SUOR VERONICA BARONE
1856-1878
L'ESTATICA CAPPUCCINA
di
Padre Pio La Scala
da Mazzarino
Min.Cappuccino.
Infanzia (2°parte)
In Febronia era così forte e vivo in lei il desiderio di confessarsi con frequenza, che sua zia, la cara Giuseppa Barone, sorella del papà Francesco, per contenerla dopo averla istruita, - ciò che facilmente faceva, considerata l'attitudine straordinaria della bambina per imparare il Catechismo; - la condusse alla chiesa conventuale dei Frati Cappuccini di Vizzini. Il Padre Confessore, Fra Giuseppe da Vizzini, che fu successivamente suo Padre Spirituale sino alla morte, udita la confessione di questa fanciulla di appena cinque anni, ne rimase meravigliato, edificato e commosso. Così, rivolto ai circostanti, Fra Giuseppe disse loro: Tutti voi dovete imparare da questa bambina per confessarvi bene, lei vi può essere vera maestra.
Febronia, dopo essersi confessata, vedendo comunicare la zia Giuseppa, desiderava in quella stessa mattina di ricevere Gesù Eucarestia, ma, non essendole concesso, perché ancora di tenera età; proruppe in un pianto dirotto e zia Giuseppa per confortarla, le fece dare una particola non consacrata, dicendole esservi Gesù.
Certo, questa consuetudine di dare particole non consacrate ai più piccini è da biasimare, perché alla fin fine si rischia di abusare della buona e pura fede dei fanciulli, finendo con ingannarli per un Mistero così grande e importante esponendoli ad una vera idolatria. L'azione di zia Giuseppa verso la piccola Febronia, fatta sia pure in buona e retta fede, espose la piccola bambina ad un atto che noi, appunto, sconsigliamo. Dio, però, come dice San Tommaso d'Aquino, non ha legata la Sua virtù ai Sacramenti, e potè comunicare le Sue grazie e i Suoi carismi alla piccola Febronia come ordinariamente li conferisce a chi si comunica spiritualmente, cioè con il desiderio.
Una Comunione Spirituale, cioè di desiderio, può essere qualche volta fruttuosa come la Comunione Reale, non ex opere operato, per usare un termine tecnico dei teologi, ma ex opere operantis, cioè non per virtù intrinseca alla cosa, ma per le buone disposizioni del suscipiente. Non aveva Febronia tutte le disposizioni, tutti i desideri di ricevere Gesù? Ella infatti, ricevette quell'ostia con viva devozione, con una gioia immensa, con tutto l'affetto del suo cuore, come se realmente avesse ricevuto Gesù. Le divenne il volto raggiante e gli occhi le si riempirono di lacrime; tornando a casa, lungo la strada, si vedeva effondere l'anima in atti di amore, di umiltà e di riconoscenza, comprimendosi con le manine il petto per stringere ancor meglio al suo cuore l'amato Gesù.
D'ora in poi frequentò la confessione facendo progressi prodigiosi nelle virtù e nella perfezione cristiana. A sette anni fu ammessa alla Mensa Eucaristica. Le persone che furono presenti alla Prima Comunione di Febronia, attestano che mai videro persona umana appressarsi all'Altare così devota e fervorosa come la nostra fanciulla; il suo viso divenne irradiato di fuoco, non era in quel momento una creatura umana, ma un angelo, un serafino sceso dal Paradiso.
La Vocazione
La grande sentenza di Sant'Agostino, che Dio chiama le anime con modi mirabili – vocat Deus miris modis – compendia la storia dei prodigi che si compiono nei momenti ineffabili in cui l'uomo – dotato di libero arbitrio – corrisponde alla Divina Grazia, sia ordinaria o straordinaria, e si avvicina a Dio per acquistare la giustificazione o per iniziare una vita di virtù, di perfezione, di eroismo.
Se tutti non siamo obbligati ad essere perfetti, tutti però siamo chiamati ad incamminarci nella perfezione e ad acquistare quella santità ordinaria a cui Dio ci chiama e ci obbliga con precetto – siate perfetti – estote perfecti; - ma per giungere ad una santità straordinaria si richiede altresì una vocazione straordinaria. Come Abramo, Mosè ed altri Patriarchi e Profeti dell'Antica Alleanza ebbero una vocazione speciale, come anche Sant'Agostino, Sant'Ignazio d'Antiochia, Sant'Ignazio di Lojola, San Francesco d'Assisi e mille altri furono chiamati ad una santità straordinaria con voci interne e con visioni celesti, così Dio mostrò alla nostra Febronia la via della sofferenza, la via della prova a cui la chiamava con una straordinaria visione.
La mattina del 13 Luglio, nella chiesa di San Giovanni Battista di Vizzini, mentre era davanti all'altare del Crocifisso, per un buon tratto fu vista immobile e con il viso trasformato e con gli occhi fissi al simulacro di Gesù sulla Croce. In quella mattina, Febronia si era confessata e comunicata e quantunque fosse sempre modesta e raccolta nella preghiera, questa volta molte persone vi notarono un fervore straordinario. Alzatasi con il volto irradiato di quella serenità e di quella Luce misteriosa, in cui appaiono talvolta le anime che hanno parlato con Dio; si avvicinò al Padre Confessore, Fra Giuseppe da Vizzini, che era seduto al confessionale e con un cenno gli fa capire che desidera parlargli. Tutto quello che aveva visto ed udito lo voleva confidare e affidare a chi tiene le veci di Dio per poterne ricevere consigli ed assicurarsi della realtà di quella visione, - essendo proprio delle anime umili e grandi dubitare di sé stesse e delle visioni straordinarie, nelle quali anche il demonio può apparire come angelo di luce; - ma il Confessore, che da tre anni già dirigeva questa bell'anima e la vedeva incamminarsi per una santità straordinaria, usava trattarla con durezza e distacco, umiliandola anche alla presenza di altre persone e ciò per raffozzarla nella virtù e tenerla lontana da qualsiasi vanagloria che avesse potuto insorgere in quel cuore ricco di doni celesti e di carismi.
Fra Giuseppe da Vizzini non ascolta Febronia, la rimanda indietro per due volte, dicendole : Non ho tempo da perdere con te; che cosa puoi dirmi tu di così importante? - Febronia respinta, non si turba affatto, ma tranquilla lo informa che desidera solo dirgli una parola, ma il Confessore nuovamente la respinge. Per la terza volta Febronia ritenta e finalmente Fra Giuseppe le permette di accostarsi alla grata del confessionale, così Febronia può finalmente dire che: Ho visto uscire dal Crocifisso una Luce e poi una voce mi ha sussurrato di prepararmi alla guerra.
Padre Giuseppe, udita questa visione, le disse: Me lo sono proprio immaginato! Me l'immaginavo di queste “grandi cose” che dovevi dirmi! Va, torna a casa che è tardi!
Febronia non si lamenta e fa ritorno a casa. Ma le opere di Dio – diceva Gamaliele al Sinedrio che voleva proibire agli Apostoli di predicare, - non possono essere distrutte dall'uomo. Ciò che è mistificazione umana o vuole apparire come “opera divina”, sotto la prova del tempo e della contraddizione, viene distrutto e dissolta come nebbia davanti al sole. Ma l'opera di Dio, in quanto voluta e permessa dal Signore, resiste a qualsiasi prova e all'urto della contraddizione si purifica come oro nel crogiolo e si eleva gigante come quercia annosa sulla cime dei monti, che all'infuriar dei venti affonda sempre più le sue radici.
Dio che aveva iniziato l'opera Sua in questa grande anima, le appariva un'altra volta dallo stesso altare del Crocifisso il 13 Settembre 1869, e con una Luce intensa che Gli sgorgava dal Cuore, le porgeva la Croce.
La Croce è il libro della più alta sapienza della vita (San Giovanni Crisostomo, Opere, Tom.IX), dalla Croce scaturisce quella “via” che ci insegna ad acquistare la virtù e a domare tutte le passioni umane. La Croce ci rivela i segreti di Dio, la profondità della Sua giustizia, la ricchezza della Sua infinita Misericordia, la tenerezza, la forza della Sua Bontà e del Suo Amore.
Gesù offre la Croce a Febronia per farle conoscere che d'ora innanzi Questa e solo Questa, la Croce, sarà la sua compagna, la sua guida, la sua gloria.
Il Padre Confessore, Fra Giuseppe da Vizzini, udita da Febronia questa seconda visione, conoscendo la purezza, il candore di cui era adorna; si trovò in dovere di considerare seriamente ciò che accadeva di straordinario in questa anima. Vedendo i segni del soprannaturale divenire sempre più chiari e più certi e la volontà di Dio delinearsi con più efficacia e precisione, le dice: Prega, prega e pensa ogni giorno alla Croce che ti è stata offerta dal Cuore di Gesù.
Da questo momento la Croce per Febronia divenne l'oggetto principale delle sue meditazioni; confortata dalla Divina Grazia, di giorno in giorno progredisce nella scienza dei Santi, di giorno in giorno conosce sempre meglio quanto è prezioso il patire per amore di Gesù, il quale ha detto : Chiunque vuole segurmi, rinneghi sé stesso.
Il 18 Maggio 1871, primo giorno della Novena di Pentecoste, Febronia occupata nelle ore vespertine a filare, cantava: Passò da quest'esilio – al Cielo una sorella – volò quest'anima bella verso l'Eternità. Aveva saputo per ispirazione interiore, che proprio durante la Novena della Pentecoste allo Spirito Santo, occorreva morire perfettamente al mondo e iniziare la via della prova e della sofferenza, rivolta alla zia Giuseppa le dice: Zia, tra pochi istanti morirò, verrà il mio Confessore, verranno le Figlie di Maria, verrà molta gente che mi reputerà morta. Dopo un'ora precisa da quando aveva detto quelle parole, incominciò a gridare: Muoio! Muoio!
Fu adagiata sul suo letto e Febronia vi si stende in forma di Croce. Un piede sull'altro, le braccia stese come quelle di Gesù sul Patibolo di morte! Accorse tanta gente del vicinato e non solo, tra questi venne il Padre Confessore, Fra Giuseppe, le Figlie di Maria. Si chiamarono i medici e vennero il Dottore Inguante, il Dottore Salvatore Galante, i quali le danno una buona dose di solfato ed altre medicine per poter alleviare i forti dolori accusati da Febronia. La si sottopose ad un bagno di acqua fredda, ma inutilmente. I dolori divennero più acuti e nessuno poteva toccarla perché avrebbe sofferto maggiormente. Chi si avventurava per toccarla nell'intento di recarle conforto, o ai piedi o sulle mani o sul suo capo, avvertì subito come una scossa elettrica.
Ad un tratto il corpo di Febronia divenne rigido, il cuore cessò di pulsare ed è creduta morta.
In questa posizione, cioè a forma di Croce, rimase immobile sul suo letto fino al quinto giorno del Novenario di Pentecoste. Al quinto giorno incominciò a muovere le labbra, come se parlasse sottovoce; a stendere le braccia, a congiungere le mani come se dovesse prendere un oggetto cadente dall'alto. Dopo, accostava la mano alla bocca come se stesse ricevendo il cibo da un personaggio invisibile. In tutti i nove giorni della Novena di Pentecoste, non gustò cibo, non ascoltò voce alcuna se non quella dell'obbedienza.
Con chi parlava Febronia? Chi erano questi esseri invisibili da cui riceveva quel cibo misterioso? - Il Confessore, Fra Giuseppe da Vizzini, ci attesta attraverso il suo manoscritto sulla vita di Febronia (Veronica), che proprio durante quella Novena di Pentecoste, Maria Santissima dava da mangiare alla nostra Febronia e più volte tra le braccia le porgeva il Bambino Gesù.
Il giorno di Pentecoste cessarono in Febronia e all'istante, tutti i dolori e le sofferenze. Febronia si levò dal suo letto tutta ilare e si diede senza indugio alle pratiche religiose e alle varie faccende di casa.
Può questa “strana malattia” considerarsi un effetto patologico di isterismo? - Ci basti osservare che nella suddetta malattia di Febronia, mancano i segni certi patologici della diatesi di cui è parola; manca la palla isterica, mancano i gesti umoristici-acrobatici, manca l'egoismo, né vi troviamo i pervertimenti della sensibilità, né l'irrisoluzione della scelta, né l'ostinazione per il puerile e per l'assurdo. Tutto questo dovrebbe bastare per non ricevere a priori il preconcetto dell'isterismo.
I parenti, gli amici ringraziarono il Signore per la guarigione di Febronia. Tutti riconobbero in Febronia dal giorno della sua guarigione, un profondo cambiamento, una visibilissima trasformazione. Da quel giorno di Pentecoste, Febronia inizia a chiamare “sorella” la propria mamma, “sorelle” tutte le donne. Chiamava “fratello” il suo papà Francesco e i suoi fratelli e tutti gli uomini.
Intanto si avvicinava la Festa del Corpus Domini del 1871. Febronia sentiva una voce interiore, chiara ed efficace che le suggeriva a celebrare quella Festa con una Novena straordinaria. Febronia non riuscì a resistere a quella “voce” e il suo Padre Confessore, - per non opporsi alla Divina Volontà e per accertarsi che quella malattia patita durante tutta la Novena di Pentecoste, fosse un'opera soprannaturale, - le concede il permesso di recitare la Novena del Corpus Domini.
La mattina seguente, viene assalita da fortissimi dolori, il terzo giorno si pose a forma di Croce rimanendo immobile in quella posizione per ben quarant'otto ore.
I suoi occhi erano fissi e rivolti al cielo, nemmeno si accorgeva di quello che accadeva intorno a sé. Fu osservato, tuttavia, che all'entrare delle donne sposate o vedove, i dolori accrescevano (come attestato dal manoscritto del Padre Confessore, Fra Giuseppe da Vizzini). Una donna di dubbia reputazione, volle di nascosto entrare in casa della famiglia Barone per curiosità, entrò nella camera di Febronia ma i presenti dovettero allontanarla immediatamente perché la sua presenza faceva saltare sul letto la povera Febronia per i forti dolori patiti.
La Vigilia della Festa del Corpus Domini, fu fatto chiamare Padre Giuseppe, il quale accostatosi a Febronia udì dalla stessa dire: Padre, domani, un'ora prima dell'Ave Maria, finiranno queste miei sofferenze, perciò desidero che vostra Reverenza me ne dia il permesso e la benedizione. - Padre Giuseppe le dona questo permesso e il giorno seguente, quando le campane iniziano a suonare l'Ave Maria, i dolori di Febronia istantaneamente cessavano, ma non guarì completamente da quella malattia misteriosa se non per un nuovo prodigio.
Fra Giuseppe da Vizzini, suo Confessore, si sente ispirato a suggerirle di promettere a Santa Veronica Giuliani, - alla cui festa mancavano pochi giorni, - di vestirsi con l'abito religioso delle Cappuccine, così come era in uso in molti luoghi della Sicilia, se il giorno della memoria della grande Santa, fosse guarita completamente.
Fra Giuseppe da Vizzini si rivolse poi ai medici, piuttosto imbarazzati dinanzi a quella malattia “misteriosa”: Voi, credete di assistere ad un fatto “patologico”, io invece vi vedo la mano del Signore, sempre mirabile nelle sue opere. Io sostengo che tutti i rimedi della scienza, riusciranno inefficaci se non invochiamo il rimedio del Cielo.
Poi, Fra Giuseppe si rivolse ai genitori di Febronia, papà Francesco e mamma Vincenza: Sappiate che in questa malattia di vostra figlia, solo la preghiera potrà ottenere dal Cielo la bramata salute.
E volgendosi a Febronia, disse: Figlia, non ti ricordi che all'età di cinque anni stavi per scendere nella tomba e tutti disperavano della tua salute? Fu fatto ricorso a Santa Veronica Giuliani e tu guaristi all'istante! Domani inizierà appunto la Novena a Santa Veronica Giuliani, tu promettile di vestirti da monaca terziaria nel giorno della sua festa, ed Ella ti donerà la guarigione.
Dopo qualche giorno Febronia guarisce. I medici non riescono a spiegare una tale guarigione avvenuta senza crisi, in poco tempo, in modo così contrario alle leggi di natura. Sei giorni dopo, Febronia con i suoi genitori papà Francesco e mamma Vincenza, si recarono ad abitare in un'altra casa vicino alla chiesa conventuale dei Padri Cappuccini di Vizzini. (La casa abitata dalla famiglia di Febronia fino allora era molto lontano dalla chiesa dei Padri Cappuccini, dove tutte le mattine ella si recava, essendo Fra Giuseppe il suo Confessore. I suoi poveri genitori, per renderle meno incomodo tale frequenza, vendettero la prima casa con loro grave perdita e ne comprarono un'altra, più vicina al convento dei Cappuccini).
Testo riveduto e aggiornato
LAUS DEO
Pax et Bonum
Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano