliata ed assai precaria. Il Santo Padre aveva fatto il suo solenne ingresso a Roma il 30 giugno 1089, ma i partigiani dell'imperatore di germania enrico IV e dell'antipapa guiberto nella primavera del 1090 avevano ripreso l'offensiva contro Roma, e verso la fine di luglio dello stesso anno Urbano II aveva dovuto di nuovo allontanarli dall'urbe. Ove rifugiarsi? Il Papa legittimo aveva in Italia due soli sostegni fedeli: in Toscana, la coraggiosa contessa Matilde, << habitus quidem feminae, sed animi per cuncta virilis >>; e nel sud della Penisola, i principi normanni che vi avevano costituito un regno. Il Vicario di Cristo preferì ritirarsi nel sud ove sarebbe poi rimasto tre anni. Nel settembre del 1090 Bruno si trovava dunque con la corte pontificia nel sud Italia, sul territorio governato dai principi normanni.
Continua...
Andrè Ravier
LAUS DEO
Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano