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giovedì 19 maggio 2016

TERESA MARGHERITA REDI DEL SACRO CUORE DI GESU' - MONACA CARMELITANA SCALZA ( TERESIANA ) SANTA * 1747 + 1770 - PARTE SECONDA.




Teresa Margherita Redi 
del Sacro Cuore di Gesù 
Monaca Carmelitana Scalza 
(Teresiana) 
Santa 
*1747 +1770 


Come fiore su di un’amena pendice, Anna Maria cresceva tra le pareti domestiche, obbediente alle giornaliere lezioni di timore di Dio, che le prodigava la buona madre. L’amore di Dio, che così grandemente sperimentava in se stessa era come ardore interno destinato a favorire una fioritura più lussureggiante di virtù. La madre godeva e ringraziava Dio di averle dato una figlia tanto cara e tanto obbediente; e, prima che alito profano venisse ad annebbiare quel candido cuore, prima che ogni altra rugiada all’infuori della sua parola lo irrorasse, con accenti inesprimibili le veniva ripetendo che il primo e miglior modo di piacere al Signore è l’obbedienza, l’onore e il rispetto ai genitori. Questi insegnamenti materni operavano meravigliosamente sopra quel cuore tanto proclive al bene, assimilativo di tutto ciò che veniva da Dio. 
Narra la stessa sua madre che molte volte se la vedeva comparire davanti camminando in ginocchio, tutta gioviale e ridente; ed in tale posizione le esponeva i suoi desideri. << Perché - le diceva allora - non cammini coi piedi e vieni in ginocchio? >>. Ed ella, usando grande disinvoltura per nascondere quell’atto di rispetto e di venerazione verso di lei, tutta lieta rispondeva: << Perché così mi diverto e mi fa bene! >>. 
Suo fratello Francesco Saverio ce la descrive, a quell’età, dedita alla preghera e intenta al lavoro. << Attesa la mia piccola età - così egli - mi ero un giorno arrampicato agli scalini della porta per vedere i miei fratellini che facevano il chiasso. Anna Maria faceva la calza con gli occhi bassi, e, come capisco adesso, in orazione. Essa era così assorta in Dio, che non dette segno di vedermi; ma io mi soffermai a guardarla e, vedutala in quell’atteggiamento, dissi fra me: - quanto è buona e come assomiglia ad una madonnina! - >>. 
Non era difficile, a chi l’avesse osservata, scorgere nei suoi modi di fare come un riflesso dell’efficacia esercitata sopra di lei della madre, così intensamente rianimata e profondamente venerata. Queste benefiche << influenze >> avevano arricchito il tesoro morale di quell’anima, che già sentiva un certo qual desiderio di donarsi a Dio tutta e per sempre. 
La sua fanciullezza fu come un’alba limpidissima raggiante d’incantevoli splendori. L’anima sua era come una terra feconda di fiori, i quali al primo bacio del sole aprono le loro corolle olezzanti: dal suo cuore si alzava uno stuolo di desideri santi, simili a’ gemiti della colomba, che << nei forami delle pietre saluta la stagione d’amore >> ( Cantica, II, 12 ). Essa aveva per il << dolce incantatore delle anime >> ( TERTULLIANO ) amore e cantici: sembrava che, riversandosi nel cuore di lei, la poesia dei fiori, dei campi e delle acque, innalzasse al suo Dio in cantico melodioso. Era tempo dunque che quell’angelo tutto ardente 
…… di quel caldo 
che fa nascere i fiori e i frutti santi, ( DANTE, Paradiso, Canto XII.) 
venisse affidato ad una cristiana e squisita educazione, perché si fornisse di un corredo di belle doti e di utili cognizioni a compimento di ciò che aveva appreso sulle ginocchia  materne. 
Ed i buoni genitori, benchè al pensiero di doversi separare dalla loro bambina, provassero una stretta al cuore, stabilirono di porla nel monastero delle Benedettine di Santa Apollonia in Firenze, dove si educavano le giovinette di nobili condizioni. Giunta a Firenze e condotta dal padre a Prato a far visita al fratellino Gregorio, che si trovava in educazione nel Collegio Cicognini, dette prova di una saviezza superiore alla sua età; con delicato sentimento di riverenza verso il genitore, narrò al fratello come il padre avesse smesso anche l’uso della carrozza per dare ai figli migliore educazione. Dipoi, il 23 Novembre 1756, entrò nell’educandato di Santa Apollonia, e il 9 Febbraio dell’anno seguente vi riceveva il Sacramento della Cresima da Mons. Francesco Gaetano Incontri, Arcivescovo di quella città. 
Sentì assai la nostra fanciulla il distacco della famiglia: ma lieta di trovarsi nella casa del Signore, si applicò tutta ai suoi nuovi doveri. Intanto che ella apriva la mente alle più elette cognizioni delle lettere e delle scienze umane, il cuore le si schiudeva alle soavi dolcezze di quella religione che getta nelle anime amanti il seme della santità e della beatitudine. 
Del più tenero amore di Dio erano i suoi discorsi, d’amore i suoi sospiri; tutte le sue azioni spiravano il divino amore: era veramente l’Angelo del Monastero di Santa Apollonia, esempio luminoso alle compagne, oggetto di compiacenza alle maestre, cara a Dio e agli uomini. << Alla maestra - così un suo biografo ( Mons. Albergotti ) - era obbediente come ai propri genitori; mai ne trascurò un comando, sebbene molte volte ciò le costasse il sacrificio più tenero che potesse fare di alcuni suoi spirituali esercizi >>. 
Era così affabile e condiscendente con le compagne, che tutte cercavano la sua compagnia; e per questo molte, edificate dai suoi esempi, bramavano conferire con lei delle cose dello spirito, passando molte volte la ricreazione in santi e devoti discorsi. Modesta, tranquilla, allegra, non perdeva mai di vista l’Ospite divino sotto il cui tetto viveva, e usciva talora con le compagne in quest’espressioni: 
<< Mentre noi ci divertiamo, Gesù pensa a noi! >>. 
Essendo stata posta in educazione nello stesso Monastero sua sorella più piccola, di nome Eleonora, quelle religiose, scorgendo la savia e prudente condotta della Serva di Dio, affidarono alle sue cure non solo la sorellina, ma anche le altre piccole educande. Insegnava loro i lavori, le istruiva nelle meditazioni, nell’esame di coscienza, e soprattutto nella preparazione al Sacramento della Penitenza. Alle più diligenti e devote prometteva sempre qualche dono; al bisogno le riprendeva con modi dolci, e con somma amorevolezza insegnava loro quelle preghiere che aveva apprese nella casa paterna. In breve tempo si guadagnò quei piccoli cuori; tutti l’amavano teneramente, con somma contentezza delle religiose, le quali vedevano il profitto che le bambine ricavavano dai buoni esempi della Serva di Dio. 
Era così amante della pratica delle virtù, che fin d’allora cominciò ad assegnarsi ogni giorno l’esercizio di una di esse in particolare, secondo la festa del Santo che correva. P. e: << Oggi in onore di Santa Scolastica, mortificherò tutti i miei sentimenti e specialmente la lingua >>. 
La sua vita di educanda non fu che un continuo intreccio di preghiera e di studio. Preghiera e studio: ecco le sue parole che esprimono quanto di più grande può in sé avere un’anima bennata ed alle quali, secondo i consigli dei genitori e delle maestre, ella doveva ispirarsi. 
Lo studio era il suo punto d’appoggio, l’amore di Dio e la preghiera erano le ali che, come aquila, dovevano innalzarla ad una conoscenza più aperta delle pure e radianti bellezze della religione. Studiosa e buona, non mirava che all’esatto adempimento d’ogni dovere, mezzo sicuro per spingersi sublime nelle vie della perfezione cristiana. Che meraviglia dunque se ella vi si incamminava a passi da gigante? 
Tanta virtù in una bambina di dieci anni senza dubbio recherebbe stupore, se lo Spirito Santo non ci avesse insegnato che la maturità degli anni non si misura dal numero dei giorni vissuti, bensì dai sentimenti ai quali l’uomo informa il suo vivere. ( Sap., IV, 8-9 ). 

FONTE: Padre Stanislao di Santa Teresa, dell’Ordine Teresiano dei Carmelitani Scalzi. Un Angelo del Carmelo, Santa Teresa Margherita Redi del Sacro Cuore di Gesù. 1934. 


LAUS  DEO

Pax et Bonum


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano