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domenica 10 maggio 2015

SANTA MARIAM DI GESU' CROCIFISSO ( Marjam Baourday ) CARMELITANA SCALZA ( 1846 . 1878 ) - PARTE PRIMA .



SANTA MARIAM DI GESU' CROCIFISSO 
(Marjam Baourday) 
Carmelitana Scalza 
(1846-1878) 
Il Piccolo nulla

C'è un antico testo medievale, scritto verso il 1250 da Giacomo da Varazze, che ha fatto la gioia di tante generazioni di cristiani. E' intitolato Legenda Aurea ed è un'antica raccolta di vite di santi, che i laici usavano al modo in cui i preti usavano il Breviario (quando lo usavano!): per educarsi e per pregare.
I racconti sono attenti anche alle esigenze della ricerca storica, ma non temono di dare molto spazio ai miracoli: l'intera narrazione è intessuta di prodigi, e i nostri padri si lasciavano prendere volentieri dall'ammirazione e dalla commozione.
Con il tempo l'agiografia è diventata più realista: oggi si preferisce insistere sull'ambiente storico, sociale, culturale in cui il Santo è vissuto, e ammirare piuttosto i prodigi insiti nella sua fede e nelle sue opere di carità.
I miracoli – quando è necessario rivelarli – servono a documentare, con un certo splendore, la intensità del rapporto che i Santi hanno vissuto con Dio: un Dio che a volte sembra mettere volentieri la sua Onnipotenza misericordiosa a disposizione dei sogni che essi fanno, e che sarebbero altrimenti irrealizzabili.
Ma ci sono poi epoche storiche particolari in cui gli uomini aggrediscono proprio la fede nella potenza miracolosa di Dio: la deridono, ammirano le proprie opere, le proprie conquiste, le proprie “invenzioni” vantandole come cose mirabili, e negano che Dio c'entri con la vita e ancor più che egli possa regalarci i suoi miracoli.
Allora è come se Dio decidesse di mostrarci tutta la sua divina fantasia: i miracoli e i doni più eccezionali non solo accadono a confortare l'esperienza di qualche Santo, ma sembra che questo viva proprio per permettere a Dio di operare prodigi, e per essere strumento della sua azione divina.
Ci sono Santi davanti ai quali gli increduli possono solo negare, negare, negare e basta: contro ogni evidenza, contro decine e centinaia di testimoni oculari. Perché accettare anche solo la possibilità di quel che viene raccontato scardina ogni loro scientifica certezza.
Così accadde in quella seconda metà del secolo XIX in cui molti falsi profeti sostenevano che “il futuro apparteneva oramai alla scienza”.
Ernest Renan nel suo Avénir de la Science affermava con incredibile sicumera: “Non è solo da un ragionamento, ma da tutto l'insieme delle scienze moderne che scaturisce questa importantissima conclusione: il soprannaturale non esiste”.
E Jules Simon rincarava: “La scienza poggia sulla stabilità delle leggi della natura. Dio non può nulla contro di essa. Se egli esiste non può che somigliare a un satellite che ruota attorno al cosmo, senza alcun influsso”.
Per ambedue, e molti altri con loro, la Scienza era la nuova Religione che intendevano offrire all'umanità, e potevano anche documentarne i vantaggi.
Basta pensare che tutte le “invenzioni” che hanno reso comoda la nostra esistenza, in quest'ultimo secolo, fiorirono a ritmo serrato in quegli anni: dalla bicicletta all'automobile, dal tram elettrico all'aereo, dal telefono alla radio, dal frigorifero all'ascensore, dalla lampadina alla macchina fotografica …. e si potrebbe continuare ancora per molto.
Intanto, proprio in quegli stessi anni, i “maestri” che avrebbero sradicato la fede di interi popoli e intere generazioni (Marx, Freud, Nietzsche) elaboravano le loro ideologie materialistiche e dichiaratamente anticristiane.
A Dio restava dunque solo la risposta dei Santi.
La risposta conclusiva, più travolgente e geniale, Egli la darà per mezzo di Teresa di Lisieux, con il messaggio del “ritorno all'infanzia”. Come ha scritto Jean Guitton: “Non l'infanzia che sta all'inizio della vita ed è soltanto una immagine della meta, ma l'infanzia che indica la semplicità del compimento ...quella specie di ritorno dell'essere maturo verso la sua fonte”..., un ritorno realizzato con il più totale e amoroso e commovente abbandono nelle mani di Dio Padre, in ogni circostanza della vita.
Ma la risposta della carmelitana di Lisieux – proprio perché affidata alla sua assoluta semplicità e a una “quotidianità” vissuta nell'amore, senza manifestazioni straordinarie – avrebbe lasciata impregiudicata la questione dei miracoli, cioè del diritto di Dio di mostrarci tutta la fantasia del soprannaturale.
Per questa così caratteristica risposta venne scelta un'altra Carmelitana, vissuta solo qualche decennio prima (quando ella muore, Teresa ha poco più di cinque anni): Mariam Baouardy di origine araba, che passò i suoi trentatré anni di vita tra la Palestina, l'Egitto, la Siria, la Francia, l'India e poi di nuovo la Palestina.
Un'orientale dunque, dotata anche psicologicamente e naturalmente per il compito fantasioso a cui Egli la destinava, e non intaccata da nessun influsso cosiddetto culturale, dato che non imparò mai né a leggere né a scrivere, e in monastero si dedicò solo ai lavori pesanti delle “suore converse”.
Proprio con lei, che si definiva “un piccolo nulla” , Dio decise di meravigliare il mondo.
Insistiamo su questo perché, se non si comprende ciò, la narrazione può sembrare perfino troppo strana e incredibile.
Il titolo della prima biografia che le fu dedicata fu significativamente questo: Vita meravigliosa di Suor Maria di Gesù Crocifisso.
E René Schwob, uno scrittore francese di origine ebraica, le dedicò un libro dal titolo: Legenda aurea al di là del mare, in cui definisce la vita di Mariam “una delle vite più meravigliose della storia del Cattolicesimo”, e lascia questo conclusivo commento: “Ci sia permesso auspicare che questa piccola illetterata, quando sarà avvenuta la sua canonizzazione, divenga la patrona degli intellettuali. E' ben qualificata per liberarli dall'orgoglio”.
Un altro celebre poeta romanziere – quel Francis Jammes che si proclamava sempre “entusiasta del miracolo dell'universo” - scrisse di lei: “Era una vera figlia di oriente, che cantava le lodi del Creatore servendosi di immagini belle, “ingenue”, e l'ammirò tanto da spingersi fino a scrivere al Papa per chiederne la canonizzazione.
La stessa ammirazione ebbero Léon Bloy, Jacques Maritain, Julien Green: tutti d'accordo con la definizione che diede di Mariam Baouardy la sua prima maestra di noviziato:
“E' un miracolo della grazia di Dio”.
 Prima Parte

Tratto da: Padre Antonio Maria Sicari, OCD, Libro dei Santi Carmelitani, Edizioni OCD, Roma 1999, pp.105-123.


LAUS  DEO
 
Pax et Bonum
 
 
Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano