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domenica 26 gennaio 2025

IL PATRIARCA DEI CERTOSINI SAN BRUNO - QUARTA PARTE quarta.

 



Tali testi sono molto preziosi. Essi ci dimostrano che il prevosto Manasse aveva ceduto alle istanze e alle proposte dell'arcivescovo, e che al contrario Bruno e Ponzio non avevano accondisceso a seguirlo nella sua capitolazione: se tale rifiuto in se stesso può essere ambiguo (ostinazione od al contrario chiaroveggenza e disinteresse?), il seguito degli avvenimenti toglierà tale detta ambiguità e giustificherà il comportamento di Bruno e di Ponzio. Altra indicazione non meno preziosa: Bruno non figura in primo piano se non dopo la riconciliazione del prevosto con l'arcivescovo; fino a tal momento il prevosto figura quale capo fila degli esuli: l'arcivescovo, avendolo riconquistato alla propria causa, è del parere della resistenza(<< i suoi accusatori >>) sia cessata. In detta diatriba, piuttosto che la propia apologia, l'arcivescovo senza volerlo fa l'apologia di Bruno: egli ci svela in li un aspetto tipico che ritroveremo lungo il corso della sua vita, cioè una mirabile forza di carattere nel perseguire sino in fondo e qualunque cosa avvenga ciò che giudica esser volontà di Dio su di lui: né difficoltà né minacce, né promesse né abbandoni riescono a stornarlo da un proposito una volta convinto che tale proposito sia conforme alla volontà di Dio. L'Apologia non poteva salvare l'arcivescovo Manasse: i Padri conciliari lo deposero dall'episcopato. Nel marzo del 1080 Ugo de Die venne a Roma per informare a voce Gregorio VII di quel che era accaduto. Il 17 aprile dello stesso anno il Vicario di Cristo scriveva a Manasse facendogli sapere che, durante il sinodo tenuto a Roma in primavera, aveva confermato la sentenza del Concilio di Lione. Nondimeno il Papa, anche in codesto severo provvedimento, << nimia, ut ita dixerm, misericordia ductus - mosso da un sentimento di misericordia che direi eccessiva >>, offriva ancora a Manasse la possibilità di rifare la sua riputazione, se non la sua posizione: l'arcivescovo << prime della festa di San Michele >> poteva chiedere a sei vescovi che godevano la fiducia del Papa ( cioè a quelli di Soisson, Laon, Cambrai, Chalonssur, Marne e ad altri due ) di deporre in suo favore. A tale gesto di clemenza Gregorio VII poneva alcune condizioni molto ragionevoli cui l'arcivescovo avrebbe dovuto sottostare: di restituire integralmente << a Manasse, a Bruno ed agli altri canonici, che sembrano aver parlato contro (di lui) in difesa della giustizia >>, tutti i beni che aveva loro tolti; di non opporsi al ritorno di quelli che sì a lungo han sofferto l'esilio per la giustizia e di consentir loro di servire Dio nella Chiesa di Reims con piena sicurezza; di lasciare prima dell'Ascensione dell'anno successivo la Chiesa di Reims e di ritirarsi a piacimento nell'abbazia di Cluny ovvero in quella di La Chaise-Dieu, al fine di vivervi a proprie spese religiosamente insieme con un chierico e due laici, giurando dinnanzi al Legato di non asportare alcunché dei beni di Reims, eccetto quanto sarebbe stato necessario al sostentamento proprio e dei predetti tre compagni. Nel caso che avesse ricusato di obbedire, Gregorio VII avrebbe confermato in modo definitivo la sentenza del Concilio e non gli avrebbe lasciato alcuna speranza d'appello per l'avvenire.


Andrè Ravier

                                                                                Contiuna....


                                                                               LAUS DEO


                                                                Francesco di Santa Maria di Gesù

                                                                         Terziario Francescano