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martedì 29 aprile 2014

CICCINA ( FRANCESCA ) COSTANZO TERZIARIA CAPPUCCINA - " MANOSCRITTO A 7 " .




Ciccina (Francesca) Costanzo 
Terziaria Cappuccina 
DESIDERIO DI PATIRE 
(Manoscritto A7) 


Il mio cuore non ha ricevuto ancora tutta l'educazione eucaristica che vorrei. Ti amo o Gesù.....spero almeno di amarti; ma quel patire mi ripugna sempre; lo desidero per una parte, ma per l'altra mi fa paura. Conosco la bellezza della Croce e la sublimità del sacrificio, ma quando si tratta d'incamminarmi verso il Calvario, mi vengono meno le forze. 
Eppure, finché non sono immolata, non sono tua, perfettamente tua! 
Ah! Vieni, caro Gesù, o Vittima perenne, vieni a cambiare la natura dell'anima mia....., vieni a farmi amare quello che tu ami tanto....., il patimento, l'espiazione, il sacrificio.... 
Ma...., ti dico che vorrei patire e forse te lo dico solo con la bocca....Ebbene, prendimi in parola, costringimi ad amar quello che ho sempre detestato, costringimi a soffrir volentieri....e se non mi vuoi dare la grazia di andarmi a cercare da me i patimenti, dammi almeno quella di sopportarli quando me li manda la tua amabile Provvidenza. 
O Gesù, vieni, io ti desidero, io ti voglio...., ma ti voglio tutto..., con le tue spine, con i tuoi chiodi, con i tuoi flagelli, con la tua Croce... Ti voglio tutto, ma resta inteso che ti voglio col tuo Cuore che ama, che ama, che ama..... 
A che mi gioverebbe il patire senza amare? Sarei una sventurata senza merito, le mie lacrime sarebbero senza bellezza, le mie sofferenza senza splendore, il mio sacrificio senza felicità...., sul mio Calvario prenderei il posto del cattivo ladrone e non il tuo. 
Il mio cuore ha bisogno d'essere purificato...., amo così male finora... Sarebbe tempo che imparassi ad amare alla tua maniera; ma come deve essere ancora lunga la via per giungere alla tua purificazione! Non c'è che il tuo amore che possa portare ad una meta così bella. Vieni adunque e costringimi a vivere di quell'amor che soffre e di quel patimento che ama, finché io sia degna di star vicino al tuo e unito eternamente al tuo. 
Talvolta prego davanti al Crocifisso, lo bacio...., ma sento d'improvviso un sussulto al cuore..., una voce misteriosa mi grida: sei tu che l'hai ucciso! 
Ed è vero, son io che ti ho messo in Croce e che t'ho ucciso! Che altro mi resta se non prender la Vittima delle mie colpe e portarmela nel cuore per tutta la vita? 
Non è vero Gesù? Dunque vieni, vieni a soffrir nell'anima mia, ad agonizzare e morire nel mio cuore. E' giusto che almeno io prenda parte ai tuoi dolori, è giusto che io sperimenti in me gli effetti del mio peccato. O Gesù! Che cosa ho detto? Come ho pregato? E' proprio vero che desidero di patire? Lo desidero, ma lo temo. Eppure non mi sento il coraggio di ritrattar la mia preghiera.... 
O Gesù! Il mio cuore è nelle tue mani....., tu sai i suoi bisogni....,tu lo ami......Dunque fa di lui quello che vuoi...., io mi piego alla tua amorosa volontà. 
Ciccina Costanzo, Terziaria Cappuccina 









LAUS  DEO 

Pax et Bonum


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano 

mercoledì 23 aprile 2014

CICCINA ( FRANCESCA ) COSTANZO TERZIARIA CAPPUCCINA - " MANOSCRITTO A 6 .




Ciccina ( Francesca ) Costanzo 
Terziaria Cappuccina 
DESIDERIO D’AMARE 
(Manoscritto A6) 

Sei venuto in terra o Gesù, a portare il fuoco del tuo Amore, per divampar nelle anime......,ma perché nell'anima mia c'è né così poco? Mi piacerebbe tanto non vivere d'altro che di questo Amore e invece sono così fredda! 
Mi nutro di desideri, ma sono sterili, inefficaci.....Non ci sei che tu solo capace di scuotere la mia indifferenza e mettere il fuoco dove incrudisce il gelo. Io perciò, ti prego, t'invoco, ti scongiuro...vieni. Vieni a riscaldarmi il cuore mentre lavoro, mentre riposo, quando soffro, quando sono in chiesa o se rimango a casa...vieni! 
Non contentarti di scendere in me nella Comunione sacramentale, ma ripeti la tua visita adesso e in ogni ora del giorno. Lo vedi anche tu: dopo la Comunione del mattino, non appena son tornata alle mie occupazioni, c'è un vento gelido che mi soffia nel cuore da cento parti, e se non mi raffredda del tutto, almeno mi rattiepidisce e il tuo fuoco minaccia di spegnersi. 
Ho bisogno d'averti sempre con me a continuare l'opera incominciata presso l'Altare. Vieni a tenermi raccolti i pensieri in un po' di meditazione, perché se il mio cuore patisce di languori si è perché la mente è distratta. Vieni a parlarmi...tu le sai le parole che mi toccano più nel vivo e che più facilmente mi scuotono dal torpore. 
Parlami del tuo Amore, dimmi quanto mi ami, quanto meriti di essere amato e d'insegnarmi come si fa ad amarti. 
Dimmi che fui un'ingrata, che t'ho trattato male, che sarei degna del tuo abbandono..., fammi pure sentire qualche rimorso e qualche minaccia...., non m'importa, purchè io continui ad amarti....amarti....sempre! Anche quando ti offendevo, nel fondo del cuore sentivo che avrei fatto meglio ad amarti e che sarei stata molto più felice vivendo nel tuo Amore che nel peccato. 
E' vero che adesso meriterei i tuoi castighi in penitenza delle mie colpe; ma senti o caro Gesù, se vuoi farmi patire io mi rassegno a qualunque dolore, ma ti metto una condizione sola: quella di amarti a misura che soffro. 
Se vuoi regalarmi il legno della Croce, fa pure....., ma che questo legno s'accenda e poi m'infiammi e mi consoli del tuo Amore. 
Vieni e...., non guardare ai legami che ancor mi stringono alle creature...., ti eleggo a padrone assoluto del mio cuore: taglia, spezza, rompi, schianta, distruggi in me tutto quello che non ti piace e non riposarti finché io non t'ami quanto desideri e quanto meriti di essere amato. 
Vieni a fermarti nell'anima mia....., non lasciarmi più sola...., sono troppe le seduzioni della terra; guai a me se son lontana dalla tua presenza! Vieni, stà qui......, sorveglia, uno per uno, tutti i miei palpiti, i miei respiri, le mie azioni.... 
Vieni.....metti il tuo Cuore al posto del mio, affinché io non viva più d'altro che del tuo dolcissimo Amore. 
Ciccina Costanzo, Terziaria Cappuccina 





 
 
 
LAUS  DEO 

Pax et Bonum


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano 

domenica 20 aprile 2014

CICCINA ( FRANCESCA ) COSTANZO TERZIARIA CAPPUCCINA - " MANOSCRITTO A 5 " .




Ciccina (Francesca) Costanzo 
Terziaria Cappuccina 
NELLA SOLITUDINE 
(Manoscritto A5) 


Sono come separata da tutto il mondo......non c'è nulla che mi distragga.......il mio pensiero vola soavemente a Te. 
O Gesù, che bel momento per far la Comunione! Io non posso andar fino alla chiesa, tu puoi venire a me. 
Dunque vieni, te lo chiedo come un ricambio delle tante visite che ti feci quando tu eri solo e abbandonato nei Tabernacoli....Allora tu godevi nel vederti un'anima vicina, godevi ricevere adorazioni, godevi nel sentirne l'amore sebbene languido. 
Adesso è venuta la mia volta: non c'è creatura che mi tenga compagnia.......vieni Tu. Ma vieni nell'unico Tabernacolo che ti possa offrire: il mio cuore. 
Non ho grandi cose da offrirti: non è che un po' d'amore, ma questo poco d'amore te lo do tutto, senza riserva. 
Quando nel silenzio e lungi dalle distrazioni, posso ascoltar le tue inspirazioni, i tuoi consigli, anche i tuoi rimproveri.........quì le tue parole mi scendono più profondamente impresse. 
Tu dicesti un dì che le avresti parlato al cuore: e adesso non sei tu che mi circondasti di solitudine? 
Parla adunque......vieni a parlarmi....nel cuore. 
Non hai nulla, proprio nulla a dirmi? 
Oh, chissà quanti lumi la tua bontà ha riserbato alla cieca mia anima! Chissà quante grazie il tuo Cuore mi tien preparate! E perché aspettare a darmele? Non senti forse il bisogno di farmi dei regali, più che non lo senta io di riceverli? 
Dunque vieni.......vieni a vedere e a benedire la mia povera stanza dove ti prego mattina e sera, dove leggo e medito tante cose celesti, dove lavoro, dove certe volte soffro e piango, dove forse morirò........ Oh, Gesù mio caro! Quando penso al Viatico, mi sento una stretta al cuore...., chi sa quale impressione mi farà il vederti entrare in casa mia! Ebbene, vieni fin d'ora, vieni sovente...,vieni tutti i giorni, perché avvezzandomi a riceverti spesso, apprezzerò sempre meglio le tue visite e, l'ultima che mi farai, nonché conturbarmi, mi lascerà anzi più tranquilla e consolata. 
Vieni...., è difficile che io possa trovar un'ora così tranquilla come questa........., nemmeno in chiesa ho i pensieri e gli affetti così sereni e in pace come adesso nella solitudine...., qui posso stenderti le braccia, posso cantare, posso parlarti al cuore, posso piangere, posso prostrarmi a terra, ti posso sorridere....,senza che altri veda o senta; qui ti posso godere un po' di più.... 
Dunque vieni a darmi una stilla di godimento....con tante pene che ho, mi pare di non chiederti troppo. 
Non è vero, o Gesù, che non ti chiedo troppo? 
Dunque vieni...., vieni a trovarmi, son qui che t'aspetto o dolcissimo Gesù! 
Ciccina Costanzo, Terziaria Cappuccina 


 Pasqua del Signore A. D. 2014 . Chiesa dei PP. Cappuccini - Ferla ( SR )


AUGURI DI BUONA PASQUA E PACE E BENE 

LAUS  DEO 

Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano

giovedì 17 aprile 2014

CICCINA ( FRANCESCA ) COSTANZO TERZIARIA CAPPUCCINA - " MANOSCRITTO A 4 " .




Ciccina (Francesca) Costanzo 
Terziaria Cappuccina 
LAVORANDO 
(Manoscritto A4) 


Eccomi sul campo delle mie fatiche, o Gesù. Te l'ho già offerto questo lavoro e torno ad offrirtelo, e come l'ho incominciato nel tuo nome, così intendo che nel tuo nome sia compiuto. 
Ma intanto che io mi sottometto volenterosa alla gran legge che stringe tutti alla fatica, tu vieni o Gesù, vieni ad eseguire in me la legge che t'ha imposto il tuo celeste Padre quando ti affidò il compito di santificare e salvare le anime. 
Eccola l'anima mia.........io la consegno a te! Quante industrie, quante fatiche o buon Gesù vorrai impegnare per far di me una santa! Quante spine viziose da estirpare! Quante pietre d'indifferenza e d'ingratitudine da portar via! Quante erbe inutili o velenose di pensieri, o vani o colpevoli, d'intenzioni non rette, di affetti disordinati o non abbastanza puri! Quanti germogli ingombranti! Quanta sterilità! 
O Gesù, mentre io compio per la tua gloria un lavoro materiale, tu per la gloria del Padre tuo lavora nel mio cuore per compiere l'opera del mio miglioramento spirituale. Tu che sapesti dipingere il cielo con i colori smaglianti dell'aurora e con l'azzurro delle notti scintillanti di stelle, tu che sai profumare i fiori, che dai sapore ai frutti, tu che fai tutto bene.........O Gesù! Vieni a farmi bella l'anima, a vestirla a guisa d'iride, coi sette doni dello Spirito Santo, a darle profumo del tuo amore e a renderne soavi le opere col sapor della tua Carità: vieni a farla diventar come una stella che sia sempre fissa nel cielo come un frutto della tua Mensa....... 
O Gesù! Il mio lavoro è sempre pieno d'imperfezioni; il tuo invece, oh! Com'è sempre bello! Com'è perfetto! Ma vorrei essere io al centro di questi tuoi lavori! 
Vorrei sentir la tua mano ad abbellire, ad arricchir l'anima. E tu non desideri forse ancor più di me di far un'opera così bella? Dunque vieni, o Gesù, e la spelonca del mio cuore diventerà un santuario degno di te..........il cielo dell'anima mia, tanto nuvoloso, diventerà sereno e lucente.........il Calvario diventerà un Tabor........O Gesù, io lavoro: ma l'opera delle mie mani mi servirà a qualche cosa per la vita eterna? 
Ah! Io lo spero, se tu verrai nell'anima mia e lavorerai con me. Dunque vieni a darmi lo spirito che avevi tu quando aiutavi San Giuseppe nella povera officina di Nazareth. Lo spirito di obbedienza che mi sottoponga lietamente al comando dei superiori e alle necessità della mia condizione, lo spirito di sacrificio che mi faccia amare l'impiego doloroso delle mie attitudini e il consumo delle mie forze, lo spirito di espiazione che mi faccia amar la fatica come una pena dovuta alle mie colpe e come una purificazione dell'anima mia. O Gesù, vieni.....e sii tu il mio più valido aiuto, il mio più dolce conforto, e di tutte le mie fatiche, la più sospirata mercede! 
Ciccina Costanzo, Terziaria Cappuccina 

Giovedì Santo A. D. 2014 . Altare della Reposizione Chiesa Padri Cappuccini - Ferla ( SR ).




LAUS  DEO 

Pax et Bonum 


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano 

martedì 15 aprile 2014

CICCINA ( FRANCESCA ) COSTANZO TERZIARIA CAPPUCCINA - " MANOSCRITTO A 3 " .




Ciccina (Francesca) Costanzo 
Terziaria Cappuccina 
DURANTE LA REFEZIONE 
(Manoscritto A3) 


La tua Provvidenza mi manda pane a sostegno del corpo; e io te ne ringrazio, o Gesù, lodando e benedicendo la tua bontà, ma tu lo sai che desidero e bramo molto più il Pane del Tabernacolo. 
L'anima mia è affamata ben più del mio corpo e la soavità della Comunione è infinitamente più grande per me di qualunque mensa terrena. Io mangio la Manna che ogni mattino fai scendere dal Cielo. Quì, il mio gusto assapora un po' di terra trasformata in pane, all'altare il mio cuore si delizia di un pane sostanzialmente trasformato nel tuo Corpo. 
Il cibo di quest'ora non mi scampa dalla morte, quello di domani mi assicura la vita eterna. O Gesù, tu mi hai destinata al Paradiso..........dunque dammi il Pane che mi comunica la vita di Lassù......................., vieni nel mio cuore......... 
E' dopo una refezione materiale che hai istituito e regalato ai tuoi Apostoli la Santa Eucarestia...........dunque anche adesso puoi fare a me il medesimo dono.......anche adesso io posso fare una Comunione almeno spiritualmente, dunque vieni, vieni nel mio cuore, o caro Gesù. 
Vieni a portarmi nuove energie allo spirito, nuove forze per compiere i miei doveri, e mentre il corpo si nutre per sostenere nuove fatiche materiali, l'anima si ringargliardisce a continuare il cammino di perfezione e a proseguire con crescente alacrità sulla via del Cielo. 
Vieni e santifica con la tua presenza l'azione volgare che sto compiendo parlandomi al cuore delle delizie soprannaturali serbate alle anime amanti della vita dello spirito, infondendomi l'amore alla mortificazione, il desiderio e il proposito di sottomettere sempre il corpo alle esigenze della virtù, ricordandomi il dovere che ho di far penitenza dei miei peccati e mostrandomi a quale altezza di santità arriva chi disprezza i diletti della terra. 
Vieni in me o Gesù! E come tu, dopo l'Ultima Cena sorgesti per dar principio alla tua dolorosa Passione, così da questa Mensa mi alzi con la disposizione a compiere qualunque sacrificio a cui sia chiamata dalla tua amorosa Provvidenza. 
Oh quanto mi pesa il dovermi sacrificare per obbedir alla tua adorabile volontà! Quanto mi costa il dover rinnegare le tendenze ed i capricci di questo mio corpo! Basta alle volte il solo concedergli lo stretto necessario per dargli occasione di ribellarsi. Ma giacché non mi è possibile rifiutargli questo nutrimento, vieni o Gesù a tenerlo in freno con la tua presenza. 
Vieni ad alimentar lo spirito mio, o Gesù, mentre io sostento il corpo. Vieni a parlarmi del tuo lungo digiuno e della fame patita da te nel Deserto. Vieni a spiegarmi di che natura era la sete che provasti al Pozzo di Sicar e quanto è saporoso il cibo che dicesti di usare nel fare la volontà del Padre tuo. Vieni a rivelarmi almeno in parte l'ardor della sete che ti tormentò in Croce e quanto crudele fu lo scherno dei crocifissori che t'abbeveraron di fiele. 
Oh! L'anima mia sarà assai più vantaggiata dalle tue parole che non il corpo del suo nutrimento. Dunque, o Gesù, per quell'amor che mi portasti da tutta l'eternità, vieni meco, sta con me, entra nel mio cuore e fammi partecipare alla Mensa della tua Carità; dammi il Pane che avvalora il cuore umano e lo conferma nei propositi della Virtù. 
Dammi quel Vino (il tuo sangue) che fa germogliare i candidi gigli e concedimi fin d'ora di gustar una stilla di quella dolcezza onde sarò per sempre inebbriata in Paradiso. 
Ciccina Costanzo, Terziaria Cappuccina 




 LAUS  DEO 

Pax et Bonum 


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano 

domenica 13 aprile 2014

CICCINA ( FRANCESCA ) COSTANZO TERZIARIA CAPPUCCINA - " MANOSCRITTO A 2 " .




Ciccina (Francesca) Costanzo 
Terziaria Cappuccina 
LUNGO IL GIORNO 
(Manoscritto A2) 


Stamattina sei venuto nel mio cuore, Gesù........te ne ringrazio e non potrò mai ringraziarti per quanto è grande la tua bontà e viva la mia gratitudine. 
Ma fino a quando non tornerai più?......... 
Sei venuto: hai abbellita l'anima mia di grazie talmente grandi che tu solo puoi misurarle.......e adesso che quest'anima è così adorna, così ricca e così bella, non verrai più a visitarla e a compiacerti dell'opera tua? 
Oh, vieni Gesù..........e dove ti troverai meglio se non in questo piccolo tempio che hai impreziosito e consacrato con la tua presenza? Certo che io non potrò non offrirti un tabernacolo così santo come è quello che tu stesso hai voluto far del mio cuore: e per quanto sia grande la mia buona volontà di prepararti una degna accoglienza, non potrò mai offrirti da me sola le attrattive onde tu stesso mi hai arricchita...... 
Mi hai imporporata col tuo sangue...........vieni a vedere quanto è maestosa un'anima vestita del tuo manto regale. 
Mi hai nutrita col tuo corpo........vieni a vedere come un'anima si sente forte e ringargliardita a sostener mille fatiche e sacrifizi per tuo amore. 
Mi hai vivificata con l'Anima tua.............vieni a vedere com'è pronta un'anima a camminare spedita per la via dei tuoi comandamenti e ad avanzar a passi da gigante per la via del Cielo. 
Mi hai santificata con la tua Divinità.......................vieni a vedere come adesso un'anima ti assomiglia, come rispecchia la tua immagine, come per dignità è di poco inferiore agli Angeli. Quando creasti il mondo, ti fermasti a contemplarlo e ti compiacesti della sua bellezza: ma la Comunione di stamattina non è forse un'opera più bella di tutto il creato? 
Dunque torna a visitarmi, vieni a contemplar da vicino l'opera bella e santissima della tua grazia. Vieni a confermarmi nel tuo amore e ad assicurarmi, con una nuova grazia, il possesso dei doni che mi facesti questa mattina. 
Oh Gesù! Tu lo sai, si fa presto a perdere il profumo di una Comunione! E' così facile lasciarsi rapir tutto dal demonio! Vieni adunque a chiudere i miei sensi alle cose esteriori, affinché da me non isfugga nulla di quanto mi hai regalato: perfeziona i tuoi doni assicurandomene il possesso per sempre. Vieni a tenermi viva la memoria della Comunione fatta e desto il pensiero di quelle che ancor farò. 
Vieni a visitarmi sovente in questo giorno e non appena vedrai delle nuove imperfezioni e venialità, alza la voce e fammi sentire un rimprovero: se mi troverai debole e vacillante, stendi la mano a sostenermi. 
Se mi vedrai tentata, combatti per me ed incoronami di vittoria. 
Oh Gesù, ho fame di te …................non lasciarmi star fino a domani senza darmi un poco del tuo Pane.................ad ogni ora che passa dammene almeno una briciola.............una briciola almeno. 
Ciccina Costanzo, Terziaria Cappuccina





LAUS  DEO 

Pax et Bonum


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano 

venerdì 11 aprile 2014

CICCINA ( FRANCESCA ) COSTANZO TERZIARIA CAPPUCCINA - " MANOSCRITTO A 1 " .




Ciccina (Francesca) Costanzo 
Terziaria Cappuccina 
DOPO UNA VENIALITA’ 
(Manoscritto A 1) 


Dopo tante promesse, eccomi o caro Gesù, nuovamente caduta! Non ho perso la stola di grazia, ma l'ho macchiata ma non divenni la tua nemica, ma nemmeno son più la tua diletta. 
Tu forse mi stavi preparando delle carezze ed io ti ho dato uno schiaffo, povera me! 
E adesso che mi resta a fare? Fuggire dinanzi alla tua presenza come Adamo? Io, fuggir da te perché t'ho offeso? Oh Gesù! Voglio anzi andarti più vicino di prima, e quando anche tu mi fuggissi, correrei a cercarti in tutti i Tabernacoli della terra. Ma tu, nonché fuggire, mi aspetti, mi chiami..... Ed eccomi qua! Guardami o Gesù! L'anima mia non è più come quella mattina quando feci la Comunione, tu sei il medesimo e puoi ricordarmi la bellezza spirituale che offuscai. 
Oh, tu che hai fatto tanto un giorno per ridestarmi dalla morte alla vita, fa qualcosa ancora per guarirmi dalla presente infermità volontaria. Vieni in casa di questa povera ammalata e dì una parola, una parola sola, ed io sarò guarita. Vieni, sì, vieni a gettar un raggio di luce sulla mia mancanza, perché io conosca quanta ingratitudine vi è anche in un solo peccato veniale: vieni a darmi una contrizione proporzionata al male commesso; vieni a suggerirmi quale e quanta penitenza debbo fare per mia espiazione. 
Lo so quel che merito, ma so pure ciò che debbo sperare. Meriterei di essere condannata ad un lungo digiuno eucaristico, ma spero che le accoglienze del mio cuor pentito ti saran più care d'ogni mio languore. Meriterei di vedermi respinta molte volte, ma spero che la tua fiducia d'essere ancora esaudita, ti sarà più cara che lo sconforto di sapermi abbandonata. Meriterei di non godere mai più nessuna delle tue dolcezze, ma spero che tu ami assai di più di regalarmi la Mamma Celeste che un calice di fiele. 
Oh Gesù, mio buon Gesù, se una mancanza come la mia fosse una barriera insormontabile tra te e un'anima, quanti potrebbero fare la Comunione? Ahimé pochi!
E i pochi basterebbero a contentarti il cuore? Dunque perdona, dimentica la mia colpa e vieni. Vieni pure armato di flagello, colpisci pure la leggerezza che ha profanato il tempio del mio cuore, amareggiami pure col rimorso, mi è più caro il piangere e il soffrire con te, che star lontana da te a godermi la tranquillità delle anime abbandonate. 
E quando la tua visita mi avrà mortificata, allora torna ad abbellirmi il cuore. Ti prometto che non t'offenderò mai più, prometto......ma sarò più fedele alla mia promessa?
Sono confusa, lo so, ma chi riuscirà mai a farmi buona se non ti contento, o Gesù caro.
Il tuo cuore lo conosco già un poco......l'ho sperimentato le tante volte e so che la tua generosità è infinita ed immensa. 
Dunque vieni, vieni a portarmi i tuoi regali: il dono del Timore e il dono della Pietà.
Con questi doni io acquisterò la delicatezza squisita che è propria delle anime eucaristiche.
Col Timore sarò vigilante sopra me stessa a segno da evitar ogni venialità solo perché ti dispiace e ti contrista il Cuore. 
Con la Pietà mi farò uno studio di contentarti in ogni cosa e che saprò essere di tuo gusto, e moltiplicherò gli atti di virtù che conoscerò più conformi alle esigenze del tuo amore. 
Dunque o Gesù, vieni? 
La festa dei nostri cuori fu sospesa per un momento, ma la tua bontà e il pentimento mio non ne hanno forse rinnovate le giocondità sante? Ah lo so! Lo sento! Siam tornati quelli di prima, torniamo ad amarci come prima........ 
Ciccina Costanzo, Terziaria Cappuccina 





LAUS  DEO 

Pax et Bonum 


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano 



mercoledì 9 aprile 2014

CICCINA ( FRANCESCA ) COSTANZO TERZIARIA FRANCESCANA CAPPUCCINA DI FERLA ( SR ) - INTRODUZIONE AI MANOSCRITTI.




Introduzione ai manoscritti 
di 
Ciccina (Francesca) Costanzo 
Terziaria Francescana Cappuccina di Ferla 


Per volontà divina, l'autore di questo blog, concittadino di Ciccina Costanzo e confratello del Terz'Ordine Cappuccino di Ferla, ha trovato nella biblioteca della locale Fraternità Secolare Francescana, tra i tanti libri donati da Ciccina Costanzo, quasi nascosto, un piccolo librettino di preghiere ad uso di Ciccina. 
La copertina del librettino, usurata dal tempo e dall'uso quotidiano, fu sostituita da Ciccina con una piccola copertina cartonata e foderata di velluto nero. 
Il librettino altro non è che una miscellanea di operette spirituali che la nostra Ciccina Costanzo aveva raccolto e ne aveva creato un unico libriccino per uso strettamente personale. Ciccina, con mia grande sorpresa, aveva incollato dopo l'ultima operetta spirituale della sua miscellanea, alcuni fogli, di dimensione ridotta rispetto alle altre pagine del libriccino, quasi celate. Si tratta di fogli autografi, scritti spirituali della nostra Ciccina Costanzo. 
Non so se tra i tanti libri di vite dei santi donati da Ciccina alla biblioteca del Terz'Ordine Cappuccino di Ferla, vi sono altri fogli autografi, altri suoi scritti. 
Ho esaminato questi scritti di Ciccina, volevo assicurarmi che fossero sue queste meditazioni, difatti la mia consorella aveva l'abitudine di copiare dagli originali, magari in possesso a qualche altra consorella, evitando così di acquistare nuovamente lo stesso librettino nel rispetto della povertà evangelica e per aggiungerle alle pagine mancanti della sua miscellanea di operette spirituali. 
La conclusione è che si tratta davvero di scritti autografi di Ciccina Costanzo, probabilmente composti negli ultimi anni della sua vita terrena, quando per l'età e per gli acciacchi della salute malconcia, difficilmente usciva dalla sua abitazione. Ritengo una grazia speciale il ritrovamento di queste composizioni di Ciccina Costanzo, ci consentono di poter meditare la vita interiore di questa Terziaria Cappuccina che per sua scelta, visse nel nascondimento e nell'umiltà. 
Un sentito ringraziamento va al mio amico fraterno Enzo Digrandi che ha pazientemente scritto la vita di Ciccina Costanzo e ricomposto i suoi preziosi scritti spirituali per il mio blog senza nulla aggiungere o correggere dei manoscritti originali ritrovati. 
Librettino di Ciccina Costanzo 
Miscellanea di opere spirituali, così collocati da Ciccina: 
1 Raccolta di Massime e Istruzioni del Santo Curato d'Ars; 
2 La Giornata Preziosa. Componimenti spirituali; 
3 Il “Direttore Spirituale delle religiose”, di Santa Giovanna Francesca Frémyot de Chantal. Fondatrice dell'Ordine della Visitazione; 
4 Ascolta la mia parola. Raccolta di Esortazioni spirituali; 
5 Massime Eterne. Meditazioni per la settimana; 
6 Passione di Gesù Cristo. Meditazioni per la settimana; 
7 Modo di assistere alla Santa Messa. 
8 Alcune pagine di un librettino di meditazioni spirituali (impossibile risalire all'autore); 
9 Fogli autografi di Ciccina Costanzo, cm.11,5x7,5 per foglio, scritti con penna stilografica. 




LAUS  DEO 

Pax et Bonum 


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano

sabato 5 aprile 2014

CICCINA ( FRANCESCA ) COSTANZO TERZIARIA CAPPUCCINA - FERLA 8 / 08 / 1901 - 24 / 07 / 1987 .




 VITA DI
CICCINA (FRANCESCA) COSTANZO
TERZIARIA CAPPUCCINA DI FERLA
 
Ferla 08/08/1901 – + 24/07/1987
 
di
Enzo Digrandi


Francesca Costanzo nacque a Ferla, piccolo centro montano in territorio di Siracusa, l'8 agosto 1901, da una famiglia cristiana e da tutti conosciuta in paese come molto timorata di Dio. La presenza feconda e di vita morigerata dei Frati Minori Cappuccini della Provincia Monastica di Siracusa, nell'antico convento di Ferla, posto in una zona sovrastante l'abitato, punto di riferimento per il popolo di Dio, faro radioso che emanava nei cuori della gente la Luce di Cristo Gesù; sarà per la giovane Francesca, chiamata da tutti affettuosamente con il diminutivo del dialetto siciliano “Ciccina”, lo strumento di grazia che realizzerà in lei la volontà del Signore sulla sua anima. Ciccina, così come tante altre giovani coetanee di Ferla, scelse come propria dimora spirituale la chiesetta conventuale dei Frati Cappuccini di Ferla. In questo luogo, così fortemente pregnante della santa testimonianza di vita dei figli del Serafico Padre San Francesco d'Assisi; Ciccina si lasciò plasmare dall'azione dello Spirito Santo. Assidua alla Messa quotidiana, alla preghiera personale e intima con il Signore Gesù, scelse come suo direttore dell'anima un religioso Cappuccino di Ferla. Fin dall'adolescenza avvertì chiaro e forte nel suo cuore il desiderio di consacrarsi al Signore Gesù, di porsi totalmente alla Sua Sequela e di vivere il santo Vangelo allo stesso modo come lo visse e incarnò San Francesco d'Assisi. Colta e istruita, mai volle acquistare e leggere libri profani, nella vita dei Santi o negli scritti di autori spirituali, Ciccina cercava la “Via”, la strada maestra per essere discepola di Gesù, figlia e creatura prediletta di Dio. Ecco ciò che scriveva San Francesco d'Assisi riguardo al servo fedele che diviene dimora di Dio: “Siamo sposi, quando l'anima fedele si congiunge a Gesù Cristo per l'azione dello Spirito Santo. E siamo fratelli, quando facciamo la volontà del Padre suo, che è in Cielo. Siamo madri, quando lo portiamo nel nostro cuore e nel nostro corpo attraverso l'amore e la pura e sincera coscienza, e lo generiamo attraverso il santo operare, che deve risplendere in esempio per gli altri” (Fonti Francescane. Lettere di Francesco d'Assisi. 199, X.). In queste parole del Poverello d'Assisi, Ciccina Costanzo trovò il suo “tesoro prezioso”, il suo itinerario di vita, la sua vocazione di discepola del Signore. Nel Terz'Ordine Francescano, voluto dal cuore di San Francesco per tutte le anime di buona volontà, Ciccina Costanzo si sentì chiamata e a tal proposito, lei stessa scrisse su un pezzettino di carta: “Nel Terz'Ordine Francescano Cappuccino, ho trovato la mia casa terrena che mi condurrà alla Casa del Padre mio come figlia e discepola del Serafico Padre San Francesco e sposa di Gesù, mio Signore e mia unica gioia!”. Il 10 agosto 1919 fu ammessa dal padre Sebastiano da Ferla alla Vestizione e il 10 ottobre 1920 emise la sua Professione nelle mani di Padre Bonaventura da Sortino. Ciccina Costanzo si sentì francescana e visse da francescana, la Regola del Terz'Ordine Francescano insieme alla Parola del Signore, furono per lei nutrimento insostituibile ed unico per la sua vita quotidiana di sposa del Signore. Fece dell'umiltà la sua virtù prediletta e si sforzò fino alla fine dei suoi giorni terreni, di viverla, praticarla, testimoniarla specialmente alle consorelle del Terz'Ordine di Ferla. Nel luglio del 1945, la Ministra del Terz'Ordine Cappuccino di Ferla si trasferì definitivamente nella città di Catania: le consorelle di Ciccina non ebbero alcuna esitazione nell'indicare e proporre Ciccina Costanzo come l'unica degna di assumere l'incarico di loro nuova Ministra. Dal luglio 1945 al 1951, Ciccina Costanzo fu Ministra della fraternità del Terz'Ordine Cappuccino di Ferla. Così scrisse alle consorelle, dettando loro un piccolo pro memoria di vita da osservare in letizia: 1 Frequentare i Sacramenti e partecipare alla Santa Messa domenicale e chi può, anche tutti i giorni; 
2 Portare come simbolo francescano il Crocifisso; 
3 Recita giornaliera dell'Ufficio o dei 12 Pater, Ave e Gloria; 
4 Essere presenti e frequentare con attività le riunioni del Terz'Ordine mensili; 
5 Fare opere caritative, visitare gli ammalati, specialmente le consorelle più anziane; 
6 Leggere e vivere il Vangelo; 
7 La sera, prima di coricarsi, fare un breve esame di coscienza e chiedere il perdono a Dio dei propri peccati. 
Ciccina Costanzo fu molto stimata e amata dalle sue consorelle, destava ammirazione anche in quanti a Ferla non erano membri del Terz'Ordine Cappuccino. La sua vita terrena fu davvero feconda e ricca di grazie spirituali, credette con convinzione alla sua vocazione cristiana e nel Carisma francescano ebbe modo di trovare il Vangelo del Signore Gesù, quel Vangelo che così tanto amava leggere, contemplare, vivere. “Et nos credidimus caritati” (Giov.): sì, fu in sintesi il vero motto di tutta l'esistenza di Ciccina Costanzo. Da Ministra della Fraternità francescana di Ferla, s'impegnò con tutte le sue forze affinché, ciò che il Signore le donava via via nella sua esistenza a piene mani, in virtù e grazie; fossero testimoniati da lei, condivisi nel proprio ambiente famigliare e non solo, offerti e donati con tutto il suo cuore. Le sue giornate erano molto simili a quelle vissute da una consacrata in un istituto religioso: preghiera personale silenziosa, adoratrice di Gesù Eucarestia e del Crocifisso, specialmente del Crocifisso ligneo (opera di fra Umile da Pietralia) venerato nella chiesetta di Ferla di Santa Maria di Gesù, già appartenuta e retta dai Francescani Minori. La Messa quotidiana mattutina era per Ciccina l'inizio gioioso della sua giornata che viveva per il Suo Gesù. Sempre presente e vicina a ciascuna delle consorelle terziarie: ascoltava, consigliava, educava alle virtù e all'amore per il Sommo Bene. Meditava sovente la sua Regola francescana e vi attingeva sempre nuove ispirazioni, nuove forze per vivere la sua vocazione. Scelse per sé la via della modestia, dell'umiltà, del nascondimento. Non permetteva a nessuno che si parlasse bene e con lodi della sua persona o sul suo operato caritatevole: al centro di tutto Ciccina desiderava che si tenesse e si parlasse sempre e solo del suo Gesù e Gesù Crocifisso per amore degli uomini. Obbediente e docile nel cammino della direzione spirituale, ebbe come suoi confidenti e direttori i padri del Convento dei Frati Cappuccini di Ferla. Soleva spesso ripetere alle consorelle terziarie: “Ciò che faccio io, fatelo anche voi sorelle mie. Sì, amate, amate tanto Gesù! Lottate sempre contro il peccato e siate sante così come Gesù vi vuole, ci vuole!”. Ciccina Costanzo ebbe in dono diversi encomi dai suoi superiori Cappuccini, era davvero tanto amata ma lei rifuggiva, come già abbiamo ricordato, dalle lodi e dalla stima nei suoi confronti. Di Ciccina non possediamo nessuna foto, né da adolescente, né da giovane; eccetto una delle ultime fotografie del suo cammino terreno, fatta fare solo perché obbligata, per via del rinnovo del suo documento d'identità. Non era per nulla facile poter ritrarre il volto di Ciccina, lei non voleva. Attingeva, sì, attingeva tutte le sue forze dall'adorazione Eucaristica e dalla Comunione frequente, ripeteva spesso alle consorelle: “Che sposa di Cristo sarei io mai, e che Terziaria francescana mai sarei se non mi cibassi del Corpo e Sangue del mio Redentore?”. Volle imitare il suo amatissimo Padre San Francesco d'Assisi, fin da giovanissima ricusava per sé vestiti troppo appariscenti e di fattura pregiata, preferiva vestire “da francescana” e sempre con modestia. Il suo armadio conteneva solo pochi indumenti personali, lo stretto necessario. Amò la povertà evangelica ma senza mai dare nell'occhio: era persuasa che vivere la povertà evangelica non significasse disgustare o scandalizzare i propri fratelli nella fede a causa di un abbigliamento troppo trasandato, tutt'altro! Mai volle destare su di sé curiosità o dissenso, la sua povertà evangelica era vissuta nell'umiltà, nella modestia per cui si vestiva in modo semplicissimo e decoroso, come si conviene ad una sposa del Signore. La sua cameretta fu sempre semplice, più che monacale oseremo dire. Le fu possibile poter acquistare diversi, tanti libri sulla vita dei Santi, scritti spirituali, commentari ai Vangeli: NO, non li tenne per sé stessa, non li acquistava per leggerli da sola e per poi riporre i tanti volumetti nella sua personale libreria di casa, no. Ciccina comprava quei libri perché servissero e fossero destinati alla piccola biblioteca del Terz'Ordine Cappuccino di Ferla e perché le sue consorelle, ma non solo loro, potessero leggere, studiare su quei testi e crescere spiritualmente per edificarsi nell'animo ed edificare gli altri fratelli tramite le sante letture. In un bigliettino lasciò scritto, riferendosi a Santa Teresa del Bambin Gesù e del Volto Santo:“Santa Teresina del Bambin Gesù, fammi santa come sei tu!”. Oggi, dopo anni trascorsi dalla morte di Ciccina Costanzo, la biblioteca del Terz'Ordine Cappuccino di Ferla, ubicata in alcuni locali del Convento dei Cappuccini; custodisce ancora l'eredità di Ciccina: i suoi libri sono tutti lì. Proprio in questa piccola biblioteca, qualche mese fa è stato trovato, diremo per volontà divina, il piccolo librettino di orazioni in uso a Ciccina Costanzo. Probabilmente mai nessuno lo aveva preso e letto dopo la sua morte, avremo comunque modo di descrivere meglio questo librettino di orazioni e ciò che, con nostro grande stupore, vi abbiamo trovato: alcuni, forse gli unici, manoscritti spirituali di Ciccina Costanzo. La sede del Terz'Ordine Francescano di Ferla, ubicato, come abbiamo già scritto, in alcuni locali del Convento dei Frati Cappuccini, favorì moltissimo i rapporti interpersonali di amicizia fraterna tra le terziarie e i religiosi. Abbiamo ricordato all'inizio di queste nostre poche note biografiche su Ciccina Costanzo, che il Convento dei Cappuccini di Ferla è sempre stato per i ferlesi una speciale dimora spirituale, un punto importante e prezioso di riferimento per tante anime. Tornando ai piccoli locali in uso al Terz'Ordine, quì Ciccina e alcune sue consorelle, decisero di aprire un laboratorio di ricamo e cucito, un laboratorio dove abili e creative mani realizzarono paramenti sacri, tovaglie d'altare, camici sacerdotali, senza tuttavia dimenticare il rammendo degli indumenti usati che, tornati come nuovi, venivano destinati ai poveri. Anche dopo la morte di Ciccina Costanzo, nel Convento dei Cappuccini di Ferla (oggi purtroppo chiuso), restano le tovaglie d'altare, gli amitti, i purificatoi, i corporali, le palle del calice finemente ricamati da Ciccina Costanzo e donati ai religiosi Cappuccini di Ferla. Questi preziosi manufatti sono giunti fino a noi, malgrado gli anni passati dalla loro realizzazione, come nuovi e immacolati, pronti all'uso per i quali erano stati destinati. La Carità, sì, la Carità non aveva confini o preferenze nel Terz'Ordine di Ferla e per la nostra Ciccina Costanzo. Una fraternità laicale sempre numericamente numerosa, composta da generose e sante anime. Ci si aiutava reciprocamente in ogni bisogno materiale e spirituale, le consorelle ammalate erano sempre amorevolmente accudite. Se improvvisamente veniva a mancare, per qualche inaspettato problema familiare, persino il cibo nella casa di qualche consorella terziaria, allora si gareggiava per cucinare il pranzo e la cena, anche per diversi giorni, e si portava il tutto in gran fretta a casa della consorella bisognosa, anzi, si era soliti spesso intrattenersi in quella casa per il desinare e per fare esperienza viva dell'amore e della carità fraterna. In tal modo, la sorella che in quel momento soffriva per un'improvvisa mancanza di denaro, aveva modo di sentire accanto a sé le consorelle e ben presto, con l'aiuto di tutte, riusciva a mutare la difficoltà del momento in gioia e allegria, confidando nel Signore che tutto sa, tutto conosce e tutto opera per il bene delle Sue creature. Periodicamente, la nostra Ciccina Costanzo, così come le altre Ministre del Terz'Ordine di Ferla che la precedettero o quelle successive al suo mandato; preparavano dei pacchi per i detenuti del penitenziario (non sappiamo se questi pacchi fossero destinati per i reclusi del penitenziario di Noto o per quello di Siracusa); pacchi contenenti indumenti e alimenti vari, anzi, diremo con abbondanti alimenti. Ma non era solo la povertà materiale a interessare la generosa sollecitudine materna delle terziarie francescane di Ferla: esse si preoccupavano di farsi carico della povertà spirituale dei fratelli, di ogni fratello. Per tale ragione, proficua risultò sempre la collaborazione attiva delle francescane secolari di Ferla con i Parroci via via succeduti negli anni dell'unica Parrocchia del piccolo centro montano; sia per l'apostolato, sia per la catechesi, sia per l'animazione liturgica. Una fraternità secolare dell'Ordine Francescano non è mai un isola felice, un club privato dove gli iscritti sprecano il proprio tempo nell'esaltarsi reciprocamente, nel godere egoisticamente dei doni da Dio ricevuti, nel pregare solo per sé stessi, nell'elevare al Signore preghiere solo per i propri bisogni o per chiedere la santità di vita per sé ma per poi...... vantarsene nel mondo.... “Altro” è una Fraternità del Terz'Ordine Francescano e la nostra Ciccina Costanzo, sia come Ministra della fraternità di Ferla, sia come Maestra di formazione; si fece strumento attivo perché il Carisma Francescano fosse vissuto con fedeltà e senza fingimenti, opportunismi, carrierismi e ipocrisie. Il Terz'Ordine Francescano non è “un'altra via” della vocazione cristiana, un modo di vivere il cristianesimo parallelamente alla propria originaria vocazione battesimale. Il Terz'Ordine Francescano, (come del resto anche gli altri Ordini secolari), è la Via, è la vocazione cristiana, perché così lo volle, su ispirazione divina, il Serafico Padre San Francesco d'Assisi. Il Terz'Ordine Francescano aiuta ogni creatura di Dio a conoscere il vero volto del Signore, aiuta a “conoscersi”, a scoprirsi come discepoli di Gesù, aiuta a raggiungere quella maturità umana e spirituale, tanto gradita al Sommo Bene. Gli scritti di Ciccina Costanzo ci testimoniano quanto ebbe a combattere e lottare contro la sua natura, quanto ha sofferto nel chiedere al buon Dio di soccorrerla per liberarsi dai suoi difetti, dalle sue imperfezioni e da tutto ciò che le ostacolava di vivere le sante Virtù. La vocazione del cristiano, ci rammenta Ciccina, non è mai una strada dritta, bella e adorna di profumati fiori. E' la via del discepolato di Cristo, è il combattimento spirituale costante che richiede alle anime una vigilanza forte, una volontà robusta nel perseverare, malgrado i propri umani limiti; ma sempre, sempre ponendosi in presenza del Signore Gesù, Crocifisso per amor nostro. Lui, il Cristo, il solo capace di collaborare e interagire con noi, per mezzo del suo Spirito, nel quotidiano cammino del combattimento spirituale, un combattimento spirituale che è comunque un percorso di vita gioioso e che mai induce allo scoraggiamento o alla tristezza. “Io sì, anch'io ho messo quei chiodi alle Tue mani, quei chiodi ai Tuoi piedi!”........., così scriveva Ciccina, esprimendo successivamente tutta la sua lode d'amore al Signore che ci ha redenti con la Sua Passione, Morte e Resurrezione. Fortunate furono quelle anime che ebbero in dono dalla Provvidenza divina, di essere educate, formate, dirette, consigliate, amate da Ciccina Costanzo nel Terz'Ordine di Ferla. Dal 1951 Ciccina fu eletta Maestra del Terz'Ordine di Ferla, del resto, chi meglio di Ciccina poteva ben iniziare e accompagnare nella formazione alla vocazione laicale francescana, i nuovi candidati? E' un vero peccato che tanti testimoni coetanei di Ciccina, non possano più narrarci tanti particolari della vita santa della nostra cara terziaria di Ferla. Il tempo passa velocemente, è vero, ma è rimasta ancora a Ferla, anche tra le nuove generazioni, la memoria di Ciccina Costanzo, anche se si ignorano o si sono persi tanti importanti particolari della sua esistenza. Pare proprio che lo scorrere inesorabile del tempo e della storia, abbia favorito in tutto la volontà di Ciccina Costanzo di essere dimenticata in terra ma ben presente al Suo Signore nella Patria Celeste, là dove ora ha la sua dimora eterna. Qualcuno ricorda di aver saputo da una consorella di Ciccina, che era sua abitudine recarsi in alcune abitazioni di Ferla dove vivevano famiglie poverissime e indigenti. Questo particolare rilevante della vita di Ciccina, probabilmente fu da lei mantenuto segreto persino ai suoi cari. Ciccina usciva dalla sua casa di buon'ora, con estrema discrezione, pareva andasse in chiesa, ma in realtà andava a trovare quelle famiglie povere. Vi restava il tempo necessario per pulire da cima a fondo quei tuguri, disinfettava tutto, metteva in ordine con cura e poi, serviva a quei poveri il desinare, talvolta già preparato e cucinato da Ciccina a casa sua, altre volte invece, cucinato da lei stessa nei focolari di quelle famiglie bisognose. Provvedeva affinché a quelle persone, nulla mancasse, donava loro indumenti nuovi e portava via con sé quelli usati e sporchi per lavarli e rammendarli. Ciccina non lasciava mai offerte in denaro ai poveri, si interessava invece, che quelle persone cadute nell'indigenza, potessero da sole sollevarsi da quella sofferta miseria, magari suggerendo o presentando lei stessa il capo famiglia a qualche proprietario terriero perché lo assumesse nel lavoro dei campi, nella raccolta delle olive o quant'altro; purché quel buon uomo riuscisse con dignità a portare a casa ciò che aveva lui stesso guadagnato con la sua fatica, per sfamare i suoi cari e mutare lentamente nel tempo quella indigenza in sereno benessere. Invogliava i piccini poveri a frequentare le scuole pubbliche e provvedeva, senza essere vista da nessuno, perché quei figlioli avessero il necessario per la scuola e lo studio. Era persuasa che lo studio e l'istruzione non sono destinati solo ed esclusivamente ai bimbi appartenenti a famiglie agiate, no. Lo studio è per tutti e in modo particolare per i bimbi più poveri, i quali possono così trovare la via migliore per un dignitoso riscatto sociale e un futuro duraturo impiego lavorativo. Ciccina tra una faccenda e l'altra, in quelle povere dimore, testimoniava il suo Gesù, esortava con poche e semplici parole sempre e comunque nell'aiuto di Dio e a confidare in Lui solo che è Padre Provvidente e Buono. Ai piccini poveri, insegnava lei stessa il catechismo così come agli adulti, da lei amabilmente istruiti sulle “cose di Dio”, così come si dice nel bel dialetto siciliano. A Ferla si narra che Ciccina, tornando a casa dalle abitazioni di quelle famiglie bisognose, portava con sé anche i pidocchi che vi aveva trovato suo malgrado: il suo vestito pareva malconcio e sporco dopo una giornata di pulizie, le sue scarpe irriconoscibili per la tanta polvere accumulata. Ma dopo appena qualche ora dal suo rientro a casa, Ciccina usciva nuovamente dalla sua dimora, ma questa volta pulita, sistemata e in ordine. A chi le chiedeva perché mai si ostinasse a frequentare quei tuguri (a una donna, per giunta non maritata non era consentito, a causa di una credenza falsamente perbenista e alquanto ottusa, fortunatamente perseguita da una minoranza del popolino; avventurarsi in abitazioni altrui, da sole, e persino in case dove vivevano indigenti): Ciccina dinanzi a queste critiche, rispondeva tacendo e con un sorriso disarmante. Anche oggi, nel ricordare la carità di Ciccina verso il suo prossimo, vi è una sorta di chiusura, quasi incomprensibile pudore nell'ammettere che, in una piccola comunità di montagna, così come in altri e tanti luoghi, vi fossero realmente in un tempo relativamente a noi vicino, dei Poveri, persone cioè che nulla di proprio possedevano e che spesso erano destinati all'indifferenza e alla dimenticanza altrui se non ci fossero stati la carità e le cure di alcune o alcuni cristiani, mossi ad agire da uno spirito puramente evangelico ispirato dall'amore del Signore. Certamente la Provvidenza divina si serviva di questi generosi volontari della Bontà e della Carità. Altre consorelle del Terz'Ordine Cappuccino di Ferla seguirono l'esempio dato da Ciccina, molte di loro ricorderanno per anni come quella Carità operosa, generosa, discreta di Ciccina altro non era se non l'applicazione perfetta e genuina di quanto insegnava ed insegna ancor oggi la Regola del Terz'Ordine: la lettera scritta di una Regola, diventava così credibile, incarnata e vissuta a gloria di Dio, per il bene dei fratelli e per la gioia di San Francesco d'Assisi, il quale similmente fece nella sua vita e il Poverello d'Assisi compose le Regole per il suo Ordine nascente infondendo in esse ciò che lui stesso viveva e sperimentava nella sua carne. A noi che stiamo scrivendo solo una piccolissima parte della vita di Ciccina Costanzo, pare di vederla percorrere le viuzze di Ferla, pare di vederla silenziosa a contemplare Gesù nel Tabernacolo dell'Altare. Chissà se Ciccina sarebbe stata contenta di questo piccolo nostro lavoro biografico su di lei e in sua memoria. Forse proprio no, anzi, senza forse, proprio no. Perché? Perché Ciccina con il suo disarmante e sereno sguardo ci avrebbe fatto intendere subito che non di lei bisogna scrivere o far “memoria”, ma solo di Cristo Gesù, il Signore che lei ha amato e fatto amare a tante anime. Noi vorremmo sì udire la tua voce, cara sorella Ciccina, vorremmo che tu ci intrattenessi a parlarci dolcemente di Gesù Maestro, così come solo tu solevi fare. Vorremmo, cara sorella Ciccina, seguirti mentre ti accingi a recarti dai reietti della società. Siamo certi che se tu fossi ancora tra noi, in questo nostro cammino terreno, ebbene correresti senza indugio a soccorrere le fin troppe famigliole afflitte dai vai bisogni: il lavoro che manca, la confusione dei giovani sempre più vulnerabili e resi cechi e sordi da tutto quanto abbaglia e dà consolazioni periture e che soffocano lo spirito; giovani e meno giovani accalappiati dalle molteplici facce del male e del non senso; la disperazione nelle vicissitudini esistenziali; il grido dei piccoli figli di Dio nel bisogno non ascoltato dai potenti e dai ricchi. Sì Ciccina, ti vedremmo allora spingerti con le tue povere forze, discreta e umile, senza essere vista da nessuno, senza cercare mai il plauso o il consenso umano; chinarti come serafica cirenea sui “lebbrosi” del nostro oggi e dinanzi a quanti immancabilmente ti avrebbero derisa o osteggiata per il tuo operato, avresti sicuramente detto loro proprio con quell'umiltà che fu il tuo vessillo d'oro: “ Sono una serva inutile. Ho fatto quanto dovevo fare”. Ti vedremmo ancora, cara sorella Ciccina, prodigarti per la salute spirituale delle anime e vorremmo, sì, vorremmo ancora udirti parlare del tuo Ordine Cappuccino e del tuo Padre San Francesco d'Assisi. Vorremmo, se tu fossi ancora tra noi, imparare da te ad amare ogni nostro fratello e ad amarlo con un vero, caldo, forte abbraccio e che sia davvero, come solevi dire tu, l'abbraccio di Dio, nostro Padre per ogni creatura, perché Dio non fa differenze, ci ama tutti e brama il nostro amore per il Suo Cuore. Vorremmo, cara sorella Ciccina, imparare da te a vivere con pazienza e con gioia le Virtù cristiane e a farci autentici discepoli di Gesù Cristo, innamorati della Chiesa, Sua Sposa e del Pontefice, Suo Vicario in terra. Tu, piccola, dolce, umile creatura, tu Ciccina Costanzo, dal volto mite, insegnaci ancora la Perfetta Letizia, insegnaci ancora a incarnare il Vangelo di Gesù, Parola del Dio Vivente, nutrimento di redenzione e fonte di santità per ogni battezzato in Cristo. Grazie sorella Ciccina, grazie per la tua vita nascosta e umile, una vita nascosta e tuttavia splendente come una grande stella, una stella che sempre brilla ora, lassù nel Cielo, accarezzata e amata da Dio, nostro Sommo Bene, tutto il Bene. Dal Cielo prega per noi Ciccina cara, intercedi per la tua Ferla e per i bisogni della Chiesa. Grazie Ciccina, grazie anima pura, semplice e gradita al Cuore di Gesù, Tuo sposo. 



Ciccina (Francesca) Costanzo, è tornata alla Casa del Padre il 24 luglio del 1987. I suoi resti mortali riposano nella cappella di famiglia nel Cimitero comunale di Ferla. Sulla sua lapide Ciccina non volle che fosse messa la sua fotografia.
Laus Deo
Autore: Enzo Digrandi 




LAUS  DEO 

Pax et Bonum 


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano