SUOR VERONICA BARONE
1856-1878
L'ESTATICA CAPPUCCINA
di
Padre Pio La Scala
da Mazzarino
Min.Cappuccino.
Testimonianze
Testimonianza n°5
Nos Antonius Morana
Dei et Apostolicae Sedis gratia Episcopus Calathayeronen
Grammichele, 28 Gennaio 1878
Innanzi a me sacerdote Gaetano Blandini, segretario di S.E.R.ma Monsignor Vescovo Antonino Morana, si è presentato il Reverendo Padre Giuseppe Sammartino dei Padri Cappuccini del Convento di Vizzini, qui dimorante, il quale per disposizione del lodato Mons. Vescovo, ha fatto la seguente dichiarazione, premesso il giuramento tacto pectore sacerdotali.
Il giorno 4 Gennaio 1878, di venerdì, circa le ore venti italiane io andai a visitare la mia penitente Suor Veronica Barone, Terziaria Cappuccina, figlia di Francesco e Vincenza Vaina Cicero, la quale Veronica contava 20 anni anni e 19 giorni. La trovai come l'avevo lasciata il giorno innanzi abbattuta, pallidissima, quasi agonizzante. Scoccata l'ora ventuna (h.21), durante la quale sino alle ore 22 aveva soluto avere sempre costantemente ogni venerdì per circa trent'anni un'ora di assedio diabolico, mi avvidi che questa volta, contro il solito, non dava segno alcuno di combattimento o di assedio, ma solamente si lamentava della malattia.
Io, che avevo udito da quattro anni circa, dalla bocca stessa di lei, e meco altri avevan pure ciò saputo che la morte di detta Veronica sarebbe stata vicina a quel venerdì, in cui non si sarebbe verificato il combattimento diabolico, la interrogai: << Veronica, non hai avuto la solita ora di tentazione?>> ed essa mi rispose - << Quando si muore non ci sono tentazioni>>; - ed io a lei: << Dunque ci licenziamo>>, - e lei << Sono pronta>>. Aggiunsi io: << Ma come faremo con tua madre, capace di farti perdere il frutto di tante fatiche?>>, - <<Come fa l'obbedienza>>. .
La madre intanto era ansiosa e temeva qualche disastro, perché sapeva quanto sopra si è detto circa l'epoca della morte di Veronica, ed aveva notato che eran mancati in quel venerdì i soliti segni dell'assedio demoniaco. La tranquillizzai, facendo credere alla madre che il combattimento si fosse verificato.
Tornato da Veronica le dissi: << Chi sa che dopo la mezzanotte ti sentirai più male? Allora mandami a chiamare senza timore>>. Io le avevo detto così, perché il cuore mi faceva temere che Veronica si approssimasse alla sua fine e dissi “dopo la mezzanotte” perché non poche volte avevo visto una positiva mutazione in meglio nella salute di Veronica da una mezzanotte in poi. Veronica rispose: << Sono morta tanto>>.
Mi ritirai in convento e verso un'ora di notte, venne da me il padre di Veronica a dirmi: << Veronica si sente morire, brama al solito la santa obbedienza per tollerare i dolori>>, ed io la benedissi alla presenza del padre e di vari sacerdoti che erano presenti.
Mi misi a letto verso le ore 4 del mattino, ma non sapevo addormentarmi perché temevo sempre in confuso di qualche grave crisi della salute di Veronica; anzi mi alzai e mi misi a sedere sulla sponda del letto, recitai i salmi in sollievo dell'abbattuta Veronica e così passai fino alle ore 9 e mezzo del mattino, quando udii suonare il campanello della portineria; corsi allora al balcone, chiesi chi suonasse e mi rispose il padre di Veronica, piangendo mi disse: << Veronica è morta!>>. Sollecitamente mi recai con lui e con Fra Salvatore da Militello, laico professo, in casa di Veronica. Entrandovi, udii da tutti: << E' morta!>>. Mi avvicinai, la vidi sul letto coricata, con gli occhi chiusi, le mani sul petto, da parere veramente morta. Le tastai i polsi e non battevano. Allora le presi la mano destra e le gridai forte per due volte: << Veronica!>>. Essa aprì un occhio e l'altro un pochino e con l'indice della sua mano, pareva volesse stringere la mia. Io, sospettando in tali segni e da altri che pure furono notati da Fra Salvatore da Militello, dalla madre il desiderio in essa di aversi la mia obbedienza a morire, la benedissi dicendole: << Va a dare soddisfazione a Dio>>.
Questo sospetto mi nacque perché spesse volte, per lo spazio di due o tre anni, mi aveva essa detto: << Morrò con la vostra obbedienza>>. Subito chiuse gli occhi, abbandonò la mano, né più diede segno alcuno di vita.
Dal padre, dalla madre e dalla sorella Giovanna, seppi che alle ore 8 italiane, Veronica chiedeva con istanza di chiamare me, ma la madre non lo volle fare e Veronica le rispose: << Io piglierò di qua stesso la obbedienza e lascio ogni rimorso sull'anima vostra>>. - Poco prima alla sorella aveva detto: << Tieni cara la veste di San Francesco, non ti fare levare mai l'abito di Terziaria Cappuccina; appena sarò morta, pigliati la medaglia (medaglia della Madonna che Suor Veronica indossava sempre al collo) ed il Crocifisso che tengo sul petto, se no, non ci arriverai; non voglio che la veste tua sia tinta a nero>> - Giovanna rispose: << Perché parli così? Forse devi morire?>> - E Veronica: << Altronde dobbiamo morire>>.
Nella notte del 5 al 6, ossia dal sabato alla domenica, io per ben quattro volte, dal coro della nostra chiesa conventuale, guardando Veronica, già morta e sistemata in chiesa, le gridai: << Veronica! Rispondimi! Io ti do la santa obbedienza!>> - Ma non ebbi risposta alcuna. Feci così nella speranza di essere da lei ascoltato.
Il corpo di Veronica rimase nella nostra chiesa conventuale dal sabato a Martedì mattino sino alle ore 15 del pomeriggio, sempre inodore, sempre flessibile dalla testa ai piedi e sempre di fisionomia bella e ridente.
Un medico, dopo varie osservazioni dell'intero collegio, disse: << Si deve seppellire, perché l'addome dà inizio di putrefazione>>.
Io credo che non ce ne fosse niente.
Il cadavere è seppellito in un luogo separato e distinto, tengo io la chiave della cassa che è foderata di zinco.
Questa dichiarazione dopo letta, viene sottoscritta dal Padre Giuseppe dichiarante e da me.