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venerdì 25 marzo 2016

MODELLO DI NOVIZIO FRA CANDIDO MARIA DA MAZZARINO CAPPUCCINO - PARTE SESTA.




XI 
Silenzio 

L’esercizio di talune virtù esercita un’influenza particolare sul progresso dell’anima nella via della perfezione. Tra esse, delle prime, il silenzio. 
L’anima che s’effonde facilmente ed ama di parlare, difficilmente può santificarsi. Occorre frenare la lingua, se si vuole apprendere a parlare con Dio e ad ascoltarne la voce. Il silenzio è virtù essenziale per il religioso, obbligato dal suo stato a tendere a perfezione. Senza silenzio non c’è raccoglimento, non c’è spirito di preghiera, non vita di santità, né religiosa. L’Apostolo San Giacomo è molto esplicito al riguardo: << Se qualcuno crede di essere religioso, e non sa frenare la sua lingua, la sua religione è vana >>. 
Fra Candido, per quanto ancora giovanetto, lo comprese bene, e praticò in maniera ammirabile quest’eletta virtù. 
I suoi compagni sono unanimi nel rilevarlo. << Era di perfetto silenzio e di rigorosa modestia >> dice uno (1); e un altro di maggior esperienza - Padre Agostino da Sortino, suo Direttore di Modica - dice: << Era buono, silenzioso, puro come un angelo, ingenuo come un bambino >>. 
Sembrava che nel silenzio ritrovasse se stesso e le gioie più pure della sua anima: << La sua indole - ci afferma uno dei giovani (2) - l’inclinava alla solitudine, e nel silenzio trovava la sua delizia >>. Con parole un po’ diverse un altro (3) aggiunge: << Era silenzioso, amante del raccoglimento e del ritiro >>. E ci teneva molto egli a che il silenzio fosse osservato quando era di dovere, in convento e fuori, << né c’era verso allora che dicesse una parola >>, come assicura altro compagno (4). 
Si capisce come per lui l’andare in giro - o fare l’ufficio di frate mosca, al dire di San Francesco - fosse abominevole, e come trovasse il cielo nella sua celletta. I suoi stessi compagni, per quanto giovanissimi, anche questo notavo bene. 
<< Parlava poco - ci assicura uno (5) - né si vedeva mai in giro pei corridoi >>. Un altro conferma: << non lo vidi mai parlare nei corridoi, e se interrogato, rispondeva con molta brevità >> (6). Lo stesso dice un terzo: << Non ricordo d’averlo mai visto parlare nei corridoi; ma quando in genere parlava, lo faceva piano e per cose serie >> (7). 
E’ notevole in un ragazzo non solo l’amore del silenzio, ma altresì la cura di parlare sottovoce, quando occorreva dire qualche cosa. << Amava parlar poco - ci conferma uno dei giovani (8) - anche nelle ricreazioni, né la sua voce spiccava mai su quella degli altri >>. E’ testimonianza unanime di tutti: << Parlava poco e piano >> (9). Il suo dunque era un silenzio di virtù e di volontà, non di natura. Una volta uno dei compagni (10) lo incontra nel corridoio e lo ferma per dirgli una parola. 
- Me la direte nella ricreazione - egli risponde. 
Disputava di rado, e sempre calmo; anzi << nelle dispute accalorate si ritirava in disparte >> (11). Alle ricreazioni prendeva parte, com’era giusto; rideva volentieri e talora parlava; ma poiché si sorvegliava diligentemente, le sue parole, il suo sorriso e i suoi atteggiamenti differivano da quelli degli altri. << Nello scherzo era piacevole e modesto >>, ci fa notare uno (12); anzi, al dire d’un altro (13) << stava sempre composto e allegro, né parlava inutilmente >>. 
Il facile parlare dissipa lo spirito e rivela un carattere leggero, che talora rischia di turbare la carità. Invece di Fra Candido è assicurato esplicitamente che << mai uscì parola offensiva della sua bocca >> (14). Il che - bisogna convenire - non è piccola cosa. Racconta in compagno: << una volta lo vidi che stava in silenzio durante la ricreazione. >> 
>> - Fra Candido, perché non parlate? - gli chiesi. 
>> - Dobbiamo parlare di cose serie - mi rispose - e non di sciocchezze - >> (15). 
Diamo adesso uno sguardo al suo Diario, dove nota i movimenti del suo spirito si trova l’eco delle lotte per l’acquisto delle virtù. Il 2 Marzo 1935 c’è questa assennata considerazione: << Oggi è giorno di ritiro, e perciò di silenzio; ma nondimeno non si sta in silenzio, perché si è in continuo colloquio con Gesù >>. 
Ecco il segreto del suo abituale raccoglimento e il motivo del suo tanto notato silenzio. Non parlava all’esterno e non sentiva il bisogno, perché in fondo al cuore era deliziato da un colloquio divino e assorbito da un’attenzione celestiale. 
Né si fidava di sé stesso, pur sorvegliandosi con diligenza. Spesso pregava i compagni di avvisarlo quando mancava al silenzio: << Una sera - dice uno dei giovani (16) - poco prima d’ammalare, mi pregava d’avvertirlo quando mancava al silenzio >>. 
Per quel che dipendeva da lui poi, aveva cura a che il silenzio fosse osservato anche dagli altri. Appunto per la sua esattezza ed esemplarità - ed anche perché ben visto da tutti - spesso veniva incaricato dell’ufficio di decano, e come tale influiva a farlo stimare. Infatti assicura uno (17) che << quando era decano insisteva perché osservassimo il silenzio, specialmente in coro e in cappella >>. 


XII 
Modestia 

Poiché amava tenersi << in dolci colloqui con Gesù >>, preferiva stare ordinariamente in silenzio, affinchè nel raccoglimento avesse potuto sentire la voce di Dio. Ma il solo silenzio non basta per chi vuole familiarizzare con Lui. Se sono frenati gli occhi, lo spirito divaga e si dissipa. La vista esercita un influenza decisiva in questo campo. Fra Candido vi contrapponeva la barriera insormontabile della modestia. Raccolto in sé, con gli occhi bassi e la lingua muta, si godeva la pace e la gioia dell’unione con Dio. << Usava modestia estrema nelle parole, negli sguardi e nei gesti >>, ci dice un compagno (18). 
Ed era forse più la modestia che il silenzio a colpire i circostanti, per cui altro compagno dice: << Stava modesto e calmo >> (19). E il Padre Benigno da Ragusa - ch’era vice Maestro - scrive: << Ciò che accresceva maggiormente la mia sorpresa, era la sua rigida modestia, così difficile ai principianti >>. 
Internamente egli lavorava affinchè questa modestia fosse perfetta. Il 9 Giugno nel Diario fa questa considerazione: << Gli occhi sono la finestra dell’anima… Guardando, l’anima non è atta a pregare e non può meditare sui beni dello spirito, perché la fantasia richiama facilmente ciò che ha visto. E allora come può stare raccolta? >>. << Oh com’è grande e sublime - esclama egli - la virtù del raccoglimento! >>. 
La modestia è ornamento della virtù e della pietà, e salvaguardia del fervore e di tutto quel profumo di cielo che si chiama vita interiore. Il noviziato è cominciamento, dove - se si pongono basi solide - c’è da sperare nella costruzione d’un buon edificio di santità. In genere è sempre meglio essere esigenti che remissivi coi giovani, che appunto perché giovani, sono malleabili e di molto rendimento, se saputi guidare. La buona disciplina, permeata d’amore, saldava i loro cuori. Si capisce anche con il Maestro non trattasse tutti ugualmente, ma secondo le forze di ciascuno, applicando il rimedio in proporzione dello spirito di resistenza, ch’egli si studiava d’indagare in ognuno.  
Di questi ultimi era Fra Candido. Mostrandosi esigente con lui e coi suoi pari - per essere più ricchi di doni naturali e di belle disposizioni - otteneva un doppio risultato: di non farli insuperbire né stimarsi buoni, e di fornire un esempio eloquente agli altri.  
In Fra Candido, ch’era tanto esemplare in tutto, la modestia totale e assoluta presentava una deficienza. Semplice e ingenuo, senza malizia e senza pieghe, negli atti primi guardava con facilità. In ciò - bisogna riconoscerlo - era difficile a vincersi con perfezione, essendo un movimento che preveniva la volontà. Infatti quel suo sguardo non era fugace e rapido; ma calmo, limpido, sereno, semplice, come sempre. Per osservare bene la modestia, Fra Candido non lasciava di lottare e di pregare, come si rileva anche dal Diario: << Questa mattina nella Comunione ho fatto proposito di mortificare ad ogni costo i miei sensi, e particolarmente gli occhi e la lingua. Gesù rafforza il mio proposito >>. 
Dopo qualche mese torna sull’argomento: << Ieri sera - scrive ai 27 di Luglio - Il Padre Maestro in cappella m’ha rimproverato perché continuamente manco di modestia, e mi ha castigato con la benda. L’amor proprio voleva dominarmi, ma riflettei al mio torto, e proposi di stare più attento a non aprire gli occhi >>. 
L’attenzione la metteva, ma gli riusciva difficile, perché la natura lo tradiva. Però insisteva: << Questa mattina - scrive ai 12 Agosto - ho proposto d’osservare meglio la modestia e il silenzio >>. In seguito mise ancora più impegno, e decise a qualunque costo voleva riuscirci: << Oggi compie un mese che proposi di emendarmi della immodestia. Mi sono coretto? Non tanto >>. Nelle festività principali dell’anno - come Natale, Pasqua, la Pentecoste , il Mese di Maggio e di Giugno, la Quindicina dell’Assunta, le Stimmate di San Francesco e la sua del 4 Ottobre - il Maestro li incitava alla preghiera e alla mortificazione, affine di ottenere più grazie e più forza di dominarsi e santificarsi. 
Ecco cosa scrive nel Diario: << Nessuna cosa mi si rende più difficile della modestia. Non riesco a frenare gli occhi. Ha ragione il Maestro di rimproverarmi e dirmi che il novizio che non sa frenare gli occhi è un secolare con l’abito religioso. L’ho compreso ed ho rinnovato il proposito d’osservarla puntualmente. Perché non ci riesco? Mi manca la buona volontà… Gesù, fa ch’io sia armato di una costante volontà di riuscirvi! >>. 

(1) Padre Placido da Sortino. (2) Fra Venanzio da Mazzarino. (3) Fra Gerardo da Sortino. (4) Giovanni Stornello, da Calascibetta. (5) Fra Ottavio da Ferla. (6) Fra Graziano da Villarosa. (7) Giovanni Stornello. (8) Fra Cesare da Leonforte. (9) Bernardo Deioma, da Calascibetta. (10) Giovanni Stornello. (11) Fra Giovanni da Palazzolo. (12) Fra Graziano da Villarosa. (13) Fra Candido da Modica. (14) Fra Cassiano da Villarosa. (15) Giovanni Stornello. (16) Fra Marino da Sortino. (17) Fra Cherubino da Sortino. (18) Totò Li Veli, da Mazzarino. (19) Fra Silvestro da Ragusa. 

FONTE: PADRE SAMUELE CULTRERA - MODELLO DI NOVIZIO FRA CANDIDO MARIA DA MAZZARINO CAPPUCCINO SCUOLA SALESIANA DEL LIBRO ROMA 1944 - VIA TUSCOLANA 361 


LAUS  DEO

Pax et Bonum


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano