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martedì 16 agosto 2022

IL PATRIARCA DEI CERTOSINI SAN BRUNO - QUARTA PARTE prima

 IL PATRIARCA DEI CERTOSINI

SAN BRUNO 

PARTE QUARTA PRIMA



BRUNO DI FRONTE ALL’ARCIVESCOVO MANASSE

1075: il potere spirituale del Papa e quello temporale dei Principi da principio a quella lunga contesa che nella storia porta il nome di Lotta delle investiture.

Poco dopo la sua elezione ( 1073 ), nel marzo del 1074 Gregorio VII riprende energicamente la riforma della Chiesa iniziata dal suo predecessore e conferma le condanne da questi inflitte contro la simonia. Nel 1075 rinnova i decreti di lui e li rafforza condannando l’investitura dei vescovi fatta da Principi temporali. In Francia il Legato incaricato di applicare il decreto pontificio è un uomo inflessibile e persino spietato: chiamasi Ugo di Die. Il suo compito è ingrato; nondimeno lo assume risolutamente . Un giorno si scriverà di lui che fu << l’uomo più detestato del XI secolo >> e lo soprannominerà << l’ascia della Chiesa >> in Francia.

Per ordine del Papa, Ugo deve convocare una serie di Concili regionali in cui ai vescovi sospetti di simonia sarà intimato di comparire in giudizio e coloro che saranno giudicati colpevoli verranno deposti dalla carica e sostituiti con vescovi onesti. Il primo di tali Concili si tenne ad Anse presso Lione nel 1075. Da detto anno nel nome del Papa la lotta contro il terribile flagello della simonia era iniziata, e ognuno prendeva posizione di fronte alla riforma voluta dal Sommo Pontefice. 

Nell’estate del 1076 tenevasi il Concilio di Cleremont. Il prevosto del Capitolo metropolitano di Reims, che chiamavasi Manasse come il suo arcivescovo, andava spontaneamente a presentarsi a Ugo di Die e, accusatosi di aver comperato la carica al principio del 1075 dopo la morte del prevosto Ulderico, umilmente chiedeva perdono.

Certamente in occasione di tale incontro il prevosto Manasse informò Ugo di Die della drammatica condizione in cui l’arcivescovo Manasse con le sue rapine e violenze aveva ridotto la diocesi remerese: dilapidazione dei beni ecclesiastici, arbitrarie estorsioni a discapito del clero sia secolare che regolare, traffico di cariche e di benefici , scomuniche fulminate contro gli oppositori… Un intervento dell’autorità s’imponeva. Si deve forse tale protesta e per evitare l’ira dell’arcivescovo il fatto che negli ultimi mesi del 1076 parecchi ragguardevoli personaggi volontariamente esularono da Reims a rischio di perdere cariche e beni? Ebal ( o Hebal ovvero Eblon ), conte di Roucy-sur-l’Aisne, offrì ad essi asilo. Son noti i nomi di alcuni di codesti protestatori: Manasse il prevosto, Bruno, Rodolfo Le Verd e Fulcoio il Monocolo; e certamente non erano gli unici. 

Ben presto la tensione tra l’arcivescovo e gli esuli giungeva ad un punto critico. Gregorio VII, informato dello stato di cose, risolse d’intervenire, e lo fece con prudenza e moderazione. Se il 25 marzo 1077 incaricava il vescovo di Parigi di far la raccolta dei documenti aventi per oggetto parecchie scomuniche, apparentemente ingiuste, fulminate da Manasse, egli tuttavia continuava a considerare l’arcivescovo quale legittimo Pastore della Chiesa di Reims: il 12 maggio dello stesso anno 1077 lo sceglieva ancora, insieme con Ugo, abate di Cluny, per presiedere, a fianco di Ugo di Die, al Concilio che stava per radunarsi a Langres. 

Ma improvvisamente lo stato di cose si capovolse. La proposta di un Concilio a Langres venne annullata. Lo si sarebbe tenuto ad Autun il 10 settembre 1077, e il vescovo Manasse, invece di presiedervi quale giudice, vi era citato come accusato. Egli ricusò di comparire in giudizio. Ma gli esuli di Roucy, tra i quali si trovavano  il preposto Manasse e Bruno, vi si presentarono: essi accusarono il proprio arcivescovo d’aver usurpato per simonia la sede arcivescovile di Reims e d’aver consacrato, nonostante il formale divieto del Papa, il vescovo di Senlis che aveva ottenuto la sede vescovile per investitura laica dalle mani del Re di Francia. Il vescovo Manasse venne << sospeso >> dall’ufficio dei Padri conciliari, << quia vocatus ad Concilium ut se purgaret, non venit… perché, citato al Concilio per giustificarsi, non venne >>.

Manasse rispose prontamente con severe rappresaglie nei riguardi dei membri del clero remese che si erano recati ad Autun. Ugo di Flavigny nella sua Chronique riferisce che << durante il loro viaggio di ritorno l’arcivescovo tese non pochi agguati ai canonici di Reims che lo avevano accusato al Concilio, di poi ne saccheggiò le abitazioni, vendette le loro prebende e s’impadronì dei loro beni >>.

Nonostante la sospensione fulminata dai Padri del Concilio d’Autun, la controversia tra il vescovo Manasse e i suoi canonici non era pienamente risolta: tutto si svolse come se il Capitolo metropolitano di Reims ed il Legato Ugo di Die avessero sentito l’urgenza di illuminare  Gregorio VII. Se si accetta quanto dice Marlot nella sua Histoire de l’Eglise de Reims, il Capaitolo della cattedrale avrebbe allora mandato Bruno stesso ( e forse anche Manasse ) a Roma per testimoniare direttamente dinanzi al Papa degli eccessi dell’arcivescovo… Checché ne sia, un resoconto ( o due lettere secondo certi autori ) di Ugo di Die ci mostrano la posizione del prevosto e di Bruno nella resistenza del vescovo. 

<< Raccomandiamo alla benevolenza di Vostra Santità, scrive il Legato a Gregorio VII, Manasse, amico nostro in Cristo, il quale nel Concilio di Clermont rassegnò a noi la carica di prevosto della Chiesa di Reims, da lui mal acquistata; lo raccomandiamo il signor Bruno, maestro onestissimo della Chiesa di Reims. Ambedue meritano di essere dalla vostra autorità confermati nelle cose di Dio, poiché sono stati fatti degni di patir contumelie per il nome di Gesù. Vogliate pertanto servirvene come di consiglieri che potranno in avvenire giovare alla causa di Dio, e di cooperatori per quel che riguarda la nazione francese… >>.

In tale documento possediamo un valido e preziosissimo  attestato della stima di cui godeva Bruno presso il Legato e presso tutti ( tranne l’arcivescovo simoniaco ) a Reims . Perché Ugo di Die tributasse a qualcuno un elogio sì formale: << La sua è irreprensibile >> o << maestro onestissimo della Chiesa di Reims >> occorreva che nessun’ombra avesse mai offuscato la sua condotta. La fede e le virtù, come altresì l’integrità di Bruno erano dunque incontestabili… Al di sopra di quel fosco tempo della Chiesa remese egli si arse come un essere puro, non intaccato da alcun compromesso. 

In realtà Gregorio VII non confermò immediatamente il giudizio del Concilio d’Autun: la Chiesa romana, egli scriverà poco dopo, suole agire secondo << la giusta misura  della discrezione  piuttosto secondo il rigore dei canoni >>. Inoltre al Papa è nota la tendenza del suo Legato alla severità. Non ha forse questi giudicato con troppa rapidità, spento il lucignolo di cui avrebbe potuto ravvivare la fiamma? Gregorio VII risolse pertanto di prender personalmente in esame la causa di Manasse come anche quelle di altri sei vescovi condannati da Ugo di Die. A tal fine li convocò a Roma e li invitò a giustificarsi. Il conte Ebal di Roco e Ponzio, uno dei canonici di Reims, vi si recarono anch’essi, al fine d’informare direttamente il Vicario di Cristo di quel che avveniva a Reims. Difficile fu a Roma la discussione. Il principale argomento che Manasse osò addurre in propria difesa fu che la sua condanna rischiava di causare uno scisma nello stesso regno!… In fine Manasse prevalse sui suoi accusatori. A costo d’un giuramento prestato << sul corpo di San Pietro >>, egli ottenne perdono da Gregorio VII, il quale il 9 marzo 1078 inviava al Legato la lettera seguente:

<< Poiché è consuetudine della santa romana Chiesa, cui sebbene indegni, per mandato divino prestiamo la nostra opera, di tollerare certe cose e dissimularne altre, usando moderazione piuttosto che attenerci al rigore dei canoni, abbiamo trattato non senza grande fatica le cause dei vescovi di Francia e Borgogna sospesi o condannati dal nostro Legato Ugo di Die. Di conseguenza restituiamo nel suo grado e ufficio Manasse arcivescovo di Reims - imputato di molte cose e che aveva ricusato di presentarsi al Concilio cui era stato citato dal vescovo Ugo di Die, non essendoci la sentenza pronunziata contro di lui sembrata conforme alla gravità ed alla consueta clemenza della Chiesa romana - dopo che egli ha prestato sul corpo di San Pietro il seguente giuramento: - Io Manasse, arcivescovo di Reims, non per orgoglio ho ricusato di venire al Concilio d’Autun al quale mi aveva citato il vescovo di Die. Se sarò chiamato per il tramite di un messo o mediante lettera della Sede Apostolica, non farò ricorso ad alcun ripiego o frode per esimermi dal presentarmi, ma verrò e lealmente mi sottometterò alla decisione ed al giudizio della Chiesa. Che se Papa Gregorio od il suo successore vorrà che risponda  dinanzi al suo Legato delle accuse mossemi, lo farò con la medesima sottomissione. Lealmente inoltre adopererò i tesori, le risorse ed i beni della Chiesa di Reims, a me affidata, ad onore di codesta stessa Chiesa e non li alienerò affinché non mi si possa accusare di mancare alla giustizia >>. In tal modo Manasse venne incluso nella sentenza d’indulgenza e di misericordia che chiuse l’inchiesta ed il processo dei vescovi. 

Codesta clemenza del Vicario di Cristo non andava a genio al Legato Ugo di Die; non ne avrebbe avuto forse discapito la sua autorità? Egli quindi, non senza una certa amarezza, scrisse al Papa, lasciando trapelare il suo dissapore: << Vostra Santità provveda a che non si faccia ingiuria più a lungo ed in un modo così obbrobioso: simoniaci o colpevoli da noi sospesi o deposti od anche condannanti corrono facilmente a Roma; e da detta città, ove avrebbero dovuto provare un maggior rigore di giustizia, ritornano quasi pienamente riconciliati; e coloro che prima non osavano peccare neppur lievemente, di poi si abbandonano ad un traffico molto redditizio, tiranneggiando le Chiese ad essi affidati. Santissimo Padre, pregate per me, inutile servo di vostra Santità >>.



Andrè Ravier


Continua..


LAUS DEO


Francesco di Santa Maria di Gesù

Terziario Francescano