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martedì 27 dicembre 2011

il Servo di Dio Fra Giuseppe Maria da Palermo : da monello a Santo - Parte Seconda .





IL SERVO DI DIO
FRA GIUSEPPE MARIA DA PALERMO , 
CHIERICO E NOVIZIO CAPPUCCINO 
1864 - 1886 .

PARTE SECONDA

“ RAGGI DI LUCE ”

Un’accurata educazione Religiosa Vincenzino fin da bambino non l’aveva avuta , a causa soprattutto della lunga malattia e della morte della madre Rosa . Vincenzino era di Cuore Buono . Lo riconobbe anche il padre quando scriveva : “ Per quanto Vincenzino fosse facile a ricadere nei suoi difetti , aveva però un Cuore Buono… S’era guastato non so come , dove e quando , ma nei momenti di riflessione riconosceva i suoi torti ” . Intanto la solitudine che gli era creata intorno , cominciava a pesargli più d’ogni castigo e a 15 anni vedersi solo in mezzo a tanta gioventù , condizione intollerabile per Vincenzino, più di ogni altra . Abituato a vivere nella gaiezza nelle chiassose conversazioni , la Solitudine era stata la Punizione più Sapiente e più Fortunata . Se qualcuno l’avvicinava era di sfuggita . Era lasciato solo , e dove Vincenzino interveniva il crocchio si diradava . Povero giovane ! Ma per Vincenzino fu la sua salvezza . Benché tanto isolato , riuscì a fare amicizia con un giovane - divenuto poi l’Ingegnere Piraino - e a causa di quella solitudine che gli era creata intorno , s’industriò a passare dall’amicizia alla famigliarità , provando la necessità di espandersi , ma il giovane si seppe sottrarre per il timore , di essere notato e questo lo preoccupava tanto . Vincenzino non vedendosi corrisposto , rimase costernato e non si dava pace , giudicandosi il più infelice e sventurato . I suoi nuovi metodi non valsero a niente , per rompere almeno in parte quel cerchi d’isolamento al quale , si vedeva condannato . Perduta ogni speranza , ruppe in di rotte Lacrime e singhiozzi . Intravide nel profondo del suo cuore per la prima volta la vanità umana , iniziando ad Amare Dio fonte di ogni Consolazione , appagandogli gl’intimi affetti dell’anima sua . Questo Amara situazione influì per Vincenzino a piegarlo , verso un nuovo orientamento di vita . La Provvidenza guidava gli Avvenimenti . Gli alunni della scuola di disegno del collegio San Rocco , nel 1879 dovevano presentare nel salone di ricevimento , un saggio per i loro studi . Erano in gran movimento e in accesa gara , e ciascuno lasciava là il proprio lavoro senza sospetto d’inconvenienti . Un giorno il lavoro di Antonino Piraino ( colui che aveva deluso i suoi affetti ) , rappresentante un Cristo in atto di Benedire , fu sfregiato da due tagli a croce . Sparsasi la voce fra gli allievi , fu un accorrere e a un guardarsi stupiti . Chi era stato ? La disillusione di Vincenzino verso Antonino era conosciuta e siccome Vincenzino non era accorso assieme con gli altri ad osservare quello sfregio , ne fu giudicato l’autore , per il suo carattere impetuoso e di sentimenti poco Religiosi
Addolorato per quella falsa imputazione , rimase intontito e sotto la valanga di rimproveri dei compagni , non seppe neanche reagire. Sembrava quella una tacita confessione la sua non reazione . Poco dopo si scoprì il vero reo e Vincenzino in un scatto di rabbia e d’indignazione , affrontandolo , gli diede un pugno in faccia da fargli uscire sangue dal naso . Benché innocente , passo dalla parte del torto e di conseguenza venne castigato dai superiori , sopportando tutto in Silenzio .
Il Silenzio di Vincenzino è un Silenzio di coscienza e quell’istinto che lo stava trascinando a compiere il bene , lo trascinò a cadere nei confronti della giustizia . Solo il Silenzio per Vincenzino fu l’apertura , a quella porta mai aperta , nei confronti di Antonino . Questo fatto fu l’occasione che gli fece stringere Amicizia con l’autore del disegno oltraggiato , Antonino Piraino , il quale scrive : “ Quand’egli venne tra i collegiali di San Rocco , io vi stavo già da tre anni . Non eravamo nella stessa camera e la sua venuta fu quindi per me come di tanti altri . Un anno dopo fu promosso al primo corso tecnico e avevo occasione di vederlo nella sala di disegno . Mai nell’animo mio era nata idea di stringere amicizia con lui , sempre taciturno e del quale si raccontavano prodigi di forza , ed era tenuto in conto di cattivo ” . Vincenzino non potendosi darsi pace per l’imputazione che gli venne data erroneamente , scrisse una lunga lettera al Piraino , deplorando l’accaduto , dichiarando di nuovo la sua innocenza ed esprimendogli le sue simpatie . E su di questo l’Ingegnere Piraino scrisse ancora : “ Sentivo Grandissima compassione di quel giovane lasciato in abbandono . Mi astenevo dal rivolgerli la parola , ma non lo condannavo , non l’avevo condannato mai . Vennero le vacanze e molti di noi si partiva per il proprio paese ; però i vuoti nel collegio venivano colmati da altri , fra i quali nella mia camera venne lui . - Era vicino a me . Quanta Pietà m’ispirò a vederlo sempre seduto e schivato dai compagni ! L’avrei per primo abbracciato , ma che avrebbero detto gli altri ? - Tacqui . Una sera , durante le ore dello studio ricevo a mezzo del cameriere una lettera . - La leggo . Era lo sfogo che Vincenzino mi faceva , egli abbandonato da tutti , che aveva subito l’imputazione d’aver sfregiato il mio disegno , e ora mi chiedeva anche perdono ” . Vincenzino in quella lettera gli scriveva : “ Se puoi dire in coscienza avermi visto tagliare il tuo disegno , allora son pronto a darti qualunque soddisfazione e non avrei avuto il coraggio di in faccia . E se non è vero , qual rimorso non ti rimane di avermi fatto soffrire tanto ? Che motivo potevo io avere di sfregiare il tuo disegno , nel quale tu avevi tento lavorato ? …Nei cinque giorni che sono stato in questa camera non ho avuto un momento di riposo… Oh . - caro Antonino , fa’ sì che la nostra riconciliazione ci sia di sprone per un novello amore più puro , più sicuro e più grande ; fa’ sì che il tuo cuore si dimentichi di me , e vedrai che neanche il mio si dimenticherà di te ” . E poi si firmava : “ Il più puro dei tuoi amici , Vincenzo ” . Questa lettera svela tra l’altro il lavorio che internamente si andava operando nel suo cuore a causa della solitudine in cui si dibatteva e la luce che a poco a poco vi Penetrava .
 
“ SULLA VIA DI DAMASCO ”

Il 1879 , primo anno della dimora di Vincenzino nel collegio San Rocco , trascorse tra l’indocilità di lui e la tenace resistenza dei superiori , con questa differenza , che mentre nei primi mesi sembrava indomabile , in seguito , per il provvido metodo disciplinare adottato , divenne mezzo altezzoso ed irrequieto . L’amicizia col Piraino , quantunque lo forzasse in certo modo a riformare il suo genere di vita , non mirava ad alcuna preoccupazione Religiosa , come attesta Antonino : “ Fino allora nel suo animo , non si affacciava alcuna preoccupazione delle cose di Dio, ma aveva un fine puramente umano . I nostri discorsi in principio furono di materie scientifiche , essendo egli appassionato per la meccanica ” . Per quanto poco incline alle cose della Religione , Vincenzino non poteva rifiutarsi di andare a Messa ; e gradatamente finì con l’adattarsi a tutte le esigenze del regolamento e dei superiori . Egli stesso lo conferma in una lettera che in seguito scrisse a suo padre: “ volere o no ero costretto ad ascoltare la Messa ogni giorno , la spiegazione del Vangelo alla Domenica , come pure a Confessarmi e a fare la Comunione nelle Feste principali ; quindi a poco a poco mi andavo assuefacendo a quel genere di vita ” . La Grazia doveva trionfare nel suo cuore mediante la spiegazione del Catechismo e del Vangelo , che il Padre Colavincenzo faceva due volte a settimana . Occorre anzitutto rilevare come dal punto di vista Religioso , il suo cuore fosse non solo incolto , ma in buona parte vergine . Nei primi anni della sua infanzia la sua buona mamma Rosa Diliberto aveva avuto cura di insegnargli i principi della Fede Cristiana ; ma presto cadde ammalata e Vincenzino crebbe senza un vero e amoroso controllo , per cui si abbandonava ai tristi istinti della natura . Incominciò a prestare Attenzione alle istruzioni Religiose del Padre Colavincenzo e la Santità della Dottrina Cattolica apparve al suo sguardo nitida e bella , l’affare mutò , e mutò completamente . A 15 anni , ciò che attirò maggiormente Vincenzino fu la spiegazione del Vangelo che il Padre Colavincenzo ne parlava con garbo , con unzione , con soavità ed efficacia perché il Processo d’Amore che trasformava Vincenzino , veniva dall’Alto tramite il Padre Colavincenzo perché la Divina Parola era lo Spirito Santo che Trasformava e il suo cuore ne fu scosso . Quelle scene Evangeliche sembravano passare Luminose davanti a suoi occhi , e la figura di Gesù ,che percorreva le strade della Palestina disseminando la Sua Dottrina e i Suoi Miracoli , si delineava attraente e Maestosa davanti a lui .
Le soavi espressioni che uscivano dal Suo Labbro Divino nel discorso della Montagna , s’imprimevano nel suo spirito profondamente : “ Beati i poveri di spirito , Beati coloro che piangono , Beati i mansueti , Beati coloro che soffrono persecuzioni per Amore della giustizia ” . E con la Parola di Dio scendeva nel suo cuore la calma la felicità , iniziandovi quella rivoluzione che doveva cambiare totalmente la sua esistenza . Sotto l’impulso della Grazia , la vita che aveva condotto fino allora , gli apparve pessima e detestabile : “ le continue e Sante Prediche del Padre Colanvincenzo , senz’accorgermene facevano breccia nel mio cuore ” . Anzitutto provò un disgusto di se stesso e della vita condotta , con un desiderio di iniziare un genere di esistenza più conforme agli Insegnamenti Evangelici che ascoltava . Se solo ad udire le Parole del Divino Maestro provava tanta attrazione ; se così ragionevoli gli apparivano le sue richieste e tanta soavità gli apportavano nel cuore , cosa aspettava per seguire le Sue Vie e gl’inviti Misteriosi che già provava nell’anima ? Se Gesù, dandosi il Nome di Pastore Divino che va in cerca della Pecorelle Smarrita , già lo attraeva e quasi l’invitava a seguirlo , perché non si decideva ? Sentiva di essere un Figliolo prodigo , tanto bisognoso del Sorriso Paterno . La spinta che ne provava era potentissima . Talora , per la commozione , i singhiozzi gli facevano nodo alla gola , non faceva apparire niente all’esterno , delle sue aspirazioni . Nel Silenzio della sua anima , dove nessun altro leggeva all’infuori di Dio, si operava un lavoro assai delicato e si svolgeva un Dramma di Supremo Interesse . Ormai Vincenzino era preso dal nuovo ideale e l’incanto irresistibile della Divina Parola lo trasportava in un’atmosfera che non aveva mai sognato .
 
FINE DELLA PARTE SECONDA

LAUS DEO !

Pax et Bonum

Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano

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Fonte : PADRE SAMUELE CULTRERA OFM CAPPUCCINO
Da Monello a Santo , Vincenzino Diliberto
II Edizione , EDIZIONI PAOLINE 1959
A.D. 2011.
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