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martedì 4 marzo 2014

SUOR VERONICA BARONE 1856 - 1878 L'ESTATICA CAPPUCCINA DI PADRE PIO LA SCALA DA MAZZARINO MIN. CAPPUCCINO - TESTIMONIANZE .




SUOR VERONICA BARONE 
1856-1878 
L'ESTATICA CAPPUCCINA 
di 
Padre Pio La Scala 
da Mazzarino 
Min.Cappuccino. 
Testimonianze

Testimonianza n°1 
Noi qui sottoscritti genitori di Suor Veronica Barone, sorella ed amici, attestiamo che più di sette anni continui essa si asteneva, per Grazia Divina, da ogni cibo, anzi, diciamo che mai in tal tempo si nutriva di pane, di carne, di pasta, di brodo, di latticini e di altro alimento necessario, ma solo a tempo di uva e di ciliegie ne mangiava ora 3, ora 5, ora 7 acini, alludendo a qualche mistero in certi giorni, quando dalla Madonna le veniva permesso. E certifichiamo pure che per Lei la Santa Comunione era quale cibo spirituale e corporale. Per quanto il Vescovo Monsignor Morana, una volta la proibì di comunicarsi, all’indomani nell'ora determinata, quando soleva farsi la Santa Comunione, lo stesso Vescovo presente, il Confessore di essa M.R.P. Giuseppe Maria da Vizzini e due medici, costatarono il fatto, la videro prima morta e senza segni di vita, poi appena il Vescovo le permise di comunicarsi, ritornare in piena vita, come se avesse fatto un lauto pranzo, rimanendo tutti meravigliati. Ciò attestiamo con fede e consci dei fatti accennati.    
Francesco Barone 
Vincenza Cicero Barone 
Giovanna Barone 
Padre Benedetto Capuana 
Padre Giovanni Livolti, Capp. 
Sig.ra Mariannina Morello 
Sig.ra Mariannina Mondelli 
Dottor Vito Rinaldi 

Testimonianza n°2
Io Padre Eugenio (Scamporlino)da Sortino, Cappuccino, dichiaro di aver veduto riflettere sul volto di Veronica dei fasci di luce che venivano da una Immagine della Madonna poggiata sull'altarino della cella, dimostrando chiaramente lo spirito di santità e di perfezione di quella angelica creatura. 
Padre Eugenio Scamporlino da Sortino Ex-Provinciale Cappuccino 

Testimonianza n°3
Manoscritto del Padre Confessore di Suor Veronica Barone, Padre Giuseppe da Vizzini. E' tempo ormai, dietro tre anni di penosa vita, esporre alla presenza del cospetto divino e dar notizia ai miei Superiori, affinché esaminino a rigoroso scrutinio il piccolo mio servizio e travaglio. Dopo tre anni io ritenevo di altissima diligenza ed insieme ripugnanza nel credere sì preziosi fatti. Oggi son costretto per comando divino, quantunque insufficiente d'ingegno e perciò stesso disadorno d'ogni virtù e pur contro voglia devo scrivere. Febronia di anni undici, figlia di Francesco Barone e Vincenza Cicero, l'anno 1869, lì 13 Luglio nella chiesa di San Giovanni Battista, mentre profondamente e con tutto amore adorava il Crocifisso, vide uscire dal Cuore del Crocifisso uno splendore che le si faceva conoscere in forma di una grandiosa stella. Io nel sentire la bella notizia, la respingo aspramente la prima e la seconda volta. Il 13 Settembre dello stesso anno appare la stessa visione e nel mezzo dello splendore vedeva una mano che le offriva una Croce. Il Direttore (padre confessore) che conosceva l'indole della ragazza, la purità e la ingenuità del cuore, perché aveva 4 anni che la confessava, non la respinse, né tampoco la contentò, ma solo disse: ben pensa ciò tre volte al giorno. Al 18 Maggio 1871 alle ore 20 fu iniziata a prepararsi ad una guerra, dessa cantava le canzoncine delle figlie di Maria ed invece di manifestare ciò che aveva ricavato, diceva che doveva morire, sonavano le 23 della stessa giornata, incomincia un contorcimento entro le gambe con dolore così atroce che sembrava voler morire. Allora accorse il Dottor Inquante, il Dottor Salvatore Galante e d'accordo dicevano essere una perniciosa, e così diedero una buona dose di solfato. Intanto i dolori si avanzavano d'ora in ora per lo spazio di cinque giorni, i contorcimenti erano alquanto spaventosi che sembrava di momento in momento morire in quell'istante. Si chiamò il Dottor Salvatore Galante ed ordinò un bagno freddo ed altre medicine; subito è seguito, ma nessun effetto del bagno, ed i medicamenti li buttava subito fuori. Rimanevano altri quattro giorni alla festa dello Spirito Santo, al primo giorno stette ore 24 in croce, si vedeva di lei corpo quasi lividito, di poi stette in un estasi e faceva vedere che Maria Santissima le dava da mangiare, ora le voleva dare il Bambino e lo confessò essa stessa, in tutti i nove giorni stette senza alcun cibo. Dessa non ascoltava per niente voce alcuna, ma ascoltava la voce dell'ubbidienza. Un giorno di Giugno, solennità della Santissima Trinità, mi disse che doveva prepararsi per l'Ottava del Corpus Domini e ciò mediante una voce che le penetrava il cuore.....(il rimanente della testimonianza di Fra Giuseppe da Vizzini è stata omessa dall'autore in questa biografia tra i Documenti in quanto già ampiamente anticipato in più parti nei diversi capitoli sulla vita della Serva di Dio). 
Padre Giuseppe da Vizzini Cappuccino 

Testimonianza n° 4
Relazione di Sua Eccellenza Rev.ma, Monsignor Giovanni Blandini, Vescovo di Noto.  
(Lettera diretta al fratello di Suor Veronica) Rev.do Padre, Come vi promisi, comprerò a mio conto una decina di copie della vita (di Suor Veronica) che sarà stampata. Intorno a Suor Veronica ecco quello che a me consta di coscienza. Predicando io nel 1868 la Quaresima nella Chiesa di San Giovanni Battista in Vizzini ed istituendovi la Pia Unione delle Figlie di Maria, tra le altre fanciulle aggregai vostra sorella, piccola di età, gracile, ma devota, modesta e pia, che portava, mi pare, il nome di Febronia, Patrona principale di Palagonia, mio paesello natio. Chiestasi da me la ragione di quel nome ch'è comune in Palagonia, e nuovo nei comuni della Provincia di Catania mi pare abbia io avuto in risposta che uno dei genitori della fanciulla avesse avuto origine dalla terra mia natale. Ebbene, allora dissi come la orientale Febronia, nata e cresciuta e martirizzata in Sinopoli, fu, al tempo che imperava al mondo Diocleziano e reggeva quella Chiesa Sant'Efrem il Siro, tanto pia, bella, modesta da correre in oriente ed anche all'occidente, per esempio in Francia, il motto laudativo a favore di qualche donzella pudica e pia dicendole; è dessa una Febronia; così auguro che questa piccola fanciulla, sotto la guida della Regina delle Vergini, divenga modello di pietà, di modestia, di ogni altra più bella virtù. Non seppi nulla di lei sino al Novembre 1872, quando accompagnai da segretario, Monsignor Vescovo Morana, il quale, passati taluni giorni, m'incaricava di visitare una giovane, Terziaria Cappuccina, di cui il confessore e direttore di lei Padre Giuseppe da Vizzini, avevagli assicurato mirabilia per doni gratis dati di contemplazioni, di estasi, di rivelazioni. Era la Febronia di una volta, che vestendo il vostro abito Cappuccino e professatasi Terziaria, aveva mutato il suo nome in quello di Suor Veronica. Io feci umile resistenza al comando del mio Vescovo sottomettendogli: primo, che il buon padre Giuseppe credevo troppo esagerato e di facile contentatura a favore della sua penitente; secondo, che mi dava sospetto quel grande scalpore e sconveniente pubblicità che si dava in Vizzini di fenomeni e fatti straordinari supposti in persona di una giovinetta quando Sacramentum Regis (pur essendovi di certo) abscondere bonum est; terzo, che io sentiva fortissima repugnanza da semplice sacerdote, visitare donne per quanto fossero tenute in concetto di santità specialmente zitelle; e da Segretario Vescovile reputava imprudenza accreditare con la mia visita le dicerie del volgo, che levava al Cielo la giovinetta, quale creatura privilegiata, e mistificazioni ed iperboli del Cappuccino padre Giuseppe, i prodigi intorno ad una giovane isterica, infermiccia, illusa e fanatizzata. Ma quel santo Vescovo (Monsignor Morana), insistette ed io mio malgrado, aggiungo con prevenzione contraria, mi recai di consenso al padre confessore in casa di Suor Veronica, che volle, per consiglio di tale religioso da me conosciuto sì buono, ma molto facile ad ammettere il soprannaturale pur nei fatti naturali ed ordinari meco conferire in segreto. L'abboccamento colla inferma giovane che giaceva da parecchio tempo a letto senza forze, estenuata dal digiuno involontario, perché nessun cibo poteva ritenere, né per lo più inghiottire, durò meno di un quarto d'ora, ma mi parve sufficiente ad apprezzare le virtù veramente non comuni della Suor Veronica. Sentii pertanto obbligo in coscienza nel mio rapporto al Vescovo, assicurare che davvero colei era un'anima privilegiata, deducendolo non tanto dai doni gratuiti straordinari riferiti dal suo direttore Padre Giuseppe e dei quali io non volli affatto chiedere alla giovane suora, quanto alla modestia angelica, dalla semplicità infantile, dalla sapienza mirabile onde essa mi accennò di Dio e della Vita interiore del suo spirito e di tutto l'assieme che mi suscitò ammirazione, edificazione, convincimento profondo della santità di quell'anima da vincere anche quello che avrei provato se le avessi visto operare per divina virtù dei miracoli. Allora il Vescovo Morana, mostrò voglia di andare a visitare lui di persona e conferirle il Sacramento della Cresima, siccome gliene aveva dato preghiera il Padre Giuseppe. Io gli sottoposi che a provare se in realtà fosse vero secondo le relazioni avute dal detto Padre Giuseppe che la inferma per quanto naturalmente impossibilitata a muoversi di letto, spesse volte al solo comando di ubbidienza impostole pel passato dal suo direttore, si sarebbe levata non solo dal letto della sua infermità, ma coi suoi piedi recata alla non molto vicina chiesa dei PP.Cappuccini per comunicarsi, Monsignor Vescovo le avesse imposto l'ubbidienza di levarsi e venire essa in casa ove era il Vescovo di alloggio per essere cresimata anzi che il Vescovo andare per trovare lei. Fu ascoltata la proposta, data l'ubbidienza, ed ecco al domani l'inferma un po' zoppicante sostenuta al braccio da una sua amica, venir su alla casa del Vescovo ed essere cresimata. Quanti erano presenti, il Vescovo compreso, rimasero sorpresi, edificati, ammirati di quella figura di angelo in forma di fanciulla, di corpo gracile, malato, magro, ma nello stesso tempo come irradiato di luce soprannaturale, modestissima nel portamento spirante dal viso una pace e letizia celeste. Ecco quanto de visu io posso attestare; de auditu però so che gli encomii che più volte a me e a tanti altri faceva la buon'anima di mio fratello Gaetano Blandini, Vescovo di Agrigento ed il Reverendo Padre Alfonso Spadaro dei PP.Benedettini di Palazzolo Acreide. L'uno e l'altro trovandosi con il sullodato Monsignor Morana a Vizzini pochi anni dopo che ci era stato egli con me, ebbero incarico di esaminare più volte e riferire intorno alla suddetta serva di Dio. Entrambi istruiti e di vita intemerata, interrogarono, esaminarono, discussero intorno a colei, conchiudendo essere quella un'anima innocente, elevata da Dio ad altissimo grado di perfezione, dotata di spirito penitente, contemplativo, profetico. Il Vescovo, Monsignor Morana, da un canto ingiunse al Padre Confessore, Fra Giuseppe da Vizzini, che cercasse di evitare ogni pubblicità, proibendo le visite della gente alla giovinetta e guardandosi di parlare con chicchessia dei doni straordinari di lei, dall'altro canto incaricò mio fratello, suo segretario, a raccogliere tutti gli scritti della privilegiata creatura, la quale, appena sapendo leggicchiare ed esaurita d'ogni forza corporale per le continue infermità, pure dalla Vergine Santissima illuminata, da San Francesco e da altri Santi, diretta aveva in rozzo carattere ed in istile sgrammaticato scritte moltissime pagine ascetiche e mistiche. 
Il fine di raccogliere tali scritture ed inoltre altri documenti e testimonianze, era d'iniziare quando colei fosse morta, un processo sommario e spedirlo a Roma alla Sacra Congregazione. Avvenne infatti il trapasso di quest'anima beata nei primi del 1878 se non erro; ed udii che voluminoso incartamento fosse stato spedito in Roma al Postulatore delle Cause dei Servi di Dio Cappuccini. Queste sono notizie che io so e vi trasmetto, perché ne facciate l'uso che crediate. Noto, 7 Ottobre 1900. Dev.mo in G.C. Monsignor Giovanni Blandini Vescovo di Noto.


LAUS  DEO

Pax et Bonum


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano