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giovedì 3 dicembre 2015

ATTORNO ALL'ALTARE CON SAN FRANCESCO D'ASSISI- PARTE PRIMA.



I - Francesco d’Assisi 
Santo dell’Eucaristia 


Dice Tommaso da Celano. . . 

L’Eucaristia è il centro della vita cristiana. Non c’è dunque da meravigliarsi se è al centro delle preoccupazioni e delle devozioni dei Santi, che sono stati i cristiani più veri. 
San Francesco d’Assisi è un esempio di questa devozione verso il Corpo del Signore. 
Frate Tommaso da Celano, che lo conobbe bene e ne scrisse la vita, ci dà queste informazioni: 
<< ( San Francesco ) ardeva di un fervore, che lo investiva tutto verso il sacramento del Corpo del Signore, e non riusciva a capacitarsi di una degnazione così affettuosa e di una carità così benevola. Riteneva grande vergogna non ascoltare ogni giorno almeno una santa Messa, se ne aveva la possibilità. Si comunicava spesso, e con tanta devozione da rendere devoti gli altri >> ( II Cel. 196 ). 
E seguita la descrizione del Santo che, commemorando il sacrificio di Cristo, offriva in sacrificio anche se stesso. La devozione per l’Eucaristia spingeva il Poverello a desiderare chiese ben adorne, altari ricchi, calici e pissidi preziose. E tributava riverenza ai sacerdoti, perché essi consacrano, toccano, distribuiscono il Corpo di Cristo. << Spesso diceva - Se mi capitasse d’incontrare nel medesimo tempo un santo disceso dal Cielo e un sacerdote poverello, riserverei il primo onore al sacerdote, correndo a baciargli le mani; e all’altro direi: Tu puoi ben attendere, San Lorenzo, perché le mani di costui accostano il Verbo di vita e possiedono una cosa che è al di là di ogni potere umano >> ( II Cel. 197 ). 


Il pensiero di San Francesco 

Ma il santo stesso, nei suoi vari scritti, ci ha tanto parlato dell’Eucaristia, che non abbiamo bisogno di altre testimonianze. Tentiamo ora di raccogliere i suoi principali insegnamenti, dando prima ad una rapida notizia sui suoi scritti stessi. 
San Francesco, non potendo raggiungere tutti con il suo apostolato personale, s’impegnò infatti a scrivere lettere alle varie categorie di persone. E c’è da notare che la preoccupazione centrale di questi scritti è la devozione, il rispetto, l’amore per il Santissimo Sacramento dell’Altare. 
Iniziamo con la lettera prima. Il documento è conosciuto come << Lettera a tutti i fedeli >>; ma nel più antico manoscritto è chiamato << opuscolo d’ammonizione e d’incoraggiamento >>. E si tratta in realtà di una regola di vita interiore, tanto che alcuni lo considerano come un abbozzo di Regola per i Penitenti ( quelli che si sarebbero poi chiamati Terziari Francescani ). Infatti il discorso è rivolto a chi ha promesso obbedienza al Signore; non può dunque dirigersi a tutti i fedeli indistintamente. 
Dopo un accenno alla santità del Verbo ( parola e rivelazione di Dio in Cristo ), San Francesco richiama all’osservanza dei comandamenti, all’amore di Dio e del culto, alla confessione. Alle parole della Bibbia, egli aggiunge sempre un suo commento; oppure svolge un suo pensiero rafforzando con citazioni bibliche. Digiuno spirituale e corporale, venerazione dell’Eucaristia, amore per i nemici, mansuetudine ed umiltà anche nel comandare, fuga della sapienza carnale: questi i pensieri fondamentali della lettera prima, che, del resto, torneranno insistenti anche nelle altre lettere e ammonizioni


L’uomo tempio di Dio 

Anche se si riferisce solo indirettamente all’Eucaristia, ecco una riflessione profonda di San Francesco: L’inserimento dell’uomo spirituale nell’atmosfera della grazia divina e della stessa famiglia di Dio gli esalta il cuore e la fantasia: << Tutti quelli che, operando in tal modo ( non sapienti e prudenti secondo la carne, ma piuttosto semplici, umili e puri ), persevereranno sino alla fine, avranno lo Spirito del Signore che riposerà su di essi ( Is. XI, 2 ), in essi farà dimora come in sua abitazione ( G. XIV, 23 ) e saranno figli del Padre Celeste ( Mt, V, 45 ) del quale fanno le opere, mentre sono sposi, fratelli e madri del Signore Nostro Gesù Cristo. 
Siamo sposi quando col vincolo dello Spirito Santo l’anima fedele è congiunta a Gesù Cristo; suoi fratelli, quando facciamo la volontà del Padre suo, che è nel Cielo ( Mt. XII, 50 ); madri sue, quando lo portiamo nel nostro cuore e nel corpo nostro, per virtù d’amore e di pura e sincera coscienza, e lo partoriamo per o delle buone opere, le quali devono illuminare gli altri con la forza dell’esempio. 
O che gloriosa, santa e grande cosa avere un Padre nei Cieli! O come è santo, bello e amabile l’avere nei cieli uno sposo! Come santo e gaudioso, gradito e ineffabile, pacifico, dolce, amabile e sopra ogni cosa desiderabile avere un tal fratello, che dètte l’anima sua per le sue pecore ( Gv. X, 15 ) e pregò il Padre per noi >>.


Lode perenne 

Dalla contemplazione della grandezza e della misericordia del Padre, deriva il motivo di lodarlo in continuazione. E qui abbiamo il pensiero che domina il Cantico delle creature: << Poiché egli ha tanto sofferto per noi, e ci ha dato tanti beni e tanti ce ne darà in avvenire, ogni creatura, che è sulla terra e nel mare e negli abissi, renda al Signore lode, onore e benedizione ( Apoc. V, 13 ); perché egli è la nostra virtù e la nostra fortezza, egli che solo buono ( Lc. XVIII, 19 ), solo altissimo, solo onnipotente e ammirabile, glorioso e solo santo, degno di lode e benedetto per l’infinità dei secoli >>.


Necessità della penitenza 

Una pagina di realismo crudo ( che nel Cantico sarà riassunta in pochi versi ) è quella che descrive il moribondo impenitente e che chiude la prima lettera: << Si ammala il corpo, la morte sta per giungere, vengono i parenti e gli amici a dire:<< Disponi i tuoi beni >>; frattanto la moglie e i figli del moribondo, i parenti e gli amici fingono di piangere. Guardandoli, egli si avvede che piangono e, suggestionato da un pensiero rovinoso e pensando tra sé, dice: Ecco io affido l’anima, il corpo e gli averi in tali mani! A ragione dice il Signore per bocca del profeta: Maledetto l’uomo che ripone la sua fiducia nell’uomo ( Ger. XVII, 5 ). 
Fanno venire tosto il sacerdote, e questi gli dice: - Vuoi ricevere l’assoluzione di tutti i tuoi peccati? - Risponde: Lo voglio. - Vuoi rendere soddisfazione di tutto il male fatto e di quanto hai frodato e tolto agli uomini, come ti è possibile con le tue sostanze? - Risponde: Ah no! - E il sacerdote: Perché no? - Perché ho già messo tutto nelle mani dei miei parenti ed amici. - E comincia a perdere l’uso della parola, e così quel misero se ne muore di amara morte. 
Sappiamo tutti che, ogniqualvolta ed in qualunque modo, un uomo muore in peccato mortale, senza aver riparato, pur potendo, il diavolo gli rapisce l’anima dal corpo con tanta angustia e strazio, quanto nessuno può sapere se non chi lo prova. E tutti i talenti, il potere, la scienza e la sapienza che egli credeva di possedere gli vengono tolti. Ed i parenti e gli amici prendono le sue sostanze, se le dividono e aggiungono anche: - Maledetta sia l’anima sua, perché poteva ben darci di più, e più accumulare di quanto ha radunato -. Intanto il corpo lo rodono i vermi. E così perde l’anima e il corpo in questo breve spazio di vita e va all’inferno, dove sarà tormentato eternamente >>. 


MOMENTI DI RIFELSSIONE 
1. Esamina una biografia di San Francesco, cercando di cogliere i momenti più interessanti della sua devozione all’Eucaristia. 
2. Ricerca gli episodi della devozione di San Francesco alla persona di Cristo; cerca, cioè, di documentare il suo << cristocentrismo >>. 
3. Indica i suggerimenti principali dati di San Francesco per ricevere con devozione e con frutto l’Eucaristia. 

FONTE: Luciano Canonici - Francescano, Attorno all’altare con San Francesco d’Assisi. Edizioni FIAMMA NOVA ROMA 1968. 


LAUS  DEO

Pax et Bonum


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano