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venerdì 14 febbraio 2014

SUOR VERONICA BARONE 1856 - 1878 L'ESTATICA CAPPUCCINA DI PADRE PIO LA SCALA DA MAZZARINO MIN. CAPPUCCINO - SAPER SOFFRIRE CON GESU' E PER GESU' .




SUOR VERONICA BARONE 
1856-1878 
L'ESTATICA CAPPUCCINA 
di 
Padre Pio La Scala 
da Mazzarino 
Min.Cappuccino. 
Saper soffrire con Gesù e per Gesù 


Ciò che rende un'anima grande davanti a Dio e agli uomini è il saper soffrire e vivere ogni prova del cammino terreno. Tutta la vita umana è compendiata da due grandi pagine distinte ma inseparabili che la sintetizzano: la pagina dell'amore e la pagina del dolore. Non vi è una vita sia pur lunga o giorno o ora del cammino terreno esistenziale umano che non si possa compendiare in queste due parole: amare e soffrire. Cristo, Dio-Uomo, è causa e primizia di ogni perfezione e di ogni grandezza; l'uomo tanto partecipa alla vera perfezione quanto più perfetta è la somiglianza con Cristo. Somiglianza che consiste non già nella virtù di far risorgere morti, risanare infermi, scacciare demoni, dominare gli elementi e le creature del mondo o nel compiere grandi prodigi; ma nell' imitare Gesù partecipando ai Suoi dolori e alle Sue abnegazioni. Dio ha sofferto, dice l'Apostolo San Paolo, affinché tutti seguiamo le Sue vestigia nella Via Dolorosa del Golgota. L'estasi, le visioni e la stessa virtù di operare miracoli, non costituiscono la santità. Soffrire ad imitazione di Gesù distaccando il cuore dalle cose terrene, abbracciando i dolori che ci affliggono il corpo e lo spirito, ecco il vero cristianesimo, la vera santità, i segna certi della nostra predestinazione. Ed è questo spirito di cristiana mortificazione che rifulge mirabilmente nella nostra Veronica, la quale può ripetere: “Mortua sum mundo, et vita mea abscondita est cum Christo”. Fin dai suoi primi anni di vita, desiderò mortificare se stessa per amor di Dio, lo dimostrò questo desiderio ancora piccina, privandosi delle piacevoli sensazioni, anche lecite, quali vedere uno spettacolo, odorare un fiore, indossare una bella veste, giocare con le altre bambine, divertirsi con balocchi ed altri simili passatempi. Tutti questi piaceri, anche innocenti, vennero da lei respinti con franchezza, con gioia, senza pentimenti, senza rimpianti. Bambina di tre anni, essendosi traforato il femore con un lunghissimo ago che sia trovava casualmente con la punta in su sulla sedia sulla quale si era seduta, per tre giorni soffrì acutissimi dolori senza dire nulla alla mamma Vincenza, quest'ultima vedendola bruciare di febbre chiamò il medico che visitandola scoprì la grave ferita che stava minacciando la vita della bambina. Il sopportare pazientemente le tribolazioni della vita è la prima essenziale penitenza necessaria a tutti e chi vuole correre bene nella via della santità, ricusando le sofferenze che sono inseparabili dal suo stato, caricandosi di rosari e di altre lunghe preghiere, affliggendosi con altre volontarie penitenze, non sempre fruttuose, né sempre compatibili con la sua posizione; è un illuso che rigetta quei mezzi di santità sicuri, voluti e prescelti da Dio per andare in cerca di altri mezzi non comandati da Dio e forse da Lui non voluti. Veronica abbracciò sempre con animo volenteroso tutto ciò che di contrario le accadde nel corso della vita. Gesù le diceva un giorno: “Figlia mia, tu non mi potrai far giammai in alcun tempo maggior servigio che sopportare pazientemente in memoria della Mia Passione, qualsivoglia tribolazione che ti occorre sì interna che esterna, sforzandoti di sopportare sempre tutti i dolori fisici e tutte le aridità di spirito e di fare sempre tutto quello che è contrario ai tuoi desideri”. Queste parole penetrarono vivamente l'animo della nostra eroina che anche sotto il peso delle angustie più affliggenti dello spirito, non venne mai meno all'amore del patire. Non vi era cosa che tanto la sollevasse e la riempisse di consolazione quanto la contrarietà, le pene, la croce. Mamma Vincenza non poteva rassegnarsi nel vedere questo fiore di figlia illanguidire innanzi tempo, sbattuto continuamente dai venti tempestosi delle tentazioni. La madre non poteva mai comprendere come Dio potesse permettere che questa amata figlia venisse gettata sotto le cataste della legna o precipitata nella cisterna dell'acqua; sicché prorompeva in grida, in lamenti e in rimproveri contro la povera fanciulla, la quale doveva calmare la propria madre con dolci parole: Non t'inquietare mamma-sorella, è Dio che vuole così. La mamma più inquieta: Dio non può permettere questo! Io sono stanca, non ne posso più, io ti rinunzio come figlia! Se il digiuno di Cristo, che durò quaranta giorni nel deserto è uno dei più grandi, il digiuno di sette anni compiuto da Suor Veronica è un fatto singolare. Monsignor Morana, Vescovo di Caltagirone, in visita con due medici a casa di Veronica, le offrì alcuni biscotti e la invitò per santa obbedienza a prenderne. Veronica ubbidiente si sforzò di mangiarli, ma venne assalita da dolori e con sbocco ematico dalla bocca. Monsignor Morana volle, in compagnia di un sacerdote, rimanere in casa di Veronica per più settimane, lasciandovi nella notte e nelle poche ore di sua assenza una persona di sua fiducia per vedere con i propri occhi se Veronica realmente non prendesse cibo. Dopo una prova così rigorosa e continua, lo stesso Vescovo dichiarò che Veronica non si cibava di alcun cibo terreno ma della manna celeste Eucaristica e il miglioramento sensibile di lei ogni qualvolta riceveva la Santissima Eucarestia era constatato da tutti quelli che andavano a visitarla. I genitori di Veronica, papà Francesco e mamma Vincenza, la signora Morello, Padre Benedetto Capuana, Padre Giovanni da Vizzini, il Dottor Vito Rinaldi con giuramento scritto e dinanzi a tante persone così attestarono: “ Noi qui sottoscritti, attestiamo che per più di sette anni continui, Veronica Barone si asteneva da ogni cibo, anzi diciamo che mai in tal tempo si nutriva di pane, di carne, di pasta, di brodo, di latticini e di altri alimenti necessari; ma solo in tempo di uva e di ciliegie ne mangiava ora 3, ora 5 o 7 acini alludendo a qualche mistero in certi giorni quando dalla Madonna le veniva permesso”. L'Eucarestia, l'Immacolata, il Papa. L'amore all'Eucarestia, all'Immacolata e al Papa, sono tre amori inseparabili che si compiono e a vicenda si perfezionano: sono tre amori, tre palpiti, tre slanci che fanno fremere soavemente e fortemente l'anima cattolica. E' impossibile venerare l'Eucarestia senza amare Colei dal cui seno ci fu dato questo Pane degli Angeli. E' inconcepibile amare Maria e l'Eucarestia che si trovano in tutta l'integrità del dogma e del loro culto nella solo Chiesa Cattolica, senza amare Colui che è il Fondamento visibile di questa Chiesa: il Pontefice. Francesco d'Assisi, l'uomo forse che più da vicino ha imitato il Nazareno, ebbe una devozione tenera ed affettuosa per la Regina degli Angeli per l'intercessione della quale ottenne l'indulgenza della Porziuncola. Amò l'Eucarestia fino a scrivere una lettera a tutti i sacerdoti del mondo per esortarli a celebrare con purezza e carità e ad avere in somma venerazione il Santissimo Sacramento dell'Altare; ma egli, che amò così fortemente l'Immacolata e l'Eucarestia, ebbe ancora una particolare venerazione al Pontefice, venerazione che inculcò ai suoi frati quando mise a capo della sua Regola l'obbedienza e l'amore a Papa Onorio III e a tutti i suoi Successori alla Sede Petrina. Francesco ben sapeva che qualunque edificio crolla se non è costruito sul fondamento dato da Cristo, perciò fu il Primo Fondatore di un Ordine Religioso che ottenne l'approvazione ufficiale dal Sommo Pontefice. Suor Veronica Barone, figlia prediletta del Serafino d'Assisi, non poteva distinguersi per un vero e reale amore al Pontefice, a Maria e al Santissimo Sacramento dell'Altare. Il nome del Sommo Pontefice si trova spesso nei manoscritti di Veronica, nelle sue estasi, in tutte le orazioni prega per il trionfo del Capo della Chiesa e più volte confessa che avrebbe dato la vita per prolungare di un giorno solo l'esistenza del Pontefice. Veronica fu triste e dolente, quando nelle visioni del 7 Marzo 1877 e in quella del 2 Luglio 1877, pregando per la salute del Santo Padre, conobbe che la vita di lui sarebbe stata brevissima, e così accadde. Nelle conversazioni raccomandava alle sue consorelle Terziarie che pregassero per l'angelico Papa Pio IX ed esortava i sacerdoti, specialmente i predicatori, che inculcassero ai popoli l'amore al Pontefice e alla Chiesa Cattolica. In questa “Romanità”, Veronica Barone fu guidata e ammaestrata da Gesù e dall'Immacolata Maria. Tutto quello che passò tra Maria e Veronica Barone si può compendiare in queste parole: Maria fu a Veronica vera Madre, Veronica fu di Maria vera figlia. Ogni giorno recitava il Rosario intero, la cui recita urtava talmente il demonio che, per dispetto, le staccava dalla Corona i grani a misura che passavano per le dita di lei, tanto che il suo povero Confessore, Fra Giuseppe da Vizzini, era costretto spesso a legare fortemente ogni chicco della Corona di Veronica. Fra gli oggetti di devozione, Veronica era molto affezionata alla medaglia di Maria Vergine, medaglia che baciava spesso specialmente quando si accingeva a combattere contro il demonio. Più volte quella medaglia spariva per opera demoniaca e Veronica, ricorrendo a Maria, riceveva prontamente la sua medaglia o le veniva indicato dalla Vergine Maria dove il demonio l'aveva nascosta. Dai suoi manoscritti: “ Con il primo Pater Noster e 4 Ave Maria si ringrazia il Divin padre per le prerogative concesse a Maria Sua Figlia, nella Maternità, nella Preservazione del peccato, nell'Impeccabilità, nel Potere insuperabile conferitoLe”. “Con un altro Pater Noster e 4 Ave Maria, si ringrazia il Verbo Divino per le 4 prerogative concesse a Sua Madre; cioè Verginità senza macchia, Fecondità senza corruzione, Gravidanza senza peso, Parto senza dolore”. “Con un terzo Pater Noster e 4 Ave Maria, si ringrazia lo Spirito Santo dei quattro privilegi concessi a Maria Sua Sposa, avendola creata Piena di Grazie, Maestra della Chiesa, Regina del Paradiso, Rifugio dei peccatori”. Lasciamo ancora che sia la nostra cara Suor Veronica Barone a testimoniarci il suo amore all'Eucarestia, così come attesta la stessa nel suo prezioso manoscritto: “Oh! Se i professori della santa Fede Cattolica aprissero gli occhi per ricevere intelligenza del Sacro Mistero e comprendessero il grande beneficio dell'Eucarestia! Oh! Se distaccati dagli affetti terreni, moderando le loro passioni, si applicassero con Fede viva ad intendere nella Divina Luce quale felicità sia l'avere con se stessi l'Eterno Dio Sacramentato e poterlo ricevere a proprio talento e partecipare di questa Manna Divina che scende dal Cielo! Oh! Se degnamente conoscessero questo Gran Dono, se stimassero sì Gran Tesoro, se gustassero la Sua dolcezza e partecipassero della virtù occulta dell'Onnipotente Signore; senza dubbio esperimenterebbero che nessuna cosa resterebbe loro da desiderare in questo esilio. Nè hanno ragione gli uomini di querelarsi in questi fortunati secoli della legge di grazia, quando sono afflitti dalla propria fragilità e dalla propria passione, chè in questo Pane del Cielo trovano il rimedio e la forza. Nè devono atterrirsi, se vengono tentati e perseguitati dal demonio, poiché con il buon uso di questo ineffabile Sacramento, frequentandolo degnamente, trionferanno sulle potestà infernali. La colpa è degli uomini se non attendono a questo mistero e non prevalgono della virtù di Lui infinita nelle loro necessità e nei loro travagli. Lucifero ed i suoi demoni temono la presenza dell'Eucarestia, chè il solo avvicinarsi ad Essa cagiona loro maggiori tormenti del dimorare nell'inferno. Con tutto ciò entrano nelle chiese per tentare le anime e fanno ciò come violentandosi a patire crudeli pene, affine di precipitare un'anima a commettere un peccato nei luoghi sacri, alla presenza dell'Eucarestia, costretti a questo dall'odio che hanno contro Dio e contro le anime. Chi riceve devotamente questo Pane Celeste, se debole, acquista forza; se cieco, la Luce; se afflitto, viene confortato, ricevendo possanza e virtù contro le lusinghe del mondo e le seduzioni di satana”. (Dai Manoscritti della Serva di Dio Suor Veronica Barone, Terziaria Cappuccina).

Segue 
Testo riveduto e aggiornato 


LAUS  DEO 

Pax et Bonum


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano