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sabato 30 maggio 2015

SANTA MARIAM DI GESU' CROCIFISSO ( Marjam Baourday ) Carmelitana Scalza ( 1486 - 1878 ) PARTE SETTIMA .



SANTA MARIAM DI GESU' CROCIFISSO 
(Marjam Baourday) 
Carmelitana Scalza 
(1846-1878) 
Il Piccolo nulla 

Dei letterati esperti hanno detto che Mariam sembrava diventare, nelle sue poesie, “un abbagliante giocoliere di immagini”.
Aveva una vita che grondava da ogni parte di fenomeni straordinari, eppure lei a chiunque raccomandava:
“Dio ci liberi da questi stati straordinari! La fede ci basta; nella fede non c'è orgoglio. Stimo più la grazia di essere povera ignorante, perché questo mi fa intendere la bontà, la misericordia di Dio, il quale, sebbene grande, vuole occuparsi di me. Mi sembra che se fossi in uno stato straordinario non vorrei rimanere tre mesi nella stessa città, percorrerei tutto il mondo per non essere conosciuta”.
A un Vescovo che si mostrava molto curioso di fenomeni eccezionali, disse:
“Monsignore, Gesù mi incarica di dirti: non fermarti allo straordinario. Se vengono a dirti: la Santa Vergine appare qui o là, in quel luogo c'è un'anima straordinaria.......non andarci, non metterti in pena.... Il Signore ti dice: attaccati alla fede, alla Chiesa, al Vangelo....
Ma se vai a consultare qua e là lo straordinario, la tua fede si indebolirà. Io ti dico da parte del Signore: se ti attieni alla fede, al Vangelo, Lui sarà sempre con te e non ti abbandonerà mai...”
Per conto suo Mariam non parlava mai di estasi e di visioni, parlava di “sonno” e di “segni”, e se ne scusava come di una colpa. Lottava contro le sue estasi e diceva con semplicità: “Gesù mi tira da una parte e io tiro dall'altra per non lasciarmi andare al sonno”.
E ciò le accadeva mentre lavava i piatti, mentre mangiava, durante le ricreazioni, mentre lavava i panni: “Allora si vedeva – raccontò una consorella – la biancheria che ella strofinava diventare candida a vista d'occhio tra le sue mani”.
E qui entriamo in vicende così meravigliose che non possono essere spiegate in alcun modo se non con la voglia di divertirsi della nostra incredulità, della pretesa che a volte abbiamo di dirgli ciò che può fare o no, ciò che è possibile e ciò che non lo è.
Il 22 giugno del 1873 le consorelle carmelitane non vedono Mariam a cena. La cercano: non è in cella, né nei chiostri, né in giardino.
La odono cantare in alto un canto d'amore a Dio. Alzano gli occhi: è sulla cima di un gigantesco tiglio, alto più di quindici metri, sugli ultimi rami così fragili che non potrebbero sostenere alcun peso.
La Priora le comanda per obbedienza di scendere, ed ella scende lentamente, senza farsi male, con semplicità e grande compostezza, poggiando semplicemente i piedi di ramo in ramo e cantando.
L'ascensione si ripete sotto gli occhi di vari testimoni il 9, 19, 25, 27, 31 luglio e il 3 agosto del 1873.
Non sono favole tramandate da tempi antichissimi: sono testimonianze giurate da testimoni oculari, in un'epoca in cui imperano il positivismo e lo scientismo.
La Priora la interroga. Lei risponde che Gesù le tende le mani e lei deve salire....
Di fatto il fenomeno si produce così: lei tocca con una mano le foglioline ai margini del tiglio, su ramoscelli che si piegherebbero sotto il peso di un uccellino, e in breve viene sollevata in alto, quasi scivolando sulla superficie esteriore dell'albero.
Solo una volta accade che, quando la Priora le comanda di scendere, lei indugi un po' su un ramo – quasi dispiaciuta di doversi allontanare – e da quel momento deve scendere con le sue forze e con grandi paure e precauzioni, mentre dice con un sorriso:
“Se ne è andato. Mi lascia scendere sola”.
A volte il fenomeno durava tre o quattro ore: quando finiva l'estasi lei non ricordava più nulla. Si svegliava ai piedi del tiglio. A volte i suoi sandali o la lunga corona del Rosario che portava alla cintura restavano appesi, impigliati ai più alti rami (quasi segno visibile a tutti di ciò che era avvenuto) e lei si inquietava perché non li trovava più.
Le sembrava strano che le facessero trovare ai piedi del tiglio un paio di sandali nuovi, ma ogni sorella per obbedienza taceva, e lei non seppe mai nulla di queste ascensioni che avvenivano quando Gesù la faceva “sognare”.
Intanto sentì piano piano nascerle in cuore il desiderio di fondare un monastero a Betlemme, proprio là dove Gesù era nato, e dove la mamma sua aveva impetrato la grazia della sua nascita.
Le difficoltà sembravano insormontabili sia per le esitazioni del Patriarca di Gerusalemme che per l'opposizione decisa della Congregazione di Propaganda Fide, ma Mariam poteva contare addirittura sull'amicizia del Pontefice.
La partenza delle monache carmelitane scalze per la Terra Santa venne direttamente autorizzata dallo stesso Pio IX (Beato Pio IX).
Nel 1875 Mariam partì per Betlemme dove giunse con otto consorelle. Fu lei a improvvisarsi architetto e direttrice dei lavori di costruzione del monastero: scelse il sito, acquistò i terreni, tracciò il disegno dell'edificio, diresse gli operai, trattò con i fornitori.
Era d'altronde l'unica a parlare la lingua araba. Ma c'era senza dubbio una guida interiore che la ispirava.
Già nel novembre del 1876 l'edificio, costruito sulla collina di Davide, fu inaugurato e la vita monastica iniziò.
Carmelo di Betlemme.

Carmelo di Betlemme - Il campanile.


Carmelo di Betlemme - Cella di Suor Mariam.


Settima Parte
Tratto da: Padre Antonio Maria Sicari, OCD, Libro dei Santi Carmelitani, Edizioni OCD, Roma 1999, pp.105-123.


 LAUS  DEO

Pax et Bonum


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano