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sabato 25 aprile 2015

LA VENERATA MADRE AGNESE ( PAOLINA ) DI GESU' CARMELITANA SCALZA - LA " PICCOLA MADRE " DI SANTA TERESA DI LISIEUX - VENTOTTESIMA PARTE .



La Venerata Madre 
Agnese (Paolina)di Gesù 
Carmelitana Scalza 
La “piccola madre” di Santa Teresa di Lisieux  
Luminoso tramonto” 

Non ci resta che dipingere il tramonto di questa vita lunga e feconda. Tramonto radioso, simile a quello che chiude una splendida giornata di sole.


Fino al 1945, quando una rovinosa caduta cominciò a minacciarne seriamente la salute, la vita di Madre Agnese di Gesù mantenne il suo ritmo normale ed intenso. Nel 1948, terminato il suo ritiro privato, ritornò tra noi con questo mazzetto spirituale:

“Fin dal primo giorno, Nostro Signore mi ha raggiunta nel mio viaggio, come i discepoli di Emmaus, accompagnandomi fino all'ultimo, e, da parte mia, non l'ho lasciato partire.
La mia speranza, quindi, è che sia rimasto con me, perché <<...si fa tardi ed il giorno della mia vita già declina...>>.
Della mia ed anche della vostra, care Consorelle, perché la vita, anche la più lunga, è sempre breve.
Che dobbiamo allora fare, io e voi?
Ascoltare continuamente Nostro Signore; seguirne le ispirazioni, ogni giorno, ogni ora; accettare tutto quello che permette; riporre in Lui la nostra fiducia; dire con la nostra Santa Teresa del Bambin Gesù: <<...E' sempre quello che Egli fa che io amo..>>.
Verrà un giorno, l'ultimo, ed Egli ci farà entrare nella Sua Casa; lì ci sarà dato di conoscerLo appieno << ...alla frazione del Pane...>>, nella Comunione Eterna”.
 
Ad una monaca che nell'intimità le chiese come Gesù l'avesse trattata durante quel periodo di solitudine, rispose:

...”Non con delle consolazioni, ma con delle grazie di forza e di verità...”

Verso la medesima epoca, raccontò pure:

...”Stanotte ho visto in sogno la piccola Teresa. Era come l'avevo conosciuta....e mi disse, sorridendo:
<<..Lei invecchia, mia “Piccola Madre”!>>

Le ho risposto:
...Non potrebbe dirmi nulla che mi faccia maggior piacere...

 
Non si illudeva, dunque; anzi, spesso accennava alla sua prossima morte. Già nel gennaio del 1943, all'arrivo del nuovo Cappellano, al primo incontro, gli aveva detto:

...”Lei padre, mi darà l'Estrema Unzione”....

 
Il primo novembre del 1950, Madre Agnese di Gesù potè ancora ricevere una professione. Qualche giorno dopo, cadde in uno stato di depressione totale che destò nella comunità monastica la più viva preoccupazione.
La lampada si spegne per mancanza d'olio; la vedrete addormentarsi senza più risvegliarsi, dicevano i medici.
Perciò si credette opportuno, il 12 novembre, di farle amministrare l'Estrema Unzione. Era estenuata, eppure con piena conoscenza seguì la cerimonia e alla fine, quando le si chiese se desiderasse qualche cosa, con un filo di voce, mormorò:

….”Solo il Cielo”...

 

Durante il mese di dicembre del 1950, il Carmelo di Lisieux ebbe notizia della Costituzione Apostolica <<Sponsa Christi>> datata il 21 novembre e dell'invito rivolto dal Santo Padre Pio XII alle monache di clausura di riprendere i Voti Solenni.
Dato che il Cielo conservava ancora <<la piccola Madre>>, le monache Carmelitane Scalze di Lisieux desiderarono fare, al più presto, questo dono totale nelle mani della loro Priora, Madre Agnese di Gesù.

Il ritorno della primavera permise di portarla in giardino e farle fare i suoi “cari pellegrinaggi”. Il sole la rinvigoriva, leggeva e mostrava sempre maggiore interesse ad ogni cosa.
Pareva un vero ritorno alla vita che infondeva nella comunità monastica la gioia e la speranza.
Ella però rimaneva presaga della sua prossima fine:

...”Sono come colui che è già vicino al Cielo. Gesù mi lascia ancora un po' sulla terra, ma è come se non ci fossi più....
Quanto è bello appartenere al Signore! Che belle cose ci riserva il Cielo. Non si può sapere in che cosa consista conoscerLo. Ho sete delle acque della vita Eterna!”.

Il 7 aprile del 1897, la << piccola Madre >> aveva confessato a Santa Teresa del Bambin Gesù le sue apprensioni intorno al terribile passaggio della morte, e questa le aveva risposto:

….”Il buon Dio l'assorbirà come una gocciolina di rugiada”...

La mattina del 28 luglio, giorno di sabato, il medico notò un generale indebolimento ed avvisò che la fine era imminente. Nelle prime ore del pomeriggio, il respiro affannoso si fece intermittente, ma il cuore lottò ancora per qualche ora.
La comunità monastica circondava la Madre diletta e, a malincuore, la lasciò per il canto della Salve Regina e per la benedizione del Santissimo.
Ritornò in fretta, chiamata dalla campana dell'infermeria; un quarto d'ora prima dell'Ave Maria d'un tratto, le mani inerti e ghiaccie della santa morente strinsero quelle delle infermiere intrecciate alle sue; poi i suoi begli occhi si aprirono, posando sulle sue figlie uno sguardo chiaro e lucidissimo.
Una leggera inclinazione del capo, un movimento delle labbra, un sorriso, ci dissero che era presente. Era dunque ritornata in piena conoscenza, per darci l'ultimo addio.
Piccola Madre, tutte le sue figlie le sono vicine, con Suor Genoveffa (Celina Martin).
Il suo sguardo allora le abbracciò tutte, volgendosi verso la carissima sorella Celina.....Si continuarono le invocazioni al Sacro Cuore di Gesù da lei tanto amate: <<Gesù, dolce ed umile di Cuore, prendete il mio cuore, fatelo vostro, cambiatelo con il vostro, mettetelo vicino al vostro>>.

Una nuova inclinazione del capo ci assicurò che ella si univa alla nostra preghiera.

Fu recitato a voce bassa l'Atto di Offerta di Teresa, poi disse:
<<Mio Dio, vi amo..., Vergine del Sorriso, sorridetemi....piccola Santa Teresa, aiutatemi, venitemi a prendere....>>

E Teresa discese a questo grido. In quello stesso istante, con gli occhi semichiusi, la sua << piccola Madre>> emise l'ultimo respiro e spiccò il volo per l'ineffabile incontro con il Signore.



Fine capitolo 28

Madre Agnese di Gesù, la “piccola madre di Santa Teresa di Lisieux, Editrice Ancora, 1956. A cura della Procura delle Missioni dei Carmelitani Scalzi – Roma.


LAUS  DEO

Pax et Bonum


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano  

sabato 18 aprile 2015

LA VENERATA MADRE AGNESE ( PAOLINA ) DI GESU' CARMELITANA SCALZA - LA " PICCOLA MADRE " DI SANTA TERESA DI LISIEUX - VENTISETTESIMA PARTE .



La Venerata Madre 
Agnese (Paolina)di Gesù 
Carmelitana Scalza 
La “piccola madre” di Santa Teresa di Lisieux  
“La devozione Mariana”

Non ci indugeremo sulla devozione di Madre Agnese di Gesù verso la Santissima Vergine. A lei pure la Madonna aveva sorriso al mattino della vita e l'aveva poi attirata alla Montagna benedetta del Carmelo.
Dopo il ritiro del 1942, recitava tutti i giorni l'intero santo Rosario, le consorelle le chiedevano come potesse trovare il tempo, così sovraccarica di lavoro com'era e interrotta continuamente dalle necessità della comunità monastica, così rispondeva:
<<Non per nulla Dio mi ha dato della costanza! Sento poi che la Madonna ne è contenta. Me lo rende. Difatti, in un accumulo di cose che mi assediano, la sua assistenza è incredibile, specialmente nell'aiutarmi ad elevarmi al di sopra di mille piccole contrarietà. Sono in una grande pace!>>.
Fra le devozioni, notiamo solo quella che nutriva per l'Apostolo San Paolo. Aveva sempre a portata di mano, per rileggerli, tratti delle sue Lettere:
<<Gran santo questo San Paolo! - esclamava -; così ardente, zelante e così umile! Egli non dimentica mai di aver peccato e lo ricorda agli altri: “Io ho perseguitato i fedeli di Cristo”. L'amo assai il mio santo Patrono!>>.
“Carità fraterna”
Se Madre Agnese di Gesù apriva largo il suo cuore alla carità divina, è facile dedurre come ella praticasse il secondo Comandamento che il Signore assimila al primo: la carità fraterna.
Al termine della sua vita terrena, le si sarebbe potuto rivolgere la medesima domanda che i discepoli a San Giovanni: “Perché ci fai continuamente questa raccomandazione?”.
La carità fraterna era la conclusione di tutte le sue esortazioni materne, era la sua pietra di paragone per giudicare lo stato di un'anima. Sfogliamo a caso tra i suoi pensieri:
<<Quanto è buono il Signore ad offrirci delle occasioni per praticare la dolcezza, l'umiltà, la pazienza! Esse ci ricordano che ogni cosa è ordinata a staccarci sempre più dalla terra, che la nostra felicità quaggiù, aspettando il Cielo, consiste nel praticare la carità; essa difatti supplisce a tutto.
Bisogna che questo Carmelo privilegiato sia per Nostro Signore una nuova casa di Betania, più piacevole ancora della prima, perché qui Marta non è gelosa di Maria, dato che tutte adempiono la parte di Marta e di Maria, per servire ed amare Colui che, nel segreto, riserva sopra di noi i suoi incommensurabili doni.
Sapremo approfittare sempre meglio, ne sono convinta, degli inestimabili vantaggi che ci procura la vita comune, la si definisce un martirio, ciò significa che vi è una palma da cogliere.
Siate persuase che le più felici nella Comunità monastica non sono quelle che sembrano godere la fiducia dei Superiori, né quelle che brillano per le loro qualità; non quelle che hanno la consolazione di seguire le prescrizioni della Regola o quelle che sentono uno speciale trasporto per la povertà o per l'austerità. No, le più felici sono le più mortificate, cioè le più caritatevoli nelle loro azioni anche minime, perfino nei loro pensieri nei riguardi del prossimo, perché ci vuole dell'eroismo per realizzare quest'ideale di carità, ricompensato poi dalla felicità più pura>>.

Ricorda poi l'esempio di Teresa:
<<Quando la nostra piccola Santa si recava alla ricreazione, non lo faceva per ricreare se stessa, bensì il suo Diletto, mediante la carità fraterna; per ubbidire al comandamento nuovo e meritare di amare Dio sempre più, fino all'infinito. Allora, una felicità divina – felicità tanto più profonda quanto la sua abnegazione era più grande e nascosta – invadeva la sua anima, o meglio, era ella che entrava, sin da questa vita, nella gioia del suo Signore>>.
La carità di Madre Agnese di Gesù irradiava da tutta la sua persona. Dalla fanciullezza sino alla vecchiaia inoltrata, conservò un modo di fare attraente, gesti graziosi, perché naturali e spontanei. La stessa sua statura, piccola ed agile vi contribuivano; pareva “volare” da un luogo all'altro, soffermandosi appena, pur osservando ogni cosa e portando ovunque il suo sorriso, vero raggio di sole.
Era l'anima stessa della casa, tanto che le sue figlie avevano battezzato con il nome di “eclissi” l'epoca dei suoi esercizi Spirituali.
Il Reverendo p. Martin, Fondatore dei Missionari e delle Oblate di Santa Teresa del Bambin Gesù, aveva avuto occasione di vederla in uno dei suoi frequenti viaggi a Lisieux; scriveva poi ad una carmelitana: <<Sono partito da otto giorni, ma custodisco gelosamente l'impressione profonda – e tuttora vivissima – di essermi imbattuto in una immensa bontà. La cara Madre Agnese di Gesù, che impressione mi lascia! Dio le ha concesso un dono particolare che conquista gli animi, al punto che non so che cosa non sarei capace di fare per lei>>.
Notorio è il tatto squisito con il quale Santa Teresa del Bambin Gesù formava le sue novizie, confacendosi ai diversi caratteri: ora partecipava al gioco della trottola, ora proponeva quello della conchiglia a quella tal novizia che bisognava trattare con questi metodi infantili.
La sua <<piccola Madre>> non agiva altrimenti con l'antica “giocatrice di birilli sulla Montagna del Carmelo”: un male terribile, il lupus, le consumava la faccia ed ella sopportava con una rassegnazione ammirevole.
Avendo trovato, per esempio, in una rivista, una graziosa testa di bimbo coperta da un cappuccio, Madre Agnese la ritagliò e la fece avere all'ammalata con questo biglietto:
<<X....è il piccino del buon Dio. Ecco l'immagine della sua animuccia fiduciosa. Il suo lupus sta ben nascosto sotto il cappuccio dell'abbandono>>.
Un'altra volta era un morettino che le presentava con questa scritta: <<Vado in Cielo, Teresa mi aspetta. Son nera, ma son bella, a causa della sofferenza. Lo dice Gesù>>.
Oppure con queste parole: Nonostante il mio lupus vivo in una santa speranza che non sarà confusa.
La povera suora aveva formato un piccolo album di questi messaggi materni, veri fiori di gioia sparsi sulla sua croce.
Ad un'altra ammalata che stava lontano e che ella confortava con una lettera quotidiana, scriveva un giorno: <<Sto proprio affogando....però ho ancora la testa fuor d'acqua per gridarle: Coraggio! Quale felicità fra pochi giorni! Si ritorna alla patria del Carmelo in attesa di quella del Cielo!>>.
La sua bontà aveva un fascino particolare. Un giorno, tornava dal giardino tenendo in mano un'alta graminacea e scuotendola, scherzosa: << Guardate, sono grande come l'erba dei campi! Non più alta di un filo d'erba!>>.
Non faceva che sottolineare quel che altre volte aveva scritto: <<Età non può avere l'anima, come ruga non ha la colomba>>.
Era istintivo il suo orrore per tutto quello che sapeva di ostentazione, sia nelle parole che negli scritti e nelle lettere, e la combatteva nelle sue figlie. Avendo sentito dire di una superiora: “Che classe quella religiosa!”, osservò: <<Questo non si potrà mai dire di me! E proprio non ci tengo>>.
La sua semplicità, invece di velarne i pregi, accresceva il suo ascendente. Un religioso diceva di lei: “Nei rari momenti – simili a quelli di una Trasfigurazione – in cui ho potuto avvicinarla, ho soprattutto sentito, gustato, sperimentato la sua squisita bontà e la sua grande delicatezza. Tutto quello che sento di lei ha per me un fascino ineffabile”.


Fine capitolo 27
Madre Agnese di Gesù, la “piccola madre di Santa Teresa di Lisieux, Editrice Ancora, 1956. A cura della Procura delle Missioni dei Carmelitani Scalzi – Roma.




LAUS  DEO

Pax et Bonum


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano







lunedì 13 aprile 2015

LA VENERATA MADRE AGNESE ( PAOLINA ) DI GESU' CARMELITANA SCALZA - LA " PICCOLA MADRE " DI SANTA TERESA DI LISIEUX - VENTISEIESIMA PARTE .



La Venerata Madre 
Agnese (Paolina)di Gesù 
Carmelitana Scalza 
La “piccola madre” di Santa Teresa di Lisieux 
 “Devozione al Mistero Pasquale”


Madre Agnese di Gesù amava la contemplazione del Cristo vittorioso della morte, nel mistero della Risurrezione. Nel chiudere il suo quaderno intimo, diretto alle sue due sorelle, manifesta loro i sentimenti che ogni anno, in occasione della Pasqua, echeggiavano nella sua anima:
<<Dacché mi trovo al Carmelo, questa “festa delle feste”, questa solennità delle solennità ha sempre fatto vibrare la mia anima. Le grandi stanchezze della Settimana Santa, dell'Ufficio divino cantato, dell'alzarsi alle 2 di notte di questa domenica (così era allora) non riescono a velare la mia gioia soprannaturale. Questa austerità è come una nostalgia dell'esilio, che ne accresce la forza e l'attrattiva.
La lettura dell'Anno Liturgico (del Servo di Dio P.Gueranger) che spiega con tanta unzione lo splendore di questo mistero, ha certo la sua influenza sulla mia gioia. Tutti gli anni, al canto dell'Exultet, esulta anche il mio cuore. Riconosco che è una grazia; del resto “tutto è grazia”, anche quando non si prova nulla, né a Pasqua, né in nessuna altra festa. Dio ha i suoi disegni; bisogna lodarlo in fede, per tutto, in attesa della Festa dei Cieli, nell'estasi eterna>>.
La <<piccola Madre>> di Teresa rinnovava fedelmente, ogni sera, prima di coricarsi, l'Atto di Offerta quale vittima dell'Amore Misericordioso. Lo contemplava con piccole << rubriche>> tutte sue, e con la preghiera alla quale abbiamo già accennato; in più aggiungeva:
<<Create in me un cuore puro, o mio Dio. Custoditeci, o Signore, come la pupilla del vostro occhio. Poi l'abituale sospiro: “Gesù dolce e umile di Cuore!>>.
Nella commovente lettera a Suor Maria del Sacro Cuore, indirizzatale in Paradiso, dà ancora questo particolare:
<< Quando eri ancora con noi, Maria cara, all'epoca delle tue grandi infermità, io dicevo: “Colei che Voi amate è ammalata...” e aggiungevo per toccarGli il Cuore e dimostrarGli che in Lui era tutta la mia fiducia: “Grazie, o mio Gesù!”. Oggi faccio la medesima preghiera per la Francia>>.
Il messaggio fraterno così si chiudeva:
<<Cara sorellina, termino il mio ritiro domani sera. Stamane, domenica, alla Comunione, ho ricevuto una piccola grazia che ti voglio confidare. Mi sentivo il cuore....talmente vuoto di tutto il creato che mi dicevo: è così che deve essere un cuore puro. Era una specie di vuoto luminoso. Pensai allora che la mia domanda di tutte le sere era esaudita, che Gesù aveva davvero creato in me un cuore puro. Maria amatissima, mia cara Teresa, vegliate su di me e siatemi presenti come lo siete oggi, e fino alla morte.
La vostra Paolina, Suor Agnese di Gesù
…...prego il buon Dio di aumentare la tua felicità celeste, leggendo questa mia letterina>>.
 
Maria Martin
( Suor Maria del Sacro Cuore ) 
 
Fine capitolo 26
Madre Agnese di Gesù, la “piccola madre di Santa Teresa di Lisieux, Editrice Ancora, 1956. A cura della Procura delle Missioni dei Carmelitani Scalzi – Roma.


LAUS  DEO

Pax et Bonum


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano 

lunedì 6 aprile 2015

LA VENERATA MADRE AGNESE ( PAOLINA ) DI GESU' CARMELITANA SCALZA - LA " PICCOLA MADRE " DI SANTA TERESA DI LISIEUX - VENTICINQUESIMA PARTE .



La Venerata Madre 
Agnese (Paolina)di Gesù 
Carmelitana Scalza 
La “piccola madre” di Santa Teresa di Lisieux 
 “Devozione ai Misteri Dolorosi” 

Abbiamo già accennato alla grande devozione della Madre Agnese di Gesù per il Volto Santo. Più avanzava nella vita, più la si vedeva compresa dei misteri dolorosi del Salvatore. Ascoltando la lettura della Passione, un anno prima di morire, interruppe l'infermiera che leggeva: Nella vecchiaia comprendo meglio le sofferenze di Nostro Signore....
Meditandole profondamente, ne ritraeva come una vena di amore. E così, nel Venerdì Santo del 1915, diceva:
<<Da alcuni mesi ci occupiamo molto delle tristi vicende della guerra. La nostra comprensione, in modo speciale, va ai poveri feriti; il cuore ci si stringe pensando alle loro sofferenze; diciamo – ed è vero – che essi sono i nostri difensori, i nostri salvatori, perché muoiono per noi. Pensiamo inoltre che la guerra con tutti i suoi orrori vuol essere un castigo del peccato, e deploriamo il peccato tanto da volerlo distruggere in noi e in tutto il mondo. Si fermino oggi i nostri sguardi sulla sola Vittima capace di sterminare il peccato e le sue conseguenze, cioè su Gesù Salvatore del mondo, perché Egli non ha difeso una patria terrestre, non ci ha liberati da un giogo umano, ma si è lasciato crudelmente flagellare e condurre a morte per impedirci di precipitare nell'inferno, sotto il giogo di Satana e per restituirci la già perduta Patria celeste. Quanti difendono il suolo della patria terrena, non ne scontano i delitti; sono guardati da Dio con occhio di ammirazione se conservano fedele il loro cuore, e sempre sono acclamati dagli uomini. Vincitori o vinti, quando hanno perduta la vita, si accompagnano con queste oramai sacre parole: “gloriosamente caduti sul campo d'onore”.
Egli, Gesù, mentre si immolava sulla Croce, non udiva parole di lode, ma bestemmie e motteggi. La Sua anima, divinamente innocente, ha come portato la maledizione a noi dovuta, e, per renderci di nuovo figli di Dio, subì la prova di essere abbandonato dal Padre. Avviciniamoci a questo dolce Gesù, Vittima dei peccatori – e noi siamo del numero; compatiamo alla sua profonda tristezza, alle sue amarezze e sofferenze, e specialmente alla terribile agonia del Suo Cuore. Quanta non è stata la sua angoscia nell'Orto degli Ulivi, nel constatare che, nonostante la sua morte, tante anime avrebbero seguito il demonio, le sue opere, sarebbero cadute nell'inferno!
Sapete quel che proviamo quando si parla delle sconfitte della Francia. Sospiriamo: “Tanto sangue versato inutilmente”. Come ha potuto reggere Nostro Signore al pensiero tormentoso della inutilità del suo sacrificio per tante anime infedeli? Misteri profondi questi insuccessi di Dio! Si può mai comprendere come mai Egli non sia riuscito a radunare attorno a Sé, in un sentimento di indicibile riconoscenza, gli uomini di tutti i secoli? Ma no, era stato scritto, e Gesù lo ricorderà prima della Passione: “Percuoterò il Pastore e le pecorelle saranno disperse”.
Come è incompreso il nostro divino Pastore! Quanto poco amato! Come lo si fugge, quando non lo si perseguita! Qual gioia però quando la Sacra Scrittura aggiunge: “Stenderò la mia mano sopra i piccoli”. I piccoli, cioè gli umili>>.
L'anima della Madre Agnese soffriva del rifiuto da parte degli uomini della grazia redentrice. In una conversazione intima con una delle sue figlie, si lasciò sfuggire queste parole:
<<Quanto è triste vedere tutti questi peccatori che si perdono! Dio mi fa pena! Stavo quasi per dire...preghiamo per Lui..>>
Un giorno, era già malata, guardando il gran Crocifisso del Chiostro, disse:
<<La croce...Iddio ha fatto delle belle cose. Non si può dire nulla della vita di Nostro Signore, è troppo bello>>.
Una sua lettera del 30 marzo 1941, indirizzata alla sorella maggiore, morta da poco, ci manifesta al vivo questi sentimenti: “Suor Maria del Sacro Cuore – in Cielo, tra i Serafini”, tu sei in Cielo, o mia Madre diletta, ed hai la possibilità ora di penetrare nel più intimo della mia anima. No, non ti ho perduta, tutt'altro! Tuttavia voglio scriverti una letterina al termine del mio ritiro, la seconda dopo la tua partenza per la vera Patria (Falla leggere a Teresa). Ti sento sempre dire e ripetermi con un accento che non riesco a riprodurre: Oh, come sono staccati dalla terra i nostri cuori! Per il tuo, va bene, è completamente staccato; ma per il mio, resta ancora un filo a tagliare, nient'altro che un filo, un filo tenue, mi pare. Non ti spiegherò il perché; tu lo vedi e lo sai meglio di me. Sì, ti lo vedi, e vedi come più volte al giorno, quando mi è possibile, vado in giardino per recarmi al Getsemani. Ivi mi inginocchio ai piedi di Nostro Signore e appoggiando per un momento la mano sul suo Cuore, Gli dico: Avvenga il Tuo Regno! Si compia la tua volontà come in Cielo così in terra! E lo faccio in nome di questo povero mondo, oggi tutto in subbuglio, perché tanto lontano, ahimé, da Colui che poteva dargli la pace.
Alcuni giorni fa, facendo quel gesto e guardando il volto di Nostro Signore, gli domandai, come se davvero lo vedessi: “Vi annoio forse nel ripeterVi sempre le medesime cose?” Desideravo una risposta e la sera, durante l'orazione, aprendo per caso il Vangelo, cado su quelle parole:
“Qualcuno mi ha toccato, perché ho sentito una virtù uscire da me”. Mi hanno commossa ed incoraggiata a “toccarlo” spesso, appunto perché spesso una virtù esca da Lui per la Santa Chiesa, per i poveri peccatori, per la comunità, per tutti.
Parliamo ancora del mio pellegrinaggio. Prima di allontanarmi dal Getsemani, non lascio mai di recarmi dinanzi all'Angelo che tiene il velo della Veronica e accarezzo tre volte il Santo Volto: una volta per Teresa, una seconda volta per te, Maria mia, e la terza per me.
Quando lascio il romitaggio, mi dirigo verso la Via Crucis che faccio in pochi minuti....Penso che le ore della Passione di Gesù siano come delle ore eterne fissate là in alto per essere il grande motivo di amore e di riconoscenza di tutti gli eletti e di gloria per Nostro Signore. Esprimere un sentimento così profondo, mi è difficile.
Non mi stanco mai di fare questa Via crucis. Dopo il mio Giubileo, è diventata la mia consolazione e la mia forza. Si compiono sette anni – 9 maggio 1934, giorno susseguente alle mie Nozze d'Oro – che le belle stazioni sono state collocate nel giardino. Fu certamente per me il più prezioso dei regali>>.

Sempre, prima della Messa, ed in qualsiasi stagione, si recava svelta alla sua Via Crucis, come svelta si recò la Maddalena al Sepolcro e perseverò in questo santo esercizio fino al suo ingresso in infermeria.
<<Ad ogni stazione, con uno sguardo d'amore, dico: Gesù dolce e umile! Nelle stazioni dove compare la Madonna aggiungo: Dolce e umile Maria!>>
Poi viene manifestando i suoi affetti dinanzi alle varie scene, e alla dodicesima, per esempio:
<<Dolce e umile Gesù! Dolce e umile Maria! Che accettate queste tre ore di martirio con tanta dolcezza e umiltà, rendete il mio cuore simile al vostro>>.
E alla fine della Via Crucis: <<Dolce e umile Giuseppe, dolce e umile Teresa, tutti gli umili e dolci santi del Paradiso, fate il mio cuore simile al vostro!>>
Intanto l'adorava sotto i veli Eucaristici e preferiva vedere il Santissimo Sacramento esposto nella Cappella, più che nell'Oratorio privato, perché allora Gesù poteva ricevere anche l'omaggio dei fedeli.

Fine capitolo 25
Madre Agnese di Gesù, la “piccola madre di Santa Teresa di Lisieux, Editrice Ancora, 1956. A cura della Procura delle Missioni dei Carmelitani Scalzi – Roma.


LAUS  DEO

Pax et Bonum


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano 



sabato 4 aprile 2015

PASQUA DEL SIGNORE 2015



PACE  E  BENE

Cari fratelli e sorelle

vi AUGURO
una SANTA PASQUA
in GESU' RISORTO

Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano 

venerdì 3 aprile 2015

LA VENERATA MADRE AGNESE ( PAOLINA ) DI GESU' CARMELITANA SCALZA - LA " PICCOLA MADRE " DI SANTA TERESA DI LISIEUX - VENTIQUATTRESIMA PARTE .



La Venerata Madre 
Agnese (Paolina)di Gesù 
Carmelitana Scalza 
La “piccola madre” di Santa Teresa di Lisieux 
 “Unione con Dio” 


Il medesimo spirito di fede animava i suoi esercizi di pietà. A che pensa, le si domandò, durante la Messa?
<<Non a grandi cose! Sono lontana dalla terra, vicino a Dio, nella pace; mi unisco al Santo Sacrificio con semplicità. Così pure nella Comunione; penso che è un mistero di fede>>.
Verso il tramonto della sua vita, si preparava alla morte con l'invocazione abituale di Santa Margherita Maria Alacoque: <<Mio Dio, mio unico e mio Tutto, Voi siete Tutto per me ed io sono vostra>>.
Talvolta dopo la Comunione, mentre faceva il ringraziamento, come un vigilante pastore pensava al suo piccolo gregge e si domandava: Che accade mai in tutte queste anime? E terminava con la preghiera: <<Mio Dio, mettete nei nostri cuori tutti quei sentimenti che vi fanno piacere>>.
Viveva in continua comunione con Dio, senza alcuna tensione sia esterna che interna. Una sua figlia le confidava: Talvolta verrebbe voglia di dire che Lei abbia trascorsa la vita insieme a Nostro Signore, tanto il Vangelo è per Lei attuale e luminoso! E Madre Agnese: <<Ma è proprio così, io vivo con Lui continuamente. Spesso dico: Toglietemi, o Dio, da quest'esilio....Non dico ciò per non più soffrire, no! Ma perché ho sete di Dio>>.
Questa fusione del suo essere con il divino la staccava sempre più dall'umano, per cui poteva dire serenamente: <<Il mio cuore è tutto di Dio, perciò potete amarmi quanto volete>>.
Sotto una forma originale, ella ci invitò alla costante intimità con il Diletto: <<Poco fa, una piccolissima conchiglia ci ha dato una lezione di raccoglimento. Mentre l'aprivo con difficoltà, perché era assai dura, mi dicevo: E' piccola questa conchiglia, ma resistente; non si direbbe proprio che si trova così distante dal mare. Mi dà la grande lezione di riempirmi, quanto più posso, dell'acqua del raccoglimento, per resistere con una forza uguale alla sua, nelle diverse occupazioni e congiunture della giornata, a tutte quelle cose che potrebbero farmi perdere quella goccia d'acqua necessaria alla mia unione con Dio, nell'attesa di aprirmi con vera gioia ai nuovi flutti di grazie che mi aspettano nell'ora della preghiera>>.
Come Madre Agnese di Gesù faceva orazione? Ce lo rivela lei stessa: << Io credo che, nonostante le distrazioni e le aridità, non si stia mai nel vago durante l'orazione, anzi si sia convinti che Iddio cerchi di abbellire la nostra anima, se come metodo e preparazione pratichiamo, fuori delle ore di orazione, le virtù religiose, e specialmente l'umiltà, la carità fraterna e la puntualità. Sì, care Consorelle, se avremo questa veste nuziale, avremo ottima accoglienza dal Padrone di Casa, nell'ora del suo convito d'Amore. Del resto, quell'ora può prolungarsi per tutta la nostra vita, perché non siamo entrate al Carmelo per fare soltanto due ore di orazione al giorno; ci siamo entrate per trovarvi, lontano dal mondo, quella solitudine che ci agevola l'orazione incessante.......
…...Essere fedeli alle ispirazioni che Gesù ci comunica quando vuole, ecco la vera orazione, continua ed essenziale. L'altra è come un sovrappiù; è un riposo vicino al Signore ed un esercizio di regolarità. In quelle ore noi andiamo là dove Gesù ci aspetta; non lo troveremo altrove, perché Egli pure si sottomette alla Regola, restando però libero di concederci grazie forse maggiori in qualsiasi momento.
Ecco come io comprendo l'orazione; non mi sembra difficile, anzi più facile che respirare all'aria aperta. Questo è il “pane di casa nostra”, è la nostra grazia particolare, e oso pensare che sia stata la grazia particolare della sacra Famiglia di Nazareth, e dello stesso Gesù durante la Sua vita pubblica. “Mio Padre non mi lascia mai solo, perciò faccio sempre quel che a Lui piace”.
Oh, di che modello perfetto di orazione vi sto parlando! Sforziamoci allora anche noi di fare sempre quel che piace al nostro Padre del Cielo per godere sempre della sua ineffabile presenza>>.
Madre Agnese di Gesù era fedelissima alle ore di preghiera comune. Più che ottantenne, era felice di arrivare la prima in Coro al mattino per recitare il Veni Sancte Spiritus, e pur in mezzo al cumulo di lavoro che l'assorbiva, organizzava il suo tempo per essere ugualmente puntuale all'orazione della sera. Incitava le figlie ad avere la medesima scrupolosità. Ad una suora che implorava il permesso di copiare, in quell'ora dell'orazione, certi testi che le erano di profitto per l'anima, rispose con fermezza:
<<No, non posso permetterglielo; meglio rimanere dinanzi a Dio come una mummia durante l'orazione, che starsene a copiare i più bei pensieri del mondo. Non la pensava certamente così nostra Madre Santa Teresa d'Avila quando ce l'ha imposta>>.
Non vi cercava dolcezze spirituali per soddisfazione propria. Le fu chiesto, una volta: Madre, durante l'orazione, prova delle consolazioni?
<<Non sempre; sono là a compiere il mio dovere, ecco tutto! Come guida ho solo il Vangelo. Vi trovo degli episodi che mi pare di aver veduti e vissuti, tanto li ho meditati. Talvolta recito il Credo; del resto, mi sento felicissima, lì, vicino al Signore>>.
Vi attingeva, nelle ore dolorose, conforto e pace. Un giorno, dopo un bombardamento, le si domandò: L'ha spaventata il constatare che non c'è sicurezza in nessun luogo?
<<No, affatto. Di che dovremmo temere? Non siamo noi il Cuore di Dio? Pure sono stata in angoscia, stasera, pensando alla guerra, perché credo che non abbiamo ancora visto tutto....Durante l'orazione, però, ho distolto il mio pensiero da tutte queste tristezze recitando lentamente e meditando il Pater. Mi capita spesso di alimentare così la mia orazione: ora è il Credo, ora la Salve Regina. Se sapeste quanto ciò inonda l'anima di pace!>>.
L'assidua meditazione sopra il Vangelo le fece luminosamente comprendere i tesori infiniti racchiusi nell'amore paterno e misericordioso di Dio. Lo confida in una lettera al Cardinale Vico:
<<Mercoledì mattina termino il mio ritiro. Non ho consolazioni spirituali e, per essere sincera, non le desidero. Questa vita ci è stata data per combattere e soffrire; ne seguirà un'altra che ci permetterà il riposo e il gaudio. Eppure, stamane, ho provato un vivo sentimento d'amore per Dio: ascoltavo la storia della casta Susanna, poi il Vangelo della donna adultera. Mi sono detta: quanto è grande la bontà di Dio! E' naturale che venga in aiuto dell'innocenza calunniata, ma ciò non basta, perché viene pure in aiuto di una peccatrice giustamente colpita! Quindi, da qualunque parte si voglia guardarvi, Signore, si trova in Voi solo amore e misericordia; come non avere in Voi piena fiducia? Ne sono tuttora commossa, mentre le scrivo>>.
E ancora questa condiscendente misericordia che ella sottolineava in una esortazione, in un giorno di Venerdì Santo:
E ancora questa condiscendente misericordia che ella sottolineava in una esortazione, in un giorno di Venerdì Santo:
<<Ho aperto il Vangelo e mi sono cadute sotto lo sguardo queste parole: “Salivano alla volta di Gerusalemme e Gesù camminava davanti a loro; i suoi discepoli, attoniti, lo seguivano timorosi”.
Non capita talvolta anche a noi di seguire, tremando, Gesù, quando sappiamo che ci conduce al Calvario? Confortiamoci però, che questo timore non l'offende; l'offenderebbe invece il rifiuto a seguirlo.
Ma poi, se i discepoli tremavano, ciò avveniva – escluso Giuda – tanto per amore quanto per timore. Amavano il loro Maestro e tremavano sapendolo in pericolo. Se, pochi giorni dopo tutti l'abbandonarono e solo Giovanni si trovò ai piedi della Croce, quasi si direbbe che l'avesse consigliata Lui, nella Sua bontà infinita, la loro fuga. Difatti, nel racconto della Passione leggiamo che Gesù nell'Orto degli Ulivi dice questa parola ai suoi nemici: “Se cercate me, lasciate che questi se ne vadano”. Del resto, Egli ben sapeva che nel più profondo dei loro cuori gli restavano invincibilmente uniti; perciò li scusava ed amava sempre. Come rimproverò San Pietro dopo il peccato? Un semplice sguardo che provocò dolore e lacrime d'amore. Più tardi, a riparazione del triplice rinnegamento, gli domandò soltanto, per tre volte, se Lo amasse. Agli Apostoli disse: “La pace sia con voi!”.
Care Consorelle, domandiamo a Gesù non di non tremare dinanzi alle sofferenze, dinanzi a certi avvenimenti – perché questa umiliazione potrebbe esserci proficua – ma di volerlo seguire ogni ora, passo passo; e se poi la nostra debolezza talvolta ci spinge anche alla fuga, ci ottenga almeno di restarGli uniti con il cuore; facciamo fiorire sulle labbra la preghiera fiduciosa e, senza indugio, facciamo a Lui ritorno. Non dubitiamo mai del suo amore e della sua misericordia. Ciò ferirebbe il Suo Cuore, attesta la nostra piccola Santa Teresa.
Credo che San Tommaso fu il solo che veramente fece dispiacere a Nostro Signore, allorché dubitò della Sua Risurrezione. Difatti, fu il solo a ricevere un vero rimprovero, ma anche qui come trabocca l'affetto del Maestro!>>.
Un giorno fece questa riflessione sul Pater Noster:
<<Quanta bontà da parte di Nostro Signore! Avrebbe potuto fare a meno di parlare del peccato; sapendo però con quanta facilità l'avremmo offeso, ci fa continuamente ripetere: “Perdona a noi i nostri debiti”, con l'obbligo che anche noi perdoniamo gli altri: “Perdonateci come noi perdoniamo”>>.
Nell'ultima guerra, quando le Carmelitane di Lisieux si rifugiarono nella Cripta della Basilica di Santa Teresa del Bambin Gesù, il pericolo divenne così incombente che i sacerdoti organizzarono una novena di adorazione dinanzi al Sacro Ciborio, a malapena illuminato: si era costretti, notte e giorno, a vivere in una forzata penombra. Allora Madre Agnese di Gesù indirizzò alla comunità monastica questa parola d'ordine:
<<Care sorelle, ve lo ripeto, andate più che potete dinanzi a Gesù in Sacramento, che è esposto, sì, ma, vorrei quasi dire, così umilmente. Stamane, nel fissare quel piccolo Ciborio sull'Altare, mi ricordavo di una località vicino a Lisieux, che si chiama: “Il piccolo buon Dio”, e mi dicevo: E' davvero qui “il piccolo buon Dio” la cui apparenza stessa ci invita a buttarci fiduciosi ai suoi piedi, sul suo Cuore pieno di misericordia e che ha gran compassione di noi in questo momento. Andiamo quindi al “piccolo buon Dio” il quale assume quest'umile apparenza per attirarci maggiormente a Sé.
La vostra piccola madre Agnese di Gesù>>.

Fine capitolo 24

Madre Agnese di Gesù, la “piccola madre di Santa Teresa di Lisieux, Editrice Ancora, 1956. A cura della Procura delle Missioni dei Carmelitani Scalzi – Roma.


LAUS  DEO

Pax et Bonum


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano