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sabato 10 ottobre 2015

IL CAMMINO DI FEDE DI SAN GIUSEPPE DEL SERVO DI DIO FRA ANASTASIO DEL SANTISSIMO ROSARIO CARMELITANO SCALZO - PARTE PRIMA.



Il Cammino di Fede di San Giuseppe 
del Servo di Dio 
Fra Anastasio del Santissimo Rosario 
Carmelitano Scalzo 



Vangelo secondo Luca 1,26-38. 
Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città 
della Galilea, chiamata Nazareth, 
a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, 
chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 
Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, 
il Signore è con te». 
A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. 
L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia 
presso Dio. 
Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 
Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 
e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno 
non avrà fine». 
Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? 
Non conosco uomo». 
Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, 
su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. 
Colui che nascerà sarà dunque santo 
e chiamato Figlio di Dio. 
Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, 
ha concepito 
un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: 
nulla è impossibile a Dio». 
Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, 
avvenga di me quello che hai detto». 

E l'angelo partì da lei. La parola di Dio ci aiuta a vedere San Giuseppe inserito nell’unico disegno di salvezza, con il quale Dio benedetto, attraverso il suo Figlio Gesù Cristo, nato da Maria, usa misericordia agli uomini peccatori e li riconduce alla sua amicizia.

San Giuseppe in questo piano di Dio ha un suo posto, ossia una vocazione. Nessun uomo è al di fuori del disegno di Dio, siamo tutti dei chiamati da Dio. Dobbiamo essere persuasi di questa fondamentale verità per poter interpretare la nostra vita. Essere chiamati da Dio vuol dire appunto essere collocati da Lui nel disegno di salvezza per esserne ad un tempo beneficiari e collaboratori. Infatti non siamo soltanto dei salvati, ma siamo anche chiamati ad essere a nostra volta salvatori. 

Gli uomini si interrogano spesso sul senso della vita, ed è bene, perché nessuna domanda è più essenziale e fondamentale di questa. Non bisogna però dimenticare che l’uomo resta realtà indecifrabile quando lo si separa da Dio e lo si pensa fuori dal suo piano di salvezza. 

San Giuseppe è un esempio di come la creatura deve rispondere al piano di Dio nei suoi confronti. Dalla iniziativa di Dio egli si trova inserito in modo estremamente compromissivo nel mistero dell’Incarnazione del Verbo: è lo sposo di Maria, sarà il padre putativo di Gesù e porterà avanti l’Incarnazione come avvenimento 
storico, come fatto umano e societario. 

Sarà lui a presiedere la famiglia di Nazareth, a sostenerla con il suo lavoro, a difenderla e a proteggerla, senza fare la parte del protagonista, ma lasciando a Dio di esserlo. 

Noi, a volte, pecchiamo di intemperanza e ci facciamo quasi concorrenti di Dio, dimenticando che la dignità dell’uomo consiste 
proprio nell’essere creatura di Dio, di esserlo.

Giuseppe questo l’ha capito tanto bene, non attraverso tanti filosofici ragionamenti, ma perché ha compreso la cosa essenziale: che a Dio si dice sempre di sì, e si dice sì in umiltà e si dice sì in obbedienza. 

In questo modo si è realizzato anche come uomo e noi lo vediamo oggi ai vertici della storia umana della salvezza, con il suo sì pieno di fede e di abbandono. 

A questo Santo tributiamo onore e gloria, ma dobbiamo farlo cristianamente. I Santi sono onorati non tanto dalle parole e dalle devozioni, quanto dalla nostra configurazione spirituale. 

Da San Giuseppe dobbiamo imparare soprattutto a convertirci, cioè a diventare sempre più dei poveri di Dio, creature semplici, piccoli figli del Padre, con una certezza in cuore che si chiama fede, con una libertà dell’anima che è la speranza filiale. Quella fede e quella speranza che furono la sostanza più profonda dell’amore e del servizio del giusto Giuseppe. 

Fonte: Cardinale Anastasio Ballestrero, 
Il Cammino di Fede di San Giuseppe, Edizioni OCD, 1993.


LAUS DEO

Pax et Bonum


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano