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sabato 20 aprile 2013

GIUSEPPE IL PECCATORE , IL SERVO DI DIO FRA GIUSEPPE MARIA DA PALERMO NOVIZIO CAPPUCCINO - PARTE SECONDA .

                                       

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IDENTITA' COMPLESSA 
Il giudizio corale sul comportamento di Fra Giuseppe Maria in vita e i fenomeni che seguono la sua morte , è frutto di suggestione collettiva o segno di una presenza soprannaturale ?
Chi è questo Novizio Cappuccino che il popolo proclama Santo per consenso unanime , concorde , plebiscitario ? Fra Giuseppe Maria veniva da Palermo dove era nato la mezzanotte del 2 febbraio 1864 . Il Battesimo con il nome di Vincenzo e l'offerta alla Vergine Santissima fatta dal padre, Ing. Nicolò Diliberto , sono sintomi inequivocabili dell'atmosfera nettamente religiosa in cui è venuto alla luce .
La madre , in un momento particolarmente critico , priva della sua preziosa opera educativa il figlio , essendo spirata il 7 aprile 1875 quando Vincenzo contava solo 11 anni .
Non sfugge alla sensibilità di Vincenzo l'agiato tenore di vita e il calore religioso che il padre assicura alla famiglia , ma egli dimostrerà di non tenerne conto lasciando che fanciullezza e adolescenza si sviluppino a ruota libera , più conformi allo stile dell'irrequieto che al civile e discreto .
Da bambino , pur mostrando una fondamentale bontà , Vincenzo sfoggia un'indole svogliata , litigiosa , segnatamente incline all'indipendenza di espressioni e di atteggiamenti , nel quadro di particolare vivacità . Tutto ciò è motivo di apprensione nei familiari . Lo sviluppo mentale precede ampiamente quello strumentale e linguistico : pur non disponendo di un vocabolario adeguato Vincenzo pone domande e chiede il perchè di cose inattese , mettendo spesso in imbarazzo i genitori che , nonostante la buona cultura , non dispongono di formule esplicative soddisfacenti .

PRIMO APPROCCIO AL SAPERE 
Un educatore privato e il pensionato del Pisanti tengono a battesimo la mente del piccolo Vincenzo .
Una scelta che dimostra la sollecitudine del padre nell'assicurare al figlio un'educazione ideale . Alla Chiesa di San Francesco d'Assisi fa la Prima Comunione e partecipa ai Sacramenti regolarmente .
Ogni crescita e ogni sviluppo comportano i rischi del nuovo e dell'imprevisto , particolarmente quando si tratta del soggetto uomo . La fase evolutiva che apre al pensiero operatorio concreto , è nella fattispecie , punteggiata da episodi e imprese audaci e temerarie che fanno rizzare i capelli .
Gettano nella costernazione il padre il quale , dopo la morte della moglie , resta solo ad arginare l'impeto di un ragazzo di 11 anni , allergico ad ogni forma di correzione .
Vincenzo avrebbe avuto bisogno di una cura personalizzata ed esperta , ma ciò risultava estremamente difficile in un clima socio- politico privo di valori e ideali religiosi .
Fra le esperienze negative al Politecnico del Pisanti nel 1870 , all'Istituto Randazzo 1873-74 , al Nautico 1874 da cui viene cacciato per comportamento incorreggibile nel febbraio 1877 , passano sette anni . L'ing. Diliberto dovrà , con amarezza , prendere atto di avere fatto solo un buco nell'acqua .
Castighi , richiami energici ottengono vaghe e generiche promesse ; con queste il padre presenta il figlio ancora al Randazzo ; è la terza volta .
Qui resta solo dall'ottobre 1877 al gennaio 1878 , quando Vincenzo attinge la soglia dei 14 anni .
Il povero padre è sul punto di gettare la spugna , stanco di collezionare umiliazioni e fallimenti ; dispera persino di poter domare lo spirito bollente del figlio .

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ARROGANTI PROVOCAZIONI
La innata tendenza alla temerarietà e un temperamento spregiudicato alla radice , lo consegnano alla soglia della fanciullezza stracarico di impetuose energie che conferiscono a Vincenzo imprevedibilità esecutiva , in imprese assurde e inutili quanto rischiose .
Definirlo acrobata o funambolo è forse solo indicativo , non definitivo . A partire dall'ottavo anno della vita vengono testimoniati episodi allarmanti . Una volta , racconta un testimone , prese una scala a pioli e la portò sul terrazzo a livello della casa e iniziò a salirla dalla parte posteriore interna . Arrivato all'estremità , la scala scivolò sul pavimento che era di mattoni patinati ed egli cadde rimanendovi sotto e sbattendo forte al suolo la schiena e l'occipite , tanto che ne rimase tramortito .
Il salire sui tetti , arrampicarsi facendo leva e fidandosi di elementi di dubbia affidabilità , camminare sui tetti del palazzo , dopo essersi aggrappato alle stecche di fragili persiane , con la sicurezza dei felini , erano i numeri abituali con i quali dava spettacolo ai familiari e ai passanti .
E magari avesse rischiato da solo . Un giorno si tirò dietro la sorella Concettina sul tetto di casa per ammirare meglio il porto di Palermo e la campagna circostante . Vincenzo si arrampica con la solita scioltezza e mentre s'ingegna a fare salire la sorellina , alcuni passanti intuito il pericolo , avvertono i familiari i quali provvedono a metterli in salvo .
Per innumerevoli analoghe imprese severi richiami , ma senza effetto ; dovrà sorbirsi traumi , contusioni e persino rischi di annegamento .

LA GRAZIA
Vincenzo viene affidato dal padre al Convitto San Rocco , ha l'età di 14 anni . Al San Rocco fa capolino , in punta di piedi , la Grazia e fa balenare nella mente del giovane inquieto l'infinita vanità degli affetti umani . Vanità ! Saggezza antica e nuova ! Verità feconda che tutto avvolge , penetra pesante come un macigno e investe l'animo di Vincenzo .
Dà chiari segni di gradire interiormente la parola nuova che gli arriva il giovedì , attraverso il Catechismo e la domenica , attraverso il brano evangelico commentato dal padre Direttore del Convitto . Un segno chiaro di ravvedimento e rinnovamento lo cogliamo in una lettera di scuse inviata da Vincenzo al padre Direttore . Il Direttore lo chiama e Vincenzo “ vuota il sacco ” con una Confessione sacramentale che dà inizio alla sua conversione . In prossimità della Santa Pasqua del 1880 Vincenzo è in preparazione con gli esercizi spirituali .
Nella seconda quindicina del Mese di Maggio dello stesso anno , Vincenzo scrive una lettera al padre e in essa chiarisce i moventi che connotano la sua conversione e un nuovo progetto di vita :
<< “ Un disinganno perfetto sulla vanità e piaceri della vita ; una forma insaziabile di penitenza , di preghiera, di umiliazioni ; una smania irrefrenabile di riparare il mal fatto e di mettere i compagni al corrente del suo disinganno e della sua conversione >> .
I segni di un radicale ripensamento appaiono netti , il tempo si farà carico di mostrarli irreversibili . Risulta sorprendente come in poco tempo egli riesce a familiarizzare quasi in tutte le virtù : sta a lungo in ginocchio vicino al letto invece di adagiarvisi sopra , colloca oggetti duri sotto le lenzuola per creare disagio , talvolta la bagna di acqua dormendovi d'inverno e d'estate abbondantemente coperto .
Evita carne e dolci , pratica abitualmente

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l'astinenza , mortifica la gola masticando legno di quassio , noto per il sapore disgustoso e amaro .
Il tono della religiosità complessiva cresce , la prassi sacramentaria si intensifica , quattro o cinque vocazioni religiose allietano di soave profumo l'ambiente teso del Convitto San Rocco .
L'attribuzione del merito è univoca , corale, indiscutibile .
Lo stesso Cardinale Arcivescovo di Palermo , Monsignor Celesia , durante un incontro con i convittori del San Rocco , raccoglie la spontanea impressione su Vincenzo :
<< Oh ! Vincenzo Diliberto ! Ma quello è un Santo ! E' un Santo ! >> .
Terminati gli studi al Convitto San Rocco nel 1880 , consegna al padre una lunga lettera del 18, maggio 1881 . Nella lettera confida al padre il suo desiderio di farsi religioso pentito della sua mala vita trascorsa .
Il Canonico Pennino di Palermo


per questa confidenza di Vincenzo al padre lo definirà “ un piccolo Sant'Agostino ” .
Il padre ne rimase sorpreso e chiese un parere al Canonico Pennino. Decidono insieme di consigliare l'ingresso di Vincenzo nel Seminario Arcivescovile di Palermo .
Così agendo, il padre desiderava diluire la vita austera intrapresa dal figlio .
Ma Vincenzo ribadirà al padre :
<< “ Voglio ritirarmi dal mondo , voglio farmi monaco . Oh Mondo ! Dove sono coloro che vi trovano la felicità ? Dove le rose senza spine ? Dove i piaceri senza dispiaceri ? Dimmi se vi è uno in questa terra che possa dire sinceramente : 
io sono felice ” >>.
Vincenzo scarta l'idea di farsi Sacerdote Secolare o Gesuita , pensa vagamente di diventare Trappista ma accarezza con attrazione crescente il progetto di abbracciare l'Ordine dei Frati Cappuccini .
Vincenzo lo ritiene più adatto al suo ideale , alla sua vocazione e al suo desiderio di vita penitente e austera . Entrato nel Seminario Arcivescovile di Palermo , Vincenzo accelera il passo , approfondisce il solco tracciato dalla Grazia . Nell'ambito morale le virtù o si fanno tutte o nessuna .
La Santità è fatta così : esige donazione totalitaria senza riserve , è un prendere o lasciare il “ Tutto ” , cioè Dio! Vincenzo continua lo stile intrapreso di una vita mortificata e penitente , custodisce Gesù Vivo e Vero per trattenersi a lungo e solo in chiesa per parlare “ cuore a cuore ” con l'Ospite Divino . L'Eucarestia si fa per lui un momento di estasi , persuaso intimamente che il culto eucaristico è vertice della vita cristiana . Felice di fare il sacrista , indossava l'abito talare nuovo solo per la Messa e la comunione ,


scegliendo quello più usato e vecchio per recarsi in Cattedrale .
Scopre casualmente la possibilità di comunicare con il vano Chiesa . Esisteva nella cappella del Seminario Arcivescovile una finestra matta che fiancheggia il coretto .
Ne deduce Vincenzo che quella dovesse corrispondere adiacente al muro dello stanzino della fisica di cui lui solo ha la chiave e lui solo può entrarvi . Qui una porticina chiusa da tempo , l'apre e scopre un vuoto a collo di bottiglia tanto angusto da consentire il passaggio solo ad una persona .
Al fondo di esso dischioda l'intavolatura e incontra la finestra del coretto .
Levati i vetri , sporge il capo e vede il Tabernacolo del SS. Sacramento . Nell'interno colloca un vetro adatto che riflette l'immagine .


Vincenzo è felice ! Ha risolto il suo problema ! In ginocchio , non visto , contempla e adora il suo Signore .
L'originale stratagemma lo rivelò il Canonico Pennino , suo confessore , dopo la morte di Vincenzo .

SEGUE

Autore : Giuseppe Rossitto , OFM Cappuccino , Giuseppe il peccatore , Storia di un’anima . Zangarastampa - Siracusa 1996.


LAUS  DEO

Pax et Bonum


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano