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giovedì 29 dicembre 2011

il Servo di Dio Fra Giuseppe Maria da Palermo : da monello a Santo - Parte Quarta .





IL SERVO DI DIO
FRA GIUSEPPE MARIA DA PALERMO , 
CHIERICO E NOVIZIO CAPPUCCINO 
1864 - 1886 .

PARTE QUARTA


ASPIRAZIONI DI SANTITA’ “

Da quel giorno il suo metodo di vita cominciò a sorprendere e a far meravigliare sensibilmente . L’ammirazione dei compagni e dei superiori divenne unanime , poiché Vincenzino si mostrava costante nell’esercizio delle Virtù e nell’insieme di una vita che si distaccava notevolmente da quella degli altri . La Grazia della conversione - e d’una Conversione Intera , com’egli l’aveva desiderato - gli era stata concessa nel Mese Consacrato alla Vergine Maria , dopo essere caduto nell’infedeltà ed essersi dimostrato ingrato verso quel Dio che tanto lo Beneficava .
E quel peccato non si cancellò più dalla sua mente , aprendogli negli occhi una Sorgente di Lacrime , e con essa la Via diritta della Santità , nella quale si slanciò con Ardore . Primo effetto della sua totale Conversione fu una diffidenza notevole di se stesso . Tante volte aveva promesso al Signore Sommo e Infinito Bene che gli sarebbe rimasto Fedele a costo della vita ; tante volte si era addolorato dei peccati commessi , ed ora ecco a monte le Promesse ! Potava dunque fidarsi di sé dopo aver mostrato tanta debolezza ? E se per il passato , pur vigilando con fervore , era stato sorpreso e vinto , come poteva in avvenire contare sulle sue forze così deboli a resistere ? Che se Dio, nei Misteriosi Segreti della sua Misericordia , aveva voluto richiamarlo alla Vita della Grazia , poteva egli reputarsi sicuro di non subire nuove sconfitte ? Con Preghiere , Gemiti e Singhiozzi non cessò più da quel giorno di implorare la Perseveranza .Da quel giorno visse più preoccupato di questo Dono di Dio , da fargli scrivere più tardi nel “ Diario ” : “ Piangevo pensando che da un momento all’altro , potevo peccare , morire e dannarmi ; e piangendo pregavo Dio , e in modo Speciale la Vergine Santissima acciocché mi dessero la Santa Perseveranza ” .

Né si limitò alla sola Preghiera, ma vi aggiunse la Penitenza .
Quello che insolentiva di più era ordinariamente il corpo , fattore principale delle sue disfatte . Contro di esso doveva usare i rigori più notevoli della Penitenza . Ma quali mezzi ricorrere per domarlo più facilmente , vincerlo e assoggettarlo ?
Al suo ardente fervore si aggiunsero tutte le Penitenze . Però , si presentava un ostacolo , l’OBBEDIENZA , senza la quale - come aveva stabilito - nulla voleva intraprendere . E il Confessore non potendo supporre che l’Ardore del giovane andasse tant’oltre , in principio non si mostrò restio a farlo contento . Così il Santo giovane s’era imposta una lunga serie di digiuni , di mortificazioni e di asprezze ; aveva escogitato mille industrie per fiaccare la petulanza smodata della carne ; aveva fatto ricorso a mille ripieghi per rendersi assoluto padrone di se . Sapendo come il sonno e il riposo concorrano a fortificare i nemici dell’anima , drizzò contro di essi le sue batterie , andando a letto più tardi degli altri , mettendosi poi a Recitare Rosari , o a dimenarsi nel letto . Ma se con stento vi riuscì due o tre notti , in seguito gli divenne impossibile . Privarsi di un sonno regolare , in gioventù soprattutto , e assai difficile , tanto più che Vincenzino mirava a diminuirlo troppo .

San Pietro d’Alcantara - il Portentoso Santo della Penitenza - confidò a Santa Teresa d’Avila , sua Amica , di aver trovato la maggior difficoltà nel vincere il sonno . Come dunque poteva riuscirvi Vincenzino ? Ma non si diede per vinto .

Dacché stando a letto non poteva vincere il sonno , pensò di vegliare , mettendosi in Ginocchio . Difatti , simulando in principio di dormire come gli altri , appena s’accorgeva ch’essi si erano addormentati , si levava adagio adagio e incominciava le sue veglie singolari , e per non farsi notare da chi fosse per svegliarsi , si nascondeva , inclinato fra letto e studiolo . Certo , così gli riusciva meglio ; ma non poté celarlo a lungo , e il direttore , avvertito del fatto , ne fu commosso .
Vedere in un Giovane di quell’età simile vigore di volontà per espiare le passate colpe e premunirsi contro nuove cadute , non poteva lasciarlo indifferente . Tuttavia in principio finse di non accorgersene ; ma poiché in seguito il volto di Vincenzino cominciava a tingersi di pallore , gli impose di stare a letto come gli altri e di rimanervi tutta la notte . Il Comando era esplicito e chiaro , e Vincenzino non voleva contravvenirvi . Difatti il Padre Colavincenzo gliene rende testimonianza con queste parole : “ Notai molto il suo Spirito di OBBEDIENZA , giacché appena proibivo qualche cosa , prontamente vi si uniformava ” .

Pensa e ripensa , trova un nuovo modo .
Andando a letto stacca gli sportelli dello studiolo evitando ogni rumore e mettendoli sotto le coperte , vi si adagia tranquillamente , stringendo in mano il Rosario , col quale passa buona parte della notte vegliando ; il resto dorme , quantunque quegli sportelli non lasciano di rompergli le costole . Così gli andava bene . Però per quanto s’industriasse a nascondere quelle Penitenze , a lungo andare alcuni se ne accorsero .
“ Diventava di giorno in giorno più strano - scrive il suo compagno Piraino Antonino - Era sempre distratto e mi dicevano che stava delle notti a Pregare ai piedi del letto e talvolta a Piangere sommesso ” . Per Vincenzino era una vera tortura non poteva avere libertà , poiché i compagni scoperta la cosa , erano intenti a sorvegliarlo , e il direttore un giorno lo avvicinò e gli disse : “ Senti Vincenzino , i tuoi compagni potrebbero accorgersi di tutto e prenderti per ipocrita ; lascia stare gli sportelli dell’armadio e dormi tranquillo ” . Ubbidì come sempre .

Ma come dormire tranquillo se nella sua anima andava sviluppandosi ogni giorno una Sete eccezionale di Penitenza ?
Studiò e trovò un altro mezzo . Col pretesto di andare a bere , qualche volta si alzava di notte e andando al lavatoi , vi rimaneva a Pregare e poi “ a disciplinarsi con una fune bagnata , della quale quindi si cingeva i fianchi , tenendola tutta la giornata ” . Il suo intimo amico Antonino scrive : “ Consta a me che nell’inverno dormiva talora col solo lenzuolo e nell’estate con la coperta ; consta anche a me che sotto il lenzuolo poneva la tavolozza di disegno e che giornalmente bagnava le lenzuola con acqua , e ciò durante l’inverno… Restava poi la sera lungamente a Pregare inginocchiato innanzi al letto ” . Oltre ai digiuni pei quali otteneva la licenza , si privava molte volte della colazione ; al pranzo , fingendo di mangiare , spesso non faceva che tagliuzzare la carne senza arrivare a gustarne . Sin d’allora al Venerdì si limitava molto del cibo ; ma in seguito gli venne proibito , si limitò a mangiare la sola minestra . Non si affacciava mai alle finestre e andando a passeggio custodiva gelosamente gli occhi , e allorché qualcuno dei compagni , volendolo attirare la sua attenzione sulle donne sfarzosamente vestite , gliene elogiava la bellezza , Vincenzino , senza punto commuoversi rispondeva con discorsi evasivi o relativi ai cavalli che tiravano le carrozze .
La Sua era una Vera Sete di Mortificazioni , tanto che il Padre Colavincenzo , impensierito di questo slancio che non accennava ad affievolirsi , temendo per la sua salute , gli Comandò di non intraprendere cosa alcuna senza il permesso del Confessore . Ed allora Vincenzino , UMILE , ma attonito gli rispose : “ Ah! Padre mio , il Confessore lo sa che senza Penitenza non potrò ottenere il Paradiso ! ” . In fondo tutti lo ammiravano , benché alcuni dei compagni talora lo canzonassero , anzi facendosi animo si metteva a parlare di Dio , della vanità del mondo , della brevità della vita , dell’importanza del salvarsi l’anima ; allora scrosciavano da più parti le risa e si moltiplicavano le canzonature , ma Vincenzino , come se lodassero , proseguiva indisturbato . In tal modo per la costanza nel vincere il rispetto umano e per l’accento di Convinzione di cui parlava , se ne affezionò circa undici , i quali si avvicinarono ai Sacramenti e per giunta avevano deciso di Abbracciare lo stato Religioso . “ Anchio - dice Antonino suo compagno - subii l’influenza benefica dei suoi discorsi ed esempi ” . A questi Ardori di Penitenza accoppiò fin da allora una tenera Devozione al Santissimo Sacramento ; anzi fu là che apprese a trovare il suo conforto la quiete e il vigore per proseguire in quel difficile cammino , che da solo aveva compiuto la sua Conversione , e quasi da solo - in mezzo ad ansie e ricadute - l’affermò e l’assodò . La costanza della sua volontà e la Grazia di Dio resero possibile questo Prodigio . “ Ebbe tempo a sufficienza nel collegio San Rocco - scrisse il Canonico Pennino - di poter riparare dinanzi ai compagni gli scandali dati , sicché , quando ne uscì , lasciò presso di tutti una opinione di Giovane Santo ” . Anche il rigido direttore Sacerdote Colavincenzo , finì col divenire un suo ammiratore : “ Le Virtù da lui costantemente praticate , furono quelle che s’attirarono la mia Stima e l’Affetto ; e dire che egli per non divenire singolare si sforzava d’accomunarsi agli altri ” . Un giorno i collegiali di San Rocco andarono a rendere omaggio al Cardinale Celesia , allora Arcivescovo di Palermo , e , caduto il discorso sul giovane Vincenzino Diliberto ( già entrato in seminario ) , esclamarono ad una voce :
“ Ah ! Il Diliberto , ma quello è un Santo ! ” .

Quella di Vincenzino Diliberto era una Figura che attira , e il Mistero ci sembra che risieda nella Conversione di lui ,cnella sua giovinezza stessa e nel complesso delle circostanze che l’accompagnarono . Un giovane sui 16 anni che dopo una serie di discolerie non comuni , colpito dalla Divina Grazia , manifesta la Volontà risoluta di farsi Santo , si afferma , si vince ,csi domina ; si offre ai superiori e compagni lo spettacolo di un Penitente a tutta prova e che riesce a strappare di bocca la concorde affermazione : “ E’ un Santo ! ” , un tale giovane non facilmente può incontrarsi .

 
“ VOCE DI DIO , VOCE DEGLI UOMINI ”

Era stato collocato nel collegio San Rocco , non solo per venire domato , ma per compirvi il corso tecnico , avendo mostrato fin da ragazzo molta inclinazione alla meccanica . Espletato nel 1880 quel corso di studi , rientrò in famiglia il 19 Agosto . Il padre , nell’intento di farne un ingegnere meccanico , l’invitò a prepararsi agli esami per l’ammissione all’Istituto Tecnico . Ma qui sorgeva un ostacolo . Vincenzino , invece di prepararsi agli esami per l’ammissione per l’ammissione all’Istituto , avrebbe voluto incominciare lo studio del Latino , per poter abbracciare lo Stato Ecclesiastico . Il Signore gli aveva fatto sentire e provare quanto è Soave il Suo Giogo , quanto Attraente il Suo Servizio , quanto Dolce il Suo Amore ; e Vincenzino Docile a queste Grazie , si sforzava di far maturare e fruttificare queste Sante Aspirazioni . Manifestò quindi il nuove desiderio al padre Nicolò , che ne fu sorpreso poiché non godeva a quella sua Vocazione . Tuttavia per non contrariarlo gli promise che gli avrebbe procurato un professore per lo studio del Latino appena superati gli esami di ammissione all’Istituto Tecnico . Vincenzino Obbedì , nel Novembre del 1880 diede gli esami e fu ammesso con Onore al primo anno . Restava al padre di adempiere la sua promessa , ma allorché Vincenzino glielo ricordò , cominciò a tentennare e a guadagnare tempo gli fece incominciare lo studio nell’Istituto , assicurandolo che in seguito , vagliata meglio la Vocazione , non si sarebbe opposto .
Ma il cuore di Vincenzino non era là .
Gli studi che non lo torturavano direttamente a Dio - a quel Dio che non cessava di farsi sentire nel suo cuore - gli venivano a tedio , ne sapeva adattarsi .

Tuttavia Ubbidiva .
L’ingegnere Nicolò , accorgendosi come a malincuore frequentasse quelle scuole , per invogliarlo di più , pensò di farlo iscrivere all’Oratorio San Filippo Neri , dove veniva educando il fior fiore della gioventù palermitana , e dove - come egli pensava - avrebbe potuto trovare molto Alimento Spirituale la sua anima Assetata di Dio . Ve lo condusse egli stesso , e fu affidato alla sorveglianza del Sacerdote Carella . “ La prima impressione che ne ricevetti - scrive Padre Carella - fu ottima . Avendogli diretto alcune parole di avviso per sapersi guardare dai cattivi compagni , egli rispose con tanto giudizio , che ne restai ammirato . Oltre alla Modestia notai in lui Pietà e Diligenza ; ma poi mi fece la più grata impressione il vederlo pieno di Zelo per fare aggregare gli altri giovani al sodalizio . E ne fece del Bene ” . Vi attirò anche l’amico Antonino Piranio , il quale a sua volta ha tracciato di quel tempo una Memoria in cui tra l’altro scrive : “ Vincenzino ascoltava ogni giorno la Santa Messa e mi vi condusse spesso ; la domenica poi con grande gioia , quasi andasse ad un festino , correva all’ospedale per Servire gli Ammalati .

Ma il suo Spirito viveva angustiato .
Per quanto l’Esercizio delle Opere di Carità gliene lenisse l’affanno , il suo cuore era sempre rivolto all’ideale di Consacrarsi Interamente a Dio .Or avvenne che un giorno , trovato dalla matrigna con le vesti pieni di pidocchi ( presi nel servire all’ospedale ) , ebbe assoluta proibizione di recarvisi . Vedendosi egli in conseguenza precluso anche questo servizio , sentì il desiderio di Uscire presto dal mondo . Ne parlo di nuovo al padre , il quale , conoscendo come Vincenzino fosse tenace nei suoi propositi senza contrariarlo, gli di aver un po’ di pazienza . E intanto , siccome a quella Vocazione del figlio non credeva , cominciò ad adoperare dei mezzi punto consentanei alla sua Fede e Pietà , mettendogli sotto gli occhi le momentanee e fallaci attrattive della vita mondana . Il signor Diliberto , allora ingegnere capo dell’ufficio centrale dei Porti , Spiagge e Fari della Sicilia , e poi promosso Ispettore del Genio Civile e membro del Consiglio dei Lavori Pubblici in Roma , godeva fama di gentiluomo , di esperto professionista e di ottimo cattolico . Or essendo stato questo suo atteggiamento verso il figliolo Vincenzino giudicato dal Canonico Ferrigno ( primo scrittore della biografia di questo Servo di Dio ) , fece alcune Osservazioni : “ Non nego ch’io condussi mio figlio al teatro e in qualche riunione di ballo ; ma feci a ragion veduta , per osservare le mosse di lui , poiché conoscendo il suo comportamento prima di entrare nel San Rocco , temevo che fosse per tornare indietro , molto più che ignoravo il Mutamento Portentoso avvenuto in lui . E questo accertamento lo credevo necessario per aver veduto la cattiva riuscita di alcuni preti e frati del nostro secolo , e se anche in famiglia taluni ebbero a dirigergli parole di disapprovazione , lo fecero ignorando - come me - la Sua Perfezione ” .


 
FINE DELLA PARTE QUARTA .

LAUS DEO .

Pax et Bonum


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano


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FONTE : PADRE SAMUELE CULTRERA OFM CAPPUCCINO
Da Monello a Santo - Vincenzino Diliberto
II Edizione - Edizione Paoline . 1959
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mercoledì 28 dicembre 2011

il Servo di Dio Fra Giuseppe Maria da Palermo : da monello a Santo - Parte Terza .



Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù
Devozione portata a Sortino ( SR )
da Padre Eugenio Scamporlino Cappuccino , 1868-70 .
 
IL SEVO DI DIO
FRA GIUSEPPE MARIA DA PALERMO , 
CHIERICO E NOVIZIO CAPPUCCINO 
1864 - 1886 .

PARTE TERZA

“ LOTTE SILENZIOSE “

Dopo essere stata trascinata dalla correnti delle passioni , l’anima di Vincenzino provava aneliti di virtù e di perfezione . I sogni , che prima l’avevano allettato tanto , sembravano dileguarsi senza ritorni . Solo l’ideale delle virtù e della Santità cominciò ad esercitare su di lui un fascino misterioso , ma come afferrarlo se si svolse nel segreto del suo cuore ? Vincenzino ne fece un cenno in seguito in una lettera diretta al padre Nicolò . Sulle lotte , sulle positive lotte contro se stesso e le sue passioni , egli tacque , dell’urto della sua carne contro lo Spirito , della ribellione dei sensi contro la ragione , non ci dice quasi niente . L’esterno annunziava il suo cambiamento ; ma di quale portata fosse , chi poteva dirlo ? Era dramma che si svolgeva nell’interno . In Cappella era più assiduo , più devoto nella Comunione , più pacifico coi compagni . Ma la decisa volontà di Servire Dio sul serio , di amare i compagni e di cambiare in una vita nuova , doveva trovare nelle sue passioni il più ostinato contrasto , e dov’egli cercava di affermare la padronanza e il predominio , gli istinti ribelli senza dubbio glielo contrastavano . E’ indubitabile che questa lotta , questi contrasti e questa alternativa dovettero formare il tormento più vivo della sua vita . Sul suo cuore Pesava un incubo . Lottò e sopportò , ma infine decise di aprirsi al Padre Colavincenzo . Come avvicinarlo però , se si mostrava sempre duro e inflessibile ? Vincenzino, gli fece pervenire una lettera nella quale senza scusarsi domandava Perdono delle discolerie passate e lo pregava di volerlo trattare con quella amabilità che usava con gli altri . In conseguenza non cercava di rientrare nelle grazie del direttore e nella gioviale compagnia dei colleghi , quanto nella fiducia dei superiori , dei quali principalmente aveva bisogno per l’Opera di Conversione già iniziata nel suo cuore . Onde poi assicurare i superiori che l’animo suo era sincero e quindi la lettera che gli indirizzava , aggiungeva queste parole : “ Ah ! La Paternità Vostra non sa quanto bene abbia fatto a me la spiegazione del Catechismo e del Vangelo ” . Padre Colavincenzo , letta quella lettera , non riuscì a convincersi della sincerità di Vincenzino, troppi motivi per dubitare perché era l’Argento Vivo del collegio . S’atteggiava forse per il pentimento del duro rigore della disciplina inflittaci ?
Non gli rispose , anzi credette opportuno di neppur far vista di aver ricevuto la lettera . “ Se Vincenzino nutre i Sentimenti che manifesta - pensava il direttore - si manterrà costante e si avanzerà nel miglioramento intrapreso ; ma non si sa mai che riesca a sorprendermi o ad ingannarmi ; il tempo del resto sarà Consigliere ” . Mise in conseguenza ogni attenzione su di lui e lo vigilava con cura , specialmente nelle ore di ricreazione e tale prova gli riuscì bene , per cui egli stesso scrisse : “ Non lo trovavo più a ciarlare di cose inutili , ma solo nel suo posto a leggere , o in compagnia di qualcuno dei più morigerati , oppure , se si spingeva in mezzo a tutti , era per parlare in Difesa della Religione ” . Fu allora che il direttore cominciò a credere al suo sincero mutamento , per cui una volta , visitando le camerette in tempo di studio , “ si fermò vicino a Vincenzino e gli rivolse qualche parola benevola ” . Ciò fu sufficiente perché Vincenzino, prendesse più animo e gli indirizzasse una seconda lettera e in quella nuova lettera cominciò a ripetergli quanto egli aveva scritto nella prima , assicurandolo che voleva cambiar costumi sul serio e sperava , che con la Grazia di Dio di perseverare in esso costantemente e pregandolo , di concedergli di potersi Confessare col Canonico Pennino , il quale secondo le usanze del collegio Confessava solo i più adulti . Si convinse il Padre Colavincenzo dei nuovi sentimenti di Vincenzino , del resto ogni giorno ne forniva prove più manifestate , per cui se lo fece chiamare a solo , e fu la prima volta che lo trattò Amorevolmente e da buon figliolo . Lieto dell’accoglienza e dei modi amorevoli con cui veniva trattato , Vincenzino gli APRI’ l’Animo e svelò i dubbi della mente , oltre alle lotte che subiva nel cuore . Padre Colavincenzo ne rimase commosso , lo Animò , lo confortò e gli promise che in seguito lo avrebbe accontentato sulla scelta del Confessore . Infine gli Raccomandò d’Insistere nella Preghiera e nella Mortificazione dei sensi .

 
“ CONVERTITO ”

Intanto si trovava alle prime armi coi nemici dell’anima sua e aveva , ben compreso come non bisogna fermasi alle prime vittorie , poiché quei nemici che sembrano vinti , potevano raccogliere nuove forze per riacquistare il perduto dominio su di lui . Pregava , Vigilava ( Siate sobrii e vegliate , perché il vostro avversario , il diavolo , vi gira attorno come un leone ruggente , cercando chi divorare . Resistetegli , forti nella fede , sapendo che i vostri fratelli , che son nel mondo , patiscono le stesse cose . 1 Pietro 5,8-9 ) , si aiutava con i buoni libri , il direttore gliene fornì alcuni , atti ad illuminarlo e a fortificarlo , erano in maggior parte Vite di Santi . Leggendoli Vincenzino ne provava grande soddisfazione e gioia indicibile , sentiva nel suo cuore come i Santi ebbero a sostenere non pochi cimenti contro il mondo , la carne e il demonio e come , dopo la Conversione , tremarono gli assalti , vacillarono e talora rimasero vinti . Avrebbe desiderato star da solo e aver altro da fare , quella Volontà energica ed assoluta dei Santi nel seguire le virtù e nel fare il bene ; quel Consacrarsi alle mortificazioni alle penitenze ; quella ricerca in ogni cosa di Dio, e di Dio solo ; quei forti sospiri verso il Cielo , esercitavano un fascino così potente sul suo animo e gli facevano fluire tanta Luce nella mente , da fargli esclamare a somiglianza di Sant’Agostino : “ Se costoro poterono farsi Santi , perché non lo potrò anch’io ? ” . Quei libri divennero i suoi Amici Prediletti . Però era costretto a leggerli a tavolino , nella camerata , tra i compagni ; ma egli, affinché non fossero veduti ne osservati i movimenti del suo Spirito , si circondava di altri libri per nascondersi allo sguardo indiscreto degli altri . Poi quando la commozione aumentava , poggiando subito la testa sulle braccia incrociate , si abbandonava al Pianto . S’avvicinava la Pasqua del 1880 . Nel collegio cominciò a vociferarsi che , come negli altri anni , si sarebbero avuti gli Esercizi Spirituali in preparazione al Precetto Pasquale . Vincenzino ebbe nuovi motivi di Speranza , sia per il bene che avrebbe potuto ricavarne , e sia per la facilità di potersi Confessare col Canonico Pennino . Il bisogno di una voce viva , di un Direttore Spirituale al quale rivolgersi nei suoi molteplici bisogni . I libri , per quanto ottimi , sono sempre libri , cioè di linguaggio muto ; né possono rispondere ai bisogni del lettore , così com’egli li sente e quando li sente , molto più poi se questo lettore è un giovane e laico per giunta . Scrive la terza lettera al Padre Colavincenzo piena di forti propositi e di calde aspirazioni , lamentandosi che per quante volte si fosse provato di avvicinarlo , non aveva mai potuto trovarlo solo , e perciò lo pregava di farlo chiamare . L’austero direttore del collegio forse per ottenere un effetto più duraturo sul cuore di Vicenzino non se ne diede per inteso , e scrisse in una sua relazione : “ Mi compiacqui del contenuto della lettera , ma non lo soddisfeci ” . Fu molto sensibile il dispiacer di Vincenzino, ma si rassegnò alla disposizione della Provvidenza , le quali , se talvolta sembrano contrarie alle nostre vedute , sono non di meno dirette all’Opera della nostra Santificazione . Intanto il tempo degli Esercizi Spirituali si avvicinava e Vincenzino cominciò a prepararvisi , lieto nell’apprendere che uno dei Predicatori sarebbe stato il Canonico Pennino . E fu una Predicazione assai Fruttuosa . Al lume delle Verità Eterne , che sogliono scuotere anche i peccatori più induriti , la sua anima si Fortificò nel proposito di darsi tutto a Dio e per sempre . Fu come una benefica Pioggia in un campo seminato di recente , una Pioggia calma e silenziosa che scese a fecondare soavemente e a far Germogliare quei Santi propositi. Al tempo stesso poté soddisfare il noto desiderio di confessarsi col Canonico Pennino , al quale il Piccolo Penitente s’ingegnò di aprire la sua coscienza “ nel Sacramento della Penitenza ” con la massima chiarezza , quasi amando far rilevare più le sue debolezze e cattiverie , per venire UMILIATO ; poi gli manifestò le brame ardenti di uscire da quello stato e incominciare una vita nuova , col mettersi il mondo sotto i piedi : “ Stringersi Unicamente al Divin Maestro Crocifisso e farne l’Oggetto Perenne del suo Amore e delle Aspirazioni dell’anima sua ” . Ascoltando di un’accusa così sincera , il Confessore credette quasi di sognare , ma quando vide abbondanti Lacrime scendevano dai suoi occhi a conferma di quei Sentimenti , ne fu commosso profondamente , e quindi fece di tutto per incoraggiarlo , istruirlo e incitarlo a corrispondere alla Grazia del Signore che con tanto Amore lo chiamava a Sé . “ Io ricordo ancora , scrive il Canonico Pennino , con dolce consolazione la prima volta che nel collegio San Rocco me lo vidi prostrato dinanzi in atteggiamento Umilissimo, ma fiducioso , e con sentimenti quasi di bambino che va a rifugiarsi fra le Braccia della Madre . Fu la prima volta che lo conobbi e ne restai interamente preso ” . Da quel momento , fino a quando Vincenzino partì per Sortino ( SR ) , il Cannonico Pennino divenne il suo consigliere e l’Intimo suo Confidente . Allorché giunse la Pasqua fu lasciata ai convittori libertà di recarsi presso i parenti , ed anche Vincenzino vi si recò ; ma dopo poche ore fece ritorno al collegio per intrattenersi col Padre Colavincenzo , al quale desiderava far dimenticare il passato per mezzo di una vita nuova e fargli scomparire dalla mente qualunque ombra di dubbio potesse ancora potesse nutrire sui nuovi sentimenti . Gli aperse il cuore , gli narrò tutto il bene consigliatoci dal nuovo Confessore , gli avvisi , le esortazioni nel perseverare nell’intrapreso nuovo tenore di vita . Il direttore , che ormai era convito della Sincerità di Vincenzino , lo colmò di Carezze e sapendo poi quant’egli Amasse Conoscere le Bellezze della nostra Santa Religione per Difenderla , gli regalò le risposte popolari alle obiezioni contro la religione , del Gesuita Padre Franco e gli disse : ” Prendi , con questo potrai meglio Rispondere a ciò che senti dire contro la Religione ” . La sua Conversione era avvenuta da un anno , quella invece Profonda e Totale , che doveva spingerlo sulla Via della Santità , era ancora da venire . La Pasqua e gli Esercizi Spirituali del 1880 , rappresentano il principio del terzo anno del collegio e Vincenzino aveva 16 anni . Intanto s’apprestava lieto e contento a Celebrare con Fervore il mese di Maggio in onore alla Vergine Santissima .

Ma il diavolo cospirava contro di lui .

Mentre Vincenzino s’industriava di mantenere il cuore puro e la mente unita a Dio, quello lavorava per disturbarlo , alterandogli la fantasia e sollevandogli contro il nemico che portava nel sangue . Ai giorni di fervore ne succedono altri di sconforto e di tiepidezza , alla breve calma succedeva la tempesta terribile . Infine il 18 Maggio , all’urto del diavolo e delle passioni che cospiravano ai suoi danni , in un momento di abbandono funesto , si lasciò trascinare e cadde…
Povero giovane ! Dio forse lo lasciò cadere perché apprendesse quanto grandi erano le sue miserie e come non doveva Sperare che in Lui . Forse lo permise per farlo diffidare maggiormente di sé e darsi ad una più Orazione , poiché se si fosse rivolto con più Fede al Cielo , se si fosse aggrappato con più Tenacia alla Preghiera , quell’umiliazione non l’avrebbe ricevuta . E’ stato Vincenzino stesso a narrare dopo qualche anno questa sua caduta e la conseguenza più immediata che ne provò fu di abbattimento nello Spirito : “ In quei Dolorosi momenti cercai conforto ma non ne trovai , poiché il rimorso della coscienza per la cattiva vita passata mi fece accrescere la malinconia ” . Nuotò per qualche ora nella tristezza ma infine cominciò a farsi Luce nel suo Spirito .

La ragione si rivelava lentamente e la Fede con la Grazia correvano al riparo prima che i nemici avessero fatto perdere per sempre questo “ Prode Guerriero “ destinato a divenire loro costante vincitore.
“ Con l’animo eccitato dal Dolore - scrive egli stesso - Esclamai : E’ pur vero che tutto e vano in questa vita e non vi è piacere senza rimorso… ” .
E quindi sollevandosi ancora meglio contro le illusioni che l’avevano ancora una volta affascinato , aggiunse : “ Oh mondo , mondo ! - ove sono coloro che in te trovano felicità ?… Vi è alcuno sulla terra che possono dire : sono felice ? ” .

L’anima sua si rivolse al Clementissimo Sommo e Infinito Bene , e non riuscendo a parlare , attesa la confusione e il dolore , sfogò in Pianto di vivissimo Pentimento, con Lacrime che dicevano più di quanto avesse potuto esprimere con la lingua . Il dispiacere d’aver voltato le spalle a Dio , che non finiva di colmarlo di benefici , gli trafiggeva lo Spirito , e non sapeva come dire a Gesù Crocifisso che d’allora in poi era disposto a Morire anziché tornare ad offenderlo , anche una volta sola .
Pregava spesso . Talora non parlava con le labbra , ma la Preghiera era fatta , perché la sua anima viveva in un’Atmosfera di preoccupazioni Spirituali , di desideri Santi e di apprendere ad Amare Dio Davvero . Un vero stato di Preghiera . La mente concordava col cuore , e Dio , che Leggeva nel suo interno , si dilettava , del Trionfo definitivo della Grazia di lui : “ Dio - come scrive Vincenzino stesso nelle citata lettera - vedendosi in quel misero stato ed avendo compassione di me , illuminò la mia debole mente e mi fece comprendere che solo in Lui c’è Conforto e Diletto ” .

 
FINE DELLA PARTE TERZA .

LAUS DEO .

Pax et Bonum


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano


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Fonte : PADRE SAMUELE CULTRERA OFM CAPPUCCINO ,
Da Monello a Santo , Vincenzino Diliberto , II Edizione , Edizioni Paoline 1959 ,
A.D. 2011 .


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martedì 27 dicembre 2011

il Servo di Dio Fra Giuseppe Maria da Palermo : da monello a Santo - Parte Seconda .





IL SERVO DI DIO
FRA GIUSEPPE MARIA DA PALERMO , 
CHIERICO E NOVIZIO CAPPUCCINO 
1864 - 1886 .

PARTE SECONDA

“ RAGGI DI LUCE ”

Un’accurata educazione Religiosa Vincenzino fin da bambino non l’aveva avuta , a causa soprattutto della lunga malattia e della morte della madre Rosa . Vincenzino era di Cuore Buono . Lo riconobbe anche il padre quando scriveva : “ Per quanto Vincenzino fosse facile a ricadere nei suoi difetti , aveva però un Cuore Buono… S’era guastato non so come , dove e quando , ma nei momenti di riflessione riconosceva i suoi torti ” . Intanto la solitudine che gli era creata intorno , cominciava a pesargli più d’ogni castigo e a 15 anni vedersi solo in mezzo a tanta gioventù , condizione intollerabile per Vincenzino, più di ogni altra . Abituato a vivere nella gaiezza nelle chiassose conversazioni , la Solitudine era stata la Punizione più Sapiente e più Fortunata . Se qualcuno l’avvicinava era di sfuggita . Era lasciato solo , e dove Vincenzino interveniva il crocchio si diradava . Povero giovane ! Ma per Vincenzino fu la sua salvezza . Benché tanto isolato , riuscì a fare amicizia con un giovane - divenuto poi l’Ingegnere Piraino - e a causa di quella solitudine che gli era creata intorno , s’industriò a passare dall’amicizia alla famigliarità , provando la necessità di espandersi , ma il giovane si seppe sottrarre per il timore , di essere notato e questo lo preoccupava tanto . Vincenzino non vedendosi corrisposto , rimase costernato e non si dava pace , giudicandosi il più infelice e sventurato . I suoi nuovi metodi non valsero a niente , per rompere almeno in parte quel cerchi d’isolamento al quale , si vedeva condannato . Perduta ogni speranza , ruppe in di rotte Lacrime e singhiozzi . Intravide nel profondo del suo cuore per la prima volta la vanità umana , iniziando ad Amare Dio fonte di ogni Consolazione , appagandogli gl’intimi affetti dell’anima sua . Questo Amara situazione influì per Vincenzino a piegarlo , verso un nuovo orientamento di vita . La Provvidenza guidava gli Avvenimenti . Gli alunni della scuola di disegno del collegio San Rocco , nel 1879 dovevano presentare nel salone di ricevimento , un saggio per i loro studi . Erano in gran movimento e in accesa gara , e ciascuno lasciava là il proprio lavoro senza sospetto d’inconvenienti . Un giorno il lavoro di Antonino Piraino ( colui che aveva deluso i suoi affetti ) , rappresentante un Cristo in atto di Benedire , fu sfregiato da due tagli a croce . Sparsasi la voce fra gli allievi , fu un accorrere e a un guardarsi stupiti . Chi era stato ? La disillusione di Vincenzino verso Antonino era conosciuta e siccome Vincenzino non era accorso assieme con gli altri ad osservare quello sfregio , ne fu giudicato l’autore , per il suo carattere impetuoso e di sentimenti poco Religiosi
Addolorato per quella falsa imputazione , rimase intontito e sotto la valanga di rimproveri dei compagni , non seppe neanche reagire. Sembrava quella una tacita confessione la sua non reazione . Poco dopo si scoprì il vero reo e Vincenzino in un scatto di rabbia e d’indignazione , affrontandolo , gli diede un pugno in faccia da fargli uscire sangue dal naso . Benché innocente , passo dalla parte del torto e di conseguenza venne castigato dai superiori , sopportando tutto in Silenzio .
Il Silenzio di Vincenzino è un Silenzio di coscienza e quell’istinto che lo stava trascinando a compiere il bene , lo trascinò a cadere nei confronti della giustizia . Solo il Silenzio per Vincenzino fu l’apertura , a quella porta mai aperta , nei confronti di Antonino . Questo fatto fu l’occasione che gli fece stringere Amicizia con l’autore del disegno oltraggiato , Antonino Piraino , il quale scrive : “ Quand’egli venne tra i collegiali di San Rocco , io vi stavo già da tre anni . Non eravamo nella stessa camera e la sua venuta fu quindi per me come di tanti altri . Un anno dopo fu promosso al primo corso tecnico e avevo occasione di vederlo nella sala di disegno . Mai nell’animo mio era nata idea di stringere amicizia con lui , sempre taciturno e del quale si raccontavano prodigi di forza , ed era tenuto in conto di cattivo ” . Vincenzino non potendosi darsi pace per l’imputazione che gli venne data erroneamente , scrisse una lunga lettera al Piraino , deplorando l’accaduto , dichiarando di nuovo la sua innocenza ed esprimendogli le sue simpatie . E su di questo l’Ingegnere Piraino scrisse ancora : “ Sentivo Grandissima compassione di quel giovane lasciato in abbandono . Mi astenevo dal rivolgerli la parola , ma non lo condannavo , non l’avevo condannato mai . Vennero le vacanze e molti di noi si partiva per il proprio paese ; però i vuoti nel collegio venivano colmati da altri , fra i quali nella mia camera venne lui . - Era vicino a me . Quanta Pietà m’ispirò a vederlo sempre seduto e schivato dai compagni ! L’avrei per primo abbracciato , ma che avrebbero detto gli altri ? - Tacqui . Una sera , durante le ore dello studio ricevo a mezzo del cameriere una lettera . - La leggo . Era lo sfogo che Vincenzino mi faceva , egli abbandonato da tutti , che aveva subito l’imputazione d’aver sfregiato il mio disegno , e ora mi chiedeva anche perdono ” . Vincenzino in quella lettera gli scriveva : “ Se puoi dire in coscienza avermi visto tagliare il tuo disegno , allora son pronto a darti qualunque soddisfazione e non avrei avuto il coraggio di in faccia . E se non è vero , qual rimorso non ti rimane di avermi fatto soffrire tanto ? Che motivo potevo io avere di sfregiare il tuo disegno , nel quale tu avevi tento lavorato ? …Nei cinque giorni che sono stato in questa camera non ho avuto un momento di riposo… Oh . - caro Antonino , fa’ sì che la nostra riconciliazione ci sia di sprone per un novello amore più puro , più sicuro e più grande ; fa’ sì che il tuo cuore si dimentichi di me , e vedrai che neanche il mio si dimenticherà di te ” . E poi si firmava : “ Il più puro dei tuoi amici , Vincenzo ” . Questa lettera svela tra l’altro il lavorio che internamente si andava operando nel suo cuore a causa della solitudine in cui si dibatteva e la luce che a poco a poco vi Penetrava .
 
“ SULLA VIA DI DAMASCO ”

Il 1879 , primo anno della dimora di Vincenzino nel collegio San Rocco , trascorse tra l’indocilità di lui e la tenace resistenza dei superiori , con questa differenza , che mentre nei primi mesi sembrava indomabile , in seguito , per il provvido metodo disciplinare adottato , divenne mezzo altezzoso ed irrequieto . L’amicizia col Piraino , quantunque lo forzasse in certo modo a riformare il suo genere di vita , non mirava ad alcuna preoccupazione Religiosa , come attesta Antonino : “ Fino allora nel suo animo , non si affacciava alcuna preoccupazione delle cose di Dio, ma aveva un fine puramente umano . I nostri discorsi in principio furono di materie scientifiche , essendo egli appassionato per la meccanica ” . Per quanto poco incline alle cose della Religione , Vincenzino non poteva rifiutarsi di andare a Messa ; e gradatamente finì con l’adattarsi a tutte le esigenze del regolamento e dei superiori . Egli stesso lo conferma in una lettera che in seguito scrisse a suo padre: “ volere o no ero costretto ad ascoltare la Messa ogni giorno , la spiegazione del Vangelo alla Domenica , come pure a Confessarmi e a fare la Comunione nelle Feste principali ; quindi a poco a poco mi andavo assuefacendo a quel genere di vita ” . La Grazia doveva trionfare nel suo cuore mediante la spiegazione del Catechismo e del Vangelo , che il Padre Colavincenzo faceva due volte a settimana . Occorre anzitutto rilevare come dal punto di vista Religioso , il suo cuore fosse non solo incolto , ma in buona parte vergine . Nei primi anni della sua infanzia la sua buona mamma Rosa Diliberto aveva avuto cura di insegnargli i principi della Fede Cristiana ; ma presto cadde ammalata e Vincenzino crebbe senza un vero e amoroso controllo , per cui si abbandonava ai tristi istinti della natura . Incominciò a prestare Attenzione alle istruzioni Religiose del Padre Colavincenzo e la Santità della Dottrina Cattolica apparve al suo sguardo nitida e bella , l’affare mutò , e mutò completamente . A 15 anni , ciò che attirò maggiormente Vincenzino fu la spiegazione del Vangelo che il Padre Colavincenzo ne parlava con garbo , con unzione , con soavità ed efficacia perché il Processo d’Amore che trasformava Vincenzino , veniva dall’Alto tramite il Padre Colavincenzo perché la Divina Parola era lo Spirito Santo che Trasformava e il suo cuore ne fu scosso . Quelle scene Evangeliche sembravano passare Luminose davanti a suoi occhi , e la figura di Gesù ,che percorreva le strade della Palestina disseminando la Sua Dottrina e i Suoi Miracoli , si delineava attraente e Maestosa davanti a lui .
Le soavi espressioni che uscivano dal Suo Labbro Divino nel discorso della Montagna , s’imprimevano nel suo spirito profondamente : “ Beati i poveri di spirito , Beati coloro che piangono , Beati i mansueti , Beati coloro che soffrono persecuzioni per Amore della giustizia ” . E con la Parola di Dio scendeva nel suo cuore la calma la felicità , iniziandovi quella rivoluzione che doveva cambiare totalmente la sua esistenza . Sotto l’impulso della Grazia , la vita che aveva condotto fino allora , gli apparve pessima e detestabile : “ le continue e Sante Prediche del Padre Colanvincenzo , senz’accorgermene facevano breccia nel mio cuore ” . Anzitutto provò un disgusto di se stesso e della vita condotta , con un desiderio di iniziare un genere di esistenza più conforme agli Insegnamenti Evangelici che ascoltava . Se solo ad udire le Parole del Divino Maestro provava tanta attrazione ; se così ragionevoli gli apparivano le sue richieste e tanta soavità gli apportavano nel cuore , cosa aspettava per seguire le Sue Vie e gl’inviti Misteriosi che già provava nell’anima ? Se Gesù, dandosi il Nome di Pastore Divino che va in cerca della Pecorelle Smarrita , già lo attraeva e quasi l’invitava a seguirlo , perché non si decideva ? Sentiva di essere un Figliolo prodigo , tanto bisognoso del Sorriso Paterno . La spinta che ne provava era potentissima . Talora , per la commozione , i singhiozzi gli facevano nodo alla gola , non faceva apparire niente all’esterno , delle sue aspirazioni . Nel Silenzio della sua anima , dove nessun altro leggeva all’infuori di Dio, si operava un lavoro assai delicato e si svolgeva un Dramma di Supremo Interesse . Ormai Vincenzino era preso dal nuovo ideale e l’incanto irresistibile della Divina Parola lo trasportava in un’atmosfera che non aveva mai sognato .
 
FINE DELLA PARTE SECONDA

LAUS DEO !

Pax et Bonum

Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano

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Fonte : PADRE SAMUELE CULTRERA OFM CAPPUCCINO
Da Monello a Santo , Vincenzino Diliberto
II Edizione , EDIZIONI PAOLINE 1959
A.D. 2011.
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Servo di Dio Fra Giuseppe Maria da Palermo
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lunedì 26 dicembre 2011

il Servo di Dio Fra Giuseppe Maria da Palermo : da monello a Santo - Parte Prima .



Il SERVO DI DIO 
FRA GIUSEPPE MARIA DA PALERMO , 
CHIERICO E NOVIZIO CAPPUCCINO 
1864 - 1886 .

PARTE PRIMA

“ INCORREGGIBILE ”

Vincenzino Diliberto , nacque a Palermo il 1 Febbraio 1864 da una famiglia benestante . All’età di quasi 11 anni , non dava segni di voler rinsavire , e l’ingegnere Nicolò , suo padre , se ne preoccupava non poco . Si era in Palermo nel 1875 . Fino allora , forse perché troppo piccolo , non aveva dimostrato tante discolerie e impertinenze nelle varie scuole . Aveva influito certamente Rosa Diliberto , sua madre , spentasi nell’Aprile di quell’anno . Da allora divenuto senza freno .Irrequieto , bollente , impetuoso , amava l’eccesso e l’ardimento anche nel darsi ai trastulli della sua età . I parenti lo tenevano d’occhio , affinché non fosse colto da qualche male ; ma Vincenzino sapeva eludere la loro vigilanza e disporre le cose con tanto accorgimento , che per quanto si stesse a sorvegliarlo , difficilmente si riusciva a sorprenderlo . Una volta fu visto a saltare dalla ringhiera della terrazza di casa , e poggiando i piedi sulle grate sporgenti delle camere sottostanti , scendere in giardino , e poi con nuovo ardimento risalire , appoggiandosi all’inferriate della finestra . Talvolta i suoi giochi erano più pericolosi . Arrampicandosi sulle persiane dei balconi , già ben disposte , saliva su pian piano , come fossero una scala , finché arrivava sul tetto di casa . E qui il rischio era evidente , perché , se si fosse spezzata qualche stecca , precipitando sull’inferriata sottostante , si sarebbe addirittura tagliato in due . Un giorno prende una scala a pioli , l’osserva e pensa come potersene servire . Salirvi sopra , poggiandola semplicemente alle pareti era cosa usuale , egli invece voleva esercitarsi nello straordinario e nell’ardimentoso . Pensa di trasportala nella terrazza e la poggia al muro e invece di salirvi regolarmente dalla parte anteriore , vi si arrampica dalla posteriore , e tutto lieto d’aver trovato anche là da esercitare il suo ardimento e l’ingegno , sale frettoloso , facendole traballare continuamente ; ma essendo il pavimento di mattoni lisci , quand’egli era già in cima , la scala scivolò , ed egli sbatté sul suolo , rimanendo malconcio e insanguinato . A questa scena dolorosa aveva assistito la sorella Concettina , alla quale , appena caduto , non potendo parlare per lo stordimento , aveva fatto segno di stare zitta e non chiamare nessuno , ma siccome la bambina corse dai parenti , che insieme con le cure non gli risparmiarono i rimproveri , Vincenzino, adirato , le disse : “ Non dubitare , morrai inforcata ! ” . Ma i pericoli sembravano fatti per eccitare maggiormente la sua temerità. Un giorno i parenti lo ricercavano invano , e con sorpresa lo scorgono allegramente sul tetto di casa . Mentre gli chiedono meravigliati come abbia potuto salirvi , lo vedono venir giù con la massima disinvoltura e freddezza scivolando e aggrappandosi di qua e di là ; prima gettandosi col corpo disteso sul tetto , mise le gambe fuori dalle grondaie ; poi , pencolando fino a toccare coi piedi le sbarri superiori della finestra sottostante , scese servendosi delle stecche della persiana come di una scala . Ne ebbe rimproveri e castighi , il padre lo minacciò severamente per farlo ragionare ; ma Vincenzino non se ne commosse tanto . Il pericolo però non sembrava atterrire questo folletto , anzi sembrava invogliarlo maggiormente . Dove c’era da provare il suo coraggio e l’ardimento si sentiva trascinare come da una forza irresistibile . Il padre lo castigava e quei di casa lo rimproveravano aspramente , ma Vincenzino non cambiava . Un giorno , correndo all’impazzata in riva al mare , scivolò di peso nelle acque , e sarebbe forse annegato , se provvidenzialmente non avesse trovato due pezzi di legno ai quali aggrapparsi . Col crescere degli anni aumentava in lui questa frenesia di giochi pericolosi , sfidando alla cieca i pericoli . Il padre sperava nel tempo ; ma le delusioni si succedevano costanti . Gradatamente Vincenzino dai giochi della fanciullezza passò a quelli della gioventù , talora dannosi anche allo spirito . La smania per gli esercizi corporali gli infuse nel sangue la passione per la ginnastica e il fastidio per lo studio ,che mai aveva amato . In famiglia stava il meno possibile per non essere castigato e rimproverato , gridava per niente , ingiuriava le sorelle , attaccava brighe con i fratelli e facilmente mancava rispetto alla matrigna . A chi ne dava e a chi ne prometteva . Nessuno dei compagni doveva imporsi a lui , e a tutti gl’imponeva la sua superiorità con presunzione , la millanteria e peggio ancora minacciando . Era facile venire alla mani e la ragione doveva stare sempre dalla sua parte , anche quando era in torto . A scuola era svogliato , era il primo a ridere e a fare ridere , soddisfatto quando poteva far generare disordini , una ne faceva e un’altra ne pensava . In conseguenza : “ Per la poca volontà che aveva nello studio - scrive suo padre - per le discolerie e per il disturbo ai compagni , nel 1877 fu cacciato dall’istituto Randazzo dove lui studiava ” . Il padre addolorato , non sapeva come comportarsi verso il figlio e all’età di 13 anni , il comportamento di Vincenzino era sempre più “ argento vivo “ e il padre riguardo a questo scrive : “ Le ingratitudini che commetteva in casa e i disturbi che apportava in famiglia erano circostanze che accrebbero il mio rammarico e il mio dolore . Tentai vari modi per raddrizzarlo , ma invano . Ebbi a punirlo ora con dargli la sola minestra o il solo pane , o non facendolo uscire di casa . Aveva stancato la mia pazienza , che alcune volte lo percossi fortemente e lo tenni per ben quattro giorni chiuso in camera , dandogli pochissimo cibo , che gli veniva dato da uno dei parenti , senza fargli comprendere che io lo sapessi . A seconda dell’entità della mancanza non sempre lo castigavo , ma spesso lo ammonivo a studiare , a stare attento a scuola e ad essere rispettoso con gli altri ragazzi . Questi avvertimenti glie li davo dopo i castighi severi e i miei parenti me lo conducevano davanti a chiedere perdono e a baciarmi la mano . Debbo far notare che per quanto fosse inquieto , verso di me si dimostrava sempre rispettoso e ogni volta che lo punivo era mansueto e rassegnato senza dire parole di risentimento , ne si dimostrava adirato con me ” . Cacciato dall’istituto Randazzo , promise al padre di comportasi meglio e nel marzo del 1877 riuscì a farlo ammettere nell’istituto Gianfriddo , studiando discretamente e con un comportamento : migliorato. Il padre Nicolò parlò di nuovo con il direttore dell’istituto Randazzo e fu riammesso ad Ottobre . Apriti cielo , l’argento vivo che dominava Vincenzino , diventò più discolo e indisciplinato , così nel Gennaio del 1878 , venne cacciato per la seconda volta .
 
“ DA UN COLLEGGIO ALL’ALTRO ”

Il padre Nicolò per la sua professione di Ingegnere e capo del Genio Civile di Palermo , ero obbligato per il lavoro a stare la maggior parte del giorno fuori casa e non poteva sorvegliarlo . Scrive l’Ingegnere Nicolò : “ Questa seconda espulsione , mi gettò nuovamente nelle preoccupazioni e nelle difficoltà , le quali mi si accrebbero , pensando il suo comportamento ” . Era convinto che il rimedio più efficace , lo poteva trovare nell’educazione Religiosa . Conoscendo il Sacerdote Giuseppe Colavincenzo dal carattere austero , Direttore del convitto San Rocco , pensò di affidarlo a lui . Lo pregò di accettarlo per il suo carattere ; venne accettato il 10 Gennaio 1878 . Scrive Padre Giuseppe : “ mi fu portato di buon mattino Vincenzino dal padre Nicolò , la faccia irritata del padre ,il contegno dispettoso del figlio e con aria risoluta , sembrava che dicesse di non curare i castighi , non mi fece buona impressione , e tra me pensai : sarà un cattivo soggetto , che ci darà da fare ” . La condotta di Vincenzino destò rumore fin dal principio , ma egli diceva : “ Mio padre mi mette in collegio , ma io farò peggio di prima ! ” . Con i superiori non si ribellava apertamente , perché comprendeva nel suo animo , che la sua permanenza in collegio sarebbe stata breve e il suo modo di essere , non poteva trasmetterlo a chi gli stava vicino , per compiere con furbizia tutto quello che dava fastidio , irritando e godendo nel suo pensiero . Il Canonico Pennino e Confessore conferma che sosteneva con arroganza e durezza gli ammonimenti e le minacce . Per Vincenzino gli venne data questa regola : “ ad ogni fallo una punizione , ad ogni insubordinazione un castigo , ad ogni cattiveria una pena “ . Il direttore per umiliarlo ,gli imponeva la lettura del Catechismo in comune e quando mancava alle regole di buona civiltà gli si faceva leggere il galateo . Passavano i giorni e Vincenzino era sempre più solo , preso di mira dai rigori della disciplina e ogni compagno alla vista di Vincenzino, fuggiva : solo e solo da tutti . Anche il padre lo trattava con noncuranza , per cui scrisse : “ Affinché Vincenzino non modificò la sua condotta , da me non ebbe mai una parola di bene , ne dei dolci come si suol fare , quando la domenica lo andavamo a trovare ” . Questo isolamento , che si accentuava ogni giorno , cominciò a pesargli troppo , a farlo pensare seriamente a scuoterlo : “ cominciava a cambiare con un umore strano e taciturno “ , così afferma un suo compagno . Padre Giuseppe Colavincenzo oltre alle discipline aggiungeva le Soavi Attrattive della Religione , non lo chiamava direttamente né lo invogliava , perché sapeva che tale Regola d’Amore di Gesù non sarebbe giovata , ma indirettamente insistette con nuovi modi ( Ispirati dal Divin Maestro e Signore di Maestà ) nella spiegazione del Catechismo ed del Vangelo Domenicale , essendosi anche accorto fin da quando Vincenzino ,gli fu presentato che mancava d’istruzione sui Doveri del cristiano . Quando si capì di non poterlo cambiare , il direttore parlo con l’Ingegnere Nicolò , il quale alla notizia ricevuta si rammaricò moltissimo . Il Direttore con gli altri Padri decisero di lasciarlo per un po’ di tempo ancora , con la Speranza di vederlo cambiato . Vincenzino lo aveva promesso tante volte !
Dio solo poteva convertirlo ! E Dio andava Maturando i suoi Divini Disegni .


 
FINE DELLA PARTE PRIMA

LAUS DEO !

Pax et Bonum

Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano

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Fonte : PADRE SAMUELE CULTRERA OFM CAPPUCCINO
Da monello a Santo , Vincenzino Diliberto
II Edizione - EDIZIONE PAOLINE 1959 .
A.D.2011.

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domenica 25 dicembre 2011

Santo Natale 2011 .



AUGURI DI 
BUON NATALE

In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio . Egli era al principio presso Dio . Tutto per mezzo di Lui è stato fatto e senza di Lui non è stato fatto nulla di ciò ch’è stato fatto . In Lui era vita , e la vita era la luce degli uomini . E la luce splende fra le tenebre e le tenebre non l’hanno accolto . Ci fu un uomo inviato da Dio ; di nome Giovanni . Egli venne in testimonianza per rendere testimonianza alla Luce , affinché tutti credessero per Lui ; egli non era la luce , ma venne per rendere testimonianza alla luce . Era la Luce vera , che Illuminava ogni uomo che viene a questo mondo . Egli era nel mondo e il mondo per mezzo di lui fu fatto , e il mondo non l’ha conosciuto . E’ venuto nella sua proprietà e i suoi non l’hanno accolto . A tutti quelli però che l’hanno accolto , a quelli che credono nel suo Nome , ha dato il potere di diventare figliuoli di Dio ; i quali , non da sangue né da volontà di carne , né da volontà di uomo , ma da Dio son nati . Il Verbo si è fatto Carne ed abitò tra noi ; e noi ne abbiamo veduto la Gloria , Gloria eguale a quel dell’Unigenito del Padre , pieno di Grazia e di Verità .
Giovanni gli rende testimonianza e grida in questi termini : “ ecco Colui del quale dissi : - chi verrà dopo di me è stato fatto prima di me , perché Egli era prima di me - ” . E della pienezza di Lui tutti abbiam ricevuto , e Grazia su Grazia perché la legge è stata data da Mosè ; la Gloria e la Verità sono venuti da Gesù Cristo . Nessuno ha veduto mai Dio ; il Figlio Unigenito , che è nel seno del Padre ce l’ha fatto conoscere . ( Giovanni 1 , 1-18 ) .

Nato Gesù in Betleem di Giuda al tempo di Erode , alcuni Magi , venuti dall’Oriente , giunsero a Gerusalemme e chiesero : “ Dov’è nato il Re dei Giudei ? Perché noi abbiam veduto la Sua Stella in Oriente e siam venuti per Adorarlo ” . ( Matteo 2 ,1-2 ) .

Il popolo che camminava nelle tenebre vide una gran luce ;per coloro che sedavano nella terra dell’ombra di morte la luce è spuntata . ( Isaia 9,2 )

Perché ci è nato un Pargolo , ci fu dato un Figlio : e il principato è stato posto sulle sue spalle , e sarà chiamato col Nome di Ammirabile , Consigliere , Dio , Forte Padre del secolo venturo , Principe della Pace . Il Suo impero crescerà , e la Pace non avrà più fine . Sederà sul trono di David e sopra il Suo regno , per stabilirlo e consolidarlo nel giudizio e nella giustizia , da ora e in perpetuo . Lo zelo del Signore degli eserciti farà questo . ( Isaia 9,6-8)

Ma quando apparve la bontà e l‘Amore verso gli uomini di Dio Salvatore nostro , egli ci salvò , non per opere di giustizia fatte da noi , ma secondo la sua Misericordia , mediante il lavacro di rigenerazione e un rinnovamento dello Spirito Santo ,ch‘Egli copiosamente diffuse su noi per mezzo di Cristo Gesù Salvatore nostro , affinché giustificati per la Grazia di Lui diventassimo , in speranza , eredi della Vita Eterna . Parola di fede è questa , e su ciò voglio che tu parli con tutta sicurezza , affinché quelli che han creduto in Dio , procurino di stare intenti alle Opere Buone . 
( Tito 3,4-8 )

Un giorno i Frati discutevano insieme se rimaneva l’obbligo di non mangiare carne , dato che il Natale quell’anno cadeva in venerdì . Il Serafico Padre San Francesco rispose a Frate Morico : “ Tu pecchi , fratello a chiamare Venerdì il giorno in cui è nato per noi il Bambino . Voglio che in un giorno come questo anche i muri mangiano carne , e se questo non è possibile , almeno ne siano Spalmati all’esterno ” . Per Francesco la nascita del Bambin Gesù , è la Festa delle Feste il giorno in cui Dio , fatto piccolo infante , aveva succhiato , a un seno umano : “ della Beata Vergine Maria “ .

Perché quel Santo Corpo era formato Miracolosamente per opera dello Spirito Santo, e le cose fatte per Miracolo sono più Perfette , di quelle che si fanno per natura , e quel Corpo è più delicato di tutti i corpi : “ Infatti se non interveniva ivi qualche violenza esteriore , quel Corpo durava per moltissimi anni , per la perfezione e delicatezza della sua , composizione . Non solamente la composizione , ma ancora la Materia era molto delicata , perché la Materia di Lui era una Carne tutta “ Verginale “ , presa dal Purissimo e Verginale Grembo di Maria Vergine senza mistura d’altro metallo . Perché come dice San Bonaventura era più delicato , e più sensitivo . ( Padre Luigi Granata dell’Ordine di San Domenico ) .

In una Confessione nel Sacramento della Penitenza con Padre Guglielmo , io gli dissi che Gesù aveva bisogno di noi . 
Padre Guglielmo guardandomi , esclamò : “ no figlio mio ! Lui con la Sua Nascita è diventato il nostro Salvatore , e quella Luce che camminava nelle tenebre , sta discendendo dentro di te e su ogni anima che si accosta a Lui , con la Sua Potenza di Dio Bambin Gesù . La Sua Misericordia d’Amore per la Vergine Santissima e San Giuseppe come Madre e Padre Putativo , han reso più Incarnato il Mistero della Nascita del Bambinello di Betleem , perché il suo Nome è al disopra di ogni altro nome , e a San Giuseppe venne Rivelato , cioè il Miracolo dei Miracoli, di Amare l’Infinita Misericordia di un Bambino, che le tenebre attraverso la Sua Luce sconfisse , che ci salvò , ci ha salva e ci salverà “ . L’Incarnazione con la Nascita di Gesù è stata la Potenza Infinita del Sommo e Infinito Bene sul proprio Figlio , portato in Grembo da una Vergine Prescelta e da un Uomo Giusto , completando con l’Incarnazione la Trinità Terrestre : “ Gesù Giuseppe e Maria e noi diciamo , siate la salvezza dell’anima mia ” . Dio ha scelto Maria perché nata Beata e l’Arcangelo Gabriele disse : Benedetta Tu fra tutte le Donne ! Dio ha scelto Maria , la Tutta Santa , la Tutta Bella , la Tutta Pura con la Maternità e di portare in Grembo la salvezza di tutta l’umanità , l’ha resa la Madre dell’Altissimo , Colei che stuzzicò il Cuore del Figlio alle Nozze di Cana di Galilea : fate quello che vi dirà !
Maria la Tutta Santa : è confermato dall’amore del Figlio Crocifisso , Donna ecco il tuo figlio e all’Apostolo Prediletto ecco la Tua Madre , Gesù ci ha donato la Sua Santa Madre Sofferente per tutti noi .
Maria la Tutta Bella : è la Bellezza del Creato , l’Immagine Perfetta di Donna Prescelta da Dio nell’Essere Tabernacolo vivente del Suo Figlio Unigenito , perché fu l’Arcangelo Gabriele ad Annunciare , tu sarai la Madre del Salvatore , fu Gabriele con Dolcezza Celestiale di fronte alla Vergine con la Volontà Santissima del Signore di Rendere Grazia alla Grazia con tutto il Creato , alla Tutta Santa e alla Tutta Bella . Maria la Tutta Pura , l’Angelo le rispose : “ Lo Spirito Santo scenderà su di te e la Potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua Ombra e perciò il Santo che Nascerà da te sarà chiamato Figlio di Dio ” . La Vergine Santissima è stata la Prescelta da Dio , perché l’Angelo le dice il Santo che nascerà da Te , Dio è Perfezione e ha scelto Maria perché Santa e Beata fra tutte le donne ; Dio ha scelto Maria perché è stata la Madre di Gesù e donata a noi come Madre del genere umano . Maria è stata scelta da Dio perché è stata una Prescelta , dalla Creazione del mondo , Regina del cielo e della terra , degli Angeli e dei Santi , Dio è Perfezione , Dio è Potenza Infinita , Dio ha dato a noi Gesù , perché Lui è Misericordia d’Amore , affinché noi la possiamo riceve attraverso Maria per la nostra salvezza . Dio è Potenza Infinita su tutte le cose , la Vergine Concepirà un Figlio ! - Dio è Perfezione !
Dio non è materialità , Dio ha reso umano il Suo Figlio Unigenito , Dio attraverso Gesù ci ha salvati a caro prezzo inchiodato nella Croce , Dio è Perfezione , Maria è stata Tabernacolo dell’Altissimo Perfezione Assoluta nel Soffrire vicino al Figlio Gesù i Dolori dell’umanità . La Verginità di Maria Santissima prima e dopo il Concepimento e fino alla sua Morte e Assunzione in Cielo è stata La Perfezione di Dio : Dio è Perfezione . 
“ Gloria a Dio nei luoghi altissimi e Pace in terra agli uomini di buona volontà ”

E per l’Amore 
che mi viene donato 
dall’Ordine Serafico Francescano ,
il Dio Bambino vi Benedica 
con Maria e Giuseppe .
 
( I passi Bibblici e del Vangelo sono sati presi nella Sacra Bibbia dell'Abate Giuseppe Ricciotti )
Pax et Bonum
 
Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano

lunedì 19 dicembre 2011

Don Mattia Nobile , Sacerdote e Terziario Cappuccino . - Parte Ottava -



Don Mattia Nobile

VIII ed ultima parte .
“ IMMOLAZIONE ”


Don Mattia era sempre stato di salute molto cagionevole fin dagli anni della sua Formazione in Seminario , dove per due mesi soffrì di malaria . Aveva raggiunto l’età di 73 anni , soffriva di ernia inguinale bilaterale . Confidava al nipote Monsignor Nobile : “ Sono tutto legato , cammino a stento penando , Offrendo tutto a Dio ! ” . Questa frase , tanto in Armonia con i suoi Sentimenti , ci conferma ancora una volta lo Spirito d’Immolazione di cui Viveva . Per sottoporsi all’operazione chirurgica , Don Mattia aveva sempre resistito , per timore di vedere offesa la sua modestia ; ma facilmente la Voce dell’Obbedienza alla quale portava tanto Amore, lo fece acconsentire , così come ci assicura la sorella Maruzza . Preoccupati di prolungarne l’esistenza terrena , amici , superiori e in particolare Monsignor Jacono ( che sarà poi eletto Vescovo di Caltanisetta ) : lo esortava a prendersi cura di sé . Nel giugno del 1935 , dopo tanti autorevoli consigli per il suo bene , acconsentì a farsi operare . Ma per il forte caldo estivo , fu deciso di rimandare l’intervento chirurgico in autunno . Quell’anno , d’accordo con la sorella Maruzza , preferì non recarsi in villeggiatura in campagna , nell’amatissima Contrada Magazinazzi . Attese a prepararsi alla Morte perché riteneva che l’operazione chirurgica avrebbe segnato la fine della sua vita terrena .

Fino all’ultimo , egli fu un Profeta , ma questa non per il bene delle anime a lui affidate dall’Alto .

Distaccato da tutto e da tutti , mentre cercava d’immergersi meglio nei
Pensieri del Paradiso e dell’Eternità non trascurava d’interessarsi alla “ sua Famiglia di Figlioli “ , alla quale Dio stesso l’aveva legato e ch’egli Amò sempre Dio , incluse la sorella Maruzza e la nipote Vincenzina . Tutti furono presi da trepidazioni a suo riguardo , per cui cercavano di avvicinarlo come meglio potevano fino all’ultimo giorno . Don Mattia , sempre animato da quello SPIRITO di PATERNITA’ che gli aveva fatto compiere tanti Sacrifici , a ciascuna disse una parola , diede un consiglio , ricordò l’ideale di vivere bene e solo per Dio . Venne deciso il suo ricovero all’ospedale di Ragusa , allora intitolato a Mussolini . Era il 5 Novembre 1935 . Entrò in reparto alle ore h. 11,00 in punto . Accompagnava Don Mattia il suo Fraterno Amico Don Vincenzo Licitra , il quale scrisse a riguardo : “ Io dovevo assisterlo , poi i superiori mi separarono da lui ritenuto più opportuno che fosse assistito dal personale dell’ospedale . Nel congedarmi da lui , mi diede uno sguardo tanto vivo da non lasciarmi dubbio sul suo significato per cui parve che egli dicesse : l’Obbedienza ai superiori segna la fine dei miei giorni ! ” . Da molti mesi le sue Penitenti Pregavano affinché il Signore ne avesse prolungato l’esistenza ; ma entrato che fu in ospedale , le Preghiere divennero pubbliche e non più private , specialmente nella cara Chiesa dell’Ecce Homo , tra il Terz’Ordine Cappuccino e il popolo ragusano tutto vi prese parte con tutto il cuore . Tra la gente , per le vie non si sentiva altro : “ Preghiamo per Padre Don Mattia ! ” .
E non solo a Ragusa si Pregava per lui . In Contrada Magazinazzi nella Chiesetta dedicata alla Vergine del Santissimo Rosario di Pompei , tanto Prediletta da lui , si fecero pubbliche Preghiere prima e dopo la Messa ogni mattina tutti i fedeli si comunicavano Offrendo le loro Preci a Dio per il Bene Amato loro Padre Don Mattia . Don Mattia Stimò e Amò molto il nipote e suo Penitente Emanuele Ruggeri Nobile , chiamato da lui affettuosamente nel diminutivo ragusano : Nanè .
Nanè così ci testimonia : “ Nel 1933 , essendo venuto a Ragusa uno specialista di apparecchi per ernie inguinali , egli volle essere da ma accompagnato presso di lui all’albergo ; ma quando doveva visitarlo mi fece uscire . All’ospedale Mussolini di Ragusa , mi volle accanto a sé durante la degenza , specialmente di notte . Io volli assistere e mi sembrò davvero un Santo . Ci venne assegnata una stanza e in essa si parlò di tante cose , mentre la notte restavamo in Preghiera e in pianto . Alle ore h. 20,00 , terminato di recitare il Santo Rosario , si rimase un po’ in Silenzio. Stavamo seduti ciascuno sul nostro lettuccio e avevamo di fronte una piccola Lampada, quand’egli mi disse : Nanè ( Emanuele ) , ti raccomando di tenere d’occhio la mia Famiglia di Figli Spirituali , così come facevano i Santi , che operavano senza farsi riconoscere . - Chi sa ! - Dopo la mia morte potranno avere dei disturbi……
- Inoltre ti ricordo sempre di essere sempre buono ” . Io allora mi misi a piangere , perché con questo suo dire egli indicava che doveva morire e quindi gli dissi : “ Zio , dacché dubitate dell’operazione chirurgica , lasciamola stare e andiamo via ! ”
- E lui : “ Figlio mio , non si muove foglia se Dio non voglia ! ”
- Il Buon Gesù sa più di noi , lasciamolo ch’Egli disponga d’ogni cosa ” .
Piangente com’ero mi inginocchiai , chiedendo la sua Benedizione. Egli mi posò la mano sul capo e recitò una Preghiera. Io rimasi in pianto davanti a lui e dopo mi disse : “ Nanè , abbi fiducia nel Sacro Cuore di Gesù e sii sempre buono “ . Mi alzai tornai al mio letto con il cuore gonfio . E così si stette fino a tardi . Sul fare del mattino mi sembrò di vedere un Sacerdote che gli faceva la Comunione e vidi lo zio ripetere varie volte il Segno della Croce . Commosso , dopo un po’ di tempo , osai domandargli : “ Zio avete riposato ? “
- E lui rispose : “ Nanè ! Quant’è bello il Paradiso ! ”
- Capii subito ciò ch’era avvenuto in quella nostra stanza d’ospedale :Chi era quel Sacerdote che Comunicava con lo Zio ?
Sì la Meraviglia delle Meraviglie !
La Grazia di tutte le Grazie ! Il Signore ! ” .
Il 6 Novembre venne operato dal chirurgo Dottor Bombi . Sembrò che ogni cosa andasse bene . La sorella Maruzza così testimonia : “ Fatta la prima operazione alla prima ernia inguinale , avvenne la strozzatura immediata dell’altra non ancora operata . Essendo quel giorno - sabato fascista - , e non avendo giudicato grave il suo caso , fu rimesso a lunedì le seconda operazione . Nel frattempo i tormenti divennero assai forti e per quanto egli li sopportasse con ammirevole rassegnazione , gli successe l’avvelenamento del sangue . Al lunedì si fece lo stesso la seconda operazione . Da allora le sofferenze furono atrocissime , come dicevano gli stessi medici , ammirati dalla sua Pazienza e della Serenità della sua Anima. Non fece mai Lamenti . Il male gli cagionava un’arsura irresistibile , ma egli non chiedeva mai rinfreschi , però li accettava se offerti . Divenuto grave , fu permesso a noi parenti di trasferirlo il giorno 16 Novembre a casa nostra , mio nipote Nanè , pur nello strazio del dolore , ci aiutò molto così come tutto il personale dell’ospedale , pareva che vi fosse ricoverato solo mio fratello , tanto lo ammiravano ” . In ospedale il Comportamento di Don Mattia fu da tutti ammirato . Il Dottor Mazzone scrisse : “ Don Mattia Nobile durante le due operazioni , pur Soffertissimo , mantenne un Atteggiamento Calmo , sereno degno del Massimo Elogio ” . Lo conferma la Suora infermiera assistente , Suor Maria Angelica : “ Mai da lui abbiamo udito un lamento e tale Fortezza d’Animo impressionò anche il chirurgo ” . Abituato a meditare sulla Passione di Gesù , sapeva in quelle ore terribili tenersi Vicino al Signore sulla Croce e trovava la Forza della Resistenza e della Calma . Mentre da ogni parte nell’ospedale si udivano lamenti , dice l’infermiere Giovanni Gulino , egli , tra i grandi spasimi delle sue sofferenze , non fece mai un lamento , sopportando con Grande Rassegnazione Tutto . Tanto che il personale dell’ospedale ne rimaneva ammirato e gli stessi dottori lo chiamavano : “ il Sacerdote Santo ” .

L’infermiere addetto alla sala operatoria , il signor Migliorisi dirà :“ Mentre i medici tagliavano le sue carni con trepida e affettuosa riverenza , il suo contegno appariva Eroico , poiché dalla sua bocca non si udì Mai un Lamento ” . Il nipote , Monsignor Nobile , che si trovò presente , non fu sorpreso tanto della sua eroica pazienza , quanto nello scoprire , con sua grande meraviglia , Enormi Calli alle Ginocchia dello zio , dovuti all’abitudine di stare a Lungo in Ginocchio e ancor più si meravigliava com’egli avesse potuto Sopportarli perché inginocchiandosi gli procuravano senz’altro Dolore… Negli ultimi giorni di degenza in ospedale , i parenti ottennero dalla Madre Generale delle Suore del Sacro Cuore , che permettesse a Suor Nazarena Di Pasquale , assai conosciuta ed amata dai ragusani per la sua Generosità e Carità Cristiana , di assistere Don Mattia . In un momento in cui Don Mattia si trovò con Suor Nazarena Di Pasquale , il Santo Sacerdote indicando con il dito il Cielo , disse : “ Gesù mi vuole ! E’ giunta la mia ora ! E’ il Maestro che mi chiama ! - Poi , postosi il dito sulle labbra , le intimò di non dire nulla ai suoi familiari ” . Il 16 Novembre 1935 , di buon mattino fu riportato a casa dall’ospedale . Malgrado sofferente e indebolito , rivedeva e riceveva visite . La Madre Generale delle Suore del Sacro Cuore di Gesù , scrisse : “ Nell’ultima malattia andai a visitarlo , ed egli , come nulla patisse mi ascoltava con interesse e pazienza a quand’io evitavo di protrarre il discorso , egli mi incoraggiava . I suoi Consigli , benché di poche Parole , dicevano tanto ” . Sulle sue labbra , fino al momento di spirare erano soventi le parole : “ Ave , Ave , Ave Maria ! ” .
La sorella Maruzza così ci confida : “ La sua Agonia fu lunga e Dolorosissima , Stringeva tra le mani il Suo Crocifisso . Le sue Sofferenze erano tali , che alcuni parenti non potavano resisterle nel vederlo . Mentre lo assistevano verso la fine ,
gli suggerivo : “ Mattia, dici con me Gesù , Maria… ” - Ed egli , dopo avermi guardata dolcemente , ripeteva quei Cari Nomi , seguiti da Atti d’Amore . Non potendo pronunciare parole per i Dolori Intensi , guardava il Suo Crocifisso .
Fu assistito fino all’ultimo respiro da Don Rizza e dal Padre Cappuccino Fra Francesco da Ragusa ” . All’alba del terzo giorno Monsignor Nobile , nostro nipote , Celebrò nella nostra Cappella e gli Amministrò gli ultimi Sacramenti .

Come Terziario Cappuccino , ebbe l’Assoluzione Generale dell’Ordine Serafico ed ero presente io stessa le due nipoti Vincenzina Nobile e Vincenzina Ruggeri Nobile ed altri parenti .

Il nipote Monsignor Nobile , aggiunge : “ Nelle ultime ore , alla mia domanda se volesse l’Assoluzione , rispondeva atteggiando le labbra ad un Sorriso : Sì , Sì ” .
Pregò fino all’ultimo respiro . Non si capiva quello che dicesse , ma si sentiva il Nome di Maria Santissima , appena - appena sussurrato . Con Serenità di Paradiso , Don Mattia si spense alle h. 11,00 del 20 Novembre 1935 , rimanendo con una fisionomia di Serenità e Santità Soavi e Care .

“ L’Angelo di Ragusa “ era Volato in Cielo , la Sua Patria Diletta ! Ma da Lassù egli non Scorderà Mai i suoi Figli e le sue Figlie Spirituali .

Ragusa avrà sempre la Santa Benedizione del suo Padre Don Mattia e il suo Amore si stenderà Dolcemente e Paternamente su tutta la sua Famiglia Spirituale , come a raccogliere tutti e in tanti dal mondo intero in un grande Abbraccio per condurli presso di lui , in Paradiso, con Gesù e Maria. Una sola espressione emergeva dalla bocca di tutti :
E’ morto un SANTO SACERDOTE ! E’ morto un SACERDOTE BUONO E SANTO !
Scrisse Monsignor Jacono , vescovo di Caltanisetta : “ Ho visitato al cimitero la tomba del Caro Don Mattia e se ho Pregato in Suffragio dell’Anima sua , mi sono anche ad esso raccomandato per molteplici miei bisogni , nella serena fiducia che egli Gode nella Gloria del Cielo , consumata con Dio l’Unione che ben iniziò sulla terra ” . I resti mortali di Don Mattia Nobile sono custodite dal 1935 nella Cappella della Famiglia Nobile al Cimitero di Ragusa .

Viva Rimanga la SPERANZA che Don Mattia possa essere ELEVATO agli ONORI degli ALTARI , CONOSCIUTO e AMATO così com’egli AMO’ tutti con gli stessi SENTIMENTI del SACRO CUORE di GESU’ .

FINE

LAUS DEO

Pax et Bonum



PREGHIERA

Santissima Trinità , Padre e Figlio e Spirito Santo
Voi che avete eletto il Sacerdote Mattia Nobile al Vostro Santo Servizio
Concedeteci di imitare le virtù , l’umiltà , il nascondimento ,
la Preghiera “ Sine Intermissione “ ,
l’Amore e la Carità per il prossimo , lo zelo e la salvezza per le anime .
Concedeteci di vedere presto il Sacerdote Mattia Nobile
tra i Santi della Chiesa per la quale egli si immolò come Vittima d’Amore .
Amen . 
Pater , Ave , Gloria . 



Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano
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Fonte : Padre Samuele Cultrera OFM Cappuccino
Un Sacerdote Santo , Don Mattia Nobile ,
Il Massaia , Roma , 1942 .
Testo riadattato e aggiornato parzialmente a cura di
Vincenzo Digrandi . A.D. 2011

domenica 18 dicembre 2011

Don Mattia Nobile , Sacerdote e Terziario Cappuccino . - Parte Settima -



Don Mattia Nobile

Settima Parte
“ SUGGELLO DIVINO ”

Dov’è lo Splendore, la Grandezza e la Gloria nella vita umana di questo povero Prete ? Don Mattia passa nel mondo quasi inosservato . Passati 10 anni dalla sua morte , scese il silenzio sulla Sua Memoria .
I lunghi anni del Secondo Conflitto Mondiale , i lutti , le sofferenze , i mutamenti politici contribuirono non poco a far dimenticare tra la gente Don Mattia . Solo i “ Suoi Figli e Figlie Spirituali “ , così come le nipoti , i nipoti, ne custodiranno il ricordo . Poi lentamente , anche i tanti testimoni che lo conobbero si spensero in tarda età . Ci resta solo la preziosa Biografia , l’unica esistente , scritta nel 1941 e pubblicata a Roma nel 1942 dal Cappuccino Padre Samuele Cultrera , nativo di Chiaramonte Gulfi ( RG ) , Religioso di Spiccate Virtù Cristiane , Autentico Figlio del Serafico Padre San Francesco d’Assisi e che fu anche il Maestro di Noviziato di Padre Guglielmo Maria Raele OFM Cappuccino ( di cui ho già descritto e presentato in questo blog con l’Affetto, la Stima, la Gratitudine che Egli Merita per i suoi tanti anni dedicati al Servizio di Dio , della Chiesa e dell’Ordine Serafico Cappuccino nella Religiosa Provincia Monastica dei Cappuccini di Siracusa ) . E’ vero che Don Mattia Nobile ebbe la gioia di aver una “ Famiglia di Numerose Anime “ e che Fiorirono Profumate nel Giardino delle sue Fatiche . Famiglia di Anime che attinse alle Sorgenti del Suo Cuore Puro , inondato di Luce Divina e Linfa d’Eternità . Don Mattia Nobile ebbe anime generose che a loro volta spandevano ovunque il Buon Odore di Cristo e del loro Padre stesso ; ma infine tale famiglia di anime si formò , crebbe e prosperò sotto lo Sguardo di Dio e Don Mattia non cessava mai di ripetere a questa sua Famiglia : “ Figli miei , dovete farvi Santi : ma dovete saperlo voi , Dio e il Padre Spirituale vostro ! ” . Il mondo non conobbe la “ Famiglia d’Anime “ di Don Mattia , forse qualche raggio riuscì a filtrare all’esterno , lo percepirono - quando si e quando no - , i Sacerdoti , perché il loro occhio sa andare al di là della superficie e perché qualche raro contatto l’ebbero con queste anime .
 
“ TRA PROFEZIE ED ESTASI ”
Il Sacerdote ragusano Don Giovanni Boscarino , racconta : “ Un uomo desiderava l’eredità della cognata nubile e diceva : “ mia cognata morirà presto ! ” . - Don Mattia , saputa l’intenzione di quell’uomo , disse : “ egli morirà prima della cognata ! ” . L’uomo era sanissimo e la cognata molto inferma . Ma l’uomo morì improvvisamente e la cognata sopravvisse ” . Sempre Don Giovanni Boscarino aggiunge : “ Un altro uomo pensava di costruire una casa sulla propria proprietà in contrada Magazinazzi , questa proprietà confinava con quella di Don Mattia, il quale , saputa l’intenzione del confinante così si espresse : “ quando verrete a stabilirvi in campagna nella vostra nuova casa , voi non mi troverete più ! ” . Infatti , Don Mattia si spense nell’anno e nel mese stesso che il suo confinante si trasferì definitivamente nella nuova casa in campagna . Più notevole è il caso narrato da una sua penitente : “ Gestivo un negozio di tessuti a Ragusa e a un anno esatto prima che Don Mattia si spegnesse , venni a trovarmi in grande difficoltà finanziaria a causa di un debito di 4 mila lire che non riuscivo a pagare . Decisi di rivolgermi ad un Sacerdote perché pregasse per il mio caso . Trovai Don Mattia il quale mi promise che avrebbe subito pregato per me , egli mi congedò con un fare pieno di serenità e bontà , dicendomi : “ Figlia mia vai al negozio tranquilla . Domani pagherai il debito e ti rimarrà anche del denaro in più “ . - Confortate da quelle parole , tornai a casa . Il giorno dopo riuscii a pagare il debito e mi rimasero 400 lire ! ” . La signora Maria Licitra , sorella del carissimo amico Fraterno di Don Mattia , Don Vincenzo Licitra , ci racconta quest’altro fatto : “ Sembrava che Padre Don Mattia in tante cose possedesse lo Spirito di Profezia . Assistevo una mia amica e che era una sua Penitente , ma purtroppo versava in gravissime condizioni di salute . Don Mattia assisteva questa sua Figlia Spirituale anche materialmente , provvedendo alle spese delle cure necessarie . La mia amica sembrava dovesse spirare da un momento all’altro , ma Don Mattia in mia presenza , disse : “ Per Obbedienza , non morire per ora perché devi attendere il Sacerdote Don Vincenzo Licitra ! ” . - Disse così perché la mia amica era nel territorio della Chiesa dove Officiava Don Vincenzo , mio fratello , e che si trovava in quel momento in campagna . Tornato che fu mio fratello Don Licitra e raggiunta la moribonda , si sentì dire dalla stessa : “ Padre ! Fate presto , perché ho l’obbedienza di Morire tra le Vostre Mani ! ” . Il che avvenne pochi minuti dopo ” . Il nipote di Don Mattia , Francesco Ruggeri Nobile , così narra riguardo un fatto della sua giovinezza e che non ha potuto più dimenticare : “ Avevo 13 anni e nel 1898 frequentavo il 1° Ginnasio , il mio professore , Giuseppe Antoci , mi assegnò una traduzione dal latino molto difficile . Andai in cerca di Zio Mattia a casa sua e chiesi alla persona di servizio : “ Concetta lo zio dov’è ? - Rispose : non lo sai ? In Chiesa dell’Ecce Homo . - Vado in Chiesa ma non lo trovo . Chiedo al sacrista che mi disse : “ Sta a fare Orazioni dietro l’Altare del Crocifisso “ . - Mi avvicino alla porticina di quella cameretta dietro l’Altare del Crocifisso e busso delicatamente : “ Permesso ? ” . - Nessuna risposta . - Perplesso e credendo che il sacrista mi aveva preso in giro , apro per guardare e vedo lo zio seduto , sembrava dormisse . - Osai chiamarlo : “ zio ! ” - Nulla , sembrava morto ! - Lo smuovo dinuovo : nulla di marmo ! - Allora con la mano lo smuovo più fortemente , ed egli svegliandosi lentamente , a poco a poco aprì gli occhi e stava a guardarmi indifferente tanto che mi dava del voi. - Mi chiese : “ Cosa Comandate ? ” . - Zio ! Risposi , mi è stata assegnata una traduzione dal latino che non riesco a comprendere , vi prego di aiutarmi . - Sembrò riprendere conoscenza e mi diede tutti i chiarimenti che desideravo . - Poi gli Baciai la Mano destra e mi allontanai . - Per me lo zio era in Estasi e lo vorrei scrivere a carattere d’Oro . - Zio Don Mattia in quel momento se non con il corpo ma con lo Spirito , navigava lontano ” .
 
“ BILOCAZIONI E GUARIGIONI ”
Abbiamo già narrato del caso della Bilocazione accaduto ad una Penitente di Don Mattia , il quale si mostrò in Bilocazione mentre la sua Penitente si trovava non a Ragusa ma a New York . La stessa protagonista del primo caso di Bilocazione attribuita al nostro Santo Sacerdote , narrerà che nel 1925 , pressata da un suo figliolo sposato e dimorante in alta Italia , fu costretta a raggiungerlo . La signora partì ma non prima di aver ricevuto la Benedizione da Don Mattia . Nel nord Italia ebbe a sperimentare un inconveniente che di sicuro non aveva previsto ; essendo completamente analfabeta e non riuscendo a parlare che il puro dialetto o lingua siciliana , non riusciva a farsi capire in Confessione , per cui rimaneva confusa e affranta . Si mise a pregare il Signore perché le venisse in aiuto. Ed ecco che un giorno , mentre era più sconfortata del solito , vide in un angolo della Chiesetta che frequentava , proprio Don Mattia , il quale le fa cenno di avvicinarsi e le dice : “ Figlia mia , esponi quello che vuoi , sono venuto per te ” . Racconta la signora : “ Io allora sfogai le mie pene e accusai le mie miserie . Prima di andarsene Don Mattia mi disse che sarebbe venuto ogni mese , in modo che io potessi Confessarmi con lui . - Dopo un anno mi disse : “ Figlia mia , adesso non verrò più ; se vuoi verrai tu stessa a trovarmi a Ragusa ” . - Io tornai a Ragusa seguendo la sua Obbedienza e tornata che fui , lo stesso Don Mattia mi Confermò che era venuto nel nord Italia ogni mese e per un anno a Confessarmi ” . Il Padre Samuele Cultrera , scrivendo la Biografia di Don Mattia nel 1941 , annoterà meglio che detta testimone , da lui personalmente vista , sentita , interrogata ; contava già la veneranda età di 100 anni di vita e possedeva una lucidità mentale Straordinaria , tanto che , lei stessa ricordando la Bilocazione di Don Mattia , era sempre Categorica , Precisa , Convinta di quanto da lei Vissuto . Nelle accurate e voluminose deposizioni dei Testimoni che conobbero Don Mattia , deposizioni Raccolte dall’infaticabile Padre Samuele Cultrera OFM Cappuccino e di cui nulla sappiamo , ( forse custodite negli Archivi della Curia di Vescovile di Ragusa o di Siracusa o della Religiosa Provincia Monastica dei Cappuccini di Siracusa ) : abbiamo molte e straordinarie relazioni di Guarigioni Attribuite all’Intercessione e alla Preghiera di Don Mattia Nobile , fin da quando egli era ancora in vita e post mortem. La Fama di Santità dell’Umile Sacerdote di Ragusa , nelle deposizioni e testimonianze risulta Rilevante , Costante e Veritiera , così come possiamo direttamente costatare nella Biografia del Padre Cultrera e di cui , purtroppo , dobbiamo necessariamente fare una sintesi . Una Suora scrisse : “ Tre anni dopo essere entrata in Monastero , fui assalita da un forte dolore al petto , si trattava sicuramente di problemi cardiaci molto seri . Tutti si allarmarono per me . Volevo chiamare il medico , ma credendo imminente la morte , volli vedere Don Mattia per un Conforto Spirituale . A tarda sera Don Mattia salì di corsa al Monastero che allora era nella parte superiore della città di Ragusa ( si tratta forse del primo Monastero delle Carmelitane Scalze ubicato in Corso Italia ? ) . - Il Padre Don Mattia mi trovò molto sofferente e abbattuta e si commosse tanto e sebbene si facesse forza , mi disse : “ Non voglio per ora che tu muoia , devi dire a Gesù che il Padre Don Mattia non vuole che tu muoia e devi pregarlo di Esaudire questa mia Supplica ” . - La mattina seguente il medico costatò che stavo bene , ero guarita ” . Una Penitente : “ Nei primi anni che ebbi Don Mattia come Confessore , caddi rovinosamente e mi lussai un braccio . Mia madre me lo fece fasciare ma mi duoleva sempre . Nel pomeriggio di quel giorno mi incontrai con il Padre Don Mattia presso la merceria di due sorelle mie strette amiche , cioè le signorine Gaetana e Carmela Digrande . - Era la prima volta che lo vedevo fuori dal Confessionale . Don Mattia era entrato in merceria per scambiare una moneta con piccoli soldini per poter dare ai più poveri . - Fino ad allora , avevo evitato di trovarmi davanti a lui perché avevo la cognizione di trovarmi davanti a Dio da reputarmene indegna . - Ma quella volta non potevo scappare e rimasi la come rannicchiata in me stessa . - Egli mi guardò , ma non volendo essere indiscreto con il parlarmi davanti alla gente , entrò dietro uno scaffale della merceria e pregò una delle due sorelle Digrandi di farmi entrare . - Quella infatti mi disse : “ Vedi che Don Mattia vuole dirti una parola” . - Entrai ed egli mi disse : “ Che hai al braccio ? - Io che non avevo neanche fiato per parlare , tanto mi duoleva , gli risposi appena : “ Caddi e mi sono fatta male al braccio , per cui la mamma me l’ha fatto fasciare ” . - E lui : “ Ebbene togli la fascia ! ” - Ma Padre mi fa male . - “ Non temere ! Toglila ! ” - La tolsi . - Egli disse : “ Per Obbedienza ti deve passare tutto ! ” . - Davvero il dolore scomparve subito . Io allora mi inginocchiai per chiedergli perdono , ma egli disse : “ Va , lavora e stai in pace ” .E se ne andò . - Uscendo anch’io da dietro lo scaffale della merceria , le due sorelle Digrandi a vedermi il braccio senza fasciatura , mi dissero : “ Non hai niente davvero . Te l’ha fatto guarire Don Mattia ? ” . - Ma io risposi : “ Ho tolto io la fascia ed è guarito ” . - La Grazia fu veramente Istantanea . Io la Conservai Gelosamente nel Cuore senza dirlo a Nessuno , poi entrai in Chiesa per Ringraziare il Signore .- A casa mia madre mi sgridò perché avevo tolto la fascia troppo presto , ma la feci intendere che non serviva più . - Ero molto Obbediente al Padre Don Mattia ed egli aveva sempre insegnato che i Doni più Belli avuti dal Signore non vanno Gridati ai quattro venti , ma bisogna ringraziare Dio con la nostra vita Santa e Buona. Una mamma testimonia : “ Un giorno fui costretta a stare a letto con forti dolori in tutto il corpo , specialmente alle spalle . I miei 5 figli mi vegliavano giorno e notte preoccupati , ma non potevano toccarmi ne spostarmi per via dei forti dolori di cui soffrivo . Volevano chiamare il medico ma io non volli . Da una mia cara amica feci avvertire il mio Padre Spirituale Don Mattia Nobile , il quale appena venuto a casa mia mi disse : “ Figlia mia ! Perché non mi hai chiamato prima ? ” - Mi volle subito Confessare e d’improvviso i miei dolori cessarono con grande consolazione dei miei figli . - Don Mattia mi lasciò dicendomi : “ Figlia mia abbi Fede e sii sempre Ubbidiente ” . Ancora una Penitente così racconta : “ Nel 1932 soffrivo da quattro anni di un forte dolore allo stomaco , con vomiti continui che nemmeno il Dottor Vitale Tumino era riuscito a calmare . Nel frattempo il Dottor Tumino morì e una notte il dolore si fece più insopportabile . Si pensò di chiamare un altro medico , ma io volli far venire il mio Confessore Don Mattia , il quale venne subito e mi disse tante Parole di Conforto. - Mentre Don Mattia era con me in casa , il dolore cessò d’improvviso , pero lui volle che chiamassi ugualmente un medico che mi prescrivesse un rimedio; tuttavia io non volli prendere medicine perché mi sentivo guarita ed oggi , a distanza di anni del fatto , sono ancora qui a raccontare la Grazia Ricevuta ” . Una signora di Ragusa : “ Soffrivo da molti anni di forti dolori in tutto il corpo , con gonfiori paurosi da fare a tutti pietà . Un giorno caddi inferma con febbre alta , tanto che mi chiamarono il Confessore , Don Mattia Nobile . Giunto che fu a casa mia , io mi sentì subito meglio , la febbre scomparve e non avevo più nessun gonfiore sul corpo . Ciò destò grande meraviglia tra i presenti , ma Don Mattia , a testa bassa e Umilmente si fece largo tra la gente e riprese la via verso casa sua ” . Il Buon Odore di Gesù che si Respirava Vicino a Padre Don Mattia e il bisogno di Direzione che spingeva le anime a farne ricerca , facevano affluire al suo Confessionale tanti Penitenti anche da Ragusa Ibla , con il sacrificio di dover compiere la ripida e lunghissima salita verso la Chiesa dell’Ecce Homo o la casa di Don Mattia a Ragusa superiore . Talora il tempo minacciava con pioggia o il sole picchiava forte d’estate . Una Penitente conosciuta dall’autore di questa biografia , residente a Ragusa Ibla , narra : “ Spesso salivo da Ragusa Ibla a piedi , non avendo altro mezzo per raggiungere Don Mattia a Confessarmi a casa sua a Ragusa Superiore . qualche volta , d’inverno , il tempo si metteva male e diveniva minaccioso . Appena mi Confessavo e mi congedavo da Don Mattia , egli si affacciava al balcone e mi diceva : “ Se non ti fermerai da nessuna parte , arriverai a casa senza bagnarti ” . - E succedeva che mentre camminavo , tutto si manteneva asciutto , ma appena rincasata a Ragusa Ibla , si metteva una forte pioggia ” . Una moglie : “ Non sapevo come fare per far vincere l’avversione che mio marito provava verso di me . Mio marito mi disprezzava e mi ripeteva spesso : “ O ti uccido , o me ne vado per sempre in America ! ” - Consigliata da una mia amica , feci ricorso al Padre Don Mattia Nobile , il quale dopo avermi a lungo ascoltata , mi Benedì e mi disse di tornare a casa , per Ubbidienza. - Appena rincasata , trovai mio marito Cambiato e da allora mai più mi fece scenate o minacce di morte ” .

Dio Concedeva A Quest’Umilissimo Sacerdote Di Consolare Nello Spirito E Nel Corpo Le Creature Che A Lui Si Affidavano .

Racconta la signora Teresa Guccione di Comiso ( RG ) , ancora vivente nel 1941 mentre si scriveva la Biografia di Don Mattia Nobile : “ Grazie alla mia amica Emmanuela Pluchino , conobbi Don Mattia e divenne il mio Direttore Spirituale , per cui amavo tornare spesso a Ragusa dove Trovavo la mia Betania . Nel 1942 ebbi un periodo di forti tentazioni e umiliazioni , ma rivedendo Don Mattia , le tentazioni scomparvero e quando mi consigliavo il distacco da tutto , io mi sentivo rinascere. - Purtroppo ricaddi altre volte nel medesimo male e nel 1935 , poco tempo prima che il Padre Lasciasse Questa Terra , mi chiamò in disparte e mi disse : “ Figlia , ti avverto che da oggi in poi non soffrirai più del male che ti ha tanto afflitto . Ho pregato per te . Sei contenta ? ” . - Da allora ho sempre goduto buona salute corporale e spirituale ” . Tra le sue Figlie e Figli Spirituali , vi erano quanti andavano soggetti a tentazioni e vessazioni da parte del demonio , il quale talvolta li batteva e li malmenava . La liberazione e il rimedio a questi mali non naturali , veniva loro solo da Don Mattia . E i Sacerdoti di Ragusa ne erano ben consapevoli e lo hanno pure testimoniato dopo la Morte del Padre Don Mattia . Nel 1909 così scriveva Suor Crocifissa Lo Maglio , delle Suore del Sacro Cuore : “ Ogni volta che mi recavo alla Chiesa dell’Ecce Homo per Confessarmi e chiedendo al sacrista Luigino dove si trovasse il Padre Don Mattia , lui mi indicava subito dove lo avrei trovato ma esclamava sempre :
“ Don Mattia è un Santo ! Don Mattia è un Santo ! ” .

Fine della VII Parte

LAUS DEO !

Pax et Bonum

Francesco di Santa Mariadi Gesù
Terziario Francescano
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Fonte : PADRE SAMUELE CULTRERA OFM CAPPUCCINO
UN SACERDOTE SANTO , DON MATTIA NOBILE
IL MASSAIA ROMA 1942 .
Testo riadattato e aggiornato parzialmente a cura di
Vincenzo Digrandi . A.D. 2011.