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domenica 7 agosto 2022

IL PATRIARCA DEI CERTOSINI SAN BRUNO PARTE TERZA seconda

 IL PATRIARCA DEI CERTOSINI

SAN BRUNO 

PARTE TERZA SECONDA



La scelta tornava a grande onere per Bruno. L’esser chiamato in sì giovane età ad assumere un ufficio tanto delicato significava che Herimann aveva scoperto in lui non solo singolari capacità per l’insegnamento, ma altresì doti di abilità e persino di governo. Bruno invero non aveva che ventisei o ventotto anni; ed Herimann non avrebbe così di proposito rivolto i suoi sguardi su un uomo di quell’età, se nel proporre la nomina di lui all’arcivescovo Gervasio non fosse stato certo di avere il consenso implicito del corpo insegnante e degli stessi studenti delle scuole remesi. Inoltre sapeva meglio d’ogni altro quale fosse la fama di dette scuole in tutto il mondo cristiano: in quel tempo Reims era uno dei centri intellettuali più celebri dell’Europa e doveva ad un giudizioso reclutamento dei docenti il mantenimento di quell’alta reputazione. Bisognava che Bruno avesse dato prova delle proprie attitudini nelle secondarie incombenze affidatigli per essere preposto, nonostante l’età giovanile, alle scuole di Reims quale << summus didascalus >>. La scelta dell’arcivescovo Gervasioera indovinata. Per circa vent’anni Bruno brillò a capo dell’insegnamento remese, sì da ricevere un giorno da Ugo di Die, Legato di Gregorio VII, il titolo molto onorifico di << Remensis Ecclesiae magistrum >>. Nel chiostro della cattedrale ove il maestro insegnava affluirono i discepoli, parecchi dei quali vennero elevati alle più alte dignità ecclesiastiche: Eudes di Chatillon che, al pari di Bruno, fu canonico di Reims, entrò nell’abbazia di Cluny e vi divenne priore, fu poi creato cardinale-arcivescovo di Ostia ed infine eletto Papa col nome di Urbano II; citiamo altresì tra i numerosi prelati ed abati: Rangerio, che sarà vescovo di Lucca; Roberto, vescovo di Langres; Lamberto, abate di Pouthières; Maynard, abate di Coméry; Pietro, abate dei canonici regolari di Saint-Jean-des-Vignes…

Tutti codesti personaggi più tardi nei Titoli Funebri riconosceranno di esser debitori a maestro Bruno del meglio della formazione. Leggiamo qualcuno dei propri attestati: << Io, Rangerio, desidero offrire le mie suppliche a Dio Onnipotente, affinché egli, che lo adornò di tanta grazia e di sì grande pietà, gli conferisca altresì la corona secondo il merito della sua fede. Inoltre per un particolare obbligo e speciale predilezione celebrerò l’anniversario…>>. << Io, Lamberto, abate del monastero di Pouthières, sono stato discepolo di codesto esimo maestro Bruno nell’apprendimento delle lettere fin dai primi anni della mia vocazione religiosa; non cesserò di serbar memoria di un padre sì buono, cui devo la mia formazione >>. << Nel venire a conoscenza del sereno transito del vostro santo padre e mio maestro Bruno, dal cui labbro ho appreso l’insegnamento d’una sana dottrina, dice Pietro, abate del monastero di Saint-Jean-des-Vignes a Soissons… mi son rattristato, ma ho altresì gioito perché egli ha trovato il riposo e vive con Dio, come mi viene dato di arguirlo dalla purezza e perfezione della sua vita passata, a me abbastanza nota >>. L’attestato di Maynard, priore del monastero di Corméry, è tanto più commovente in quanto allorché gli venne comunicata la notizia della morte di Bruno si accingeva a partire per la Calabria: desiderava di riveder Bruno ed << aprirgli il proprio animo >>. Tale proposito ci mostra quanto profondo fosse l’influsso di Bruno fin dal tempo della sua dimora a Reims. << L’anno 1102 dall’Incarnazione del Signore, alle calende di novembre ho ricevuto questo rotolo e vi ho letto come l’anima, spera beata, dal mio carissimo maestro Bruno, perseverando nella vera carità, abbia abbandonato la vita transitoria di questo secolo e raggiunto sulle ali delle sue virtù il regno dei cieli. Certo ho gioito della fine gloriosa di un uomo sì grande; ma dato che era mia ferma intenzione di recarmi quanto prima da lui per vederlo ed udirlo, per confidargli tutti i moti della mia anima e consacrarmi insieme con voi alla Santissima Trinità sotto la sua guida, mi son turbato oltre ogni dire alla nuova del suo inatteso transito, e non sono riuscito a trattenere le lacrime. Io, ripeto, Maynard, assai indegno priore di numerosi monaci nel monastero di Corméry, sono oriundo della città di Reims, ho seguito per alcuni anni i corsi di Bruno e con la grazia di Dio ne ho tratto gran profitto. Son grato a Bruno dei progressi fatti; e se in questa vita non ho potuto manifestargli la mia riconoscenza, almeno al presente desidero di farlo  per la sua anima. Finché avrò vita serberò, dunque, memoria di lui e di tutti coloro che lo hanno amato in Cristo….>>. A codesti meravigliosi attestati di riconoscenza e di fedeltà bisognerebbe aggiungere certi atti o gesti di suoi antichi allievi che da sé e senza bisogno di parole o di scritti manifestano l’influsso profondamente spirituale di maestro Bruno: tale la designazione del vescovo simoniaco Manasse; tale altresì la chiamata di lui a Roma da parte del Papa Urbano II … Riferiremo codesti fatti a suo tempo. Conteniamoci ora di spigolare nei Titoli Funebri qualche elogio tributato a Bruno da coloro che lo hanno conosciuto: << Superava i dottori ed era loro maestro >>… << Filosofo incomparabile, luminare in ogni scienza >>… << Ebbe, questo dottore, la forza del cuore e quella della parola sì da superare tutti i maestri; la sapienza risiedé tutta in lui; quanto affermo è noto a me e, con me, a tutta la Francia >>… << Maestro dal fine intuito, luce e guida nella via che conduce alle vette della sapienza >> … <<  Il suo insegnamento rifulse nel mondo >> … << Onore e gloria del nostro tempo >>. Anche tenendo conto delle amplificazioni letterarie, abituali in tal genere di elogi, Bruno ci viene presentato come un uomo che innegabilmente ha contrassegnato la cristianità del suo tempo. I Titoli insistono sul valore della sua dottrina: << Dottore dei dottori >>, << Fonte di dottrina >>, << Profonda sorgente di filosofia >>, -- sull’irradiazione del suo pensiero spirituale, della sua sapienza >>: << Perla di Sapienza >>, << Esempio dei buoni >>, << Modello di vera giustizia, di scienza e di filosofia >>, -- sulla conoscenza che aveva della Sacra Scrittura  ed in modo specialissimo del Salterio: << Dotto esegeta del Salterio e, filosofo chiarissimo >>, << Egli, ebbe la scienza del Salterio e, dottore, istruì non pochi discepoli >>, << In passato sommo maestro nelle scuole della Chiesa di Reims, perito autorevolissimo in ciò che riguardava il Salterio e nelle nostre scienze, fu per lungo tempo una colonna di tutta quella metropoli >>.

Oltre ai testi di capitale importanza e certamente autentici di cui parleremo più in là: la Lettera a  Rodolfo Le Verd, la Lettera alla Comunità di Certosa e la Professione di fede, due opere ci sono pervenute sotto il nome di Bruno: il Commento delle Lettere di San Paolo e il Commento dei Salmi. Se esse sono autentiche, come ci sembra certo, probabilmente appartengono al periodo della vita di Bruno docente. Ma sia l’una come l’altra opera, soprattutto il Commento dei Salmi, potrebbero non essere state altro che le note delle lezioni di Bruno professore di Teologia. E forse osar troppo se pensiamo che anche se dette note non fecero parte delle poche cose personali che Bruno conservò e di poi portò con sé nel lasciare Reims, almeno si ricordava dell’insegnamento impartito, -- ne abbia vissuto ancora in Certosa e parimenti in Calabria, -- e che senza dubbio non abbia cessato di migliorare le sue cognizioni e di perfezionarle per uso proprio e degli eremiti, suoi confratelli? E’ anche questa un’ipotesi? Siamo che fin dal tempo della docenza a Reims Bruno dinanzi ai discepoli eccelleva nella conoscenza dei sacri testi ed in modo specialissimo del Salterio; e siamo non meno certi che sia in Certosa, sia in Calabria abbia gioito d’aver dei confratelli << dotti >> ed abbia orientato i suoi eremiti verso lo studio della Bibbia. Ai conversi di Certosa al termine della sua vita scriverà queste mirabili parole: << Mi rallegro per il fatto che, sebbene non abbiate la scienza delle lettere, l’Onnipotente Iddio scrive col suo dito nei vostri cuori non solo l’amore, ma anche la conoscenza della sua santa legge….>>; anch’essi mediante l’obbedienza, l’umiltà, la pazienza, il << puro amore del Signore >> e << l’autentica carità >> raccolgono << saggiamente il frutto soavissimo e vivificante delle Divine Scritture >>. Nulla poteva farci meglio comprendere a qual punto Bruno facesse dipendere tutta la sua spiritualità e la santificazione dell’anima della conoscenza  della Scrittura. Senza dubbio in Certosa come nell’eremo di Calabria tale conoscenza era più nettamente orientata verso la contemplazione; ma poteva non continuare, prolungare, approfondire l’insegnamento di Reims?


Andrè Ravier


Continua..


LAUS DEO


Francesco di Santa Maria di Gesù

Terziario Francescano