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venerdì 10 ottobre 2014

IL SACRO CUORE DI GESU' A ROSOLINI - PARTE SEDICESIMA .



SUOR MARIA ELENA ANELI 
UNA VITA 
PER IL 
SACRO CUORE DI GESU’ 
TERZA ED ULTIMA PARTE 

La luce che la candela della vita di Suor Elena emanava, era ormai flebile; venne il tempo in cui non potè più lasciar il lettino e la poltrona della sua cella; era ormai arrivata sul “ Monte Calvario ”, pronta per il totale olocausto di Sé a Colui che aveva tanto amato. Veniva assistita con affetto tutto l’arco delle ventiquattrore di ogni giorno dalle Consorelle; la presenza dei Medici curanti e delle Infermiere era sempre più frequente; quante le gravi crisi notturne polmonari in cui non sembrava più dare segni di vita! 
I Medici, chiamati sollecitamente dalla Madre, accorrevano nel cuore della notte e si prodigavano amorevolmente per quel poco che ormai rimaneva nella loro possibilità professionali; sostavano al suo capezzale a lungo e numerose sono state le volte, in cui L’hanno salvata dalla morte sicura. 
Il Dott. Carmelo Spatola, già Ufficiale Sanitario della nostra Città, ed il Dott. Domenico Covato, meritano di essere menzionati con animo grato, poiché hanno testimoniato verso Suor Elena il Vangelo della Vita, con amore filiale. 
Con tale ritmo di fraterna vigilanza verso l’Apostola del Sacro Cuore, la Comunità delle Suore della Visitazione, ha trascorso l’arco di tempo che abbraccia l’autunno del 2000, fino all’agosto del 2001. 
Durante questo periodo, e anche mesi prima, Suor Elena conservava ancora due belle pupille nere nei suoi occhi, ma queste erano spente: era diventata cieca. Le poche volte in cui ormai veniva giù accompagnata da una Consorella, che L’aiutava e sosteneva in tutto, mi trovava sempre a colazione, dopo aver celebrato la Messa mattutina per la Comunità e per i Fedeli presenti in Chiesa. 
Nell’angoletto del parlatorio dove sedevo, non si accorgeva della mia presenza; veniva sistemata con la bombola d’ossigeno accanto, con la pedana ai piedi, con un vuoto di plastica “ Lisoform ” contenente acqua, che metteva fra le mani, gia protette da guanti neri di lana, e con le immancabili sciarpe che le coprivano le spalle e le gambe; quindi dava il via alla preghiera personale con la Corona del Rosario in mano, accompagnata dal movimento della labbra e dalla tosse, che non l’abbandonava quasi mai; il suo respiro era quasi sempre con l’affanno, più o meno accentuato. 
Per fare notare la mia presenza, suscitavo la mia attenzione, o muovendomi con la sedia , o toccando la tazza con il cucchiaino; allora veniva il saluto del “ mio buon giorno a Lei ”; parlava subito e diceva: “ chi è Patri Saletti? ” e la mia risposta: “ Suor Elena sabbenerica ”. La salutavo sempre così; e Lei ancora: “ santu e binirittu; ma scusari, pirchì ciù né ci viru, né ci sentu ”. Quando si parlava con Lei, diceva sempre: “ ah? comu! ”; ed infatti, erano ormai pochi i decimi di udito di cui poteva disporre. Non voglio però tralasciare la descrizione di un fatto, che aveva avuto luogo nello stesso parlatorio. Una mattina, dilungandomi con Lei più del solito, mi avvicinò rimanendo un pò lontano della grata; la chiamo, ed Essa volge il capo verso di me, e le dico: “ Suor Elena, mi vede? no mi risponde così: vedo una grande ombra appena appena; e le braccia che muovo, la testa le gambe? nienti Patri Saletti miu, nummiru nenti ”! La cara Suor Elena, parlando, di testimonianza oblativa, sentivo riecheggiare in me le parole del Salmista: “ Contemplerò, o Signore, le meraviglie del Tuo volto ” ! 
E avviandomi al termine di questi pensati ricordi, che me La rendono sempre presente nel quotidiano della vita, spesso la rivedo “ orante ” nell’Altare del Santuario del Sacro Cuore, immersa nell’Adorazione contemplativa di Gesù; per questo, aveva due appuntamenti costanti: prima di iniziare i suoi impegni silenziosi del giorno, e poi prima di ritirarsi in cella per il riposo notturno, era solito entrare nella parte interna del Santuario, faceva un cenno di genuflessione, quindi spalancava le braccia a forma di croce, ed appoggiava le palme delle mani sulle parti laterali dell’Altare con l’atteggiamento tenero di un abbraccio dell’interezza della Sua Persona a Gesù; sostava così in preghiera, da cuore a cuore, incurante se fosse sola o meno; dopo andava dove la chiamava la Regola, e non curiosava mai se dietro il cancello del Santuario, stessero presenti persone in preghiera. 
Così ha camminato Suor Elena, anche con queste sfumature, che sanno di infanzia spirituale. 

 * * * 

Ma ormai l’incontro con il Suo Sacro Cuore era vicino. Riprendendo la pagina dolorosa del Suo Calvario, a ciò che ho potuto ricordare per iscritto, mi rimane da aggiungere che, nonostante le premurose cure le più varie, Suor Elena, cieca, sorda, gonfia e rosso paonazza nel corpo per la grave insufficienza circolatoria e cardiaca, non reagiva più alle cure farmacologiche. Tutto l’apparato respiratorio, veniva ventilato in continuità con l’ossigeno e con il condizionatore d’aria; gli ultimi due mesi viveva meccanicamente; se aiutata, si muoveva leggermente, con la bocca semiaperta e lucida mentalmente; annuiva con il movimento del capo ed esprimeva raramente qualche parola. 
Era stata un profondo pozzo di storia, intessuto tutto di preghiera; quante volte mi intratteneva per farmi conoscere preghiere di altre generazioni; spesso poi mi ricordava e ripeteva quelle a Lei più cara: “ Bontà infinita, Luce senza ombra, Giustizia senza debolezza, Dolcezza senza fine, Purità e Santità di Dio, mi affido a Te ”. Ed ancora: “ Cuore di Gesù che tutto sai, Cuore di Gesù che tutto puoi, Cuore di Gesù che tutto vedi, Cuore di Gesù Provvedi, Sacro Cuore di Gesù io confido e spero in Te ”. “ Cuore di Gesù, grazia e perdono ”. “ Gesù mansueto ed umile di cuore, rendi il mio cuore simile al tuo ”. 
Questo abbandono totale in Dio, Le sarà stato certamente di dolce sereno viatico nelle ultime giornate terrene. 

 * * * 

Il 15 ed il 16 luglio 2001, nel tardo pomeriggio, accompagnato dalla Madre, mi sono recato nella Sua cella; il 17 dovevo allontanarmi da Rosolini per un periodo di riposo. Sapevo che tornando non L’avrei più trovata “ in questa valle di lacrime ”, per chiedere le Sue preghiere, per ascoltarla e per ogni tipo di confidenze. 
Da Lei ricevevo tanto conforto e serenità, nella trasparenza la più limpida e la più semplice. Il 16 luglio, Festa della Madonna del Carmine - portava sempre lo Scapolare -, La trovai più vigile, ma sempre in quelle tristi condizioni; restammo soli, poiché la Madre intuì subito, che l’incontro era nella luce di Gesù e delle Vergine Madre. Desiderò confessarsi; era felice e mi guardò fissa con quelle pupille spente, che prima, per tanti anni, erano penetrate nel Cuore di Cristo Redentore, e che con il sorriso umile, semplice ed accogliente, avevano contribuito a portare vita nuova in tante coscienze. 
Prima di accomiatarmi, La invito a dirmi qualcosa; mi fa delle confidenze e termina dicendomi: “ Padre Saletti, Le raccomando sempre la Devozione al Sacro Cuore di Gesù ”; quindi mi bacia la mano, io bacio la Sua e commosso La segno in fronte con il Segno della Croce. 
Il 13 agosto sera mi viene comunicata la notizia della morte. 
Erano circa le 19,30 e Suor Elena dormiva serena, con la presenza vigilante della Madre e di alcune Suore; respirava sommessamente, poi avvertono “ un sospiro più denso ” e la cara Suor Elena s’era addormentata nel Signore. 
Madre Serafina, già in stato di estrema precarietà di salute per il male del secolo, Le aveva detto, e l’ho riportato sopra: “ Tu cara Elena, devi ancora attendere; lascerai questa vita terrena senza che tu te ne accorga: come un petalo vellutato, cade silenziosamente dal suo bocciolo, così sarà la Tua morte ”. 
Cosi ricordo la mia, la nostra cara amabile Suor Elena. 


DOTT. SAC. GIUSEPPE SALETTI 
RETTORE DEL SANTUARIO 



TESTO TRATTO: 
SUOR MARIA ELENA Una Vita per il Sacro Cuore di Gesù 2002 Monastero della Visitazione Santa Maria Santuario del Sacro Cuore di Gesù ROSOLINI ( SR ) 
Dott. Sac. Giuseppe Saletti 


LAUS  DEO

Pax et Bonum


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano