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sabato 25 giugno 2016

TERESA MARGHERITA REDI DEL SACRO CUORE DI GESU' MONACA CARMELITANA SCALZA ( TERESIANA ) SANTA * 1747 + 1770 - PARTE SETTIMA.




Teresa Margherita Redi 
 del Sacro Cuore di Gesù 
Monaca Carmelitana Scalza 
(Teresiana) 
Santa 
 *1747 +1770 

Chi può mai dire quale fosse la lotta che agitava il cuore di Anna Maria in quei giorni di aspettazione? Non sapendo ella come risolversi a manifestare la vocazione ai propri parenti, l’anima sua si trovava come in uno squallido deserto; o meglio somigliava alla fragile barchetta, senza nocchiero, in balia dei frutti tempestosi. << Non aveva né guida né lume, eccetto quello che ardeva nel suo cuore >> ( S. P. GIOVANNI DELLA CROCE - Notte oscura, strof. III ); e questa luce le mostrava il Carmelo. 
Finalmente trionfò di se stessa e potè determinarsi a manifestare ai genitori il grande segreto del cuore, solo quando si aprì interamente ad un ministro di Dio, che è il più sicuro interprete del divino volere, e stette come docile bambina ai suoi saggi consigli. 
Fu questi il Padre Girolamo Maria Cioni della Compagnia di Gesù, che ella aveva scelto da poco per suo confessore. A lui aprì l’animo suo e lo richiese di consiglio. La prima conversazione che ebbero queste due anime, non so che cosa svelasse di più, se nell’uno quello spirito d’intelligenza divina tanto necessaria per guidare le anime nella via della perfezione, o nell’altra, tra i profumi dell’innocenza battesimale, la bellezza di un’anima privilegiata, arricchita dalla grazia e già matura per il Cielo. 
Palesandosi quindi chiara la volontà di Dio nella giovinetta, quel dotto e pio religioso la consigliò ad aprire il desiderio del suo cuore alla mamma diletta, mentre egli ne avrebbe informato il babbo. Suo padre le aveva detto che sino all’età di anni diciassette non doveva scegliere il suo stato, ed Ella infatti, obbediente ai genitori, il giorno stesso in cui compì il decimo settimo anno, si risolvè di farsi religiosa Carmelitana Scalza. 
Con le lacrime agli occhi, si presentò alla madre e, con atteggiamento umile e rispettoso, le confidò il grande segreto dell’anima sua. La pia donna sentì spezzarsi il cuore, ma più di lei ne fu ferito il padre: essi, da tale risoluzione, vedevansi già privi di quell’angelo che formava tutta la loro gioia, tutte le lore speranze. Pure, memori che Dio solo è l’assoluto padrone dei cuori e che il desiderio della perfezione non può nascere che per ispirazione di Dio medesimo, non si opposero; ma stabilirono, prima di dare il consenso, di provare se quella fosse vera vocazione. 
Il Cav. Ignazio, benchè stimasse molto Padre Cioni, volle che altre persone competenti prendessero ad esaminare seriamente il disegno della cara figliola. Fu chiamato a tale scopo dal vicino paese di Castiglione, il canonico Giuseppe Maria Tonci senese, il quale, per dottrina e santità di vita, sapeva leggere si bene nei cuori, da non lasciare alcun dubbio sull’ispirazione, sull’invito con cui Dio chiama le anime elette in quelle vie mirabili a cui le ha destinate. Esaminò la vocazione di Anna Maria col massimo rigore; e la trovò talmente vera, certa, divina, che ne restò sorpreso egli stesso. I genitori chinarono allora il capo alle adorabili divine disposizioni, e si dichiararono rassegnati al sacrificio di questa figlia ad essi sì cara. Ma non per questo cessarono per Anna Maria le prove. Trovavasi in quei giorni nel vicino Convento di Santa Maria delle Grazie il Padre Giovanni Colombino, Provinciale dei Carmelitani Scalzi, e il Cav. Ignazio Redi, che lo conosceva per uomo dotto e saggio e da lungo tempo ne era amico, lo pregò ad esaminare la figlia e a riferirgli il suo parere. 
Questo religioso, venuto in casa Redi, fece ad Anna Maria una pittura sì austera e formidabile della vita carmelitana, che avrebbe reso perplesso anche il cuore più generoso. Ma niente la scosse: non la soggiogò la paura dei patimenti, non la spaventò il pensiero dei sarcasmi a cui si sarebbe esposta se costretta a ritornare nel mondo, non la trattennero i vincoli del sangue; nel silenzio del suo spirito stabilì di essere sempre più di Dio, di seguirlo anche nei patimenti, sulla croce, pronta a passare su tutto e su tutti e ad incamminarsi nelle vie della gloria e della vera felicità. 
Quindi, resosi conto il Padre Provinciale della vera vocazione di Anna Maria, ne assicurò i genitori e li consigliò a secondarla nella buona volontà permettendole di scrivere alla Madre Priora del Monastero di Santa Teresa, per essere quivi accettata alle prove della religione. Anche Mons. Jacopo Inghirami, Vescovo di Arezzo, approvò la risoluzione della giovinetta, ed assicurò i parenti di lei che la volontà di Dio la chiamava a servirlo nel Carmelo Riformato. ( Il Padre Diego della Compagnia di Gesù, zio della Santa, in una lettera del 29 Agosto 1764, così si espresse: << In questa vocazione io ho riconosciuto una specialissima condotta dell’amorevole Signore ed una grazia particolare a me fatta da Santa Teresa di cui non potrò mai dimenticarmi. Iddio ha prevenuta ed accompagnata di modo questa giovane che sembra aversela Santa Teresa eletta fin dalla culla >>. ) 
Il consenso non potè dunque mancare; e l’allegrezza della fanciulla fu al colmo quando il Cavaliere suo padre le concesse di scrivere alla Madre Priora per chiederle di essere accolta nel numero delle sue figlie. Quanto fu bello quel giorno per Anna Maria! I suoi pensieri erano rivolti al caro Monastero di Firenze, dove Gesù l’attendeva per ripeterle sempre al cuore, come un dì a Santa Gertrude: << Io, il Signore, tuo Dio, io tuo Amore, ti ho creata per gustare in te pure delizie >>. 
Giovinetta avventurata! Ella sapeva bene che il Chiostro dove Dio la chiamava era proprio una dimora dove Gesù si sarebbe manifestato più chiaramente a lei; dove l’avrebbe fatta ardere dell’amore più puro innalzandola di grandezza in grandezza fino alle più alte cime della perfezione. Ed ella allora godeva, diffondendosi in trasporti di viva fede ed in palpiti di tenero indicibile affetto. Pure, in mezzo a tante delizie, una nube, una di quelle nubi leggere che sospirano di essere irradiate dai primi raggi del sole, cerca di oscurare quell’anima santa, interrompendo l’inno di un cuore che cantava d’amore e per amore a Dio. 
Una tentazione, forse la più forte, cercò d’appassire in un sol punto quel fiore. Una sera, come spesso avveniva, ritiratisi tutti i famigliari, si tratteneva a spirituale colloquio col padre. Più intimo del consueto fu il loro trattenimento, o il pensiero della vicina separazione si presentò più vivo al cuore del Cavaliere Redi?…. Ad un tratto, commosso fino alle lacrime, le dice: << Dunque, cara figlia, tu mi abbandoni?… >>. Nella penombra della sera le figure degli antenati parvero animarsi sui quadri sospesi alle pareti, palpitare a quella scena commovente, e inchinarsi riverenti alla mite fanciulla che, rispecchiando in sé le glorie avite, le sublimava con l’eroismo cristiano. 
Che cosa rispose Anna Maria? Il padre ne tenne memoria, e noi siamo lieti di poter qui fedelmente riprodurre quanto egli dispose: << A tale sorpresa, forse la maggiore che in quelle circostanze potesse toccare il suo cuore, come invitta trionfatrice ristette alcun tempo quasi estatica ed imperterrita davanti a me, e quindi, senza farmi parola, si ritirò nella sua stanza >>. Chi sa che cosa voglia dire restar muti di fronte ad una grande prova, potrà pienamente comprendere quanto sia stata grande l’impressione che le lacrime paterne produssero nell’animo della giovinetta. Chiusa nella sua camera, quivi l’attendevano tremende le battaglie del cuore; quelle battaglie capaci talvolta di far recedere dalle più forti e virili risoluzioni. In quella tempesta angosciosa dell’animo udiva la voce della natura che le sussurrava: - Lascia codesto tuo pensiero! Rimani nella casa paterna! Come potrai vivere nel silenzio di un Chiostro al pensiero di aver recato tanto dolore al padre tuo? Rimani, rimani, consola chi ti ha tanto amato! - La tentazione era tremenda, gagliarda la lotta. Ma quando si ricordò della misteriosa voce della Riformatrice, che con tanta insistenza la invitava al Carmelo, si inginocchiò e ripetè al Signore: << Sarò vostra a costo di qualunque ripugnanza >>. 
Con questo sentimento, che in altra circostanza vedremo da lei scritto col proprio sangue, trionfò Anna Maria della tenerezza paterna. Dopo questa vittoria non le riuscì difficile vincere gli assalti che dovè sostenere da una cameriera che, mormorando parole profane all’orecchio della fanciulla, tentò farle intravedere i miraggi seducenti del mondo; come pure di una parente che cercava rimuoverla dal suo pio divisamento. Con invitta fortezza rigettò con diaboliche le insinuazioni della prima, e con la più saggia prudenza e disinvoltura quelle del secondo, ripetendo sempre: << Dio mi vuole per sé, ed io voglio essere tutta sua >>. Ed il Signore che era con lei, volle compensarla di queste molteplici vittorie. 
Il Cav. Ignazio, quasi per riparare quel momento di debolezza, con generoso coraggio cercò d’affrettare l’ingresso della figlia al Carmelo. Pregò il Padre Provinciale ad interporsi presso la Madre Priora perché volesse quanto prima render paghi i desideri di sua figlia. La risposta non tardò: venne apportatrice di celeste consolazione al cuore della nostra giovinetta. 
Il Padre Pietro d’Alcantara, Carmelitano Scalzo, portò la lettera d’accettazione al Cav. Ignazio Redi; ma prima di dare la bella notizia ad Anna Maria, dissimulò che nel monastero di Santa Teresa non fosse stato possibile accettarla, perché completo il numero delle religiose voluto dalle leggi. La giovinetta rimase allora un poco perplessa se dovesse crederlo; quindi disse dolcemente << che se ivi le fosse mancato il posto, vi erano anche in Parma le Carmelitane Scalze >>. << Figlia - la interrogò altra volta il padre e - se tutti i Monasteri delle Teresiane non potessero riceverti, che cosa faresti? >>. Ed ella francamente: << In tal caso mi farei cappuccina per vivere in un rigido Istituto >> . 
Le fu allora consegnata la risposta della Madre Priora, che in quel tempo era la Madre Maria Maddalena di Gesù, ed ella la lesse avidamente, ed in un sol punto vide appagati tutti i suoi desideri. Come poteva essere altrimenti? Aveva scritto così bene quella letterina-domanda!… In essa aveva rivelato la brama ardentissima di entrare in quella << casa di angeli…, per fare a gara con quelle religiose nel santo Amore di Dio >>. 
Da quella lettera, che tutta effondeva profumo di virtù, e dalla quale ben si capiva qual fosse l’interno ardore di quel cuore innocente, la Priora conobbe subito che i desideri di Anna Maria non erano altro che la volontà di Dio. L’accettò dunque, e le rispose che si facesse condurre quanto prima a Firenze, per cominciare nel Monastero le prove della religione. Quanto fu grande il contento di quell’anima! Il desiderio di farsi santa grandeggiò allora più vivo in lei; offrì nuovamente a Dio il suo cuore, protestandosi di voler vivere tutta per Lui, e tutta nel suo amore. Questi sentimenti sono bene espressi in una lettera di risposta che in quei giorni la Serva di Dio scriveva alla Signorina Albergotti, quella stessa che andò a trovarla a Santa Apollonia. << Non vedevo l’ora - diceva fra le altre cose - di venire ad abitare in codesto santo Monastero dove starò assai contenta, e spero, mercè i di lei esempi e delle altre sorelle, di divenire come il mio caro Sposo Gesù mi desidera. Avendomi Egli stesso fatto il gran bene di chiamarmi ad una religione sì perfetta, spero che mi darà tutti gli aiuti efficaci per divenire santa >>. 
Prima però di dire addio per sempre al mondo, volle pararsi al gran passo con un pio pellegrinaggio al monte della Verna, dove San Francesco d’Assisi ricevè il preclaro dono delle Stimmate, e dove ella pure si sarebbe accesa del desiderio di emularne i serafici ardori. 


FONTE: 
Padre Stanislao di Santa Teresa, dell’Ordine Teresiano dei Carmelitani Scalzi. Un Angelo del Carmelo, Santa Teresa Margherita Redi del Sacro Cuore di Gesù. 1934. 


LAUS  DEO

Pax et Bonum


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano

lunedì 13 giugno 2016

TERESA MARGHERITA REDI DEL SACRO CUORE DI GESU' MONACA CARMELITANA SCALZA ( TERESIANA ) SANTA * 1747 + 1770 - PARTE SESTA.




Teresa Margherita Redi 
 del Sacro Cuore di Gesù 
Monaca Carmelitana Scalza 
 (Teresiana) 
Santa 
*1747 +1770 


Non molto tempo dopo il Cav. Ignazio Redi si presentava a Santa Apollonia per riprendere la figlia, la quale, per quanto lasciasse con pena quel santo luogo dove tante grazie aveva ricevute dal Signore, pure serena e contenta si rassegnò a rientrare in seno alla famiglia. Era attesa con gioia da tutti, anche dai servitori, che avevano parole di lode per quella graziosa giovinetta, della quale ricordavano la bontà, la bellezza, l’angelica figura. 
Ma più di tutti ne parlava con vero entusiasmo l’antico giardiniere, che l’aveva veduta venir su buona, virtuosa. Quanti fiori, quante piante glia aveva sciupate la padroncina! Ma quel buon uomo l’aveva sempre lasciata fare, perché, diceva, il desiderio dei fiori per la Madonna era un buon segno. E si deliziava narrare agli altri come, prima che la fanciulla fosse posta in educazione, fra Mansueto di Santa Maria delle Grazie, Carmelitano Scalzo, venuto per la solita questua, avendo un giorno trovata distesa sopra una panca nella stanza della servitù, l’aveva avvertita non essere quello un luogo decente per una signoria. E la fanciulla aveva umilmente risposto che << l’aveva fatto per provare se, rendendosi teresiana, avrebbe potuto resistere a dormire sopra un luogo duro >>. 
Così, fra un discorso a l’altro, quei buoni servitori facevano la pulizia delle stanze, attendendo con impazienza di rivedere la cara padroncina. Giunse finalmente: ed oh, che festa per la mamma, per qui buoni domestici, per Anna Maria stessa! Com’era cresciuta! Tutti le sorridevano; ed ella per tutti aveva parole piene di dolcezza, di riconoscenza, d’incitamento al bene. Negli occhi le si potevano leggere l’interno candore, la commozione del cuore, la santa giocondità dell’anima. Se ne compiacevano tutti, ma specialmente la madre, che ringraziava Dio di averle conservata così virtuosa la sua figliolina. 
Passato quel giorno tra l’esultanza domestica e nelle visite ai parenti, Anna Maria si ricompose subito nella sua calma consueta. Ben tosto apparve agli occhi di tutti a qual grado di perfezione fosse giunta nel tempo di sua educazione. Sempre raccolta, con la mente sempre fissa in Dio, si nascondeva in qualche angolo del giardino o nella sua cameretta, dove le fosse stato possibile gettarsi in ginocchi senza esser veduta ed espandere così il suo cuore al Signore. Non sapeva neppure ella stessa che cosa ivi facesse; solo sentiva che il suo cuore si consumava alla presenza di Dio come un cero acceso, al solo fine di rendergli amore per amore. 
Aliena delle cose del mondo, aborriva la pompa, il lusso, la squisitezza del vestire, << benchè per l’analogia alla purità dell’anima, amasse sempre la mondezza, la decenza, la puntualità >> ( Mons. ALBERGOTTI manoscritto ). 
Era divenuta così umile e caritatevole che faceva sua letizia sollevare i servitori nelle loro giornaliere fatiche, nonostante essi cercassero impedirlo. 
Verso suo padre era di una delicatezza squisita tanto da risparmiargli ogni dispendio non necessario. Avendo ricevuto da lui in regalo, durante il tempo che fu in educazione, certe somme di denaro perché ne disponesse per i suoi piccoli innocenti piaceri, ella non se ne servì, ma riportò a casa fino all’ultimo centesimo e graziosamente pregò il babbo, e fece le più vive istanze, perché egli lo riprendesse. Pur mostrando gradimento di quella inaspettata e sì generosa offerta di amor filiale, il Cav. Ignazio non volle acconsentire, ed ella allora erogò a pocoa poco quel denaro in elemosine. 
E per i fratellini quale amore non dimostrava! Sappiamo che, prima di essere posta in educazione in Santa Apollonia, era spesso percossa da uno di essi; ma ella faceva di tutto perché non la sentissero piangere e il fratello non venisse punito dai genitori. E quando qualcuno di essi veniva ripreso e sgridato, ella se ne affliggeva si prendeva cura di consolarlo, portandogli di nascosto la porzione del desinare, se per castigo ne era privato. 
Per Francesco Saverio aveva un affetto tutto speciale. Era il suo piccolo compagno d’infanzia, con lui s’intendeva a meraviglia, ed era da lui ricambiata d’uguale affetto. Più tardi, quand’ella, già novizia, avrà passato in religione poco più di otto mesi, egli, al pensiero della avvenuta separazione, dal collegio Cicognini di Prato, canterà con dolore: 
Lontano è ver son con la salma, o cara 
Vergine pudica, dal ritir tuo santo, 
Ove in lasciarti un dì, mia doglia amara 
Mi fè fonti versar di largo pianto. 
Ma mille bei pensier si fanno a gara 
Nella mia mente in rimembrarti, intento 
Che la mia musa dolce stil prepara 
Ond’io rinnuovi il mio primiero canto. 
Ed or, lungi ancor io, dal vulgo insano, 
Nobil cetra cercando e nobil arte, 
Son da ogn’altro pensier schivo e lontano. 
E sol mi dice il cuor che, a mano a mano, 
Di te descriva degnamente in carte, 
Anna, ogni più gentile atto e sovrano. 
( Prato, 30 Novembre 1765 ). 
Erano così grandi il suo raccoglimento e il suo amore al silenzio ed alla preghiera, che quando non voleva essere disturbata dai suoi fratelli minori, che si ricreavano in una stanza vicina alla sua: << Fratellini - diceva loro con amorevolezza - andate di là, non fate il chiasso, ed io, se sarete buoni, vi darò un bel santino >>. Per il desiderio del dono promesso la lasciavano: Anna Maria socchiudeva allora la porta, ed essi, tornando sui lor passi, stavano ad osservarla inginocchiata in orazione, e dicevano edificati: << Quanto è buona! >>. 
Di quali mortificazioni non fu testimone la sua cameretta! Il suo corpo verginale, perché Dio fosse solo il Signore di tutto il suo essere, e non mai la carne ribelle prendesse il sopravvento sull’anima angelica! Per imitare Gesù Crocifisso usò un rigore superiore all’età sua e, così giovane, affisse fin d’allora la propria carne con quelle pene che il mondo guarda con orrore e chiama stoltezza. Più volte la settimana si flagellava e si cingeva i fianchi con funicelle nodose. Mortificazioni e penitenze siffatte l’angelica giovinetta usava anche quando, per volontà dei genitori, doveva uscire di casa e più particolarmente nelle vigilie o nei giorni della Santa Comunione. 
<< Ogni otto giorni - ci lasciò scritto il padre di lei - frequentava i SS. Sacramenti nella Chiesa dei Padri della Compagnia di Gesù, e stava nella casa di Dio sempre nella nuda terra genuflessa, e con tale compostezza e raccoglimento, che sembrava un angelo in carne >>. Si legge nelle deposizioni che, ritirata nella sua camera, ripeteva anche più spesso le altre più piccole mortificazioni e stava ora con le mani sotto le ginocchia, ora prostrata con la fronte al suolo, ovvero appoggiata su qualche spigolo del suo inginocchiatoio. 
Ma questo è nulla in confronto delle sante astuzie che usava la notte per provare i rigori della vita carmelitana. Quando era certa che tutti fossero a letto, toglieva i materassi e si adagiava sul semplice saccone. Ciò le costava grande sacrificio: la mattina infatti doveva alzarsi molto per tempo a riordinare il letto, perché la cameriera non si accorgesse di questa sua astuzia. A mensa lasciava del tutto e toccava appena i cibi più delicati e, se fra giorno le veniva dato qualche cosa di gustoso, se ne privava, e nascostamente trovava il modo di mandar tutto ad alcune povere persone del vicinato. Il padre stesso vedeva e considerava la vita nascosta della figlia, il suo amore alla preghiera, e, pieno di stupore, potè accorgersi di quale spirito di mortificazione fosse dotata la sua Anna Maria. E la madre?… Quante volte interveniva nell’osservala, senza essere veduta, protesa sul pavimento della sua cameretta, avrà dovuto esclamare con le lacrime agli occhi: << Mio Dio, e che diverrà mai questa fanciulla? >>. E Dio la consolava questa buona madre, ed avvalorava le sue speranze: ella vedeva crescere la sua Anna Maria sempre più virtuosa, buona, obbediente; e ciò era gioia somma al suo cuore materno. Essa raccoglieva ora il frutto della buona educazione che aveva istillato in quel tenero cuore. In tal modo la pia giovinetta aveva saputo ritrovare tra le pareti domestiche la tranquillità del chiostro e l’opportunità di maturare il grande disegno che rivolgeva nell’animo. 
Adattandosi pure con disinvoltura a quelle esigenze sociali che la posizione di sua famiglia le imponeva, pronta sempre, nonché ai comandi, ai desideri dei genitori, aveva trovato modo, ciò nonostante, di esercitarsi nella penitenza sotto lo sguardo di Dio solo. Contenta di tutto, riceveva con indifferenza quegli abbigliamenti che la madre le destinava e che del resto erano modesti; e, come le veniamo dalla cameriera aggiustati alla persona, così li riportava senza cambiarvi uno spillo, quand’anche ne risentisse molestia. Inconscia, o meglio non curante, dei rari doni di bellezza onde natura l’aveva fornita, si applicava unicamente all’acquisto di quella bellezza interiore che poteva renderla cara al suo Dio; e la singolare sua modestia aggiungeva celeste attrattiva all’angelica sua figura. 
Così cresceva la nostra fanciulla pura e bella, ma nascosta agli sguardi di tutti, null’altro bramando se non di consumarsi alla presenza di Dio. Il Carmelo era l’oggetto delle sue vive brame; la sua vocazione aveva per lei quella certezza che infonde la forza ai maggiori sacrifici. Bisognava però risolversi: bisognava che ella svelasse ai genitori questo segreto del cuore, ed allora le porte del Carmelo, pensava, le si schiuderebbero senz’altro davanti. Ma la cosa invece non fu così: se fosse andata in tal guisa, se i suoi desideri appena manifestati fossero stati senz’altro soddisfatti, la sua vocazione sarebbe stata spoglia di quelle prove che, al cospetto di Dio e dinanzi agli uomini, danno al sacrifizio il pregio di un odoroso olocausto. 


FONTE: Padre Stanislao di Santa Teresa, dell’Ordine Teresiano dei Carmelitani Scalzi. Un Angelo del Carmelo, Santa Teresa Margherita Redi del Sacro Cuore di Gesù. 1934. 


LAUS  DEO

Pax et Bonum


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano

sabato 4 giugno 2016

TERESA MARGHERITA REDI DEL SACROCUORE DI GESU' MONACA CARMELITANA SCALZA ( TERESIANA ) SANTA * 1747 + 1770 - PARTE QUINTA.




Teresa Margherita Redi 
del Sacro Cuore di Gesù 
Monaca Carmelitana Scalza 
 (Teresiana) 
 Santa 
 *1747 +1770 

Il Carmelo è il giardino vivente del Signore, il monte santo, il << monte in cui Dio si è compiaciuto abitare >>, la solitudine deliziosa che fiorisce gli olezzanti gigli: ivi corrono le anime sitibonde di giustizia e di santità e trovano pace e letizia. Isaia lo intravide e profetò: 
<< Nel deserto l’equità e nel Carmelo la giustizia. E opera della giustizia sarà la pace, e prodotto della pace sarà la quiete e la sicurezza in sempiterno >> Is. XXXII, 16 - 17. 
Chi potrà degnamente cantare le glorie del Carmelo? 
La sua Origine: vanta per fondatore lo zelante Profeta Elia. 
I suoi privilegi: le predilezioni di Maria; lo scapolare, pegno di eterna salute; le promesse della Vergine a San Simone Stock. 
La sua dignità: è l’Ordine di Maria! Lo splendore della Vergine, intraveduto nelle figure dell’antico Testamento, s’irraggia di piena luce sui Carmelitani, figli prediletti di questa Regina Immacolata << Vaghezza del Carmelo e di Saron! >>. 
Il suo scopo: lo zelo della divina gloria! Il grido di Elia fregia lo stemma fiammante del Carmelo: << Io ardo di zelo per il Signore Dio degli eserciti >>. 
Le sue vittorie: vittorie pacifiche, sicure eterne, riportate nelle palestre della solitudine contro i nemici delle anime, con la spada a doppio taglio dell’orazione e mortificazione. 
La sua durata: il Carmelo sussisterà fino alla fine dei secoli: Maria Santissima lo rivelò a San Pier Tommaso. 
La sua bellezza: << Numera le stelle, se puoi… al pari di esse brillano in Cielo i miei Carmelitani >>, - diceva la Vergine ad un anima eletta. Che fioritura di santi! San Cirillo di Costantinopoli, insignito di spirito profetico; San Brocardo che lascia ai romiti del Carmelo sapienti ammaestramenti; Sant’Alberto di Sicilia, chiaro per miracoli; il glorioso Sant’Angelo martire; San Simone Stock, il prediletto della Regina del Cielo; Santa Maria Maddalena de’ Pazzi; Sant’Andrea Corsini; e tanti altri confessori, martiri , vergini eroiche e magnanine, fino alla Santa Madre Teresa. La grande Riformatrice fa rifiorire il Carmelo, lo rende il luogo di delizie dello Sposo Celeste, lo popola all’infinito di nobilissimi drappelli di vergini, di elette schiere di figli guidati dall’eroico lor santo Padre Giovanni della Croce sino alle più alte cime della contemplazione, tra i sentieri sicuri della mortificazione, del nascondimento, del distacco, della generosità. 
E un fatto: il Carmelo, in ogni tempo, ha avuto attrattive potenti sulle anime. Si son vedute figlie predilette di opulenti famiglie, e spesso figlie di monarchi, abbandonare con ferma risoluzione il mondo e volare al Carmelo. Ed anche al tempo a cui siamo giunti con la nostra storia, il Carmelo dava i suoi fiori. Mentre in Francia la figlia di Luigi XV passava dagli splendori della reggia a vita umile e mortificata e, fra lo stupore e l’ammirazione di tutto il mondo, si rendeva scalza col nome di Suor Teresa di Sant’Agostino; in Italia Iddio si degnava arricchire questo diletto giardino con la vocazione di Anna Maria. Quella fu come una splendida stella che lo illuminò con i suoi chiarori; questa come giglio purissimo che tutto lo imbalsamò con soave profumo delle più elette virtù. Anna Maria aveva 16 anni quando la voce di Dio la chiamò in un modo meraviglioso al Chiostro. 
Nel settembre 1763 una nobile sua concittadina, la signorina Cecilia Albergotti, si reca a visitarla per annunziarle la sua prossima vestizione fra le Carmelitane Scalze di Firenze. All’uscire dal parlatorio Anna Maria si sente ad un tratto investita da un’impressione straordinaria, mentre ode una dolce voce che le dice: << Io sono Teresa di Gesù, e ti voglio fra le mie figlie >>. Sorpresa commossa, corre nella Cappella, e prostrata innanzi al SS. Sacramento, effonde l’anima sua in ardenti preghiere. Quindi di nuovo lo Spirito del Signore la investe, e ode replicarsi più chiaramente: << Io sono Teresa di Gesù, e ti dico che fra poco sarai nel mio Monastero >>. 
Nell’anima sua si dileguò allora ogni dubbio, stabilì di correre là dove la chiamava il Signore, per scorrervi la vita, nascosta e dimenticata dalle creature, nel solo pensiero di Dio. L’invito della Riformatrice era dunque accettato; ella sarebbe Carmelitana e figlie fedelissima di Teresa. 
Ogni volta che dipoi parlò della sua vocazione, non potè non ricordare con entusiasmo questo giorno: 
<< Gran giorno - diceva - fu quello per me, in cui ricevei quella visita in Santa Apollonia! >>. 
Ed aveva ragione di dire così: poteva far di più il Signore per mostrarle i suoi divini voleri? Come è veramente mirabile Iddio nei suoi Santi! Di quale mezzi non si serve, quali segreti prodigi non opera in quelle anime elette, preordinate ad essere fiaccole vive, luminose e ardenti, destinate a far rifiorire sula terra la grazia e la virtù! Egli le previene con le benedizioni di sovrannaturale dolcezza (Ps. XX, 4 ), eclissa in esse tutto ciò che non è Lui, fa divampare in esse tutte le fiamme dell’amore divino. 
Non c’è grazia, non virtù di cui non le rivesta e le adorni, perché si veda da tutti che esse sono frutto preziosissimo del suo amore. Esse rispondono subito all’appello divino, sono docili alla parola di Cristo, si mettono d’accordo con Lui anche nei piccoli desideri: per questo Iddio, che non si lascia mai vincere in generosità, divine per quelle anime un amico, un padre. Tale fu veramente il Signore per Anna Maria: Egli la chiamava ora al diletto Carmelo, dove più vicina a Lui, in più intima comunione, avrebbe cominciato a vivere quaggiù una vita simile a quella che menano gli Angeli in Cielo. 
Ed in realtà è questo lo spirito che il Carmelo prefigge alle sue religiose, attendere ad un’assidua orazione e al conoscimento di Dio; ed è questo che spiritualizza e divinizza gradatamente la religiosa: amare e lodare continuamente Dio; ed è questo l’ufficio che esercitano gli Angeli in Cielo. 
La Carmelitana si nasconde, dimentica le creature, perché sa che << l’anima non può arrivare all’unione divina che spogliandosi dell’amore delle creature >> ( Santo Padre Giovanni della Croce - Salita, libro 1°, c. 4 ); ma se altresì di avere un’altra missione da compiere su questa terra: la missione di redimere le anime per mezzo della preghiera e del sacrificio. 
E non è questa la missione più nobile che possa esercitare un’anima? Il mondo ha torto a credere che certi cambiamenti che molte volte si osservano negli individui, nelle famiglie, nei popoli; che certe mutazioni inaspettate siano opera dell’eloquenza, dell’arte usata con la squisita finezza per trionfare dei cuori e delle volontà; oh! No: spesso sono il frutto di preghiere segrete, di lacrime e di sacrifici ignorati
L’ufficio della Carmelitana è dunque di amare, di contemplare, di redimere con la preghiera e col sacrificio le anime. 
Ecco il genere di vita a cui Dio chiamava Anna Maria. 
Per questo Dio aveva fatto nascere in lei fin da piccolina quel desiderio grande della vita nascosta, quell’attrattiva della preghiera, che dovevano formare in questa Vergine, sebbene in corpo mortale, un Serafino dei più ardenti. 
La seconda locuzione della Santa Riformatrice le aveva riempito il cuore di pace e di sicurezza. Aspettava ora il momento in cui avrebbe rivelato il grande segreto del cuore ai genitori; ma il suo pensiero volava costante a quella << Casa di Angeli >> - come la chiamerà fra poco - dove avrebbe atteso con tutte le energie della sua anima verginale a quella vita di amore, di cui intravedeva già gli orizzonti luminosi e infiniti. Il candido giglio vagheggiava ora le beate convalli del Carmelo, che tra poco le si sarebbero schiusi dinnanzi! 

FONTE: 
Padre Stanislao di Santa Teresa, dell’Ordine Teresiano dei Carmelitani Scalzi. Un Angelo del Carmelo, Santa Teresa Margherita Redi del Sacro Cuore di Gesù. 1934. 


LAUS  DEO

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