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sabato 14 maggio 2016

TERESA MARGHERITA REDI DEL SACRO CUORE DI GESU' - MONACA CARMELITANA SCALZA ( TERESIANA ) SANTA * 1747 + 1770 - PARTE PRIMA.



Teresa Margherita Redi 
del Sacro Cuore di Gesù 
 Monaca Carmelitana Scalza 
(Teresiana) 
 Santa 
*1747 +1770 

Nel pomeriggio di un giorno d’estate del 1752; nel giardino domestico di villa Redi presso Arezzo si ricreava una graziosa fanciullina, cogliendo dalle aiuole alcuni fiori che, lieta, correva poi a deporre sul sedile di pietra dove si trovava la mamma, ricevendone in cambio una carezza o un dolce sorriso. Le fattezze soavi, e leggiadre della madre, che, con un lungo sguardo d’amore, stava osservandola in ogni suo piccolo movimento, rivivevano in quelle della fanciullina, la quale, per la sua bellezza e più per il candore dell’anima innocente, che la traluceva dal viso, si sarebbe detta uno di quegli angioletti vagheggiati dall’Angelico nelle sue visioni di artista e di mistico. 
Come era graziosa quella creaturina quando, colti uno o due fiorellini, unendogli agli altri che teneva in mano, si sforzava aggiustarli a guisa di mazzolino! Con dolce sorriso li guardava e se compiaceva, perché avevano come un fascino potente sul suo tenero cuore, che già inneggiava con purissimo amore a quel Dio, cui tanto è caro il candore della semplicità e dell’innocenza. 
Dopo che le parve averne colti abbastanza, corse tutta raggiante di gioia alla madre, perché formasse di quei piccoli gruppi un unico mazzo; poi, gettatasi nelle sue braccia, le accarezzò con le tenere manine le guance, e, guardandola fissa negli occhi con un sorriso d’innocenza e di dolcezza, ad un tratto esclamò: - Bastano per oggi non è vero, mammina cara, questi fiori per Gesù? Dimmi dunque: di chi è Dio? Ho udito che è grande; e quale è la sua grandezza? E se vogliamo volergli bene sopra tutte le cose, io, così piccina, che cosa dovrò fargli per piacergli?
E la madre, commossa da queste innocenti domande della sua bambina, soddisfece, come già altre volte, ai desideri di lei, parlandone, in modo facile al suo intendimento, di Dio, della sua grandezza, dell’amore dimostrato all’uomo nella creazione; narrandole, poi come avesse voluto abitare con gli uomini al solo fine di essere riamato; ed infine concluse che Gesù, più dei fiori, ama i cuori amanti, quei cuori che non aspirano ad altro che alla virtù e alla santità. 
Ed oh come allora sussultò nel suo piccolo petto quel cuore già così grande! Il desiderio di farsi santa per piacere a Gesù fu il proposito che concepì nella sua mente. Un bacio in fronte alla madre fu il ringraziamento di quella istruzione, e come il suggello del patto, che faceva con se stessa, di essere ciò sempre più buona e virtuosa, per piacere a Gesù. 
Il Cav. Ignazio Redi, aretino, e la Signora Camilla Ballati sua consorte d’illustre famiglia senese, erano i proprietari di quella villa, le cui memorie di fatti e di persone registrate nella storia, ne avevano rese venerato ed illustre il casato. Famiglia nobilissima e nello stesso tempo timorata di Dio, aleggiava in essa sovrano quello spirito di cristiana pietà che oggi purtroppo in tante famiglie viene rimpianto come lontana memoria di un’età più felice. 
Iddio li aveva regalati di quell’angelo di bambina che abbiamo veduto scherzare nel giardino domestico e che, al nostro sguardo, ha lasciato trasparire un raggio di quella santità che l’avrebbe resa una delle gemme più fulgide e preziose della sua patria. 
Aveva cominciato a gustare le prime aure della vita il 15 Luglio 1747, vigilia della festa di Maria SS. del Carmine; e, nel giorno dedicato alla Vergine, l’angioletto sorgeva immacolato dalle acque battesimali col nome di Anna Maria. Suo padre ci lasciò questa memoria: << Le feci amministrare il SS. Sacramento del battesimo il 16 Luglio 1747 nella Chiesa Cattedrale di San Pietro di Arezzo, e le fu amministrato dal Sig. Canonico Giovanni Battista mio fratello, e fu compare la chiara memoria dell’Eminentissimo Sig. Cardinale Enrico Enriquez, allora Legato di Ravenna, e per esso fu alzata al Sacro Fonte da Monsignore e Balì Gregorio Redi, mio Padre >>. 
Oltre ad Anna Maria, che fu la secondogenita, i signori Redi ebbero altri dodici figli: cinque dei quali fra maschi e femmine - come si rileva anche da una lettera del cavaliere Ignazio datata da Arezzo il 10 Aprile 1770 - volarono in cielo in tenera età. 
Anna Maria fu la più privilegiata e benedetta; si può dire che fin dalle fasce una luce amorosa se le posasse sulla fronte, e ne rendesse bella la mente, bellissimo il cuore. Innamorata dalle bellezze celesti sin dall’infanzia, lasciava trasparire dal suo sembiante la luce di uno spirito sincero e docile; lo spirito proprio dell’innocenza e tanto caro a Dio. Aveva cinque anni, quando l’abbiamo veduta intenta a raccogliere i fiorellini dal giardino domestico; e se in quella graziosa bambina ci parve ravvisare un angelo, e perché il Cuore di Gesù aveva lasciato piovere sopra quella piccola anima un primo suo raggio. Sembrò che ella comprendesse il segreto della missione a cui Dio la chiamava: cioè che Dio è Amore, come ha scritto San Giovanni, e che quindi, per piacere a Dio, tutte le sue opere avrebbero dovute essere fin d’allora opere d’amore. 
Che veramente amasse Dio, l’ha dimostrato quel desiderio grande che ella aveva di sapere << che Egli fosse, quale fosse la sua grandezza, che cosa si potesse fare per piacergli >>. Lo confermò più tardi ella stessa quando, parlando della sua tenera età, potè dire: << Lo sa ben Gesù che io, fin da piccolina, non ho mai voluto altro che piacere a Lui e farmi santa >>. 
Infatti s’incamminava alla santità, cominciando fino dai suoi teneri anni ad accoppiare alle doti del suo animo quelle virtù che devono gradatamente formare l’uomo perfetto, il santo. 
Delicatezza di coscienza, amore al ritiro, al raccoglimento, alla preghiera; rispetto ai genitori, umiltà con tutti, assennatezza superiore all’età, ecco quanto preludeva all’adolescenza della nostra fanciullina. 
Più tardi interrogata dal Padre Ildefonso di San Luigi Gonzaga, religioso carmelitano scalzo, se avesse cominciato fin da piccola a rendere qualche ossequio del cuore a Dio, persuasa che ogni uomo, appena venuto alla conoscenza di questo Sommo Bene, debba seguire necessariamente i dolci affetti d’amore verso di Lui, rispose ingenuamente: << Lo fanno tutti! >>. Quasi volesse dire: E come non avrei dovuto amare anch’io il Signore, se tutti lo amano? 
<< Detta frase - così il medesimo - era quella colla quale mi rispondeva in altre cose, benchè eccellentissime, che non credeva essere in lei singolari, ma conformi al tenore o uso universale dei cristiani; e venne anche in chiaro che questa sua prima innocenza conversione di amorosa volontà al bene incommutabile era seguita d’intorno al quinto anno della sua età, e rilevai con ugual chiarezza da tutta la serie e confessione della sua vita, che non aveva ammesso mai altro affetto nel suo cuore fuori di quello di Dio o per Iddio, ed aveva anzi posto tutto il suo studio per imparare sempre più a conoscerlo ed amarlo, come a misura dell’età venne sempre più conoscendolo ed amandolo, onde era giunto fino a quel segno di carità pura, illuminata ed ardente che ho altrove descritto. Compresi altresì che, ricevuta sì presto questa bella fiamma di amore nel di lei animo innocente, fu quella che le fe’ concepire, prima anche di conoscerlo, un odio mortale non solamente ad ogni sorta di peccato o di difetto che quella potesse estinguere o illanguidire, ma ancora a tutto ciò che eziandio remotamente potesse indurre a colpa o difetto, e perciò ritrovai nelle sue confessioni, anche generali, la sua bell’anima immacolata nella stola dell’innocenza battesimale e tanto aliena da vera colpa pienamente avvertita, che difficilmente era capace appena di assoluzione sacramentale >>. 
Quale meraviglia dunque se, narrandole alcuno le azioni dei Santo, le pene egli stenti dei Martiri, oppure qualche tratto della Passione di Gesù, la fanciullina ne piangeva teneramente? I suoi vergini affetti, le sue speranze, avevano trovato il loro riposo nel Signore. Dio era l’unica sua letizia; ne parlava spesso; come Santa Maria Maddalena de’ Pazzi, anche il muto linguaggio dei fiori e delle altre creature la invitava ad ammirare la grandezza di Dio, la sua bontà, ad esclamare anche essa: << Quanto siete buono, Gesù! >>. E questa facilità di passare dalle cose create all’amore del Creatore, fu cosa abituale in lei. Anche dopo che fu religiosa, le erbe, i fiori, le piante, perfino gl’insetti stessi attraevano quel cuore e l’accedevano del divino amore. << Oh quanto queste innocenti creature - diceva un giorno al suo Confessore - m’insegnano ad amare e corrispondere all’amore del mio Dio! >>. E insieme coi fiori, offriva a Gesù il suo cuore, e Lo pregava a benedire insieme col babbo e la mamma , lei piccina, ripetendo con dolce affetto le preghiere apprese sulle ginocchia materne. 
La Signora Sisti, sua zia - in una lettera scritta dopo la morte della nipote al Cav. Ignazio per consolarlo - fa quest’elogio dell’infanzia di lei: << Voi avete un assai motivo di consolarvi, mentre la detta figlia fin da bambinella, e da me molto osservata nell’anno 1753 per lo spazio di nove mesi, scorsi avere un pensare ed operare non proprio di quell’età se stata non vi fosse la mano superiore. io saziar non mi potevo di rimirarla e posso dirvi con verità che sentivo nel mio interno consolazione inesplicabile. Osservai ancora in certe congiunture stavasi come una che facesse offerte al Signore e meditasse tenendo gli occhi fissi al cielo con una compostezza, serietà e gioialità che m’ispirava meraviglia e mi rapiva. Questo è quanto posso dirvi colla più scrupolosa verità, quantunque più volte abbia ciò riferito colla viva voce >>. 
In casa Redi si pregava ogni sera in comune: questo Angelo s’inginocchiava con la mamma; e, le manine congiunte, lo sguardo rivolto all’immagine della Madonna pregava questa dolce Madre a vegliare sopra di lei, imparando così a schiudere il suo tenero cuore alle sante ispirazione del Cielo. 
Quale e quanta efficacia possiede la preghiera di una mamma fatta per i figli ed insieme con loro! Oh se tutte le madri facessero inginocchiare ogni sera i loro figlioletti davanti a quel Dio che tante predilige i fanciulli! Quante lacrime si risparmierebbero e quanta pace regnerebbe nelle famiglie! D’altra parte se la nostra bambina cresceva sì buona e virtuosa, dando alla famiglia le più brillanti e dolci speranze, i genitori di lei non mancavano di darle l’esempio di quelle virtù, che dovevano infondere nel suo tenero cuore un sentimento sì vivo d’amore e di rispetto filiale. 
All’età di sette anni, cioè nel 1754, potè accostarsi ala Sacramento della Penitenza. Con quali sentimenti faceva le sue confessioni! Quale orrore concepiva anche delle più piccole colpe! Il solo nome di peccato, una sola parola che potesse in qualche modo racchiudere la menoma offesa del Signore, bastava per farla arrossire; e, considerando quanto siano miseri coloro che non amano un sì gran Bene, ne gemeva amaramente e piangendo esclamava: << Guardate, che cosa fanno mai le creature! >>. 
I suoi Confessori, oltre il sopra citato i quali poi concordamente affermarono che ella conservò sempre una << purità angelica e l’innocenza battesimale >>, restavano meravigliati e commossi di tanto amore di Dio e di tanta innocenza; ma, più di tutti, rimase commosso ed ammirato il Cavaliere suo padre un giorno che, avendo ella nove anni compiti, e tornandosene della vicina Chiesa dei PP: Cappuccini, dove insieme andavano spesso a confessarsi, ella gli parlò di questo Sacramento con parole sì infuocate, che rivelavano l’ardente fiamma di cui era acceso il suo cuore. Era questo come il preludio di ciò che poi sarebbe avvenuto in Monastero, dove all’udire un giorno da una consorella il racconto di un certo reo misfatto , tutta accesa nel volto: << Possibile - esclamò - che il nostro buon Dio sia offeso! >>. 
E, così dicendo, immersa con lo spirito nelle sovrumane bellezze della purità verginale, cadde al suolo svenuta; dando a conoscere con quale trasporto elle seguisse lo Sposo Immacolato, che le avrebbe poi coronato la fronte dell’aureola luminosa preparata alle anime vergini. 
Tali furono i primi palpiti di quel tenero cuore che, simile al sole in una splendida mattina di primavera, sorgeva limpido per versare torrenti di luce nel folgorante meriggio. 

FONTE: Padre Stanislao di Santa Teresa, dell’Ordine Teresiano dei Carmelitani Scalzi. Un Angelo del Carmelo, Santa Teresa Margherita Redi del Sacro Cuore di Gesù. 1934. 


LAUS  DEO

Pax et Bonum


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano