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martedì 2 settembre 2014

IL SACRO CUORE DI GESU' A ROSOLINI - PARTE TREDICESIMA .



MADRE SERAFINA RUBBERA 
MONACA VISITANDINA 
Parte Quarta 


VERSO IL CALVARIO 
Intanto, già qualche anno la croce si era piantata definitivamente nella vita di Madre Serafina. Una brusca caduta le aveva causato la frattura della spalla e del braccio e aveva dato inizio ad un male che la porterà alla tomba. 
Sotto la pesante corazza di gesso che la crocifisse per lunghi giorni e notti, avvertì il formarsi di noduli e gonfiori al seno che la facevano presagire la dura realtà. Quando potè recarsi in ospedale per un controllo radiologico, portò già con sé la valigia perché capiva che non sarebbe tornata presto. 
Sono già pronta per l’intervento ” , disse al Professore. 
E questi meravigliato osservò che quello era il primo caso che gli capitava: un malato che facesse da sé la diagnosi. L’esame istologico non lasciava dubbi, si trattava di un carcinoma. 
Da allora le notti insonni per acuti dolori si succederanno sempre più frequenti. La povera Madre non potendo affatto riposare, passeggiava nel silenzio pregando; amava quel tempo perché poteva “ fare compagnia ” a Gesù solo e agonizzante nel Getsemani nella notte del tradimento. Al mattino riprendeva puntualmente il suo posto di preghiera in coro e si disponeva “ compiere la volontà di Dio ” . 
Nella quaresima del 1982 qualcosa di straordinario la introdusse totalmente nella Passione di Cristo. Lo raccontò con ingenua semplicità, quasi a volere spiegare e giustificare il nuovo stato di cose: si trovava in coro per l’orazione della sera quando vide Gesù, nelle vesti dell’ “ Ecce Homo ” , che camminava con un fare anzioso; andava qua e là e sembrava cercare qualcuno. Aveva in testa la corona di spine. Si avvicinò a lei dicendole: “ mi lasci solo? ” . poi la abbracciò chinando su di lei il capo dolente di spine; in quell’istante la Madre avvertì che una spinale si conficcava nell’occhio causandole un acuto dolore. Da allora l’occhio rimase arrossato e lacrimoso e a poco a poco si fissò nell’immobilità.  
I medici, ignari di questi misteri, diagnosticarono una metastasi che rivelava la grave diffusione del male. 
Allargarono le braccia impotenti. “ Consummatum est ” disse la Madre comprendendolo, e il Professore ripetè: “ Consummatum est ” . 
Era l’ultima tappa del Calvario, l’ora del sacrificio stava per suonare . 
Rivolgendosi all’assistente che le stava accanto, l’attuale Madre Emmanuella Panelli, e agli stessi medici, chiese che la lasciassero soffrire in pace, senza intervenire con sedativi. Era Gesù che voleva così, e lei voleva dargli il profumo di una sofferenza vergine nota a Lui solo; Egli le avrebbe dato la forza e la grazia necessaria. Nessuno osò violare tanta libertà di amare e di donare. Ma nessuno dimenticherà mai la pace e serenità del suo volto pur tra le atroci sofferenze. A volte gemeva con il flebile belato dell’agnello, e non si poteva non pensare a Gesù vedendola soffrire, l’Agnello senza macchia che “ muto non aprì bocca ”. 
Noi assistevamo impotenti e angosciati a tanto strazio rifugiandoci nella preghiera, implorando dal cielo l’aiuto. 
Un pomeriggio di fine estate la lasciammo sola poiché stava per assopirsi. Quando rientrammo ci accorgemmo che qualcosa di straordinario era successo: la cara inferma era radiosa di gioia e ci raccontò che nel sonno sentì una mano dolce, lunga, soave, che le accarezzava il viso; si era svegliata subito con una sensazione di paradiso, dimenticava delle sofferenze, come se già respirasse l’aria del cielo. Fino al mese di Novembre riuscì a scendere in parlatorio, nascondendo il suo occhio martoriato con occhialoni scuri. Ve la si recava in carrozzella poiché già le gambe notevolmente enfiate non la reggevano. Erano sforzi inauditi che ben presto non potè più sostenere. 
Il 21 Novembre, giorno consacrato all’Ordine alla Rinnovazione dei SS. Voti, riuscì a venire in coro e ad unirsi alla Comunità in un rito tanto caro al cuore di ogni Religiosa: rinnovare la propria consacrazione, rivivere l’esperienza sempre nuova ed affascinante della propria donazione al Cuore di Colui che tutto si è donato a noi. 
Fu quello l’ultimo giorno in cui potè scendere in coro. Le resteranno ancora due mesi di vita in cui sarà priva del divino conforto della Santa Messa, duro sacrificio per la cara Madre che amava immensamente partecipare ai Divini Misteri. Da allora il suo altare fu il letto di dolore dove consumerà il suo sacrificio. 
Nella notte di Natale, l’ultimo Natale, si ripetè la grazia ricevuta a cui abbiamo accennato. Gesù tornò a baciarla nell’occhio che emise rivoli di sangue. Rimase quasi completamente cieca e gravemente deformata nei suoi lineamenti per la paresi facciale che lentamente l’aveva colpita. 
Bisognò assisterla giorno e notte cercando di alleviarle le acute sofferenze almeno cambiandone spesso la posizione, perché l’atrofia dei polmoni le impediva il respiro. Solo pochi minuti trovava il sollievo, poi di nuovo la si sollevava o distendeva. E questo per giorni e notti. Oh le notti! “ Le notti eterne ” come diceva la povera inferma. 
I medici che giornalmente la venivano a visitarla assistevano a qualcosa di inaudito: non avevano mai visto una sì totale diffusione del cancro; tutti gli organi avevano segni evidenti di metastasi, il gonfiore si estendeva dalla testa ai piedi. E concludevano che umanamente parlando non era possibile sopportare sì acuti dolori. Ma conoscevano Madre Serafina, allora le prendevano la mano con gli occhi lucidi e si lasciavano benedire. 
Nel Santuario, ai piedi del Sacro Cuore, i devoti pregavano incessantemente per l’amatissima inferma, e si accalcavano nella portineria per chiedere notizie e inviare qualche messaggio. Dal suo letto di dolore la Madre annuiva e articolava come poteva una risposta, un si o un no, per la pace di un anima. 
Di giorno in giorno si nutriva sempre di meno per la crescente nausea e il vomito. 
Obbediva alle premure della Madre e delle infermiere, con totale condiscendenza, sei mai mostrare stanchezza e impazienza; chiedeva solo silenzio, mettendosi il dito sulla bocca, perché pregava ininterrottamente stringendo il Crocifisso tra le mani. 
Indimenticabile il rito “ dell’unzione degli infermi ” cui partecipò tutta la Comunità con profonda commozione. L’inferma chiese perdono e rinnovò la sua Consacrazione con accenti che penetrarono nei cuori. 

L’ESTREMO SALUTO 
La Reverenda Madre Federale, seguiva da Palermo telefonicamente l’aggravarsi del’inferma, che aveva già visitato qualche volta; il sabato 29 Gennaio avvertì con interiore certezza che l’ora del trapasso stava per giungere; se la sentiva vicina, ne udiva la voce: sto per andarmene, sono più in cielo che in terra
All’alba della domenica era già in viaggio per Rosolini. Era l’ultimo giorno terreno per la Madre Serafina. 
Verso le 11 e 20 arriva la Reverenda Madre. Commuovente quell’incontro. Un’intesa intima e cordiale aveva unite da tempo quelle due anime che si comprendevano a fondo. Con gesto un po’ tremante l’inferma chiese la benedizione, poi le fece cenno di avvicinarsi che aveva qualcosa da dirle: “ Mia Madre, le raccomando Rosolini, questa Comunità ”. “ La Reverenda Madre la rassicurò, poi le chiese se veramente il giorno precedente era andata a trovarla per dirle di venire, di affrettarsi perché stava per andarsene. Rispose con un sorriso dolce, amico, di chi sa il “ fatto suo ” . Poiché stava per iniziare in Chiesa la Santa Messa, la reverenda Madre si congedò dicendole che se la portava nel cuore, che l’avrebbe offerta a Dio nel Sacrificio Eucaristico. E la cara inferma annuì serena e grata. 
Dopo solo qualche minuto spirava, senza turbamento, né sforzo alcuno, mentre le infermiere e la Madre le sussurravano qualche giaculatoria al Sacro Cuore di Gesù. Le stava accanto a sostenerla fra le braccia la compagna della sua vita, Suor Maria Elena, con cui era cresciuta all’ombra del Sacro Cuore, testimone fedele dell’umile eroismo delle sue virtù. 
La Reverenda Madre ne compose piamente la salma in coro in un addobbo di candido drappo e fiori. 

L’APOTEOSI DELL’UMILE RELIGIOSA 
La notizia si sparse in un baleno e fu un continuo sfilare davanti alla grata del coro di quanti l’amavano e veneravano. Le sfoglie mortali parlavano chiaramente della lunga passione vissuta, facevano tanto pensare al corpo esausto di Gesù, sfigurato dai tormenti , dopo la deposizione della Croce. 
Le porte della Chiesa dovettero restare aperte anche nella notte per due giorni ininterrottamente; tutti venivano a dare l’estremo saluto a colei che era stata Madre delle loro anime. 
Era commovente vedere uomini scossi dai singhiozzi esclamare “ ho perduto mia Madre, colei che m’ha insegnato a credere e ad amare ! ”. 
Tutti avevano qualcosa da raccontare; quante meraviglie aveva operato quell’umile Religiosa nei cuori, nelle famiglie ricomponendone l’unità minacciata! 
Sarebbe interessante raccogliere questa testimonianze, dai ceti più vari. 
Quanta messe è germogliata dal chicco di grano sprofondato nell’umile nascondimento, quanta irradiazione di luce dalla piccola lampada sempre ardente nel Santuario! 
Le esequie furono un vera apoteosi dell’umile Religiosa. Straripante la partecipazione dei fedeli che gremivano la Chiesa e tutto lo spiazzale antistante. Misure di sicurezza e di prudenza furono necessarie per moderare il commosso entusiasmo della folla che avrebbe voluto toccare la salma, o poggiarvi un rosario, un fiore. 
Era il tardo pomeriggio del 1 Febbraio. Il corteo funebre cominciò a sfilare lento sotto un cielo rosso di tramonto. 
Apriva la sfilata una splendida ghirlanda di fiori che riproduceva come arte lo stemma dell’Ordine della Visitazione, un cuore rosso, trafitto da due lance e circondato da una corona. Madre Serafina era vissuta per il Sacro Cuore ed ora era entrata definitivamente in questa eterna dimora, degna consorella della gloriosa Santa Margherita Alacoque. Per tutto il percosso gli amici si alternarono a portare a spalla la bianca bara che finalmente venne deposta nella cappellina del cimitero, edificata da recente. 
Quando la Comunità seppe che era stata tumulata sopra l’altarino nel terzo loculo, si ricordò che l’inferma l’aveva predetto parlando della sua “ guarigione ” per il cielo: “ Starò bene quando sarò nel terzo loculo ” . 
Sulla tomba venne incisa un’un esclamazione di Santa Margherita Maria che la cara Madre Serafina amava ripetere spesso: 
Com’è dolce morire, dopo aver avuto una tenera e costante devozione al Cuore di Colui che ci deve giudicare! ” 
Devoti amici quotidianamente vanno a venerare le sfoglie mortali dell’indimenticabile “ Apostola del Sacro Cuore ” , ascoltando ancora in silenzio il suo messaggio d’amore. 

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La sua dipartita per il cielo non ha lasciato il vuoto, diciamo paradossalmente, ma il senso dell’eterno nella nostra vita. Sentiamo che in lei si è come gettato un ponte tra la terra e il cielo, tra i nostri cuori e Dio. Il suo vivo ricordo è presenza che annuncia il vero senso della vita, l’unico valore: perdersi per Dio e in Dio. “ Chi perde la propria vita la ritroverà ”. Ci sembra d’aver ritrovato noi stessi e Dio in colei che non ci ha lasciati, ma misteriosamente ci ha portati con sé. 
  Le umilissime Sorelle 
del Monastero di Rosolini 
 D. S. B. 


Testamento spirituale di Suor Maria Serafina Rubbera
Cara Comunità, non piangete per me. La mia vita terrena si sta chiudendo nel Cuore del mio Gesù assieme al mio spirito. Sentitemi vicina e parlatemi ancora. Io vi amerò dal cielo così come vi ho amato in terra. Gioite, un giorno ci troveremo lassù. Quand’io lascerò la terra fate molti suffragi per l’anima mia tenendo conto delle enormi responsabilità di cui devo dare stretto conto. Vi domando perdono di quanto non ho fatto per la vostra santificazione e per i cattivi esempi che vi ho dato. Pregherò il caro Sacro Cuore che rimedi Lui ai difetti apportati alla Comunità dalle mie deficenze. La vostra devozione al Cuore di Gesù cresca sempre più. Nella mia vita non ho desiderato nulla. Solo il trionfo del Cuore di Gesù e del Santuario. Che questo Cuore sia da tutti amato e conosciuto. 

 Fonte:
“Cinquant'anni di storia 1959-2009, Monastero della Visitazione di Santa Maria-Santuario Sacro Cuore di Gesù di Rosolini”, a cura della Federazione dei Monasteri della Visitazione dell'Italia Centro-Sud. Giugno 2009


LAUS  DEO

Pax et Bonum 


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano