Visualizzazioni totali

martedì 25 febbraio 2014

SUOR VERONICA BARONE 1856 - 1878 L'ESTATICA CAPPUCCINA DI PADRE PIO LA SCALA DA MAZZARINO MIN. CAPPUCCINO - ORE ESTREME .




SUOR VERONICA BARONE 
1856-1878 
L'ESTATICA CAPPUCCINA 
di 
Padre Pio La Scala 
da Mazzarino 
Min.Cappuccino. 
Ore estreme. 


L'uomo, composto di un corpo soggetto alla corruzione e alla morte e di un'anima che tende a sciogliersi dai legami del corpo, è naturalmente mortale. Nell'ordine temporale nessuna esigenza vi ha nell'anima e nel corpo perché rimangono uniti per sempre; e se prima del peccato originale l'uomo era mortale in quanto al corpo Corpus mortuum est propter peccatum (San Paolo Apostolo) ciò gli era dovuto non in forza della sua natura, ma in virtù di un'azione soprannaturale con cui Dio avrebbe impedito la separazione dell'anima e la corruzione del corpo. La vita di Suor Veronica Barone, ricca di virtù e di meriti, così gloriosa a Dio ed utile alla società a cui era apportatrice di favori celesti, doveva – secondo il nostro modo d'intendere – protrarsi per lunghi anni sulla terra ma avanti a Dio anche le anime grandi sono un nulla; Egli è il solo immutabile, il solo necessario. L'angelo della morte non poteva ritardare di un minuto di quanto era prescritto da Dio per vibrare il suo colpo su questa esistenza preziosa, la quale, sebbene giovanissima – non avendo che 20 anni – ripeteva essere giunta alla meta del suo mortale pellegrinaggio. Già la sua salute più che mai affranta, faceva intravedere prossima la sua dipartita da questa terra, molti ne dubitavano per essersi altre volte guarita da altre infermità mortali, ma essa tre giorni prima la sua morte ne avvisava per lettera il Padre Sebastiano da Militello, secondo una promessa fattagli di avvisarlo prima di morire. Questa lettera fu ricevuta con ritardo e quando Padre Sebastiano giunse a casa di Veronica, lei era già spirata. Il 3 Gennaio del 1878, Suor Veronica disse apertamente ad alcune sue intime: Dopo dimane, vigilia della Epifania, mi troverò nella chiesa dei Padri Cappuccini. - Anzi, la sera prima la sua dipartita, la manifestò alla signorina Mariannina Mondelli. L'indomani, giorno di venerdì, fu assalita dai soliti disturbi e sua madre ricordandosi che Veronica le aveva detto che sarebbe morta il venerdì in cui non avesse avuto tentazioni, sospettò della prossima catastrofe e senz'altro si diede a piangere. Giunse Padre Giuseppe, il Padre Spirituale di Veronica e invitò alla calma, entrò nella cameretta di Veronica e le domandò: Oggi hai avuto tentazioni? - Rispose Veronica: No, non le ho avute, devo morire. Soggiunse Padre Giuseppe: Come faremo con tua madre, che temo abbia a farti perdere il frutto delle tue fatiche? - Rispose Veronica: Faremo come vorrà vostra Riverenza, nelle cui mani come sono vissuta voglio morire. Noi non sappiamo ciò che sia passato tra Suor Veronica e il suo Confessore, i quali si fermarono in segreti colloqui per ben due ore, solo conosciamo che, quando egli uscì dalla cameretta della moribonda, disse segretamente alla sorella di lei : Se dopo la mezzanotte Veronica peggiora, mi manderete a chiamare subito. Poi, volgendosi a mamma Vincenza che lo tempestava di domande per sapere come fosse la sua Veronica, cercò di consolarla con parole di conforto e l'esortò a sottomettersi alla Volontà di Dio. Ciò detto torno al Convento. Quì il Padre Giuseppe avrebbe dovuto amministrare alla sua penitente l'Estrema Unzione, i segni della prossima fine erano già evidenti, ma egli che credeva imminente la morte di Veronica, sperava, da buon padre e sacerdote, di amministrare l'Estrema Unzione la mattina seguente, inoltre temeva che mamma Vincenza vedendo vicino la morte della figlia, avrebbe cagionati molti disturbi in quelle ore nelle quali più necessaria era la calma, perciò credette conveniente attendere l'indomani mattina. Doveva Veronica opporsi alla volontà del suo Confessore ed insistere perché le venisse assolutamente amministrato un Sacramento così salutare e proficuo? Non crediamo che abbia fatto bene a tacere. I Santi nelle ore ardue e difficili, hanno praticamente quella santa prudenza che è il senso di Cristo. Nell'omissione del Sacramento dell'Estrema Unzione, non vi fu colpa in Veronica che anzi lo desiderò ricevere ma non potè opporsi al suo Confessore, né vi fu colpa in Padre Giuseppe perché non credeva che Veronica morisse prima del Vespro del giorno seguente, come egli stesso dichiarò alla signorina Mariannina Mondelli. Padre Giuseppe tornò dunque al Convento, Veronica rimasta senza di lui sentì invadersi il cuore di una tremenda mestizia; chiamò a sé sua sorella Giovannina e le fece accendere le candele del suo altarino e quindi iniziarono a recitate le Litanie della Madonna. Dopo, raccomandò Giovannina di rassettare il piccolo mobilio della camera perché tra poco, le dice, verrà molta gente, quindi prosegue: Quando io non sarò tra i viventi, prenderai per te la medaglia della Madonna che mi pende al collo e il mio Crocifisso....poi conserverai i miei ricordi, la devozione al glorioso San Francesco...abbi in sommo pregio la veste del Terz'Ordine. Non macchiare mai l'anima con un solo peccato volontario...mi contenterai in tutto questo, non è vero? - Sì che ti contenterò – Rispose Giovannina - Ma perché mi amareggi con queste parole, forse devi morire questa notte? Aggiunse la sorella. La risposta di Veronica fu: La morte viene quando meno l'aspetti, è giusto che siamo ben preparati: hai custodito papà e mamma affinché riposino? - Rassicura Giovannina: Sì, tutto ho fatto, già stanno a letto. Ora Veronica, più serena, chiede alla sorella: Mandami a chiamare il Padre Confessore! Fece questa richiesta con insistenza e vivo desiderio, ma uno scroscio di pioggia intensa scoraggiò Giovannina dal svegliare papà Francesco perché andasse a chiamare Padre Giuseppe al Convento. Suona l'ultima ora per Suor Veronica, sua madre si desta dal letto è agitata da timori e sospetti, alzatasi dal letto le si avvicina e ad ogni istante la chiama. Veronica risponde alla madre sempre più con voce fioca e sottile, finché tace. Al riflesso delle candele che ardono sull'altarino di Veronica, mamma Vincenza e Giovannina si accorgono che Veronica ha già le labbra immobili, gli occhi chiusi, il volto pallido, non respira più e il corpo è freddo. E' morta! Gridano mamma Vincenza e Giovannina, è morta! La casa in un'istante e nel cuore della notte, si riempie di gente, il vicinato è addolorato e si vede privato della presenza santa e preziosa della loro cara Veronica. Nessuno vuole credere alla morte della fanciulla, una fanciulla di appena 20 anni! Nel frattempo, Padre Giuseppe sta recitando i Salmi Penitenziali nella sua cella, si affacciò alla finestrella attendendo qualche chiamata, fuori era buio ma riuscì a scorgere il padre di Veronica che correva ...e Padre Giuseppe capì che qualcosa era accaduto alla sua figlia spirituale. Raggiunta in fretta la casa di Veronica, la trova cadavere, immobile e fredda, senza alcun segno di vita. L'anima però non si era distaccata, perché attendeva il comando del Padre Confessore. Padre Giuseppe, rammaricato per non essere stato chiamato prima, esclama: Povera figlia! E sentendosi come ispirato, provò a chiamarla piangendo: Veronica, dammi l'ultimo segno della tua ubbidienza! - Veronica apre gli occhi e li tiene socchiusi. Padre Giuseppe chiede un altro segno della sua ubbidienza, reggendole la mano, sente la propria mano premuto dal pollice della mano di Veronica. Allora le comanda: Va! Va a godere quel Dio che hai servito ed amato. - E Veronica, abbandonando lentamente la mano che aveva dato a Padre Giuseppe, ricevuto il precetto obbedienziale, ricadde nell'immobilità e spirò placidamente nel Signore. In quel momento, la signora Emanuela Pulselli, in sogno vide un fascio di luce che dal Cielo si posava sopra la città di Vizzini e in quel fascio di luce intravide Maria Immacolata condurre al Cielo una giovane monaca. Dalla maschera mortuaria di Veronica, la signora Pulselli riconobbe dopo che quella giovane monaca vista nel sogno con la Vergine Immacolata mentre ascendevano al Paradiso, era Suor Veronica Barone. Volata quell'anima benedetta al Cielo, il suo corpo privo di vita iniziò ad acquistare colorito e bellezza, non sembrava morta, ma addormentata in un dolce sonno. Il giorno dopo, Vigilia dell'Epifania, nella chiesa conventuale dei Cappuccini di Vizzini, si portò il feretro con il corpo di Veronica e secondo quanto lei stessa aveva predetto: bella, vegeta, olezzante quale fiore di Cielo, spirante amore e fiducia nei più timidi che aborriscono la vista dei morti. Non vi fu persona in Vizzini che non andasse a vederla, da tutti i paesi circostanti vennero, persino da Siracusa, da Catania. Fanciulli e anziani, nobili, ricchi e tanti poveri; tutti gareggiavano per baciarle la mano. Destava commozione vedere i bambini abbracciare Veronica, le madri avvicinavano i loro piccini al feretro, gli adulti cercavano di toccarla con fazzoletti, medaglie, corone del Rosario e altri oggetti di devozione che poi riportavano a casa come preziose reliquie o per applicarli alle persone inferme per gravi malattie. L'8 Gennaio la salma fu trasportata con un corteo funebre solenne e numeroso, tanto che la città di Vizzini non ricordava un simile concorso di gente, nemmeno per un avvenimento sacro o profano. Veronica fu sepolta nel Cimitero del Comune di Vizzini. Dopo un mese dalla morte di Suor Veronica Barone, sul far di una sera dolce e serena, si posava una fanciulla vestita di bianco, inghirlandata di fiori, irradiata di una luce vivida e bianca, che rivolgeva al custode del Cimitero comunale – l'unica persona da cui fu veduta – queste parole: Dite che mi facciano uscire da qui. Il Consiglio municipale di Vizzini non credette di prestare fede alla visione del custode. Dopo 5 anni dalla morte di Veronica, i genitori decisero di far esumare il corpo di Veronica per seppellirlo in un proprio loculo, il corpo di Veronica fu trovato integro e incorrotto dal Capomastro Salvatore Cicero. Suor Veronica Barone, vanto e onore di Vizzini, decoro dell'Ordine Cappuccino, gloria della Chiesa, madre e maestra della vera virtù e del vero eroismo.  


Segue 
Testo riveduto e aggiornato 



LAUS  DEO 

Pax et Bonum


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano 

sabato 22 febbraio 2014

SUOR VERONICA BARONE 1856 - 1878 L'ESTATICA CAPPUCCINA DI PADRE PIO LA SCALA DA MAZZARINO MIN. CAPPUCCINO - ISTERISMO O TENTAZIONI ?




SUOR VERONICA BARONE 
1856-1878 
L'ESTATICA CAPPUCCINA 
di 
Padre Pio La Scala 
da Mazzarino 
Min.Cappuccino. 
Isterismo o tentazioni? 


Ciò che spicca mirabilmente nella vita della Serva di Dio Suor Veronica Barone e forma la più smagliante caratteristica, è la lotta diuturna e continua sostenuta contro le potestà dell'inferno. 
Le parole di Gesù udite da Veronica nelle prime visioni all'altare del Crocifisso nella chiesa di San Giovanni Battista in Vizzini, quando le fu detto di doversi preparare ad una guerra, le udì internamente ripetere nel suo cuore per il corso continuo di 6 mesi. Veronica allora non capì il significato di queste parole, come il Serafino d'Assisi non comprese le parole del Crocifisso quando gli disse: Va o Francesco, ripara la mia Chiesa; che egli interpretò di restaurare la chiesa di San Damiano e non la Chiesa universale. Nelle visioni posteriori, Dio fece capire a Veronica che l'aveva destinata a combattere con Satana: combattimenti che divennero accentuati nelle Novene e nei Tridui che precedevano le grandi solennità della Chiesa; combattimenti che erano quasi sempre premiati dal suo Sposo Divino con qualche visione di Paradiso o con altri godimenti e carezze spirituali onde Gesù suole incoraggiare le anime predilette sofferenti ed afflitte a sostenere per amor Suo o dolori e le afflizioni. La nostra Veronica, ricevuto da Dio il comando di doversi preparare a siffatti combattimenti, vi si preparò con preghiere speciali, con mortificazioni e digiuni, seguendo in ciò l'esempio del suo Divin Maestro Gesù che per ben quaranta giorni si ritirò nel deserto prima di permettere a Satana di tentarlo. Erano gli ultimi giorni di Ottobre del 1871 e Veronica presaga di quanto in breve le sarebbe accaduto, pregava incessantemente il suo Padre Confessore, Fra Giuseppe da Vizzini, che non l'abbandonasse in quei giorni prossimi che dovevano essere tremendi, ma l'assistesse con la santa obbedienza, con il consiglio e con la parola – perché – Veronica soggiunse: Dio mi ha fatto conoscere che devo molto soffrire: tutto l'inferno si scatenerà contro di me. Queste parole piene di mestizia, ma vibranti di una Fede soprannaturale, ci richiamano le pagine pietose del Vangelo, quando il Figliolo di Dio prima di morire in Croce, mestamente rivela la Sua Passione ai Suoi cari Discepoli. L'ultima sera di Ottobre del 1871, Veronica veniva elevata in un'altissima estasi; la si vide con le mani incrociate sul petto, gli occhi rivolti al Cielo, elevata da terra fino a toccare con il suo capo il tetto della sua cameretta; non reagiva a nessuna voce o rumore, solo di tanto in tanto ripeteva tra se stessa queste parole: Sono pronta di fare tutto, se l'obbedienza me lo concede. Spuntava l'alba del primo Novembre e molti fedeli si recavano alla chiesa conventuale dei Frati Cappuccini per suffragare i loro morti. Veronica invia un messaggio al suo Padre Spirituale, Fra Giuseppe da Vizzini, in cui gli manifesta che dovrà soffrire per tutto il mese di Novembre per suffragare i defunti, e soggiunse: Pensi, Vostra Reverenza di darmi forza, chè quest'opera di Dio sta riposta nelle mani di lei, sarò battuta dalle tentazioni, ma ricevendo o comandi che l'obbedienza vuole darmi, sarò vincitrice in tutto. Ricevuta l'obbedienza e confortata dal Confessore a sottomettersi ai Divini Voleri, si vede assumere poco dopo un atteggiamento imponente da far impaurire tutti quelli che la circondano; la si vede sotto l'impero di una forza invisibile, strapazzata per terra, strangolata persino; fa a tutti orrore, la lingua la ritira fin quasi a scomparire; è gettata a terra o per aria; tormenti e dolori che diventano più forti ed intollerabili fino a chè invocando i Santissimi Nomi di Gesù e di Maria o il nome di qualche altro Santo, ritorna in sé stessa. Il Sacerdote Benedetto Capuana, in un'altra stanza da dove poteva essere visto da Veronica, fece di nascosto il Segno della Croce; nell'istante Veronica sentì un fremito di sdegno e va fremente verso quel luogo dove era Don Capuana, il quale impaurito e spaventato, fuggì da un'altra porta. Era proprio il demonio che combatteva con Veronica? E perché attribuire ad una causa preternaturale questi fenomeni che oggi la scienza spiega come cause naturali? Questo dubbio venne alla mente della stessa madre di Veronica, vedendo la figlia sbattuta qua e là e udendo delle parole che la figlia rivolgeva a personaggi invisibili: non credeva mamma Vincenza a quelle apparizioni diaboliche e tra sé stessa un giorno pensava: Se fosse vera questa lotta tra mia figlia e i demoni, io dovrei vederli questi spiriti. Nell'istante che passava questo pensiero nella mente della madre, Veronica proruppe in queste parole: Che cosa suggerisci, o mosca, a mia madre? - (Veronica nominava il demonio mosca). Allora un mostro apparve alla madre e alla signora Mariannina Fagone, un mostro che investe entrambi e le fa trabalzare per le scale, facendo scuotere tutta la casa. In quell'istante Veronica gridava: In Nome di Dio, non le toccare, non le molestare! - La madre e la signora Fagone si rifugiarono sotto la scala dell'abitazione, tremanti e spaventate. Veronica con un prodigio, quale fu quello di leggere il pensiero della propria madre a cui apparve realmente satana, dimostra che si tratta di una vera lotta con il demonio. Un giovane, il cui nome teniamo in riserbo per discrezione, che non avvicinava sacerdote né frequentava i Sacramenti e da molti anni non metteva piede nella Casa del Signore; sentiva un'avversione profonda contro Suor Veronica, la quale, secondo il suddetto giovane, non era altro che una visionaria, una fattucchiera, una strega. Un giorno tale giovane si sentì ancora più fortemente spinto contro Suor Veronica che, armatosi di una rivoltella, andò a trovarla per scaraventarle contro ogni ingiuria e ogni vituperio e con l'animo risoluto di minacciarla con l'arma in suo possesso se Veronica, con quelle allucinazioni ed ipocrisie, continuasse ad ingannare la povera gente. Con queste disposizioni, si avviò verso la casa di Veronica, ma il giovane non è ancora giunto all'abitazione della famiglia Barone, che Suor Veronica dice a mamma Vincenza: Mamma, apri la porta che sta venendo un amico a visitarmi. - La madre apre la porta e veramente vede quel giovane uomo che stava per giungere e desiderava entrare. Egli entra, ma alla vista di Suor Veronica impallidisce, sente in sé un'improvvisa mutazione interiore, tutte quelle ingiurie che voleva vomitarle in faccia gli spariscono dalla memoria e dal cuore. Veronica, consapevole del fine perverso per il quale quel giovane uomo era venuto a trovarla, disse: Entra qua nel mio stanzino, vieni qua caro fratello mio e siediti vicino a me, di che temi? - Bastarono queste poche parole perché quel giovane uomo deponesse tutto l'odio che gli bolliva nel petto contro di lei e contro la Religione. L'indomani andò a prostrarsi ai piedi di un confessore e da lì in poi divenne un fervente cattolico ed un devoto di Suor Veronica. La nostra Veronica fu sempre sincera, umile, ordinata in tutte le sue azioni, ignorò la doppiezza, chiamava il padre Francesco “fratello” e la madre Vincenza “sorella”. Il suo Confessore lasciò scritto che Veronica era sincera e pura come una fanciulla, ma basta la testimonianza di Monsignor Giovanni Blandini, già Vescovo di Noto, il quale andando a trovare Veronica con preconcetti contrari per esaminarle lo stato psicologico-morale; attesta che fra le altre virtù vi era in Veronica la modestia e la semplicità. La sera del 15 Dicembre 1872 Veronica, dopo una lunga contemplazione, fa chiamare il suo Padre Spirituale, Fra Giuseppe da Vizzini e gli fa conoscere che per la prossima Novena del Santo Natale, deve prepararsi ad una battaglia contro l'inferno, ma è sicura di vincere con la Grazia di Dio. Le armi con le quali deve combattere sono l'obbedienza, la protezione di Gesù, il Sangue Preziosissimo di Gesù, l'amore di Gesù ed il pensiero di essere sposa di Gesù e figlia di Maria. Il Padre Confessore, Fra Giuseppe, non potè opporsi ad una sì chiara Volontà di Dio e diede a Veronica la sua benedizione per adempirla. Nel cuore della notte, Veronica si trovò assalita da molti demoni che la minacciavano di soffocarla e la spingevano a commettere peccati. Grida Veronica: Avanti! Avanti tutti quanti siete! Avanti che con l'obbedienza, con il Sangue e l'Amore di Gesù vi vincerò! - Ma gli spiriti infernali la stramazzarono per terra, la trascinarono sul pavimento della camera, la soffocarono e per tre volte consecutive la costringono a rimanere con la lingua tra i denti. I genitori e la sorella piangono, molte persone che erano presenti, tra cui alcuni sacerdoti don Ferdinando Barresi e don Gaetano Privitelli, non bastarono per trattenerla un minuto che una forza irresistibile la strappa dalle loro mani. Veronica non si sgomenta, ma sta ferma nella santa obbedienza, come scoglio di granito che non si muove, sebbene flagellato dai rumorosi cavalloni del mare tempestoso. In questa lotta continua senza prendere cibo, senza prendere riposo, senza aprire gli occhi, passa tutta la Novena del Natale. Al quinto giorno i demoni la elevano in alto e la spingono dentro un piccolo finestrino, minacciandola di precipitarla. Da 6 ore circa era stata messa in quel finestrino e sembrava che da un momento all'altro venisse soffocata. I presenti non potendola ritrarre, iniziarono a pregare e dopo un po' l'estatica proferì queste parole: Fate quello che vi piace, o miei amici, ne avete per un altro quarto d'ora. - Le persone presenti, tra qui la signora Mariannina Mondelli e Maria Morello, si rallegrarono e affacciatisi alcuni al finestrone di quella casa, videro che il Padre Confessore, Fra Giuseppe, veniva a trovare Veronica. Ben compresero allora che un solo cenno di Fra Giuseppe sarebbe stato sufficiente per liberare Veronica dal pericolo di precipitare dalla finestrella. Entrato Fra Giuseppe, dopo averle rivolte alcune parole di conforto, comanda a Veronica di scendere da quella finestrella pericolosa, così scese lentamente, come una piuma sopra il suo pagliericcio. Intanto, era venuto il medico, il Dottor Luigi Ventura, chiamato appositamente da Padre Giuseppe perché potesse esaminare la giovane Veronica, ancora sofferente e se quel fenomeno di cui ella pativa, fosse un fenomeno patologico di nevrosi, di epilessia o d’isterismo. Il Dottor Ventura dopo aver tutto esaminato e osservato, domanda: Ma è proprio questa la giovane moribonda di pochi giorni or sono, per la quale avevo già ordinato il sotterramento? Per me, credo essere impossibile che un corpo così sfinito, debole, estenuato con una vita così languente, abbia potuto resistere a tanti strapazzi e a tutte queste torture; per me è un caso strano e non vi trovo rimedio. A questa confessione d'impotenza del Dottor Luigi Ventura, che aveva poco prima definito Veronica una “epilettica-isterica”, soggiunse Padre Giuseppe da Vizzini: Ebbene, voi non sapete trovare rimedio a questa malattia e giudicate il caso disperato, voi vi trovate davanti ad un nuovo fenomeno, perché non è una malattia naturale; ella durerà così per altri sei giorni (la durata della Novena del Natale), poi avrà una piccola calma per essere un'altra volta assalita dalle potestà dell'inferno sino all'Ave Maria della Vigilia del Santo Natale, in quell'ora, terminata la Novena non avrà più assalti e sarà libera da tutte queste sofferenze. Il Dottor Ventura chiese: Ma vivrà sino al 24 Dicembre? - Rispose Padre Giuseppe: Sì! La sera del 24 ad un'ora di notte, Veronica ritornerà allo stato primiero. - Proprio ad un'ora di notte? - Sì. Il Dottor Ventura se ne andò senza dichiararsi favorevole al soprannaturale, ma fece chiaramente conoscere che quei fenomeni sfuggivano alla scienza. La sera del 24 Dicembre, Vigilia del Santo Natale e nell'ora predetta da Padre Giuseppe, cessavano le “tentazioni” di Veronica, la quale rimaneva con le braccia incrociate sul petto, con gli occhi chiusi, stanca, spossata, raccolta in una profonda meditazione. Intanto, s'inoltrava la notte del Natale e molte persone vollero restare a casa di Veronica, perché dopo tanti fatti straordinari, attendevano qualche prodigio nell'ora della mezzanotte, ora di gioia e di allegrezza per l'Orbe Cattolico. A Vizzini si parlava di Veronica come di una santa fanciulla e non solo nel suo paese natio, ma in tutti i paesi vicini dai quali accorrevano fiduciosi per ottenere grazie, per raccomandarsi alle sue orazioni. 


Segue 
Testo riveduto e aggiornato 



LAUS  DEO 

Pax et Bonum 


Francesco di Santa Maria di Gesù
Tereziario Francescano 

mercoledì 19 febbraio 2014

SUOR VERONICA BARONE 1856 - 1878 L'ESTATICA CAPPUCCINA DI PADRE PIO LA SCALA DA MAZZARINO MIN. CAPPUCCINO - UN GIGLIO TRA LE SPINE.




SUOR VERONICA BARONE 
1856-1878 
L'ESTATICA CAPPUCCINA 
di 
Padre Pio La Scala 
da Mazzarino 
Min.Cappuccino. 
Un giglio tra le spine 

L'amore vero e forte che Suor Veronica Barone ebbe per l'Immacolata e la Santissima Eucarestia, perfezionò e purificò sempre più l'anima di lei e corroborò il suo cuore a vincere il fomite della concupiscenza, onde riuscì a conservare il giglio della sua verginità, in tutta la sua purezza, in tutto il suo candore. Considerò questa virtù quale tesoro più prezioso affidatole da Dio, affinché lo custodisse e lo custodì strenuamente. Fin da bambina soleva dire alla propria mamma: Mamma-sorella, tu devi consegnare l'anima mia al Signore pura e bella come la ricevetti nel Santo Battesimo: tu mi devi bastonare, mi devi castigare, mi devi bene educare, che Dio ti chiederà conto dell'anima mia; sta attenta a custodire anche la purità delle mie sorelle, perché devi rendere a Dio anche conto delle anime loro. E come la purezza dell'aria esclude ogni nube ed ogni caligine, come la purezza della fonte cristallina rifiuta materie estranee e melmose da cui potrebbe essere inquinata; così – ella diceva – il cuore puro deve escludere e rigettare ogni ombra di affetti malvagi. E Veronica riuscì a rigettare da sé ogni fantasma impuro, ogni pensiero e desiderio di fango che l'avrebbe potuta macchiare; perciò divenne cara agli Angeli e specialmente al suo Angelo Custode dal quale spesse volte fu invitata ad odorare dei gigli paradisiaci. Mentre lavorava un giorno in compagnia della zia paterna Giuseppina Barone e di un'altra signorina, parlando loro dei pregi della verginità, ad un tratto venne rapita in estasi, atteggiando le sue braccia come se dovesse ricevere qualche oggetto da una mano invisibile: in quell'istante sentono una fragranza di gigli che una simile non la sentirono mai in vita loro. Quando si riprese dall'estasi, fra le dita aveva stami di gigli coperti di polline; erano gli stami che lei aveva tolto dai gigli offerti a lei dal suo Angelo Custode. Amore Chi sulle ali della Fede si eleva a contemplare Dio e le Sue opere e, speranzoso in Lui, attende l'adempimento delle sue grandi promesse, non può rimanere freddo e indifferente davanti a Dio così benefico e perfetto, ma deve sentire un'attrattiva per Lui, oggetto adeguato del nostro cuore, fine ultimo della nostra esistenza. Ma l'amore divino che ci unisce a Dio e ci fa divenire a Lui simile, - come il ferro infuocato diventa simile al fuoco, pur ritenendo la natura e le proprietà di ferro – è un dono del Cielo, un dono soprannaturale, uno dei più grandi doni che si conferiscono ad un'anima, per cui la Chiesa lo domanda a Dio rivolgendogli la preghiera, Accende lumen sensibus; infunde amorem cordibus; dono che viene da Dio conferito secondo gli piace e come vuole, non però capricciosamente, ma sempre in armonia con la sua bontà e sapienza. Veronica, sitibonda di amore divino, lo chiedeva continuamente nelle sue preghiere ed in certi istanti, quando l'anima sua raccolta in sé stessa, sentiva più vivo il bisogno di amare Dio, esclamava: Chi mi darà ali di colomba, perché spicchi il volo e vada a riposare nel seno del Divino Amore? Solo Dio può darmi queste ali, per le quali il mio cuore, sì grave e pesante, possa divenire agile e levarsi in alto. Allora, lacrime silenziose solcavano le sue guance e ritirandosi nella sua cameretta, teneva con Dio uno di quei colloqui semplici e fervorosi che tanto piacciano al Cuore divino. Contemplava la santità di Dio diffusa negli Angeli e nei Santi: Quanto sei amabile, o Signore, nella Tua Santità, mentre cotanto amabili sono le creature a cui tu l'hai partecipata! Che cosa è la sapienza dei più dotti che hanno scritto tanti volumi, rispetto a Dio che vede e comprende tutte le cose in tutte le loro parti, in tutte le loro relazioni? Che cosa è mai questa potenza che ammiriamo nel mare, nei turbini, negli eserciti rispetto alla Onnipotenza di Dio, che con una parola diede l'essere a tutto l'universo e può creare altri mondi più grandi e più belli? Che cosa è mai la maestà dei sovrani che li rende tanto ammirabili, pur essendo creature mortali ed imperfette come noi? La vera maestà si trova in Dio fremente della sua vita, scintillante della propria luce, circondato da una moltitudine immensa di Angeli che l'inneggiano e l'amano. Dio le infuse un amore tenero verso i peccatori ed uno zelo straordinario per la salute di loro. Quando conosceva la rovina di tante anime lontane da Dio, si offriva vittima al Signore per la loro conversione, ogni giorno pregava per loro. Questa carità di Veronica per il prossimo, si estendeva alle anime che, uscite da questa terra irradiate di grazia, ma non abbastanza pure da essere ammesse ai Divini amplessi, sono destinate a purificarsi attraverso il Purgatorio. In premio di siffatta carità, meritò da Dio il favore singolare di vedere molte anime salite dal Purgatorio al Cielo, tra le quali ricordiamo Giuseppe Santoro e il proprio figlio, così come Francesca Mondelli, nata Oddo, la quale dopo quattordici anni dalla sua morte, accompagnata dall'Angelo Custode, irradiata di una bellezza celestiale, fu vista da Suor Veronica ascendere al Cielo. A questo proposito Suor Veronica Santoro da Cassaro (Siracusa), con giuramento, attesta che andando a visitare Veronica ancora fanciulla, questa le domandò se avesse un fratello morto. La Santoro chiese come mai quella domanda, e la piccola Veronica: Ti confido che mi è apparsa l'anima di tuo fratello Gaetano, si trova nel Purgatorio e mi ha chiesto 3 Comunioni e tu mi devi aiutare sorella mia. Fatte le 3 Comunioni continuò a pregare per tutta la quindicina di Maria Assunta. Nella mezzanotte del 15 Agosto, come testimonia Suor Veronica Santoro da Cassaro, “vidi in estasi Veronica Barone e udì che domandò a Maria Santissima di fare uscire 7 anime dal Purgatorio e la terza fu quella di mio fratello Gaetano”. Così Veronica estendeva il suo amore di Dio alle creature, abbracciando vivi e defunti, giusti e peccatori, amici e nemici. Ma Suor Veronica Barone fu anche calunniata e perseguitata, anche da coloro dai quali doveva essere più stimata ed incoraggiata al bene. Le Monache Carmelitane Scalze del Monastero di Santa Teresa di Vizzini, dubitando e quasi beffandosi della vita straordinaria di Veronica, vollero provarla nel seguente modo: “ Madre Teresa Mazzarino, Priora del Carmelo di Vizzini, mandò Giuseppa Salafia da Veronica con il pretesto di chiedere se poteva ricamare un cuscino con l'effige di Santa Teresa di Gesù e di San Simone Stok, ma tale ricamo doveva essere fatto in breve tempo perché proprio il giorno dopo al Carmelo ricorreva una festa solenne per cui il suddetto cuscino ricamato doveva servire per l'inginocchiatoio del sacerdote celebrante. Quando la Signorina Giuseppa Salafia raggiunse Suor Veronica Barone per esporle e affidarle la commissione ricevuta dalle Monache Carmelitane, Suor Veronica aveva tutto saputo in spirito e battendo la mano sulla spalla della signorina Salafia, le dice con tono serio: So tutto, per cui dirai alla Madre Priora che non posso servirla. La Salafia, commossa, ritornò dalle Monache Carmelitane e riferì alla Priora ciò che Suor Veronica le aveva detto. La notte seguente, Suor Veronica apparve nel Monastero delle Carmelitane di Vizzini facendo un gran rumore da far sbalordire tutte le monache, le quali alzatesi dal loro giaciglio, videro per la porta interna aperta, entrare un raggio di luce ed udirono queste chiare parole: Non temete, sono io, Suor Veronica. E all'istante tutto disparve. Dopo di che le monache si convinsero della santità della serva di Dio. La vera virtù, s'impone anche ai suoi avversari. In Vizzini si parlava di Suor Veronica come di una santa, come di un fiore di Paradiso. Il signor Zappalà, medico chirurgo che in omaggio della scienza ostentava una certa incredulità e tanti preconcetti contro la buona fanciulla, dopo averla più volte avvicinata fu talmente convinto ed edificato dalle virtù di lei che ne parlava come di una santa e si raccomandava alle orazioni di lei e spontaneamente lasciava un ampio attestato dove trascrisse alcuni fatti straordinari veduti con i propri occhi e terminò la sua testimonianza, scrivendo: “Finché ebbi il bene di fare dimora in Vizzini, frequentai mattina e sera Suor Veronica, non più come osservatore, giacché sono pienamente convinto che quanto di lei aveva sentito era il vero e che essa tirava la vita per miracolo, ma perché mi reputava fortunato di avvicinarla per ricevere ammaestramenti spirituali”. Il Reverendo Padre Eugenio Scamporlino da Sortino, che per nove anni resse la Provincia Monastica dei Cappuccini di Siracusa, quando vide un fascio di luce da una immagine di Maria proiettarsi sul volto di Suor Veronica, rimase profondamente convinto della comunione di Luce interna tra la Madre di Dio e Suor Veronica. Il Reverendo Padre Spadaro Benedettino, dopo averla esaminata per ordine del Vescovo diocesano, la dichiarò inappuntabile per l'equilibrio dei pensieri, degli affetti e delle opere e concluse la sua indagine: “Sarei lietissimo se a quella anima eletta venissero decretati gli Onori degli Altari” . L'ex Provinciale Cappuccino, il Reverendissimo Padre Samuele Cultrera da Chiaramonte Gulfi (Ragusa), chiaro per le sue virtù e per le sue opere storiche-filosofiche che ha dato alla luce, ha trovato ortodossi e pieni di santa unzione i manoscritti di Suor Veronica Barone, ha riconosciuto con altri teologi da cui furono esaminati i manoscritti, essere conformi ai Dogmi di Fede, anche nei fatti che riguardano la vita di Gesù e di Maria e che Suor Veronica non poteva sapere se non attraverso una diretta interiore rivelazione dal Cielo. Gli alunni chierici del Seminario Vescovile di Agrigento (allora Girgenti) mentre governava quella Diocesi Sua Eccellenza Monsignor Gaetano Blandini, ricordano come lo stesso Monsignor Gaetano Blandini per incarico del Vescovo di Caltagirone, Monsignor Morana; esaminata Suor Veronica Barone, la stimasse degna di ricevere un culto sugli Altari ed esortava a tale scopo i Padri Cappuccini a raccogliere i fatti genuini riguardanti la vita di Suor Veronica e tesserne la storia che sarebbe riuscita vantaggiosa alla causa della Religione. E si noti che Monsignor Gaetano Blandini era da principio molto prevenuto contro Suor Veronica e che divenne successivamente entusiasta di lei dopo che l'ebbe più volte avvicinata per scrutarne la coscienza e giudicare de visu et de auditu di ciò che di soprannaturale fosse in lei. Il Provinciale degli Agostiniani di Sicilia, il Reverendo Padre Tascone, ritenne degna Suor Veronica di ricevere gli onori degli Altari e lo stesso fu testimone diretto dei prodigi che il Signore operava in Suor Veronica durante la predicazione per la Quaresima nella chiesa madre di Vizzini. Coroniamo le testimonianze di tali illustri uomini di Fede, con le parole di Sua Eccellenza Monsignor Giovanni Blandini, già Vescovo di Noto: “Sentì, per santo obbligo di coscienza nel mio rapporto al Vescovo (al Vescovo della Diocesi di Caltagirone, Monsignor Morana), assicurare che davvero colei era un'anima privilegiata, deducendolo non tanto dai doni gratuiti straordinari riferiti dal suo direttore spirituale e dei quali io non volli chiedere alla giovine suora, quanto dalla modestia angelica, dalla semplicità infantile, dalla sapienza mirabile onde essa mi accennò di Dio e della vita interiore del suo spirito, di tutto l'assieme ne suscitò ammirazione, edificazione, convincimento profondo della santità di quell'anima da vincere anche quello che avrei provato se l'avessi vista operare per divina virtù dei miracoli”. 
 ------------- 
E oggi, giunti all'inizio del 2014, cosa ne è della causa di beatificazione e canonizzazione della Serva di Dio Suor Veronica Barone da Vizzini? Iddio ci perdoni se quelle chiare, sincere, testimonianze di autorevolissime Autorità religiose delle Chiese di Sicilia sulle virtù eroiche di Suor Veronica Barone, le abbiamo riposte in un cassetto buio e polveroso.  


Segue 
Testo riveduto e aggiornato 


LAUS  DEO

Pax et Bonum 


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano 

venerdì 14 febbraio 2014

SUOR VERONICA BARONE 1856 - 1878 L'ESTATICA CAPPUCCINA DI PADRE PIO LA SCALA DA MAZZARINO MIN. CAPPUCCINO - SAPER SOFFRIRE CON GESU' E PER GESU' .




SUOR VERONICA BARONE 
1856-1878 
L'ESTATICA CAPPUCCINA 
di 
Padre Pio La Scala 
da Mazzarino 
Min.Cappuccino. 
Saper soffrire con Gesù e per Gesù 


Ciò che rende un'anima grande davanti a Dio e agli uomini è il saper soffrire e vivere ogni prova del cammino terreno. Tutta la vita umana è compendiata da due grandi pagine distinte ma inseparabili che la sintetizzano: la pagina dell'amore e la pagina del dolore. Non vi è una vita sia pur lunga o giorno o ora del cammino terreno esistenziale umano che non si possa compendiare in queste due parole: amare e soffrire. Cristo, Dio-Uomo, è causa e primizia di ogni perfezione e di ogni grandezza; l'uomo tanto partecipa alla vera perfezione quanto più perfetta è la somiglianza con Cristo. Somiglianza che consiste non già nella virtù di far risorgere morti, risanare infermi, scacciare demoni, dominare gli elementi e le creature del mondo o nel compiere grandi prodigi; ma nell' imitare Gesù partecipando ai Suoi dolori e alle Sue abnegazioni. Dio ha sofferto, dice l'Apostolo San Paolo, affinché tutti seguiamo le Sue vestigia nella Via Dolorosa del Golgota. L'estasi, le visioni e la stessa virtù di operare miracoli, non costituiscono la santità. Soffrire ad imitazione di Gesù distaccando il cuore dalle cose terrene, abbracciando i dolori che ci affliggono il corpo e lo spirito, ecco il vero cristianesimo, la vera santità, i segna certi della nostra predestinazione. Ed è questo spirito di cristiana mortificazione che rifulge mirabilmente nella nostra Veronica, la quale può ripetere: “Mortua sum mundo, et vita mea abscondita est cum Christo”. Fin dai suoi primi anni di vita, desiderò mortificare se stessa per amor di Dio, lo dimostrò questo desiderio ancora piccina, privandosi delle piacevoli sensazioni, anche lecite, quali vedere uno spettacolo, odorare un fiore, indossare una bella veste, giocare con le altre bambine, divertirsi con balocchi ed altri simili passatempi. Tutti questi piaceri, anche innocenti, vennero da lei respinti con franchezza, con gioia, senza pentimenti, senza rimpianti. Bambina di tre anni, essendosi traforato il femore con un lunghissimo ago che sia trovava casualmente con la punta in su sulla sedia sulla quale si era seduta, per tre giorni soffrì acutissimi dolori senza dire nulla alla mamma Vincenza, quest'ultima vedendola bruciare di febbre chiamò il medico che visitandola scoprì la grave ferita che stava minacciando la vita della bambina. Il sopportare pazientemente le tribolazioni della vita è la prima essenziale penitenza necessaria a tutti e chi vuole correre bene nella via della santità, ricusando le sofferenze che sono inseparabili dal suo stato, caricandosi di rosari e di altre lunghe preghiere, affliggendosi con altre volontarie penitenze, non sempre fruttuose, né sempre compatibili con la sua posizione; è un illuso che rigetta quei mezzi di santità sicuri, voluti e prescelti da Dio per andare in cerca di altri mezzi non comandati da Dio e forse da Lui non voluti. Veronica abbracciò sempre con animo volenteroso tutto ciò che di contrario le accadde nel corso della vita. Gesù le diceva un giorno: “Figlia mia, tu non mi potrai far giammai in alcun tempo maggior servigio che sopportare pazientemente in memoria della Mia Passione, qualsivoglia tribolazione che ti occorre sì interna che esterna, sforzandoti di sopportare sempre tutti i dolori fisici e tutte le aridità di spirito e di fare sempre tutto quello che è contrario ai tuoi desideri”. Queste parole penetrarono vivamente l'animo della nostra eroina che anche sotto il peso delle angustie più affliggenti dello spirito, non venne mai meno all'amore del patire. Non vi era cosa che tanto la sollevasse e la riempisse di consolazione quanto la contrarietà, le pene, la croce. Mamma Vincenza non poteva rassegnarsi nel vedere questo fiore di figlia illanguidire innanzi tempo, sbattuto continuamente dai venti tempestosi delle tentazioni. La madre non poteva mai comprendere come Dio potesse permettere che questa amata figlia venisse gettata sotto le cataste della legna o precipitata nella cisterna dell'acqua; sicché prorompeva in grida, in lamenti e in rimproveri contro la povera fanciulla, la quale doveva calmare la propria madre con dolci parole: Non t'inquietare mamma-sorella, è Dio che vuole così. La mamma più inquieta: Dio non può permettere questo! Io sono stanca, non ne posso più, io ti rinunzio come figlia! Se il digiuno di Cristo, che durò quaranta giorni nel deserto è uno dei più grandi, il digiuno di sette anni compiuto da Suor Veronica è un fatto singolare. Monsignor Morana, Vescovo di Caltagirone, in visita con due medici a casa di Veronica, le offrì alcuni biscotti e la invitò per santa obbedienza a prenderne. Veronica ubbidiente si sforzò di mangiarli, ma venne assalita da dolori e con sbocco ematico dalla bocca. Monsignor Morana volle, in compagnia di un sacerdote, rimanere in casa di Veronica per più settimane, lasciandovi nella notte e nelle poche ore di sua assenza una persona di sua fiducia per vedere con i propri occhi se Veronica realmente non prendesse cibo. Dopo una prova così rigorosa e continua, lo stesso Vescovo dichiarò che Veronica non si cibava di alcun cibo terreno ma della manna celeste Eucaristica e il miglioramento sensibile di lei ogni qualvolta riceveva la Santissima Eucarestia era constatato da tutti quelli che andavano a visitarla. I genitori di Veronica, papà Francesco e mamma Vincenza, la signora Morello, Padre Benedetto Capuana, Padre Giovanni da Vizzini, il Dottor Vito Rinaldi con giuramento scritto e dinanzi a tante persone così attestarono: “ Noi qui sottoscritti, attestiamo che per più di sette anni continui, Veronica Barone si asteneva da ogni cibo, anzi diciamo che mai in tal tempo si nutriva di pane, di carne, di pasta, di brodo, di latticini e di altri alimenti necessari; ma solo in tempo di uva e di ciliegie ne mangiava ora 3, ora 5 o 7 acini alludendo a qualche mistero in certi giorni quando dalla Madonna le veniva permesso”. L'Eucarestia, l'Immacolata, il Papa. L'amore all'Eucarestia, all'Immacolata e al Papa, sono tre amori inseparabili che si compiono e a vicenda si perfezionano: sono tre amori, tre palpiti, tre slanci che fanno fremere soavemente e fortemente l'anima cattolica. E' impossibile venerare l'Eucarestia senza amare Colei dal cui seno ci fu dato questo Pane degli Angeli. E' inconcepibile amare Maria e l'Eucarestia che si trovano in tutta l'integrità del dogma e del loro culto nella solo Chiesa Cattolica, senza amare Colui che è il Fondamento visibile di questa Chiesa: il Pontefice. Francesco d'Assisi, l'uomo forse che più da vicino ha imitato il Nazareno, ebbe una devozione tenera ed affettuosa per la Regina degli Angeli per l'intercessione della quale ottenne l'indulgenza della Porziuncola. Amò l'Eucarestia fino a scrivere una lettera a tutti i sacerdoti del mondo per esortarli a celebrare con purezza e carità e ad avere in somma venerazione il Santissimo Sacramento dell'Altare; ma egli, che amò così fortemente l'Immacolata e l'Eucarestia, ebbe ancora una particolare venerazione al Pontefice, venerazione che inculcò ai suoi frati quando mise a capo della sua Regola l'obbedienza e l'amore a Papa Onorio III e a tutti i suoi Successori alla Sede Petrina. Francesco ben sapeva che qualunque edificio crolla se non è costruito sul fondamento dato da Cristo, perciò fu il Primo Fondatore di un Ordine Religioso che ottenne l'approvazione ufficiale dal Sommo Pontefice. Suor Veronica Barone, figlia prediletta del Serafino d'Assisi, non poteva distinguersi per un vero e reale amore al Pontefice, a Maria e al Santissimo Sacramento dell'Altare. Il nome del Sommo Pontefice si trova spesso nei manoscritti di Veronica, nelle sue estasi, in tutte le orazioni prega per il trionfo del Capo della Chiesa e più volte confessa che avrebbe dato la vita per prolungare di un giorno solo l'esistenza del Pontefice. Veronica fu triste e dolente, quando nelle visioni del 7 Marzo 1877 e in quella del 2 Luglio 1877, pregando per la salute del Santo Padre, conobbe che la vita di lui sarebbe stata brevissima, e così accadde. Nelle conversazioni raccomandava alle sue consorelle Terziarie che pregassero per l'angelico Papa Pio IX ed esortava i sacerdoti, specialmente i predicatori, che inculcassero ai popoli l'amore al Pontefice e alla Chiesa Cattolica. In questa “Romanità”, Veronica Barone fu guidata e ammaestrata da Gesù e dall'Immacolata Maria. Tutto quello che passò tra Maria e Veronica Barone si può compendiare in queste parole: Maria fu a Veronica vera Madre, Veronica fu di Maria vera figlia. Ogni giorno recitava il Rosario intero, la cui recita urtava talmente il demonio che, per dispetto, le staccava dalla Corona i grani a misura che passavano per le dita di lei, tanto che il suo povero Confessore, Fra Giuseppe da Vizzini, era costretto spesso a legare fortemente ogni chicco della Corona di Veronica. Fra gli oggetti di devozione, Veronica era molto affezionata alla medaglia di Maria Vergine, medaglia che baciava spesso specialmente quando si accingeva a combattere contro il demonio. Più volte quella medaglia spariva per opera demoniaca e Veronica, ricorrendo a Maria, riceveva prontamente la sua medaglia o le veniva indicato dalla Vergine Maria dove il demonio l'aveva nascosta. Dai suoi manoscritti: “ Con il primo Pater Noster e 4 Ave Maria si ringrazia il Divin padre per le prerogative concesse a Maria Sua Figlia, nella Maternità, nella Preservazione del peccato, nell'Impeccabilità, nel Potere insuperabile conferitoLe”. “Con un altro Pater Noster e 4 Ave Maria, si ringrazia il Verbo Divino per le 4 prerogative concesse a Sua Madre; cioè Verginità senza macchia, Fecondità senza corruzione, Gravidanza senza peso, Parto senza dolore”. “Con un terzo Pater Noster e 4 Ave Maria, si ringrazia lo Spirito Santo dei quattro privilegi concessi a Maria Sua Sposa, avendola creata Piena di Grazie, Maestra della Chiesa, Regina del Paradiso, Rifugio dei peccatori”. Lasciamo ancora che sia la nostra cara Suor Veronica Barone a testimoniarci il suo amore all'Eucarestia, così come attesta la stessa nel suo prezioso manoscritto: “Oh! Se i professori della santa Fede Cattolica aprissero gli occhi per ricevere intelligenza del Sacro Mistero e comprendessero il grande beneficio dell'Eucarestia! Oh! Se distaccati dagli affetti terreni, moderando le loro passioni, si applicassero con Fede viva ad intendere nella Divina Luce quale felicità sia l'avere con se stessi l'Eterno Dio Sacramentato e poterlo ricevere a proprio talento e partecipare di questa Manna Divina che scende dal Cielo! Oh! Se degnamente conoscessero questo Gran Dono, se stimassero sì Gran Tesoro, se gustassero la Sua dolcezza e partecipassero della virtù occulta dell'Onnipotente Signore; senza dubbio esperimenterebbero che nessuna cosa resterebbe loro da desiderare in questo esilio. Nè hanno ragione gli uomini di querelarsi in questi fortunati secoli della legge di grazia, quando sono afflitti dalla propria fragilità e dalla propria passione, chè in questo Pane del Cielo trovano il rimedio e la forza. Nè devono atterrirsi, se vengono tentati e perseguitati dal demonio, poiché con il buon uso di questo ineffabile Sacramento, frequentandolo degnamente, trionferanno sulle potestà infernali. La colpa è degli uomini se non attendono a questo mistero e non prevalgono della virtù di Lui infinita nelle loro necessità e nei loro travagli. Lucifero ed i suoi demoni temono la presenza dell'Eucarestia, chè il solo avvicinarsi ad Essa cagiona loro maggiori tormenti del dimorare nell'inferno. Con tutto ciò entrano nelle chiese per tentare le anime e fanno ciò come violentandosi a patire crudeli pene, affine di precipitare un'anima a commettere un peccato nei luoghi sacri, alla presenza dell'Eucarestia, costretti a questo dall'odio che hanno contro Dio e contro le anime. Chi riceve devotamente questo Pane Celeste, se debole, acquista forza; se cieco, la Luce; se afflitto, viene confortato, ricevendo possanza e virtù contro le lusinghe del mondo e le seduzioni di satana”. (Dai Manoscritti della Serva di Dio Suor Veronica Barone, Terziaria Cappuccina).

Segue 
Testo riveduto e aggiornato 


LAUS  DEO 

Pax et Bonum


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano 

martedì 11 febbraio 2014

SUOR VERONICA BARONE 1856 - 1878 L'ESTATICA CAPPUCCINA DI PADRE PIO LA SCALA DA MAZZARINO MIN. CAPPUCCINO - IL TERZ'ORDINE CAPPUCCINO .




SUOR VERONICA BARONE 
1856-1878 
L'ESTATICA CAPPUCCINA 
di 
Padre Pio La Scala 
da Mazzarino 
Min.Cappuccino. 
Il Terz'Ordine Cappuccino 

Nel 1868 nella chiesa di San Giovanni Battista di Vizzini, venne a predicare per la Quaresima Don Giovanni Blandini. (Fu nel corso di quella Quaresima del 1868 che Febronia durante una visione, vide uscire dalla bocca di Don Giovanni Blandini mentre predicava, una pioggia di rose, rose che spargendosi sull'uditorio, cadevano poi sul pavimento della chiesa. Febronia più volte fu sul punto di gridare: “Guardate! - Cadono tante rose e non siete capaci di raccoglierle?” - E in quell'istante udì una voce dirle: “Prega, affinchè le rose (cioè le parole del predicatore) non vadano perdute, ma abbiano la forza di intenerire i cuori più duri e di condurli a Dio”. Don Giovanni Blanbini, fu poi Vescovo della Diocesi di Noto (Sicilia), uno dei più dotti e più zelanti Vescovi d'Italia). Don Giovanni Blandini, durante la predicazione per la Quaresima, istituì a Vizzini la Pia Unione delle Figlie di Maria e tra le altre fanciulle, volle aggregarvi Febronia Barone, piccola di età, gracile, ma devota, modesta e pia, tanto da recare impressione al Predicatore, il quale, conoscendo il nome di lei, omonimo della orientale Febronia, martirizzata sotto Diocleziano, Patrona di Palagonia – paese di origine di Don Giovanni Blandini; - manifestò il suo augurio che questa piccola fanciulla, sotto la guida della Regina delle Vergini, divenisse l'eroina di cui ne portava il nome: “modello di pietà, di modestia e di ogni altra bella virtù”(dalla lettera di Monsignor Giovanni Blandini, Vescovo di Noto di cui tratteremo più avanti). Forse in nessuna altra persona gli auguri di Don Giovanni Blandini ebbero un pieno e perfetto adempimento come nella fanciulla Febronia. Nel 1872, per ordine di Monsignor Morana, Vescovo di Caltagirone – sotto la cui giurisdizione ecclesistica si trova la città di Vizzini, - recatosi a visitare una giovinetta Terziaria Cappuccina, molto conosciuta per le grazie gratis date, scoprì, con suo stupore, che quella fanciulla era proprio Febronia Barone, la stessa fanciulla alla quale aveva rivolto il suo augurio quattro anni prima e che ora si chiamava Veronica e indossava le lane del Terz'Ordine. Il Terz'Ordine Francescano Cappuccino, che tanto facilita la via e la pratica della virtù e della perfezione, non poteva essere ignorato da Febronia, tanto desiderosa di perfezione e di virtù, tanto sitibonda di Dio e che già aveva deciso di vestirsi da monaca Cappuccina il “voto” fatto a Santa Veronica Giuliani, quando, per intercessione di lei, ottonne la bramata guarigione dalla malattia. Lo stesso Patriarca San Francesco d'Assisi, il quale le aveva ispirato di porsi nel cammino di perfezione cristiana, le aveva suggerito i 3 voti di povertà, castità e obbedienza e la esortò a vestire le lane (cioè l'abito religioso) del Terz'Ordine. E Febronia, per così dire, “nata già Terziaria”, nemica del fasto e delle vanità del mondo, aliena da tutte le mondanità; il 9 Luglio 1871 indossò finalmente l'abito religioso del Terz'Odine Cappuccino. Il giorno della Vestizione religiosa, fu uno dei più belli della sua esistenza, vi si preparò con speciali penitenze ed una fervente Novena e per dimostrare la sua filiale gratitudine a Santa Veronica Giuliani, la Serafina di Città di Castello – e molto più, per imitarla nell'amore di Dio, nel disprezzo del mondo – avendole nelle visioni il suo Sposo Gesù inculcato non solo a portare il nome di Veronica, ma d'imitarla nelle virtù; - ottenne di mutare il nome di battesimo di Febronia in quello di Veronica. Dopo le Sacre Funzioni, uscì di chiesa commossa e con il volto irradiato come un serafino, giunta a casa, esclamò: Come sono felice oggi, o mio Dio, mio Redentore, te ne ringrazio! Nessuno più riuscirà a strapparmi dalle Tue braccia. Che felicità! Quanto mi è stato concesso è superiore ai miei desideri. Non mi rimane altro che vivere santamente e morire in questo Ordine religioso. Questi propositi di vivere e di morire santamente nel Terz'Ordine Cappuccino, furono da Veronica osservati fedelmente, costantemente, né noi sapremo tributarle altro elogio più vero e più grande se non chiamarla Vera Terziaria Francescana! Dobbiamo ricordare che nel tempo in cui è vissuta la nostra Suor Veronica Barone, la Regola del Terz'Ordine Cappuccino, non ancora mitigata dal sapientissimo Pontefice Leone XIII, era più rigorosa e più austera. Ma, come la vergine santa Cecilia portava il Vangelo nel suo cuore, così la nostra Suor Veronica Barone custodiva gelosamente questa serafica Regola del Terz'Ordine, vera sintesi del Vangelo che sa rendere i suoi fedeli osservatori, degni di ascendere agli onori degli Altari, così come vi fece ascendere un San Luigi Re di Francia, un Sant'Enrico Re di Polonia, una Santa Rosa di Viterbo, una Santa Delfina, una Santa Cunegonda modello di virtù per le nubili donne, delle coniugate e delle vedove; e fra tutti la giovane Elisabetta Regina d'Ungheria, che nel Terz'Odine Francescano trovò il più efficace impulso per giungere a quel fastigio di santità da essere canonizzata due anni dopo la sua morte e ricevere un culto pubblico dai suoi figli e dai suoi nemici che l'avevano cacciata dal soglio e dal suo palazzo! Quanti grandi modelli di perfezione brillavano davanti la mente della nostra Suor Veronica! Ma soprattutto venne incoraggiata e guidata all'osservanza della Regola del Terz'Ordine dallo stesso Patriarca San Francesco. Costui l'amo fortemente e teneramente quale Figlia prediletta. In molte visioni le indicò le penitenze che doveva praticare e le virtù nelle quali, specialmente in qualche Novena, doveva esercitarsi. San Francesco le impetrò delle grazie speciali da Dio, in ciascun anno il giorno 4 Ottobre, fu sempre per Suor Veronica Barone un giorno di speciali favori. Era l'alba della Festa di San Francesco d'Assisi dell'anno 1876, Suor Veronica giaceva sopra il suo giaciglio, sfinita di forze per le penitenze e le lotte contro il demonio che aveva sostenuto nel corso della recita della Novena per San Francesco. Due sue zie, che l'avevano assistita in quella notte e la vegliavano amorosamente, ad un tratto videro Suor Veronica trasformarsi nel volto, tanto da sembrare un angelo. L'udirono parlare con personaggi che non vedevano, né comprendevano il senso di quelle parole. Sentivano solo una fragranza celestiale e un odore di ostie. Poco dopo, Suor Veronica esclamò: No, non posso comunicarmi senza candele accese, per riverenza al Santissimo Sacramento. Accennato alle sue zie che accendessero due candele benedette, queste furono accese e poste ai due lati del letto – su cui essa giaceva con gli occhi rivolti al Cielo e con le palme aperte – in modo orizzontale alle spalle; in questo istante una mano invisibile depone una Particola sulla lingua di Suor Veronica. Le due zie, piene di stupore, cadono in ginocchio, piangono, pregano. Suor Veronica viene rapita in estasi. Padre Giuseppe da Vizzini, suo Confessore, era stato informato da Suor Veronica alcuni giorni prima che proprio il 4 Ottobre il Patriarca San Francesco, già dell'Ordine dei Diaconi, l'avrebbe comunicata con le sue mani. Accompagnata quella mattina dalla Vergine Immacolata e da molti Angeli. L'8 Settembre del 1874 Suor Veronica ebbe una visione, titubante e confusa, non comprendeva il significato di una Croce ornata di fiori offerta a lei da Gesù. Santa Veronica Giuliani venne però a confortarla, dicendole: Sappi, o sorella, che il nostro dolcissimo Sposo ti si è mostrato con la sua Croce in mano ornata di fiori, per essere questi fiori il simbolo delle virtù in cui ti devi esercitare per conoscere tutto quello che hai visto. Un'altro giorno, il 15 Agosto 1874, mentre in una visione si trovava ai piedi della Vergine Maria, volendola pregare per ottenere dal Figlio Gesù alcune grazie, le si presentarono due religiose per dirle: Noi siamo due sorelle, Chiara d'Assisi e Veronica Giuliani. Non stare in dubbio, ma sii certa che noi preghiamo la Vergine Maria per te. Il 30 Giugno 1877 Suor Veronica Barone vide il Cuore di Gesù e le Sue mani tramandare raggi di Luce, ma non udendo da Lui alcuna parola, rimase atterrita da tale silenzio. Allora si rivolse d'istinto alla sua cara Santa Veronica Giuliani e questa venne ad incoraggiarla e confortarla. Se una delle caratteristiche dei Figli del Serafico d'Assisi è l'amore scambievole lasciatoci da Gesù, vero fondamento della perfezione cristiana, Suor Veronica Barone arse di questo “Amore Fraterno”, sentì sempre una speciale predilezione per le sorelle e i fratelli del Terz'Ordine. Negli ultimi otto anni della sua vita terrena, mai il sole volse al tramonto senza che ella volgesse una fervorosa preghiera per il Terz'Ordine, per il Sommo Pontefice, per la Chiesa, per la conversione dei peccatori, per le anime Purganti e per tutto il genere umano. Così, desiderava che pregassero i suoi Figli il Padre San Francesco d'Assisi. Davvero il Serafico Padre si interessava perché tutte le Sue consorelle s'incamminassero nella via della perfezione evangelica. Quando nella Festa dell'Assunzione di Maria, Suor Veronica vide in visione i sacerdoti, i religiosi e le sorelle Terziarie recarsi ad offrire a Maria Santissima le mortificazioni e gli atti di virtù praticate in Suo onore; si turbò per le sue consorelle che conosceva per i passi troppo lenti che esse facevano nel cammino di santità e tanto desiderò che progredissero con più slancio di cuore. La nostra cara Suor Veronica si adoperò efficacemente perché nella chiesa conventuale dei Padri Cappuccini di Vizzini, sede del Terz'Ordine, venissero celebrati sempre con solennità i Tridui e le Novene dei Santi dell'Ordine Francescano. Non si vergognava di chiedere lei stessa, davanti all'ingresso della chiesa dei Cappuccini, l'obolo ai fedeli, obolo che non toccava con le mani, ma faceva mettere in una borsa tenuta appositamente da un'altra consorella. Ella mai entrò in casa altrui, la propria casa fu per lei un vero monastero nel senso più stretto della parola. Dalla sua cameretta Suor Veronica Barone esercitò un vero e fecondo apostolato, altra caratteristica dei Figli di San Francesco d'Assisi, che in ogni tempo si adoperarono ad estinguere le inimicizie e le liti, a stabilire la pace nelle famiglie e nelle città, a promuovere nella società la virtù ed ogni vero spirituale benessere. Suor Veronica Barone condusse via molte anime dalla perdizione. A lei molti sacerdoti, non pochi diocesani e gli stessi Vescovi, chiedevano consiglio negli affari più importanti e nei negozii più delicati riguardanti la propria e l'altrui coscienza. Nessuno si pentì mai d'avere eseguito e messo in pratica i suoi consigli, molti da lei esortati ad abbandonare la via del peccato, s'incamminarono nella via della perfezione cristiana. Non pochi ritornarono per lei a quella Chiesa che prima avevano abbandonata, mostrandosi in tutto questo vera seguace e figlia di colui che nel Secolo XIII venne chiamato da Dio a riformare i costumi corrotti e ricondurre al Signore la società corrotta. Fu molto a cuore alla nostra Suor Veronica, la propagazione del Terz'Ordine Francescano, basta dire che vi fece iscrivere e aderire molti secolari e tutti i sacerdoti, prelati e Vescovi inclusi, che andassero a recarle visita. I sacerdoti dediti alla predicazione durante la Quaresima o per il Mese Mariano in Maggio o Ottobre, nella Chiesa Madre di Vizzini e in quella di San Giovanni Battista, si recavano a trovarla. La prima cosa che domandava ai suoi visitatori era se fossero iscritti al Terz'Ordine Francescano. E molti sacerdoti ripartivano da Vizzini come Terziari Francescani. Un giorno venne a visitarla Sua Eccellenza Monsignore Morana, Vescovo di Caltagirone, accompagnato da altri nove presbiteri. Invitata a dire loro qualche parola spirituale, sulle prime umilmente ricusò perché si reputava ignorante per cui non le conveniva di parlare di cose spirituali a coloro che erano maestri della Chiesa di Dio. Per obbedienza le venne imposto da Monsignor Morana che parlasse ed allora iniziò a dimostrare le grandezze del Terz'Ordine Francescano e ne parlò con tale unzione ed efficacia che tutti rimasero innamorati del Terz'Ordine e decisero di aderirvi. Soggiunse Suor Veronica: Sì, è volontà di Dio che Monsignore Vescovo e voi “otto” sacerdoti (erano però in 9!) ...vi ascriviate al Terz'Ordine. E ciò dicendo, li nominò uno per uno facendo il Segno della Croce con il dito su ciascuno dei presenti, i quali essendo nove, uno....fu da Suor Veronica omesso. Tale “omissione” destò in tutti curiosità, perciò fu pregata a nominare un'altra volta coloro che dei presenti dovevano iscriversi al Terz'Ordine. Suor Veronica un'altra volta li nominò ma omettendo di nominare un sacerdote, il nono dei presenti. Allora, le fu domandato perché non nominasse anche quel sacerdote ad iscriversi. Ed ella rispose: Così mi sento ispirata. Il sacerdote “omesso” prese parola e disse a Suor Veronica: Dunque non volete che io mi iscriva al Terz'Ordine? - Suor Veronica si limitò a ripetere che così....si sentiva ispirata. Questo fatto destò impressione in tutti gli astanti, i quali insistettero con il sacerdote “omesso” affinché manifestasse loro cosa l'impediva di iscriversi al Terz'Ordine. Allora il sacerdote “omesso” arrossendo, dichiarò che in verità non poteva iscriversi al Terz'Ordine …. una “seconda volta”...., essendovi già iscritto fin da quando era seminarista e....dopo negli anni lo aveva abbandonato! Tutto questo Suor Veronica non poteva conoscerlo “naturalmente”, non solo perché quel sacerdote era un forestiero che metteva piede per la prima volta in Vizzini; ma anche perché – come ebbe lo stesso a confessare pubblicamente – non confidò mai ad alcuno di essere stato iscritto al Terz'Ordine Francescano. Il Vescovo Morana e quei Sacerdoti, riconoscendo in questo fatto una luminosa conferma della Volontà di Dio manifestata tramite Suor Veronica Barone, il giorno dopo, confessati, indossarono con devozione l'abito e si cinsero del cingolo del Terz'Ordine Francescano. Chiudiamo questo capitolo con le parole che Padre Giuseppe da Vizzini lasciò scritto: Veronica mai trasgredì volontariamente, anche in cose leggere, la Regola del Terz'Ordine, ma si adoperò con tutte le sue forze ad osservarla e a farla osservare. 


Segue 
Testo riveduto e aggiornato 



LAUS  DEO 

Pax et Bonum 


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano 

sabato 8 febbraio 2014

SUOR VERONICA BARONE 1856 - 1878 L'ESTATICA CAPPUCCINA DI PADRE PIO LA SCALA DA MAZZARINO MIN. CAPPUCCINO - INFANZIA ( 2° PARTE )



SUOR VERONICA BARONE 
1856-1878 
L'ESTATICA CAPPUCCINA 
di Padre Pio La Scala 
da Mazzarino 
Min.Cappuccino. 


Infanzia (2°parte) 
In Febronia era così forte e vivo in lei il desiderio di confessarsi con frequenza, che sua zia, la cara Giuseppa Barone, sorella del papà Francesco, per contenerla dopo averla istruita, - ciò che facilmente faceva, considerata l'attitudine straordinaria della bambina per imparare il Catechismo; - la condusse alla chiesa conventuale dei Frati Cappuccini di Vizzini. Il Padre Confessore, Fra Giuseppe da Vizzini, che fu successivamente suo Padre Spirituale sino alla morte, udita la confessione di questa fanciulla di appena cinque anni, ne rimase meravigliato, edificato e commosso. Così, rivolto ai circostanti, Fra Giuseppe disse loro: Tutti voi dovete imparare da questa bambina per confessarvi bene, lei vi può essere vera maestra. Febronia, dopo essersi confessata, vedendo comunicare la zia Giuseppa, desiderava in quella stessa mattina di ricevere Gesù Eucarestia, ma, non essendole concesso, perché ancora di tenera età; proruppe in un pianto dirotto e zia Giuseppa per confortarla, le fece dare una particola non consacrata, dicendole esservi Gesù. Certo, questa consuetudine di dare particole non consacrate ai più piccini è da biasimare, perché alla fin fine si rischia di abusare della buona e pura fede dei fanciulli, finendo con ingannarli per un Mistero così grande e importante esponendoli ad una vera idolatria. L'azione di zia Giuseppa verso la piccola Febronia, fatta sia pure in buona e retta fede, espose la piccola bambina ad un atto che noi, appunto, sconsigliamo. Dio, però, come dice San Tommaso d'Aquino, non ha legata la Sua virtù ai Sacramenti, e potè comunicare le Sue grazie e i Suoi carismi alla piccola Febronia come ordinariamente li conferisce a chi si comunica spiritualmente, cioè con il desiderio. Una Comunione Spirituale, cioè di desiderio, può essere qualche volta fruttuosa come la Comunione Reale, non ex opere operato, per usare un termine tecnico dei teologi, ma ex opere operantis, cioè non per virtù intrinseca alla cosa, ma per le buone disposizioni del suscipiente. Non aveva Febronia tutte le disposizioni, tutti i desideri di ricevere Gesù? Ella infatti, ricevette quell'ostia con viva devozione, con una gioia immensa, con tutto l'affetto del suo cuore, come se realmente avesse ricevuto Gesù. Le divenne il volto raggiante e gli occhi le si riempirono di lacrime; tornando a casa, lungo la strada, si vedeva effondere l'anima in atti di amore, di umiltà e di riconoscenza, comprimendosi con le manine il petto per stringere ancor meglio al suo cuore l'amato Gesù. D'ora in poi frequentò la confessione facendo progressi prodigiosi nelle virtù e nella perfezione cristiana. A sette anni fu ammessa alla Mensa Eucaristica. Le persone che furono presenti alla Prima Comunione di Febronia, attestano che mai videro persona umana appressarsi all'Altare così devota e fervorosa come la nostra fanciulla; il suo viso divenne irradiato di fuoco, non era in quel momento una creatura umana, ma un angelo, un serafino sceso dal Paradiso. 
La Vocazione
La grande sentenza di Sant'Agostino, che Dio chiama le anime con modi mirabili – vocat Deus miris modis – compendia la storia dei prodigi che si compiono nei momenti ineffabili in cui l'uomo – dotato di libero arbitrio – corrisponde alla Divina Grazia, sia ordinaria o straordinaria, e si avvicina a Dio per acquistare la giustificazione o per iniziare una vita di virtù, di perfezione, di eroismo. Se tutti non siamo obbligati ad essere perfetti, tutti però siamo chiamati ad incamminarci nella perfezione e ad acquistare quella santità ordinaria a cui Dio ci chiama e ci obbliga con precetto – siate perfetti – estote perfecti; - ma per giungere ad una santità straordinaria si richiede altresì una vocazione straordinaria. Come Abramo, Mosè ed altri Patriarchi e Profeti dell'Antica Alleanza ebbero una vocazione speciale, come anche Sant'Agostino, Sant'Ignazio d'Antiochia, Sant'Ignazio di Lojola, San Francesco d'Assisi e mille altri furono chiamati ad una santità straordinaria con voci interne e con visioni celesti, così Dio mostrò alla nostra Febronia la via della sofferenza, la via della prova a cui la chiamava con una straordinaria visione. La mattina del 13 Luglio, nella chiesa di San Giovanni Battista di Vizzini, mentre era davanti all'altare del Crocifisso, per un buon tratto fu vista immobile e con il viso trasformato e con gli occhi fissi al simulacro di Gesù sulla Croce. In quella mattina, Febronia si era confessata e comunicata e quantunque fosse sempre modesta e raccolta nella preghiera, questa volta molte persone vi notarono un fervore straordinario. Alzatasi con il volto irradiato di quella serenità e di quella Luce misteriosa, in cui appaiono talvolta le anime che hanno parlato con Dio; si avvicinò al Padre Confessore, Fra Giuseppe da Vizzini, che era seduto al confessionale e con un cenno gli fa capire che desidera parlargli. Tutto quello che aveva visto ed udito lo voleva confidare e affidare a chi tiene le veci di Dio per poterne ricevere consigli ed assicurarsi della realtà di quella visione, - essendo proprio delle anime umili e grandi dubitare di sé stesse e delle visioni straordinarie, nelle quali anche il demonio può apparire come angelo di luce; - ma il Confessore, che da tre anni già dirigeva questa bell'anima e la vedeva incamminarsi per una santità straordinaria, usava trattarla con durezza e distacco, umiliandola anche alla presenza di altre persone e ciò per raffozzarla nella virtù e tenerla lontana da qualsiasi vanagloria che avesse potuto insorgere in quel cuore ricco di doni celesti e di carismi. Fra Giuseppe da Vizzini non ascolta Febronia, la rimanda indietro per due volte, dicendole : Non ho tempo da perdere con te; che cosa puoi dirmi tu di così importante? - Febronia respinta, non si turba affatto, ma tranquilla lo informa che desidera solo dirgli una parola, ma il Confessore nuovamente la respinge. Per la terza volta Febronia ritenta e finalmente Fra Giuseppe le permette di accostarsi alla grata del confessionale, così Febronia può finalmente dire che: Ho visto uscire dal Crocifisso una Luce e poi una voce mi ha sussurrato di prepararmi alla guerra. Padre Giuseppe, udita questa visione, le disse: Me lo sono proprio immaginato! Me l'immaginavo di queste “grandi cose” che dovevi dirmi! Va, torna a casa che è tardi! Febronia non si lamenta e fa ritorno a casa. Ma le opere di Dio – diceva Gamaliele al Sinedrio che voleva proibire agli Apostoli di predicare, - non possono essere distrutte dall'uomo. Ciò che è mistificazione umana o vuole apparire come “opera divina”, sotto la prova del tempo e della contraddizione, viene distrutto e dissolta come nebbia davanti al sole. Ma l'opera di Dio, in quanto voluta e permessa dal Signore, resiste a qualsiasi prova e all'urto della contraddizione si purifica come oro nel crogiolo e si eleva gigante come quercia annosa sulla cime dei monti, che all'infuriar dei venti affonda sempre più le sue radici. Dio che aveva iniziato l'opera Sua in questa grande anima, le appariva un'altra volta dallo stesso altare del Crocifisso il 13 Settembre 1869, e con una Luce intensa che Gli sgorgava dal Cuore, le porgeva la Croce. La Croce è il libro della più alta sapienza della vita (San Giovanni Crisostomo, Opere, Tom.IX), dalla Croce scaturisce quella “via” che ci insegna ad acquistare la virtù e a domare tutte le passioni umane. La Croce ci rivela i segreti di Dio, la profondità della Sua giustizia, la ricchezza della Sua infinita Misericordia, la tenerezza, la forza della Sua Bontà e del Suo Amore. Gesù offre la Croce a Febronia per farle conoscere che d'ora innanzi Questa e solo Questa, la Croce, sarà la sua compagna, la sua guida, la sua gloria. Il Padre Confessore, Fra Giuseppe da Vizzini, udita da Febronia questa seconda visione, conoscendo la purezza, il candore di cui era adorna; si trovò in dovere di considerare seriamente ciò che accadeva di straordinario in questa anima. Vedendo i segni del soprannaturale divenire sempre più chiari e più certi e la volontà di Dio delinearsi con più efficacia e precisione, le dice: Prega, prega e pensa ogni giorno alla Croce che ti è stata offerta dal Cuore di Gesù. Da questo momento la Croce per Febronia divenne l'oggetto principale delle sue meditazioni; confortata dalla Divina Grazia, di giorno in giorno progredisce nella scienza dei Santi, di giorno in giorno conosce sempre meglio quanto è prezioso il patire per amore di Gesù, il quale ha detto : Chiunque vuole segurmi, rinneghi sé stesso. Il 18 Maggio 1871, primo giorno della Novena di Pentecoste, Febronia occupata nelle ore vespertine a filare, cantava: Passò da quest'esilio – al Cielo una sorella – volò quest'anima bella verso l'Eternità. Aveva saputo per ispirazione interiore, che proprio durante la Novena della Pentecoste allo Spirito Santo, occorreva morire perfettamente al mondo e iniziare la via della prova e della sofferenza, rivolta alla zia Giuseppa le dice: Zia, tra pochi istanti morirò, verrà il mio Confessore, verranno le Figlie di Maria, verrà molta gente che mi reputerà morta. Dopo un'ora precisa da quando aveva detto quelle parole, incominciò a gridare: Muoio! Muoio! Fu adagiata sul suo letto e Febronia vi si stende in forma di Croce. Un piede sull'altro, le braccia stese come quelle di Gesù sul Patibolo di morte! Accorse tanta gente del vicinato e non solo, tra questi venne il Padre Confessore, Fra Giuseppe, le Figlie di Maria. Si chiamarono i medici e vennero il Dottore Inguante, il Dottore Salvatore Galante, i quali le danno una buona dose di solfato ed altre medicine per poter alleviare i forti dolori accusati da Febronia. La si sottopose ad un bagno di acqua fredda, ma inutilmente. I dolori divennero più acuti e nessuno poteva toccarla perché avrebbe sofferto maggiormente. Chi si avventurava per toccarla nell'intento di recarle conforto, o ai piedi o sulle mani o sul suo capo, avvertì subito come una scossa elettrica. Ad un tratto il corpo di Febronia divenne rigido, il cuore cessò di pulsare ed è creduta morta. In questa posizione, cioè a forma di Croce, rimase immobile sul suo letto fino al quinto giorno del Novenario di Pentecoste. Al quinto giorno incominciò a muovere le labbra, come se parlasse sottovoce; a stendere le braccia, a congiungere le mani come se dovesse prendere un oggetto cadente dall'alto. Dopo, accostava la mano alla bocca come se stesse ricevendo il cibo da un personaggio invisibile. In tutti i nove giorni della Novena di Pentecoste, non gustò cibo, non ascoltò voce alcuna se non quella dell'obbedienza. Con chi parlava Febronia? Chi erano questi esseri invisibili da cui riceveva quel cibo misterioso? - Il Confessore, Fra Giuseppe da Vizzini, ci attesta attraverso il suo manoscritto sulla vita di Febronia (Veronica), che proprio durante quella Novena di Pentecoste, Maria Santissima dava da mangiare alla nostra Febronia e più volte tra le braccia le porgeva il Bambino Gesù. Il giorno di Pentecoste cessarono in Febronia e all'istante, tutti i dolori e le sofferenze. Febronia si levò dal suo letto tutta ilare e si diede senza indugio alle pratiche religiose e alle varie faccende di casa. Può questa “strana malattia” considerarsi un effetto patologico di isterismo? - Ci basti osservare che nella suddetta malattia di Febronia, mancano i segni certi patologici della diatesi di cui è parola; manca la palla isterica, mancano i gesti umoristici-acrobatici, manca l'egoismo, né vi troviamo i pervertimenti della sensibilità, né l'irrisoluzione della scelta, né l'ostinazione per il puerile e per l'assurdo. Tutto questo dovrebbe bastare per non ricevere a priori il preconcetto dell'isterismo. I parenti, gli amici ringraziarono il Signore per la guarigione di Febronia. Tutti riconobbero in Febronia dal giorno della sua guarigione, un profondo cambiamento, una visibilissima trasformazione. Da quel giorno di Pentecoste, Febronia inizia a chiamare “sorella” la propria mamma, “sorelle” tutte le donne. Chiamava “fratello” il suo papà Francesco e i suoi fratelli e tutti gli uomini. Intanto si avvicinava la Festa del Corpus Domini del 1871. Febronia sentiva una voce interiore, chiara ed efficace che le suggeriva a celebrare quella Festa con una Novena straordinaria. Febronia non riuscì a resistere a quella “voce” e il suo Padre Confessore, - per non opporsi alla Divina Volontà e per accertarsi che quella malattia patita durante tutta la Novena di Pentecoste, fosse un'opera soprannaturale, - le concede il permesso di recitare la Novena del Corpus Domini. La mattina seguente, viene assalita da fortissimi dolori, il terzo giorno si pose a forma di Croce rimanendo immobile in quella posizione per ben quarant'otto ore. I suoi occhi erano fissi e rivolti al cielo, nemmeno si accorgeva di quello che accadeva intorno a sé. Fu osservato, tuttavia, che all'entrare delle donne sposate o vedove, i dolori accrescevano (come attestato dal manoscritto del Padre Confessore, Fra Giuseppe da Vizzini). Una donna di dubbia reputazione, volle di nascosto entrare in casa della famiglia Barone per curiosità, entrò nella camera di Febronia ma i presenti dovettero allontanarla immediatamente perché la sua presenza faceva saltare sul letto la povera Febronia per i forti dolori patiti. La Vigilia della Festa del Corpus Domini, fu fatto chiamare Padre Giuseppe, il quale accostatosi a Febronia udì dalla stessa dire: Padre, domani, un'ora prima dell'Ave Maria, finiranno queste miei sofferenze, perciò desidero che vostra Reverenza me ne dia il permesso e la benedizione. - Padre Giuseppe le dona questo permesso e il giorno seguente, quando le campane iniziano a suonare l'Ave Maria, i dolori di Febronia istantaneamente cessavano, ma non guarì completamente da quella malattia misteriosa se non per un nuovo prodigio. Fra Giuseppe da Vizzini, suo Confessore, si sente ispirato a suggerirle di promettere a Santa Veronica Giuliani, - alla cui festa mancavano pochi giorni, - di vestirsi con l'abito religioso delle Cappuccine, così come era in uso in molti luoghi della Sicilia, se il giorno della memoria della grande Santa, fosse guarita completamente. Fra Giuseppe da Vizzini si rivolse poi ai medici, piuttosto imbarazzati dinanzi a quella malattia “misteriosa”: Voi, credete di assistere ad un fatto “patologico”, io invece vi vedo la mano del Signore, sempre mirabile nelle sue opere. Io sostengo che tutti i rimedi della scienza, riusciranno inefficaci se non invochiamo il rimedio del Cielo. Poi, Fra Giuseppe si rivolse ai genitori di Febronia, papà Francesco e mamma Vincenza: Sappiate che in questa malattia di vostra figlia, solo la preghiera potrà ottenere dal Cielo la bramata salute. E volgendosi a Febronia, disse: Figlia, non ti ricordi che all'età di cinque anni stavi per scendere nella tomba e tutti disperavano della tua salute? Fu fatto ricorso a Santa Veronica Giuliani e tu guaristi all'istante! Domani inizierà appunto la Novena a Santa Veronica Giuliani, tu promettile di vestirti da monaca terziaria nel giorno della sua festa, ed Ella ti donerà la guarigione. Dopo qualche giorno Febronia guarisce. I medici non riescono a spiegare una tale guarigione avvenuta senza crisi, in poco tempo, in modo così contrario alle leggi di natura. Sei giorni dopo, Febronia con i suoi genitori papà Francesco e mamma Vincenza, si recarono ad abitare in un'altra casa vicino alla chiesa conventuale dei Padri Cappuccini di Vizzini. (La casa abitata dalla famiglia di Febronia fino allora era molto lontano dalla chiesa dei Padri Cappuccini, dove tutte le mattine ella si recava, essendo Fra Giuseppe il suo Confessore. I suoi poveri genitori, per renderle meno incomodo tale frequenza, vendettero la prima casa con loro grave perdita e ne comprarono un'altra, più vicina al convento dei Cappuccini). 

Segue 
Testo riveduto e aggiornato 


LAUS  DEO 

Pax et Bonum 


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano 

martedì 4 febbraio 2014

SUOR VERONICA BARONE 1856 - 1878 L'ESTATICA CAPPUCCINA DI PADRE PIO LA SCALA DA MAZARINO MIN. CAPPUCCINO - INFANZIA .




SUOR VERONICA BARONE 
1856-1878 
L'ESTATICA CAPPUCCINA 
di 
Padre Pio La Scala 
da Mazzarino 
Min.Cappuccino. 


Infanzia
Fin dai primi anni, la nostra Febronia si mostrò amante del nascondimento e della solitudine, obbediente ai minimi cenni dei suoi pii genitori, inclinata fortemente a piacere a Dio e contraria a tutte le vanità del mondo. Non aveva compiuti che appena tre anni e un fanciullo più grande di lei, le strappò una piccola collana di coralli che le adornava il collo. Il fanciullo compiuta la marachella, se la diede a gambe levate, Febronia non reagì, non emise un grido, non gli rivolse un rimprovero ma avvicinatasi a mamma Vincenza che voleva invece inveire contro l'audace fanciullo, le disse: Mamma, non gli fare del male, il Signore non vuole che io porti siffatte vanità. Ricusò sempre di prendere parte ai giochi ai quali era invitata da altri bambini nel suo vicinato e quando la madre la invitava a divertirsi con gli altri piccini, la nostra Febronia le rispondeva: Mamma, non te ne curare. Proibiva all'altra sua sorella, più piccola, di andare fuori casa e saputo che una volta era andata ad una festa per le nozze di uno zio, al ritorno la rimproverò e amorevolmente soggiunse: Ricordati che alle feste da ballo, ballano i demoni e tu non ci devi andare perché si odono parole brutte e tante offese verso Dio. Piccina di quattro anni, si ritirava nella sua cameretta, dove aveva costruito un piccolo altare, davanti al quale pregava lungamente. Fu vista molte volte da sola ridere e fare mille moine come se parlasse e giocasse con altri fanciulli; spesso la si vedeva gongolante di una allegria vivace, impetuosa, tanto che la povera mamma Vincenza si impensieriva e si meravigliava come potesse la piccina divertirsi da sola e giocare nella sua cameretta, mentre in realtà fuggiva la compagnia degli altri bambini. Ma da molte osservazioni e rivelazioni fatte successivamente negli anni da Febronia stessa, sappiamo che lei fin dai primi anni di vita conversava e giocava familiarmente con Gesù, che le appariva come un Fanciullo. Fin dalla tenera età, amò la semplicità nel vestire, rifuggiva dall'indossare vesti foggiate con frange ed altri ornamenti. Con le sue stesse manine si toglieva e gettava via dai suoi abiti tutto ciò che le appariva come vanità. Si disordinava apposta i propri capelli, appena pettinati dalla buona mamma Vincenza secondo la moda di quei tempi, ed ogni volta, prima di farli risistemare, diceva: Mamma, non te ne curare, queste cose sono dei vermi della terra, non sono per me, mamma. La madre ignara di quello che lo Spirito Santo operava in questa bambina, da una parte sentiva dispiacere di vederla così contraria agli ornamenti che potevano farla ben comparire, dall'altra si meravigliava nell'udire risuonare quelle massime di virtù cristiana sulle labbra della sua adorata piccina. Forse sembreranno incredibili tutte queste cose, considerando l'età della piccola Febronia e il poco sviluppo delle sue facoltà mentali, ma non possiamo mettere in dubbio e molto meno negare, secondo le regole della sana critica, quei fatti che vengono attestati e dimostrati da molte persone di diversa età e diverse condizioni. Vogliamo negare ai Santi quelle attitudini e quelle energie d'intelligenza e di volontà che riconosciamo in alcuni ingegni privilegiati, mentre più forti ragioni militano in favore dei nostri Santi, perché avvalorati dalla Divina Grazia e coadiuvati in modo straordinario da Dio? Correvano gli anni 1860 e 1861 quando – dopo i preliminari di Villafranca (11 Luglio 1859) e il trattato di Zurigo (17 Ottobre 1859), unite al Piemonte, l'Emilia (18 Marzo 1860), e la Toscana (22 Marzo 1860); Garibaldi....con i suoi, sbarcando a Marsala (6 Maggio 1860) favoriva l'insurrezione della Sicilia e di Napoli.. La nostra Febronia, udendo che molto sangue veniva sparso dai nostri fratelli, che molte spose rimanevano vedove e molti figli privi dei loro padri, va a prostrarsi davanti ad una immagine di Gesù Flagellato alla colonna e con accento pietoso lo prega per le anime di quelle povere vittime, lo prega per il ristabilimento della pace, lo prega per il trionfo della Religione cattolica e della giustizia con tale fervore da offrire la propria vita in olocausto. Non sappiamo fino a qual punto fossero esaudite da Dio le preghiere di questa eroica bambina, però, dalle sue rivelazioni apprendiamo che durante quelle sue preghiere, le apparve Gesù in forma di Fanciullo tenendo nella mano destra un giglio e nella mano sinistra una corono di spine, e le confermò che doveva essere Sua Sposa e mediatrice tra Lui e i poveri peccatori. Qualche anno dopo, ammalatisi, ebbe a soffrire una misteriosa febbre prolungata, fastidiosa e per colmo delle sue sofferenze fu colpita da una specie di lebbra. I suoi genitori, Francesco e Vincenza, afflitti e dolenti si adoperarono in tutti i modi per la guarigione della piccina. Perduta ormai ogni speranza nei rimedi umani, si rivolsero al Cielo e fra altri voti, promisero a San Francesco d'Assisi di vestire per qualche anno dell'abito religioso francescano la piccola Febronia, qualora fosse stata guarita. Era il 3 Ottobre, vigilia della Festa di San Francesco d'Assisi e la piccola inferma ebbe la seguente visione: Le pareva trovarsi nella chiesa conventuale dei Padri Cappuccini in Vizzini, si vide davanti ad un altare ricoperto da un tappeto di fiori, sull'altare risplendeva una bellissima giovane vestita con l'abito religioso delle Cappuccine e dalla quale ripetutamente era invitata ad avvicinarsi a lei con queste parole: << Vieni a me! Vieni a me! Piccina mia, io sono Veronica Giuliani, scesa dal Cielo per consolarti. Stai dunque di buon animo! Nel Cielo ho pregato il Celeste Medico per la tua guarigione e ti assicuro che appena ti farai il Segno della Croce e invocherai per 3 volte il Nome di Gesù, sarai guarita>>. Febronia, destatasi, non eseguì i suggerimenti avuti durante la visione e va a dire alla sua mamma che desidera scendere dal letto, ma appena scesa si abbandonò a terra per la debolezza. La mamma la rialzò e la pose sul lettuccio ma ecco che Febronia sente una voce interiore dire: Figlia, perché non hai eseguito quanto ti è stato suggerito? Allora Febronia si fa devotamente il Segno della Croce, invoca per tre volte il Nome di Gesù e immediatamente riacquistò la salute, più vegeta e più bella di prima. La gioia fu ridonata ai genitori, che tuttavia nulla sapevano della visione, essi comunque piangono di allegria e in ginocchio devotamente ringraziano il Signore per siffatto Beneficio. Fin dalla sua infanzia, l'Amore di Dio le premeva sommamente, le stava in cima a tutti i pensieri, formava l'oggetto più caro del suo cuore. Sitibonda di questo Amore ne cercava i mezzi, perciò bambina di 6 anni, fu condotta da papà Francesco e mamma Vincenza alla chiesa conventuale dei Padri Cappuccini di Vizzini e per partecipare ai Divini Uffici. Durante la celebrazione della Santa Messa, nel tempo preciso del Santo Sacrificio, Febronia vide in visione sull'altare maggiore San Francesco d'Assisi, il Serafico Padre era circondato da una Luce intensa ed era tutto in atteggiamento devoto. Attirata dalla amabilità del Santo chiese: Padre! Con quali mezzi si può amare Dio e divenire Santi? Siffatta domanda, rispondendo ai desideri del cuore del Serafico Patriarca, le meritò la seguente risposta: Sappi, figlia diletta, che io fondai la mia perfezione nella povertà, castità e obbedienza. Mi spogliai di ogni affetto terreno ed in tutte le aridità di spirito e in tutti i travagli e nelle tentazioni, ebbi fiducia in Dio solo. Detto questo, San Francesco la benedisse e disparve. Febronia non chiese al Santo ricchezze, né sanità o beni di questa terra o altri favori, ma chiese i mezzi per amare Dio e divenire santa. 
Febronia per quella visione rimase talmente infervorata che subito rivolse a Dio questa preghiera:
“Gesù, amor mio, 
da oggi innanzi voglio essere 
tutta vostra, 
voglio sciogliermi 
totalmente 
da tutti i legami 
con cui il mondo 
 mi tiene a sé unita 
 e faccio voto 
di povertà, 
di castità, 
di ubbidienza”. 
Questo voto di Febronia non fu lo scatto di un effimero fervore, né l'effetto di una improvvisa risoluzione, tanto facile ad essere concepita e tanto più facile, specie nella gioventù, ad essere dimenticata; ma fu una risoluzione ferma che mantenne sino alla morte. Dio stesso volle incoraggiare con un prodigio questa sua serva all'osservanza di siffatte promesse che le aveva ispirate. Giaceva gravemente infermo su un lettuccio, un fratellino della nostra Febronia, Giuseppe, circondato dai genitori, dai parenti singhiozzanti. Febronia era seduta vicino al fratellino, ad un tratto si addormenta e nel sonno ebbe una visione: Vide scendere dal Cielo una lunga processione di fanciulle vestite di bianco e fra esse una bellissima Signora che emergeva per maestà e bellezza. Febronia chiese: Chi sono queste belle creature? - Una voce le rispose: Sono gli Angeli con la loro Regina qui venuti per accompagnare l'anima di tuo fratello Giuseppe al Paradiso. Dopo pochi minuti, la processione risaliva verso il Cielo e l'anima del piccolo Giuseppe accolta dal suo Angelo Custode ed accompagnata dagli altri spiriti celesti, si congedava dalla sorella dicendole: Addio Febronia amata sorella, ci rivedremo in Cielo! Ricordati dei Voti che il 4 Ottobre facesti nella chiesa dei Padri Cappuccini, prega il Signore per tutto il genere umano, come lo pregherò io lassù in Cielo. Febronia accompagnava con lo sguardo quelle schiere di Angeli che si elevavano in alto tra le nubi, si apriva il Cielo e tra una Luce di mille aurore e il canto di mille Vergini, vedeva un lembo di Paradiso. Poco dopo, si affievolisce la Luce, cessano i profumi, le melodie tacciono, la visione si è dileguata, Febronia ode pianti e grida: è il pianto dei suoi genitori e dei parenti. Febronia apre gli occhi e vede Giuseppe, il suo fratellino, spirato. Tale visione la confermò nei suoi propositi: il desiderio di sempre più conoscere ed amare Dio divenne in lei una febbre cocente. Non sapendo ancora leggere, pendeva dalle labbra di chiunque parlasse di Dio o di argomenti spirituali o pertinenti alla cristiana perfezione. Da quei colloqui non riusciva a distaccarsi, tranne quando la mamma aveva bisogno del suo aiuto in casa e Febronia ubbidiva prontamente ma recandosi dalla sua mamma, diceva a quanti stavano continuando a parlare di Dio: Beati voi che sapete tante belle cose di Dio! Quando saprò io conoscere queste ricchezze? Chiunque, confessata e comunicata, che entrava in casa di Febronia, era da lei accolta devotamente e festosamente. L'amore ai Sacramenti della Confessione e della Eucarestia, fu innato in lei; fin dall'età di cinque anni esortava papà Francesco e mamma Vincenza a confessarsi con frequenza: Mamma, va a confessarti. Confessati, mamma - ripeteva spesso, e la madre le rispondeva: Ora non posso, devo preparare il pranzo, se non è pronto a mezzogiorno tuo papà s'inquieta – e Febronia alla madre: Mamma vedrai che papà non s'inquieta, va a confessarti, penserò io al pranzo – e la mamma: Ma tu sei piccina – risponde Febronia: Non te ne curare, vai a confessarti, qui ci penso io. Erano così dolci e penetranti le insistenze della bambina, che la madre per accontentarla andava a confessarsi. Allora, la piccola Febronia, rimasta sola in casa, chiudeva di dentro la porta d'ingresso e preparava il pranzo. Ritornata la madre, con meraviglia, vide la tavola apparecchiata e le vivande pronte. Era l'Angelo custode che aveva coadiuvato la bambina? Del resto quando la mamma, già comunicata, ritornava dalla chiesa, Febronia si accorgeva subito che l'Agnello Divino era sceso nel cuore di lei: festosa e giuliva le si avvicinava al petto e l'abbracciava, la baciava, ne assorbiva quasi l'alito, le ripeteva infatti: Beata te, mamma, che hai preso il Signore! Che gioia devi provare. Che sorte è la tua! Per quanti giorni ti fu data la Comunione? - rispondeva la mamma: Per tre giorni – e Febronia: Che fortuna mamma, che fortuna ricevere Gesù per tre giorni! (negli anni in cui visse la nostra serva di Dio, la Comunione non era concessa con frequenza, ma alla nostra Febronia (Veronica) fu data l'opportunità di comunicarsi ogni giorno). 


Segue 
Testo riveduto e aggiornato 


LAUS  DEO 

Pax et Bonum 


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano