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martedì 30 aprile 2013

SANTA EUSTOCHIA CALAFATO ( 1434 - 1485 ) VERGINE , MONACA CLARISSA DI SAN FRANCESCO - PARTE TERZA .

                                     CANONIZZAZIONE DELLA BEATA EUSTOCHIA CALAFATO 
                                                           OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
                                                              Messina - Sabato, 11 giugno 1988 




1. “ Io sono la vera vite ” (Gv 15, 1) .
Cristo pronuncia queste parole - l’allegoria della vite e dei tralci - il giorno prima della sua Passione . Perciò esse acquistano un significato particolare . Si può dire che , tra le parabole del Vangelo , questa contiene in sé una singolare sintesi dell’opera salvifica di Cristo , il cui culmine è il mistero pasquale . “ Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo ” Qui troviamo come un commento a quelle altre parole : “ Il Padre mio opera sempre e anch’io opero ” (Gv 5, 17) . Il Padre opera mediante il Figlio . E l’operare del Padre rassomiglia al lavoro del vignaiolo . Quando il Figlio chiama se stesso “ la vera vite ” , lo dice perché il Padre ha deciso di innestare in lui e per lui la vita nuova nell’uomo : nelle anime umane , nella storia umana . La vigilia della sua morte Gesù ne parlò agli Apostoli , e questo ha una sua grande eloquenza . Poiché proprio tale morte , la sua morte , il Sacrificio della Croce , diventerà fonte di vita per l’uomo . Essa è la “ VITE ” mediante la quale la nuova vita , la Vita Divina deve essere partecipata ai “ TRALCI “ .
2. Ascoltando l’odierno brano del Vangelo , la nostra attenzione si è concentrata in particolare su di un “ Tralcio “ , cui la Vite Divina che è Cristo ha portato frutto di vita nuova : un frutto particolarmente abbondante . La Chiesa gioisce di poter oggi qui , a Messina , proclamare solennemente la Santità di una delle figlie della vostra terra siciliana : la Beata Eustochia Smeralda Calafato . Questa ragazza , stimando Cristo sopra ogni cosa , gli si donò totalmente ed iniziò un cammino di crescita nella Carità mediante severi sacrifici e lunghe veglie di adorazione dinanzi a quel Trono di Misericordia , che è la Croce , dinanzi a quel trono di Maestà , che è il Tabernacolo .
3. Le letture della presente liturgia di Canonizzazione ci permettono di penetrare nel modo migliore nella storia dell’anima di questa nuova santa della Chiesa . Ascoltiamo quindi , dalle parole del salmo , questo fervente grido del cuore , che cerca Dio con tutte le sue forze . Con slancio e in spirito di pietà eleviamo la voce per dire : “ O Dio, tu sei il mio Dio, dall’aurora ti cerco, di te ha sete l’anima mia” (Sal 63 [62] , 1) . Matura e serena è quell’anima che avverte l’esigenza di Dio con la stessa intensità , con la quale la “ terra deserta , arida, senz’acqua ” (Sal 63 [62], 2) attende la pioggia che dà refrigerio e vita . Adulta nella fede e lieta nella grazia è quella persona che , sia nel silenzio della notte e della contemplazione , sia nella preghiera semplice , elevata anche nel lavoro quotidiano , si affida alla paternità divina per avere conforto e pace : Dio concede sempre questi doni a chi si rifugia sotto le sue ali (cf. Sal 63 [62], 9) . La contemplazione della Misericordiosa bontà Divina è cibo e bevanda che “ sazia l’anima ” (cf. Sal 63 [62], 6) , la quale viene ricolmata dalla linfa vitale di Cristo . L’assimilazione a Gesù , che ne deriva , fa vivere la persona in modo sovrumano , perché non si vive più per se stessi , ma per Dio , adempiendo i suoi voleri e partecipando alla sua vita , cercata con anelito incessante (cf. Sal 63 [62], 2) .
4. Il grande Pascal mise sulla bocca di Cristo queste parole “ Non mi cercheresti , se non mi avessi già trovato ” (B. Pascal, “ Pensèes ”, 553) . Non mi cercheresti , se io stesso per primo non ti avessi chiamato . Le parole del Profeta Osea alludono proprio a questa chiamata , all’invito di Dio . E questo è l’invito alle nozze spirituali . Dio chiamò Santa Eustochia , la prese per sé (cf. Os 2, 16) ed ella , nel deserto della sua angusta cella e nelle prolungate veglie , visse l’attesa del suo Signore e Sposo , il quale la rese capace di intendere le Divine Parole che rivolgeva al suo cuore (cf. Os 2, 16) . L’Onnipotente la fece sua Sposa per sempre nella Carità e nella compassione , e con questa vera , Divina Giustizia la condusse alla Santità ricolmandola di beni (cf. Os 2, 21) . Da parte sua , la nuova Santa , con umile costanza , perseverò in questo Amore e non esitò mai nel sacrificio , per crescere in tale Amore e permanervi .
5. Quando , dunque , l’anima umana sente la chiamata del suo Dio , di quel Dio che essa cerca , senza del quale è “ come terra deserta , arida, senz’acqua ” (cf. Sal 63 [62], 2) , allora si compie nell’uomo una conversione sempre più profonda . E questa conversione è , nel contempo , una grande “ rivalorizzazione ” , come lascia intendere San Paolo nella lettera ai Filippesi . La Chiamata - Conversione , che derivò dall’incontro con Cristo sulla via di Damasco , produsse nell’Apostolo delle genti un completo capovolgimento dei “ valori ” . Da quel momento il persecutore dei cristiani iniziò a ritenere una perdita quanto in precedenza aveva considerato come un guadagno . E, sebbene il seguire Gesù avesse portato con sé persecuzioni , sofferenze e fatiche non comuni , egli non mutò giudizio , anzi si rafforzò in esso (cf. Fil 3, 8) . Nella luce del Redentore risorto , l’unico suo desiderio fu di conseguire la comunione totale con lui (cf. Fil 3, 9) . Paolo , quale ineccepibile fariseo , aveva tentato di darsi una propria giustizia mediante una puntigliosa osservanza della legge , in tutte le sue prescrizioni . Ma con la Conversione comprese che la vera giustizia viene unicamente dal Signore Dio . La condizione prima per poter ricevere tale dono di benevolenza è la povertà di spirito , che apre l’anima a Cristo e la porta ad amarlo più di se stessa . Elargita per fede , la Giustizia Divina strappa gli uomini dalla bassezza del male e li eleva al vertice della figliolanza Soprannaturale . Da tale altezza luminosa è possibile avere uno sguardo vasto , penetrante , che consente di conoscere in profondità il mistero di Cristo (cf. Fil 3, 10) . E tale conoscenza di Cristo , nel quale “ sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza ” (Col 2, 3) , è Valore Supremo per l’uomo “ convertito ” , Trasformato dalla Grazia , ed è conoscenza non riducibile ad un mero apprendimento intellettuale . Essa è comunione di mente e di cuore con Cristo-verità , grazie alla quale si diventa pienamente partecipi della sua Passione , Morte e Risurrezione , condividendone pure la forza Redentiva . La conoscenza di Cristo , la consapevolezza di essere afferrati da lui , di “ trovarsi in lui mediante tale conoscenza ” , ci fa accogliere la “ Giustizia che deriva da Dio ” come Grazia sorgiva di impegno e come caparra , che ci rende certi dell’utilità delle energie spese con dedizione per l’edificazione del Regno .
6. Ne è splendido esempio Sant’Eustochia . Ella , ponendosi con assiduità alla Scuola di Cristo Crocifisso , crebbe nella sua conoscenza e , meditandone i misteri splendenti di grazia , concepì un fedele Amore per Lui . Per la nostra Santa la vita Claustrale non fu una mera fuga dal mondo per rifugiarsi in Dio . Ella con la severa ascesi , che si era imposta , voleva certamente unirsi a Cristo , eliminando sempre più ciò che in lei, come in ogni essere umano v’era di caduco , ma sentiva di essere al tempo stesso unita a tutti . Dalla cella del Monastero di Montevergine ella estendeva la sua Preghiera e il valore delle sue penitenze al mondo intero . In tal modo intendeva essere vicina ad ogni fratello , lenire ogni dolore , chiedere perdono per i peccati di tutti . Oggi Sant’Eustochia ci insegna la preziosità della consacrazione totale a Cristo , da amare con affetto sponsale , devoto , completo . Quando si aderisce a lui , si ama col suo stesso cuore , che ha una capacità infinita di Carità .
7. In questo giorno di festa , cari fratelli sorelle della comunità ecclesiale di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela , mi unisco alla vostra letizia e vi rivolgo con gioia queste parole piene di affetto pastorale . È cosa per me grata porgere , in primo luogo , il mio saluto ai signori Cardinali presenti , all’Arcivescovo della diocesi , Monsignor Ignazio Cannavò , che ringrazio per le cordiali parole , con le quali mi ha espresso , a nome proprio e di tutti , sentimenti di devozione, manifestando pure le attese ed i propositi di bene , presenti in ciascuno dei fedeli . Desidero salutare i confratelli nell’episcopato , i Sacerdoti , i Religiosi e le Religiose . In particolare , saluto cordialmente le Suore Clarisse del Secondo Ordine Francescano , di cui faceva parte colei , che ora è stata iscritta nell’Albo dei Santi . Porgo un deferente saluto a tutte le autorità civili e militari , che con preziosa collaborazione hanno facilitato questa mia venuta a Messina . Giunga , infine , il mio saluto a voi tutti , cari fratelli e sorelle , che siete intervenuti in così gran numero e con la vostra presenza festosa manifestate in modo semplice , ma autentico , la Comunione con la Chiesa , col Successore di Pietro , confermando così significativamente quanto ha detto il vostro Arcivescovo . Carissimi , mentre vi dico il mio compiacimento per il devoto affetto che avete per la vostra Santa , vi esorto ad essere come lei testimoni della luce , che illumina ogni uomo . Da secoli la invocate e onorate come Protettrice ; continuate ad imitarne la pietà Eucaristica ; come lei amate Maria santissima , la cui Devozione è ben radicata nella vostra terra , come egregiamente è attestato dalle numerose Chiese a lei dedicate in città e in diocesi - prima fra tutte la cattedrale , ove è Venerata sotto il titolo di " Madonna della Lettera " - e come dimostra anche l’alta colonna , che all’ingresso del porto reca la statua della Madre del Redentore . Miei cari , ricorrete sempre alla Vergine Santa ed Ella , oltre a favorire la vostra assimilazione a Gesù , vi insegnerà a compiere quanto è gradito a Dio , il quale consacra ciò che gli viene offerto , come questa celebrazione Eucaristica ricorda e compie
8. “ Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite , così anche voi se non rimanete in me ” (Gv 15, 4) . Ecco , oggi la Chiesa torna alla storia di uno di questi tralci , la cui vita si sintetizza pienamente in questo “ rimanere” in Cristo . “ Chi rimane in me e io in lui , fa molto frutto , perché senza di me non potete fare nulla ” (Gv 15, 5) . Ecco , la vostra nuova Santa “ messinese ” , Figlia della Sicilia , sembra ripetere attraverso i secoli e le generazioni questo invito di Cristo : “ Rimanete in me e io in voi ” (Gv 15, 4) . Questo invito di Cristo è stato riconfermato dalla testimonianza di Santa Eustochia , come , in antecedenza , lo fu dalla testimonianza della vita di tanti Santi di quest’isola , fin dai primi secoli del cristianesimo . Oggi , questo invito è rivolto dalla nuova Santa in particolare a voi Sacerdoti , a voi Religiosi e Religiose , che avete scelto la vita della piena consacrazione per servire con ogni energia all’edificazione del Corpo Mistico della Chiesa . Lo rivolge a voi sposi , perché la vostra famiglia sia nel mondo testimonianza della fedeltà amorosa del Creatore ; a voi lavoratori , che contribuite a portare elementi nuovi per una comune costruzione , ove il Signore possa a tutti dare pace e serenità . Invita anche voi , cari giovani , perché vi dedichiate alla conoscenza di Cristo , risposta vera ad ogni domanda e ad ogni attesa .
9. “ Rimanete in me e io in vo ” . “ In questo è Glorificato il Padre mio : che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli ” (Gv 15, 8) . La Chiesa , elevando alla Gloria degli Altari a nuova Santa , Glorifica Dio . “ La Gloria di Dio è che l’uomo viva ” (cf. S. Irenaei “Adv. Haer ” , IV, 20, 7: PG 7, 1037) che viva di quella pienezza di vita che è in Cristo : la Vite . Sì . L’uomo è chiamato alla Gloria in Cristo Crocifisso e Risorto . E, in questa esaltazione dell’uomo, riceve gloria il Padre. Poiché il Padre è “ il vignaiolo ” . . .

La santità dell’uomo - il frutto della coltura di Dio , la messe del Mistero Pasquale grazie al quale ogni cosa è instaurata in Cristo è la Gloria di Dio stesso .
Umile serva del tuo Maestro e Sposo , Santa Eustochia !
I tuoi concittadini e tutta la Chiesa gioiscono oggi della Gloria , che riceve Dio , Padre del Signore nostro Gesù Cristo , dal Frutto Maturo della tua Santità .



SEGUE


Tratto : www.ruggeriantonio.it/MESSINABEATAEUSTOCHIA.htm 



LAUS  DEO

Pax et Bonum


Francesco di Santa Maria di Gesù
                                    Terziario Francescano                                                                          

sabato 27 aprile 2013

SANTA EUSTOCHIA CALAFATO ( 1434 - 1485 ) VERGINE , MONACA CLARISSA DI SAN FRANCESCO - PARTE SECONDA .

                                         ( Monastero delle Clarisse di Montevergine - Messina )
SANTA EUSTOCHIA CALAFATO 
( 1434 - 1485 )
VERGINE , MONACA CLARISSA ù
DI SAN FRANCESCO
 PARTE SECONDA

Il nuovo Convento vide rifiorire i primi tempi del movimento Francescano , sotto la ferma guida della Fondatrice , che insegnava con la parola e con l'esempio l'ideale del Poverello e l'Amore del Crocifisso , insieme con l'Adorazione Eucaristica , nella quale passava notti intere .
Le vocazioni affluirono numerose , tanto che l'edificio divenne troppo angusto per la fiorente comunità . Grazie, dunque , ai mezzi forniti dalla madre e dalla sorella e con la fattiva collaborazione del nobile messinese Bartolomeo Ansalone , sostenuta moralmente dalla consorella di Basicò , Suor Iacopa Pollicino , che unica la seguì nella difficile impresa e le rimase fedelmente accanto fino alla morte , superando immensi ostacoli , sopportando violente avversità e contraddizioni interne ed esterne , nel 1460 Suor Eustochia si trasferì nei locali di un vecchio ospedale adattato a monastero , dove la seguirono la sorella Mita (Margherita) ed una giovane nipote .
Ben presto altre donne si unirono al piccolo drappello , ma per sopravvenute difficoltà materiali e morali , le suore dovettero lasciare il vecchio ospedale , trovando generosa ospitalità nella casa di una congregazione del Terz'Ordine Francescano , sita nel quartiere Montevergine dove si trasferirono agli inizi del 1464 . Con l'aiuto di benefattori la nuova dimora potè essere convenientemente allargata e sistemata per un Monastero : ebbe così inizio il Monastero di Montevergine nel quale ben presto uno stuolo di anime nobili e generose , tra cui la stessa madre di Eustochia , chiese di entrare per condividerne la vita povera ed evangelica .
Fattasi cosi madre spirituale delle sue figliole , ella le istruì , le educò , le formò alla vita Francescana , spronandole alla meditazione della Passione di Cristo, comunicando loro i frutti delle proprie esperienze ascetiche , infondendo nei loro cuori l'amore alle virtù che ella stessa praticava con ammirabile costanza ed eroismo , permeando tutta la loro vita della spiritualità semplice e generosa del francescanesimo , imperniata sul Cristocentrismo ,
sul Cristo cioè Amante e Sofferente , sulla Devozione all'Eucaristia , attingendo un sodo e vitale nutrimento per le quotidiane meditazioni da un'intensa e sentita vita liturgica .
Nel Monastero di Montevergine , fondato su progetto dell'architetto fiorentino Nicolò Francesco Maffei verso la fine del XVII secolo , ultimato dal figlio di questi Antonio , la Beata Eustochia morì il 29 gennaio 1485 , lasciando una fervente e stimata Comunità Religiosa di circa 50 Suore , il PROFUMO delle sue Virtù e la fama della sua Santità .


Suor Eustochia morì lasciando la sua ultima raccomandazione :
 " Prendete , figlie mie , il Crocifisso per Padre ed Egli vi ammaestrerà in ogni cosa " .

Qualche giorno dopo la sua sepoltura , al suo sepolcro e nel suo corpo si manifestarono Straordinari Fenomeni che diedero inizio ad una popolare e vasta devozione verso di Lei . Spinte da quegli avvenimenti e sollecitate da personalità ecclesiastiche e laiche , le Suore di Montevergine scrissero una biografia della loro Venerata Fondatrice e Madre , mentre la fedele compagna Suor Iacopa Pollicino ne trasmetteva toccanti ed ammirabili cenni in due lettere a suor Cecilia Coppoli , Badessa del Monastero di S. Lucia di Foligno , nelle quali confermava o completava quanto di più interessante , prestigioso e virtuoso aveva notato nella Beata Eustochia . Il popolo di Dio sperimentava in molti modi e in varie circostanze che essa aveva un efficace potere di Intercessione presso l'Altissimo , datore di ogni bene . Sulla vita della Calafato , Clarissa , abbiamo due antichi manoscritti : il primo è nella Biblioteca comunale di Perugia e una sua copia , debitamente collazionata , il 28 febbraio 1781 fu inviata dall'Arcivescovo di Messina alla S. Congregazione dei Riti per il processo di Beatificazione della Serva di Dio (copia pubblicata dal Macrì nel 1903) . L'origine di questo ms. si fa risalire a un tempo di poco successivo alla morte della beata, quando suor Jacopa Pollicino, figlia del barone di Tortorici, su richiesta di suor Cecilia, badessa del monastero di S. Lucia di Foligno (con cui le Clarisse messinesi erano in corrispondenza) , scrisse la Vita della Calafato , facendosi aiutare da altre suore che erano vissute con la Beata . Suor Cecilia , trasferendosi in seguito a Perugia , portò seco il ms. , lo ritoccò e gli diede un miglior ordine , togliendo espressioni prettamente siciliane e arricchendolo di colorito toscano . Il secondo ms. fu ritrovato da Michele Catalano nella Biblioteca Civica Ariostea di Ferrara e da lui pubblicato nel 1942 .
Composto nel 1493 , due anni dopo la morte della Calafato , riproduce con la più grande fedeltà l'originale , seguendolo anche nelle espressioni siciliane : questo testo " oltre alla notevolissima importanza mistica e al valore agiografico e storico , ha valore non piccolo nella storia della nostra lingua " (Catalano) . Durante la vita , ed ancor più dopo la morte , si attribuirono alla Calafato vari Miracoli . I messinesi la Venerarono come protettrice della loro città , specialmente contro i terremoti ;
il 2 luglio 1777 il senato della città promise di recarsi ogni anno a Montevergine il 20 gennaio e il 22 agosto ; il 14 settembre 1782 il Papa Pio VI approvò il culto " ab immemorabili " Beatificandola " . L'arcivescovo di Messina , nel 1690 , scriveva alla S. Congregazione dei Riti :
<< " Il suo corpo , da me diligentemente veduto e osservato , è integro , intatto e incorrotto ed è tale che si può mettere in piedi , poggiando sulle piante di essi . Il naso è bellissimo , la bocca socchiusa , i denti bianchi e forti , gli occhi non sembra affatto che siano corrotti , perché sono alquanto prominenti e duri , anzi nell'occhio sinistro si vede quasi la pupilla trasparente . Inalterate le unghie delle mani e dei piedi . Il capo conserva dei capelli e , quello che reca maggiore meraviglia , si è che due dita della mano destra sono distese in atto di benedire , mentre le altre sono contratte verso la palma della mano [accenno ad una benedizione che la Beata avrebbe dato con quella mano , dopo la sua morte , ad una suora . Le braccia si piegano sia sollevandole che abbassandole . Tutto il corpo è ricoperto dalla pelle , ma la carne sotto di essa , si rileva al tatto disseccata ” >> . Ancora oggi si può vedere intatto il corpo della Beata ed in piedi nell'abside della Chiesa di Montevergine , esposto alla venerazione del popolo , che in folla vi accorre soprattutto il 20 gennaio . L'iconografia rappresenta la Beata in ginocchio dinanzi al Sacramento e , più frequentemente , con la Croce nelle mani . Le braccia si piegano sia sollevandole che abbassandole. Tutto il corpo è ricoperto dalla pelle, ma la carne sotto di essa, si rileva al tatto disseccata  .
Ancora oggi si può vedere il corpo della Beata intatto ed in piedi nell'abside della chiesa di Montevergine , esposto alla venerazione del popolo , che in folla vi accorre soprattutto il 20 gennaio e il 22 agosto .
I martirologi Francescani ricordano suor Eustochia al 20 gennaio . L'iconografia rappresenta la Beata in ginocchio dinanzi al Sacramento e , più frequentemente , con la Croce nelle mani . Ripresa la Causa di Canonizzazione nel 1966 , il 21 marzo 1985 sono state dichiarate " Eroiche " le virtù della Beata Eustochia e il 22 giugno 1987 il Papa Giovanni Paolo II comunicava la sua decisione di canonizzare la Beata Eustochia .


 SEGUE

LAUS  DEO
Pax et Bonum
Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano

venerdì 26 aprile 2013

SANTA EUSTOCHIA CALAFATO ( 1434 - 1485 ) VERGINE , MONACA CLARISSA DI SAN FRANCESCO - PARTE PRIMA .



Pace e bene !
Oggi vorrei proporre ai fratelli lettori e lettrici del blog , la testimonianza di vita di una grande Santa vissuta a Messina . 
Si tratta di Santa Eustochia Smeralda , Clarissa del Serafico Ordine Francescano . Gloria della Chiesa e delle chiese di Sicilia . 
Spero che tanti fratelli e sorelle possano scoprire la vita straordinaria della nostra sorella Eustochia Smeraldo . Ripropongo volentieri il testo della vita di Santa Eustochia che ho trovato in rete e che ritengo interessante . Purtroppo non posso segnalarvi una biografia della Santa nè l’ho trovata nelle librerie cattoliche . 
Buona lettura e che Santa Eustochia Smeraldo conquisti i vostri cuori .
Pace e bene ! Francesco di Santa Maria di Gesù , OFS Capp.

SANTA EUSTOCHIA SMERALDO CALAFATO 
(1434 – 1485) 
Vergine , Monaca Clarissa di San Francesco 
        PARTE PRIMA                                                                                 Eustochia Calafato (al secolo Smeralda) nacque a Messina il 25 Marzo 1434 (giovedì santo) , nel villaggio detto Annunziata , presso Messina , quarta dei sei figli di Bernardo Cofino detto Calafato e Mascalda Romano, modesti lavoratori . Smeralda crebbe in un'atmosfera di pietà : infatti , la madre , indotta dal Beato Matteo di Agrigento , si era affiliata al Terz'Ordine di S. Francesco e viveva una perfetta vita cristiana , il padre possedeva una piccola imbarcazione con la quale esercitava il commercio anche per conto di altre persone , secondo gli usi del tempo e di Messina in particolare .
La piccola Smeralda trascorse i primi anni della fanciullezza senza notevoli avvenimenti , nella casa paterna , affidata alle cure della madre , fervente cristiana ed entusiasta ammiratrice del Francescanesimo nella sua peculiare riforma dell'Osservanza che si andava proprio allora affermando nell'Ordine .
Quel movimento ebbe in Italia il suo principale animatore ed esponente in S. Bernardino da Siena (+ 1444) , accanto al quale e sul cui esempio fiorì tutta una schiera di spiriti eletti , insigni per Santità, dottrina e attività sociali , tra i quali spiccano il Beato Alberto da Sarteano (+1450) , S. Giovanni da Capestrano (+ 1456) e S. Giacomo della Marca (+ 1476) .
Il nuovo spirito di riforma , che si proponeva la stretta osservanza della regola di S. Francesco specialmente nella particolare prerogativa della povertà , pervase anche il Secondo Ordine Francescano , cioè quello delle Clarisse , in seno al quale vecchi monasteri erano ricondotti a più stretta osservanza e regolare vita religiosa , o se ne fondavano dei nuovi secondo la cosiddetta " Prima regola " di S. Chiara e sotto l'egida e la cura dei Frati minori dell'Osservanza " .
In Sicilia il movimento osservante apparve nel 1421 , ma ufficialmente lo si può datare dal 1425 , quando il Beato Matteo d'Agrigento che ne fu il valido organizzatore , ottenne da Martino V la facoltà di fondare tre nuovi Conventi per i Frati desiderosi di vivere secondo lo spirito della riforma . Il primo di questi Conventi fu aperto proprio a Messina , dove il Beato Matteo , famoso ed ammirato Predicatore , aveva suscitato con la sua ardente parola un grande entusiasmo tra il popolo e viva partecipazione alla riforma spirituale da lui propugnata .
A quelle Prediche assistette anche Mascalda Romano , allora giovane sposa diciottenne , e conquistata dalle parole del Predicatore si scrisse nelle file del Terz'Ordine Francescano , Consacrandosi ad una vita di intensa Preghiera e di aspre penitenze , dedicando parte del suo tempo e delle sue sostanze al prossimo bisognoso . Mascalda trasfuse i suoi sentimenti e le sue aspirazioni anche nella piccola Smeralda , iniziandola sin da bambina alla pietà e all'esercizio delle cristiane virtù , ottenendone dei frutti che superarono ogni più rosea e nobile aspettativa della pur virtuosa madre .
La fanciulla , infatti , non solo fece tesoro degli insegnamenti materni sforzandosi , secondo le sue capacità , di imitarne gli esempi e orientare la sua vita religiosa secondo lo spirito Francescano , ma aspirando a vette più alte si consacrò a Dio tra le Clarisse e più tardi fondò anche un nuovo Monastero per poter più intensamente e profondamente seguire il suo ideale di perfezione cristiana . Prima però di iniziare e dare compimento alle sue aspirazioni , la piccola Smeralda dovette subire la prova di un triste ma provvidenziale evento , l'unico di un certo rilievo accaduto nella sua fanciullezza .
Nel dicembre 1444 , infatti , quando Smeralda aveva appena undici anni circa , senza neppure essere interpellata e secondo i costumi del tempo , il padre la promise in matrimonio ad un maturo vedovo di pari condizione sociale ed economica ; ma il concertato matrimonio sfumò per l'improvvisa e repentina morte del promesso sposo nel luglio 1446 . Anche se non pienamente cosciente di quanto era accaduto , l'evento dovette provocare nella piccola Smeralda un tremendo e comprensibile trauma ,
ma la Provvidenza Divina che aveva ben altri disegni su di lei, se ne servì per attirare alle Cose Celesti il suo cuore , del resto già ben disposto alle più ardite e sublimi decisioni .
Così la morte del promesso sposo spinse soavemente ma fortemente Smeralda a considerare nella sua vera realtà e alla Luce del Soprannaturale la vanità delle cose terrene e dei piaceri mondani , per cui nonostante reiterate pressioni dei parenti e le ottime occasioni che si presentavano per un nuovo fidanzamento , rimase sempre tetragona nel rinunciarvi , decidendo di Consacrarsi a Dio nella vita Religiosa , decisione maturata verso l'età di 14 anni . I parenti però , e specialmente il padre , non erano assolutamente disposti ad assecondare le sue aspirazioni : da qui un inevitabile conflitto familiare , che la spinse anche a tentare una inutile fuga dalla casa paterna , ma che si risolse dopo qualche tempo a suo favore , quando verso la fine del 1448 , durante uno dei suoi soliti viaggi commerciali , il padre morì improvvisamente in Sardegna .
L'attesa si protrasse ancora per un anno , poichè soltanto alla fine del 1449 Smeralda potè appagare il suo ardente desiderio entrando nel monastero delle Clarisse di S. Maria di Basico in Messina : aveva circa 15 anni e mezzo ! Una visione di Gesù Crocifisso , avuta in una Chiesa , la convinse a darsi completamente al Signore . Le suore , però , intimorite dai fratelli della Calafato, che avevano minacciato di dar fuoco al Convento se vi fosse entrata Smeralda , si rifiutarono di accoglierla , ma le insistenze della giovane Smeralda ebbero infine ragione dell'opposizione dei fratelli ed ella , vestendo l'Abito Religioso , ricevette il nome di Eustochia . Una sua Preghiera al Crocifisso mostra da quale desiderio di soffrire fosse animata :
" O dolcissimo mio Signore , vorría morire per lo tuo santo amore , cosí come Tu moristi per me ! Forami il cuore con la lancia e con i chiodi de la tua amarissima Passione ; le Piaghe che tu avesti nel tuo Santo Corpo , che io le abbia nel cuore. Ti domando piaghe , perché mi è grande vergogna e mancamento vedere Te , Signore mio , piagato , che io non sia piagata con Te " .
La Calafato , sceltasi per cella un sottoscala , visse penitente , dormendo poco e sulla nuda terra e affliggendo le sue carni col cilicio e la flagellazione  . Fin dal Noviziato la giovane Suora si distinse per la pietà e le spiccate virtù . Incredibile infatti fu l'impegno , lo slancio , l'entusiasmo con cui Suor Eustochia si accinse a vivere la sua Vocazione dedicandosi alla preghiera , alla meditazione assidua della Passione di Cristo , alla mortificazione , al servizio delle inferme ; i suoi progressi nella via della perfezione furono talmente cospicui ed evidenti da attirare su di se l'ammirazione , la stima e la venerazione delle consorelle .
Non paga però di attendere alla sua personale perfezione , suor Eustochia desiderava ardentemente che tutto il Monastero risplendesse per l'esemplare osservanza della regola .
Purtroppo proprio in quegli anni la Badessa del tempo , Madre Flos Milloso, con progressiva e tenace azione e con scopi non del tutto lodevoli , aveva sottratto il Monastero dalla Direzione Spirituale degli Osservanti , e pur non trascurando le necessità spirituali delle suore , era troppo invischiata ed immersa negli affari terreni e temporali .
Tutto ciò aveva creato un certo disagio e profondo disappunto nelle suore più sensibili e fervorose tra cui primeggiava suor Eustochia , e poichè a nulla approdarono gli sforzi ed i tentativi per ricondurre a più severa disciplina la vita regolare del monastero , la nostra Santa e qualche altra decisero di cercare altrove quanto mancava a Basicò ; maturò in lei il proposito di fondare un nuovo monastero secondo il GENUINO Spirito della Povertà Francescana e sotto la Direzione dei Frati Minori dell'Osservanza .
Nel Convento di S. Maria di Basicò , uno dei più importanti della Sicilia di allora , asilo delle nobili fanciulle messinesi e perciò oggetto dei privilegi dei re , la beata, infatti , non aveva trovato il suo ideale di rinunzia , poiché la vita regolare era mitigata da dispense che dispiacevano al suo spirito , nutrito dalle laudi di Jacopone da Todi : progettò quindi una Riforma .
Callisto III , col decreto del 18 ottobre 1457 , accolse le richieste della Calafato ch e, aiutata anche finanziariamente dalla madre e dalla sorella , si trasferì nel nuovo convento di S. Maria Accomandata . Nonostante l'opposizione di superiori e consorelle , che non vedevano di buon occhio la riforma , Eustochia vi entrò con la madre , la sorella e Jacopa Pollicino .
Nemmeno i Frati Minori Osservanti vollero andare a celebrare la Messa nella nuova fondazione e , abbandonata da tutti , la Calafato si rivolse a Roma , ottenendo un nuovo Breve Pontificio , in seguito al quale l'Arcivescovo di Messina impose ai Frati Osservanti , sotto pena di scomunica , di assumere la cura spirituale delle Suore Riformate .



SEGUE

LAUS  DEO

Pax et Bonum


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano
                                                                               

giovedì 25 aprile 2013

FRA JEAN THIERRY DI GESU' BAMBINO E DELLA PASSIONE CARMELITANO SCALZO - PARTE SECONDA .



Fra Jean Thierry di Gesù Bambino 
e della Passione
( Jean Thierry Ebogo )

Carmelitano Scalzo
              Bamenda (Camerun - Africa), 
            4 febbraio 1982 – Legnano (Mi), 5 gennaio 2006

I misteri dell’Infanzia e della Passione del Verbo incarnato hanno contrassegnato la breve vita di questo giovane camerunese che ha Consacrato la sua giovinezza a Cristo . La camera d’ospedale si è trasformata in tempio , in Mistico Carmelo .
Centinaia di persone , soprattutto di giovani , di Sacerdoti e Religiosi , ammalati , amici sono attratti dalla serenità e dalla gioia di questo ammalato che nasconde a tutti le sue sofferenze e che si preoccupa sempre e solo degli altri .
Il bambino che voleva la Tonaca bianca per diventare Gesù , ora , rivestito dalla bianca cappa del Carmelo , si consegna in Olocausto all’Amore e alla Volontà del Padre “ per la Provincia Religiosa , per le vocazioni , Religiose e Sacerdotali particolarmente per il Carmelo , per la Santificazione dei Sacerdoti ” .
Nel cuore un ultimo desiderio , più volte espresso a P. Giorgio :
<< “ Vorrei guarire solo per essere sacerdote . Mi porterete in chiesa sulla carrozzina e io vi resterò tutto il giorno per far compagnia a Gesù e per amministrare il Sacramento del Perdono . A sera , verrete a prendermi…” >>.
Il 5 gennaio 2006 fra Jean Thierry di Gesù Bambino e della Passione , Carmelitano Scalzo entra in Cielo . Qualche ora prima aveva ricevuto il Corpo e il Sangue di Cristo nell’Eucaristia che era stata celebrata nella sua camera di ospedale .
Un ultimo sacrificio gli era stato chiesto qualche giorno prima : il rientro in Cameroun di mamma Marie Thérèse , il cui permesso di soggiorno non prorogabile era scaduto il 26 dicembre 2005 .
Aveva assistito alla Professione Religiosa e al Sacramento dell’Unzione degli Infermi del figlio , unita a lui nell’offerta e nell’adesione di fede alla Volontà di Dio .
“ Sia fatta la Volontà di Dio ” : questa la risposta di fra Jean Thierry a chi lo visita negli ultimi giorni , a P. Giorgio e ai fratelli del Carmelo Africano che lo raggiungo per telefono.
Le sue ultime parole le rivolge ad un’amica carissima , che lui chiama “ mamma Anna ” , qualche ora prima di entrare in coma , indicando l’immagine di Gesù Misericordioso sulla parete di fronte :
“ Come è bello Gesù ” .  
Rivestito dell’Abito del Carmelo , la cappa bianca , che avvolge il suo corpo come una carezza di pace dopo tanto soffrire , riporta alla memoria la visione dell’Apocalisse :
Costoro sono quelli che, avvolti in candide vesti , sono giunti dalla grande tribolazione e hanno lavato queste vesti rendendole candide nel Sangue dell’Agnello “ (cfr. 7,14) .
Le nozze con la Sapienza si erano consumate .
Identificato con Gesù , e Gesù Crocifisso , ora Jean Thierry poteva iniziare la sua missione sulla terra :
Io non farò come Teresa di Gesù Bambino che ha promesso una pioggia di rose dal cielo , no , io dal mio cielo farò piovere un diluvio di Vocazioni ” .
I suoi funerali a Legnano (MI) l’11 gennaio 2006 hanno visto tutti i suoi fratelli Carmelitani e un’immensa folla di amici stringersi attorno a lui , ma soprattutto nella sua terra camerunese sono stati segnati dalla gioia e dal trionfo .
All’arrivo all’aeroporto di Yaundé una grande folla di famigliari ed amici lo ha accolto e portato in trionfo , mentre poi per due giorni , centinaia e centinaia di persone lo hanno accompagnato dalla parrocchia di NKoabang al Convento scolasticato di Nkolbisso (Yaundé) .
Ora il suo corpo in attesa della risurrezione riposa nel giardino del convento scolasticato “ Edith Stein ” di Nkolbisson . La sua tomba , sempre fiorita e illuminata di ceri , vede radunarsi la comunità Carmelitana ogni sabato sera per la recita del S. Rosario e il canto della Salve Regina .
Numerosi sono i gruppi di amici e non che vengono a questa tomba , soprattutto giovani , attratti dalla sua testimonianza di vita e di fede .
Fr. Jean Thierry di Gesù Bambino e della Passione si rivela sempre più dono di Dio per il Carmelo e per la Chiesa d’Africa e , perché no ? , secondo il suo immenso desiderio , per la Chiesa tutta e per il modo intero .
Autore: Padre Antonio Sangalli , OCD


                                                                                  PREGHIERA

                                                                                     Padre Santo ,
                                                                             fonte di ogni Santità ,
                                                              noi ti lodiamo per aver dato alla Chiesa
                                             Fra Jean Thierry Ebogo del Bambin Gesù e della Passione
                                                                 esempio luminoso di giovinezza
                                                                            consacrata a Cristo .
                                                                Ti ringraziamo per averlo condotto ,
                                                                          con sapienza e amore ,
                                                                attraverso la stretta via della Croce .
                                                              Ti supplichiamo di esaudire i desideri
                                                           che lui stesso più volte ti ha manifestato
                                                                             mentre era tra noi :
                                                     “ Fare scendere una pioggia di Sante Vocazioni
                                                                       Sacerdotali e Religiose ,
                                                                         particolarmente per il
                                                                                   Carmelo ;
                                                           offrire la sua vita per la Santificazione
                                                                               dei Sacerdoti ;
                                                                aiutare ogni uomo nel cammino
                                                                                verso di Te ” .
                                                     Noi ti chiediamo di esaudire il suo desiderio
                                                                 di essere nostro intercessore
                                                                             presso di Te e ,
                                                              se è conforme alla Tua Volontà ,
                                                                     che ci ottenga la grazia
                                                                        che Ti domandiamo .
                                                                                    Amen .
                                                                         Pater , Ave , Gloria .

Chi desidera segnalare grazie ottenute per l'intercessione di Fra Jean Thierry può rivolgersi a : Padri Carmelitani Scalzi , Vice Postulazione provincia Lombarda , Via Pergolato , 1 - 44121 Ferrara - telefax 0532/65125 .


LAUS  DEO

Pax et Bonum


Francesco di Santa Maria di Gesù
                                   Terziario Francescano                                                                                        

mercoledì 24 aprile 2013

FRA JEAN THIERRY DI GESU' BAMBINO E DELLA PASSIONE CARMELITANO SCALZO - PARTE PRIMA .


Fra Jean Thierry di Gesù Bambino 
e della Passione
( Jean Thierry Ebogo )

Carmelitano Scalzo
              Bamenda (Camerun - Africa), 
            4 febbraio 1982 – Legnano (Mi), 5 gennaio 2006 

Jean Thierry Ebogo è nato il 4 febbraio 1982 a Bamenda , nel Nord-Ovest del Cameroun , secondogenito di Renè Bikoula e di Marie Thérèse Assengue Edoa , cristiani convinti e ferventi .
Fin dalla più tenera infanzia egli manifesta il desiderio di diventare Sacerdote . Lo attrae il candore della tonaca del missionario Padre Eddy , che egli identifica con Gesù .
Farsi prete per lui significa diventare Gesù . Al fratello Maurizio , un giorno confiderà .
“ Il prete aveva qualcosa di speciale in sé , era bello nella sua tonaca e la Croce riposava piacevolmente sul suo cuore . Era la croce del Signore , era così bella , non per il materiale con cui era fatta , ma io la trovavo bella , molto bella e non so perché…” .
All’età di 13 anni entra nel seminario minore di Guider . In seguito continuerà gli studi al liceo di Monatelé , fino ad ottenere la maturità scientifica . La scelta degli studi scientifici la giustifica col desiderio di poter essere di aiuto al suo popolo anche in campo sociale , senza rinunciare al suo primo ideale . Diversi episodi di questi anni rivelano infatti la determinazione di Jean Thierry di essere fedele alla chiamata di Dio .
Raduna i coetanei ed improvvisa liturgie e piccole corali liturgiche . E’ attivo in parrocchia ed anima il gruppo vocazionale ; è chierichetto e non si infastidisce per i contrattempi che gli causano i suoi impegni ecclesiali . Per aiutare i suoi genitori , che faticano per accudire alla vita ordinaria e agli studi di tutta la piccola tribù familiare , si impegna in mille modi .
Prepara ogni giorno 20 litri di succo di limone ghiacciato , come ghiaccioli , per venderlo al mercato . Di carattere socievole , allegro, ricco di humor , conquistava i coetanei , intelligente e sempre primo della classe , tiene ripetizioni per chi è meno dotato ; brillante nel comporre piccoli poemi e nell’animare le feste è molto ammirato .
Alla mamma che un giorno gli faceva osservare la sua preoccupazione nel vederlo attorniato e corteggiato da ragazze , prevenendo altre domande , troncò ogni sospetto dicendo :
<< “ So quello che pensi , ma ti posso assicurare che custodisco intatta la mia purità . Ho pregato Gesù di darmi il dono della castità e non ho alcun dubbio che sarò esaudito… Voglio essere Sacerdote e voglio arrivare puro al Sacerdozio ” >> .
Dopo una breve esperienza presso gli Oblati di Maria Immacolata a Mokolo , non gli si riconosce una vocazione oblata e viene orientato altrove .


Il 28 luglio 2003 entra nel Carmelo Teresiano a Nkoabang . In questa famiglia religiosa , Jean Thierry scopre con gioia che questo è il luogo preparato per lui dal Signore per essere Sacerdote e Religioso .
La vita di preghiera e la vita fraterna , lo studio , l’apostolato e il lavoro manuali , elementi essenziali del carisma teresiano , trovano in lui un postulante entusiasto , proteso verso la meta nella fedeltà quotidiana che il regolamento comunitario e l’obbedienza esigono .


Il 29 giugno 2004 è ammesso al Noviziato e destinato a partire con altri due compagni per il Burchina Faso . Ma qualche settimana più tardi , un tumore si manifesta improvvisamente al ginocchio destro compromettendo la partenza per il Noviziato .
Cominciano le cure e la sua via dolorosa di ospedale in ospedale . All’ospedale generale di Yaundé il 18 novembre subisce l’amputazione della gamba destra che egli , come scriverà in una delle sue bellissime poesie , accetta con gioia per contribuire col suo sacrificio alla nascita di nuove Vocazioni Religiose e Sacerdotali per il Carmelo, e per l’intera Chiesa . Consola Padre Giorgio Peruzzotti , Priore del Convento Teresiano di formazione e sua guida spirituale , affermando che “ in fin dei conti il Signore gli chiede solo il dono di una gamba che ormai non serve più ” .
È di qualche tempo prima la stesura di un piccolo , stupendo poemetto in cui Jean Thierry dialoga con la Sapienza e la sceglie come fidanzata .
Lo scritto si conclude con queste parole che Jean Thierry mette in bocca alla Sapienza , identificata col Verbo di Dio , e che danno a noi la misura alta della sua offerta totale alla volontà del Padre :
“ Solo mio Padre fa tutto, e tutto è bene . Tu non hai bisogno di penetrare nei suoi pensieri : sii come il bambino nelle braccia di sua madre . Egli non si preoccupa di nulla , va dove sua madre lo porta, si occupa di prendere il suo latte al momento stabilito e non chiede se ne resta ancora per domani ” .
La Missione del Cameroun, fondata nel 1984 , fa parte della Provincia Lombarda dei Carmelitani Scalzi . Nell’agosto del 2005 il Padre Provinciale , Padre Gabriele Mattavelli , che per anni era stato responsabile della formazione religiosa delle prime vocazioni carmelitane locali , rientrando in Italia dopo una visita ai Conventi e Monasteri africani , porta con sé Jean Thierry , perché inizi nel Convento di Concesa (MI) il suo Noviziato Canonico e al contempo possa essere seguito con maggior cura e competenza medica .
I primi accertamenti fatti presso l’ospedale di Legnano (MI) rivelano immediatamente la gravità della situazione : recidiva dell’osteoma osteoblastico , in progressione con metastasi diffuse .
Si tenta , con un ricovero di due mesi presso l’ospedale di Candiolo (TO) di strappare questa giovane vita alla morte , ma anche le cure specifiche non danno il risultato sperato .
Riportato all’ospedale di Legnano (MI) viene aiutato attraverso una terapia del dolore ad affrontare l’ultima tappa della sua via dolorosa . L’8 dicembre 2005 , ottenuta la dispensa della S. Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica , con il consenso del Padre Preposito Generale dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi , Jean Thierry avrà la gioia , presente la mamma Marie Thérèse , di emettere la sua Professione Solenne nel Carmelo Teresiano .
L’atto della professione religiosa è firmato da lui : 
 << ” Fra Jean Thierry del Bambin Gesù e della Passione ” >> .

  SEGUE


   LAUS  DEO

Pax et Bonum


Francesco di Santa Maria di Gesù
                                    Terziario Francescano                                                                             

martedì 23 aprile 2013

GIUSEPPE IL PECCATORE , IL SERVO DI DIO FRA GIUSEPPE MARIA DA PALERMO NOVIZIO CAPPUCCINO QUARTA ED ULTIMA PARTE .

                                                                                    - 10 -

Scrupoloso nell'osservanza dei Voti di Obbedienza , Povertà , Castità , ancor prima di averli emessi ufficialmente , cosa che fece mezz'ora prima della morte .
Preferiva un solo saio , mentre ne erano consentiti due dalla Regola ; un solo paio di sandali tutt'ora conservati a Sortino tra le reliquie di cui fanno parte la disciplina , il fazzoletto , una lettera scritta di suo pugno .


Profondissima la sua umiltà ; si riteneva indegno di considerazione alcuna , meritevole di disprezzo e indifferenza .

MARIA SANTISSIMA NEL CUORE DI FRA GIUSEPPE MARIA DA PALERMO
Fra Giuseppe Maria nasce il 2 febbraio e in giorno di sabato : è il giorno della Purificazione di Maria e giorno , il sabato , riservato a Lei da una Millenaria tradizione .
Ancora bambino i pii genitori lo consacrano alla Madonna . A Lei Fra Giuseppe Maria attribuisce il suo radicale cambiamento che avviene il 18 maggio 1880 , mese consacrato a Maria .
Quel Mese di maggio inizia la “ Storia di un'anima ” di Fra Giuseppe Maria e lascia profonde tracce sul suo animo .
Il fratello testimonia che quando Vincenzo parlava della Madonna , egli si trasfigurava in viso tanto da apparire un innamorato di Celestiale Dolcezza .
Si porrà a letto tenendo il Rosario in mano . Scriveva alla sorella :
 << ” Non tralasciare mai le orazioni mentali , l'esame di coscienza , il Santo Rosario , la lettura spirituale e tutte quelle pratiche di pietà che servono a tenere sempre acceso nel cuore il santo fuoco dell'Amore Divino ” >> .

TUTTO PER GESU' 
Fra Giuseppe Maria dopo tanti anni dal suo passaggio terreno , lascia a noi creature del II° Millennio una testimonianza di Amore al Signore Gesù .
Una testimonianza di docilità all'azione dello Spirito Santo , una testimonianza di apertura generosa all'azione purificatrice della Grazia di Dio . La sua Conversione in età così giovane potrebbe far sorgere nell'uomo contemporaneo tanti dubbi , paure e diffidenze .
L'amore per la penitenza e l'offerta del proprio Io a Gesù Crocifisso per il bene delle anime e la conversione dei peccatori di Fra Giuseppe Maria può non essere compreso o addirittura criticato e non accettato dagli uomini del nostro tempo .
Eppure , fu proprio lo Spirito Santo , lo stesso che agisce ed opera ed è presente nella Chiesa , ieri come oggi , a posarsi sul cuore di Fra Giuseppe Maria e a farne un autentico discepolo di Gesù Maestro .
Fra Giuseppe Maria si inserisce e fa parte di quei numerosi frati Cappuccini che hanno portato nella Chiesa e per la Chiesa il buon profumo della Santità , la credibilità di una Fede vissuta in pienezza con coraggio senza alcun compromesso con il mondo .
Nella breve esistenza terrena di Fra Giuseppe Maria , ci pare di vedere la stessa vita terrena , pur nella diversità dei carismi ricevuti dal Signore , di San Pio da Pietrelcina , di San Felice da Nicosia , di Sant'Ignazio da Laconi , di San Bernardo da Corleone e tanti altri ancora .
Fra Giuseppe Maria si è posto giovanissimo alla Sequela del Signore , ha udito nel suo cuore l'invito di Gesù Maestro
Se Vuoi, seguimi !! - Non ha esitato e ha accolto il Divino invito nella famiglia dei Francescani Cappuccini , qui ha trovato il suo Gesù Maestro ad attenderlo , qui si è lasciato forgiare dalla Grazia , dall'Amore di Dio , qui ha sperimentato la gioia di essere “ discepolo di Gesù ” in una comunità di fratelli e figli del Serafico Padre San Francesco .
Fra Giuseppe Maria è figlio di San Francesco , “l'alter Christus”, colui che nulla antepose all'Amore di Dio . Ai giovani di oggi , apparentemente distratti da tante altre realtà periture e mondane , apparentemente deboli e facilmente influenzabili dalle tante voci e dalle sirene di ciò che cristiano non è...., è ancora possibile aiutarli a scoprire la bellezza di amare Gesù e di fidarsi di Lui .
E' ancora possibile proporre loro la vita esemplare , ricca di umiltà e semplicità , dei Santi e in modo particolare quella di Fra Giuseppe Maria , Stella Luminosa nel Cuore della Chiesa e dell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini .
E noi , così come fece il popolo di Sortino tanti anni fa , quando a soli 22 anni Fra Giuseppe Maria rese l'anima al Signore della Vita , esclamiamo:
Fra Giuseppe Maria , è un Santo !
 
PREGHIERA PER LA BEATIFICAZIONE DEL SERVO DI DIO FRA GIUSEPPE MARIA DA PALERMO NOVIZIO DEI FRATI CAPPUCCINI 

O Gesù , per quello straordinario ardore 
di penitenza che infondesti in Fra Giuseppe Maria 
e per quella brama divina che gli fece 
escogitare mezzi sorprendenti 
per contemplarti e adorarti 
nel SS. Sacramento , 
ti preghiamo umilmente di farlo 
presto ascendere all'onore 
degli Altari per essere 
glorificata la tua bontà 
e per accrescersi il numero 
dei tuoi fedeli , 
specialmente tra la gioventù . 
Così sia . Amen . 
Pater , Ave , Gloria . 



Ricamo riproducente il Servo di Dio , donato dal prof. Giuseppe Amato da Monterosso Almo (Rg ) devoto del Servo di Dio tanto da frequentare ogni domenica il convento di Sortino e la cella del Servo di Dio .
 
Per informazioni, immaginette, biografie, segnalazioni di grazie del Servo di Dio Fra Giuseppe Maria da Palermo, rivolgersi: VICE POSTULAZIONE Convento Frati Minori Cappuccini 96010 SORTINO (Siracusa)

Autore : Giuseppe Rossitto OFM Cappuccini , Giuseppe il peccatore , Storia di un’anima , Zangarastampa -Siracusa 1996.

FINE
                                 
LAUS  DEO

Pax et Bonum


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano
                                       

lunedì 22 aprile 2013

GIUSEPPE IL PECCATORE , IL SERVO DI DIO FRA GIUSEPPE MARIA DA PALERMO NOVIZIO CAPPUCCINO - PARTE TERZA .

                                                                                    - 7 -

Nei tre anni di Seminario , Vincenzo consolida la conversione . Egli ha ora 20 anni nel 1884 e viene perciò invitato alla visita militare . I medici rivelano difettoso un anello della colonna vertebrale e lo dichiarano inabile . Vincenzo ne fu contentissimo , perchè vedeva più facile la realizzazione dei suoi progetti . Gli brucia nell'animo un ardente desiderio di deserto .
Nella convivenza con gli altri compagni chierici in Seminario , avverte un forte disagio che esprime chiedendo ai superiori di potere disporre di un vano riservato , qui egli , non visto né sentito , può sfogare , svolgere , approfondire il progetto di novità di vita , ricomporre la sua vita disgregata , ed espiarla con animo di vero penitente .
Scrive lunghe lettere al suo padre confessore dove reitera con appassionata insistenza , la dedizione a Dio senza riserva :
<< ” Io bramo la solitudine , sento in me insistente un ardente desiderio di farmi santo ” >> .
Con soprannaturale intuito scopre che il deserto è luogo di suprema libertà , luogo di liberazione , luogo selvaggio dove l'io , tolto alla vertigine delle cose terrene , affiora con prepotenza e si rivela nella sua identità . Sono le ore e i giorni della solitudine , i tempi del deserto della vita che scoprono paesaggi impensabili dando soprassalti imprevisti .
Vincenzo scoprirà gli scritti della Santa Madre Teresa di Gesù (D'Avila) e li riterrà un vero nutrimento per la sua anima , non si separerà mai dalle Opere di Santa Teresa .
Vincenzo cerca il deserto , il luogo della penitenza , del nascondimento ma ben presto quella solitudine bramata si schiuderà e non rimarrà confinata nell'io ma si aprirà ai fratelli . Otterrà il permesso di fare esperienza di vita solitaria presso il Convento di Baida (Palermo) dei Frati Minori Osservanti .
Il luogo è vasto e porta ancora i segni del totale abbandono dei religiosi dopo la cacciata dei Frati con le leggi soppressive del 1866 . Qui conduce vita eremitica e segue un programma ritagliato sulla misura della sua sete di preghiera e penitenza . I due mesi che vi passa non gli gioveranno per la salute corporale , ma furono occasione privilegiata di intima comunione con Dio .
Lì , nel cuore del silenzio , tra i canti degli uccelli e lo scorrere del “ lavoro usato ” di gente che fatica e soffre , Vincenzo assapora il brivido di escursioni contemplative condite da aspre penitenze corporali : poco pane e poco companatico , digiuni estenuanti e privazioni d'ogni genere lasciano i segni visibili nel dimagrimento del corpo e pallore del viso .
Negli anni 1881-82 , come attesterà il Canonico Pennino , in Vincenzo inizia a fiorire la Vocazione Religiosa . La scelta definitiva dell'Ordine dei Frati Cappuccini , cade nell'intertempo tra l'uscita dal Seminario e la fine dell'anno , così come confermato da una sua lettera al suo Padre Confessore il Canonico Pennino . Vincenzo ritenne quell'ideale il più consono alla scelta di vita “ umile, nascosta , penitente ” , secondo quanto deporrà successivamente il fratello Silvestro .
Il Canonico Pennino era assistente presso il Collegio Massimo dei PP. Gesuiti di Palermo e Vincenzo andava spesso a trovarlo per la direzione spirituale o la confessione sacramentale . Un giorno , mentre Vincenzo conversava confidenzialmente con il Canonico Pennino , passa di là un simpatico

                                                                                           - 8 -

giovane Novizio Cappuccino , Fra Fedele da Carini , il quale rivede il Canonico Pennino , già suo Padre Confessore e coglie l'occasione per un saluto e rimarrà nel Collegio per un breve periodo di riposo .
Fra Fedele da Carini e il Canonico Pennino conversano e....... Vincenzo guarda , ascolta , incide , sente e vede ….. , una luce folgora la sua mente , il Cielo lo invita e con lucida determinazione decide !
Confida al suo padre confessore la scelta : farsi Religioso Cappuccino .
Inizia un fitto carteggio tra Vincenzo e il Canonico Pennino con una sequenza di ragioni e contro-ragioni : il buon Canonico Pennino era sì persuaso della Vocazione di Vincenzo ma voleva irrobustirla , non ostacolarla , ma saggiarla prudentemente , purificarla dall'io , limarla fino al punto che Vincenzo fosse pronto per il gran passo nella Sequela del Signore .

VERSO IL NIDO
Ottenuto il consenso del padre e la benedizione del Canonico Pennino , Vincenzo fu accompagnato dal fratello Silvestro all'antico Convento dei Frati Cappuccini di Sortino nell'Arcidiocesi di Siracusa , l'unico Convento Cappuccino in Sicilia delle tre Provincie dei Cappuccini dell'Isola , ad avere il Noviziato .
Vincenzo a questo punto tocca il Cielo con le dita, ringrazia e con il cuore colmo di gioia scrisse :
<< “ Come potrò io , miserabile peccatore , come potrò ricambiare un tanto beneficio ?! >> .
Il Convento dei Frati Cappuccini di Sortino (Siracusa) . La fondazione del Convento risale al 1556 , ricostruito dopo il terremoto e terminato nel 1748 .


Fin dal 1748 fu sede del Noviziato e dopo la soppressione degli Ordini religiosi del 1886 , fu uno dei primi conventi del Sud Italia ad essere riaperto , esattamente nel 1879 e fu frequentato anche dai novizi Cappuccini di Napoli e di Bari .
Grazie alla sua nutritissima biblioteca , ricca di incunaboli del '500 e del '600 e soprattutto alla presenza di eminenti Frati studiosi , fu anche sede rinomata per lo studio della Teologia .
A Sortino Vincenzo troverà ad accoglierlo il Padre Eugenio Scamporlino , AUTENTICO Figlio del Serafico Padre San Francesco . Il Padre Scamporlino fu tra i più solleciti a ricostruire la fraternità conventuale ripristinandovi l'uso dell'Abito Religioso e della vita comune .
Dev'essere stato emozionante il primo impatto del giovane chierico Vincenzo che viene dalla città e bussa alla porta di un convento austero , solitario , in un piccolo paese di Provincia .
Edificante il breve colloquio che si svolge tra il Padre Eugenio Scamporlino , allora Ministro Provinciale , è il giovane candidato :
<< “ Per quale fine volete abbracciare l'Ordine dei Cappuccini ? ” Chiede il venerando Frate . “ Per salvarmi l'anima ” - risponde Vincenzo >> . Ma il Padre Eugenio , secondo l'usanza del tempo , continuò ad interrogare Vincenzo :
<< “ Avete sbagliato , voi non potete sostenere i rigori della vita dei Cappuccini , giacchè si mangia in terra per tre volte la settimana , qui si cammina scalzi , si dorme sulla paglia , si veglia la

                                                                                             - 9 -

notte , si parla in ginocchio , non si maneggia denaro , si fa vita di altissima povertà ” . Con voce ferma e senza esitazione alcuna Vincenzo risponde : “ Questo è quello che voglio , per attendere meglio ad amare e servire Dio . Voglio farmi santo ” >> .
Il giorno della Vestizione , suggestivo rito d'ingresso nell'Ordine , viene fissato il 14 febbraio , giorno di sabato , alle ore 17.30 .
Due ore prima Vincenzo , raggiante , annuncia ai compagni :
<< ” Due ore ancora e poi sarò morto al mondo ! ” >> .
Alla fine del rito , Padre Innocenzo da Sortino , Maestro dei Novizi , dice a Vincenzo che , lasciato il mondo , occorre lasciare anche il nome ; da quel momento egli non si chiamerà più Vincenzo , ma
Fra Giuseppe Maria da Palermo .


L'austerità del convento , balcone aperto sulla suggestiva Valle dell'Anapo , al cui fondo scorre lento un ruscello , la segregazione dall'abitato , il silenzio e la pace solenni , la cintura di verde , l'aria salubre , le stanze piccole e bianche , la sobrietà dei cibi , la povertà degli arredi , l'esemplarità di vita dei Frati attrae l'animo di Fra Giuseppe Maria con fascino irresistibile .
<< “ Io qui ci sto contentissimo , fò piacere gli atti di pietà che fanno gli altri miei compagni , mangio con piacere ciò che passa il convento , insomma mi trovo proprio nel mio centro , né ho nulla a desiderare ” >> Lettera del 3 febbraio 1885) .
Scriverà ancora :
<< ….” Sabato scorso ho indossato l'Abito Cappuccino e sono entrato in Noviziato a Sortino . Oh quanta gioia non provai nel vestire quella ruvida tunica , i sandali e il cingolo ! ” …... “ Quì a Sortino ci sto benissimo , qui l'anima mia gode una pace che per me è come un piccolo saggio della pace Eterna che con la Grazia di Dio spero poter goder Lassù nel Regno dei Cieli ”... >> .
Fra Giuseppe Maria vive ora la “ sua vita Religiosa ” da protagonista eccellente .
Il comportamento sempre più ineccepibile ed esemplare , i Padri Eugenio Scamporlino e Innocenzo da Sortino , suoi educatori e padri , i compagni sono tutti unanimi nelle testimonianze rese al Processo informativo : << “ Mortificava gli occhi riducendo all'essenziale il campo visivo ; pane poco o niente affatto ; ubbidiente non solo ai comandi ma anche ai consigli ” >>.
Un teste afferma di avergli visto mettere cenere nei pasti . Portava il cilicio sulla nuda carne , provocandone , non di rado , il sanguinamento .
Quando era in cella , stava in ginocchio , la notte spesso non usava il letto . Poche le sue parole ed essenziali , sotto costante controllo le sue facoltà mentali . Solitamente sereno e serio il suo volto , ma a richiesta dei superiori sapeva fare il giocherellone .
Durante le afose giornate estive di proposito non beveva acqua a mensa , mentre era consentito anche il vino , purchè temperato . Quelle poche volte che si concede al sonno , Fra Giuseppe Maria dorme su un materasso di paglia :


fa la disciplina secondo la Regola e l'altra di sua libera scelta ma su consenso dei Superiori .


Autore : Giuseppe Rossitto OFM Cappuccini , Giuseppe il peccatore , Storia di un’anima . Zangarastampa - Siracusa 1996 .


                                                                            

 LAUS  DEO 

Pax et Bonum


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano