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lunedì 1 giugno 2015

SANTA MARIAM DI GESU' CROCIFISSO ( Marjam Baourday ) Carmelitana Scalza ( 1846 - 1878 ) PARTE OTTAVA .



SANTA MARIAM DI GESU' CROCIFISSO 
(Marjam Baourday) 
Carmelitana Scalza 
(1846-1878) 
Il Piccolo nulla


A volte il demonio la provava insinuandole i più atroci dubbi di fede, ed ella sembrava struggersi di dolore.
Confidava nel 1876: “Io dicevo: non vedere mai Dio, mai, mai. Non posso rassegnarmici. E' un tormento che mi arroventa fin nelle ossa.... Allora mi alzo di buon mattino. Comincio a fare il bucato (di tutto il monastero!) da me sola . Non so quello che avrei fatto del mio corpo: avrei trasportato le montagne, avrei attinto tutta l'acqua della cisterna, avrei lavato tutta la casa dall'alto in basso, senza accorgermene, tanto era grande il mio tormento a pensare che non avrei mai veduto Dio.
Ecco chi mi ha consolato: abbiamo un cane da guardia; ha commesso una colpa e l'ho percosso, ed egli abbassava un poco di più la testa. Dopo vado a refettorio e il cane mi segue. Lo scaccio e torna. Lo scaccio di nuovo e si accuccia alla porta, guardandomi in modo che mi fa tenerezza. Allora gli ho dato un pezzo di pane. E subito sono stata colpita al pensiero della bontà di Dio per l'anima che torna a lui come il cane tornava a me.
E sento che a Dio gli è ancora più impossibile non avere compassione di noi. Allora il mio cuore si strugge, le mie pene spariscono. Restai come in agonia, ma tutto era finito”.

La Maestra delle novizie del monastero delle Carmelitane Scalze di Betlemme racconta che a volte Mariam le sembrava “la vittima dell'umanità”, quasi che Dio le chiedesse di espiare i peccati del mondo intero, come Gesù:
“Noi non possiamo farci un'idea di quanto soffre per certe impressioni soprannaturali che l'afferrano e l'annegano, corpo e anima, soprattutto l'anima, in un mare di amarezza. Ella soffre per ogni nazione che deve soffrire, per ogni individuo, è perfino sensibile a quello che devono soffrire e soffriranno le bestie. In un certo senso ancora compiange la terra troppo arida e troppo bagnata, gli alberi e le piante che risentono in qualche modo il castigo della giustizia divina”.
Ciò che in certi grandi poeti è sensibilità verso le lacrime e le sofferenze della natura, in lei era vera sofferenza di espiazione, estesa perfino al mondo animale, vegetale, e alla stessa materia.
Presentiva, soffrendo incredibilmente, guerre che stavano per scoppiare, carestie, stragi. E a volte soffriva perfino la ripulsa che tanti uomini provano verso Dio, il loro rifiuto, le loro bestemmie.
Mariam ormai trentatreenne si sentiva sempre più “perseguitata dall'amore”, come diceva.
Viveva addossandosi, come d'abitudine, i lavori più duri, e già cominciava a progettare la fondazione di un altro monastero di Carmelitane Scalze a Nazaret.
Ottenne, con nuove fatiche, i relativi permessi e si mise in viaggio per esplorare la possibilità di costruzione.
Fu durante questo viaggio che diede un'altra e più strana prova dei doni particolari di cui era arricchita.
Era l'aprile del 1878. La carovana avanzava verso Nazaret, ed era giunta nei pressi di Latroun-Amwas. Quando il carro si ferma per il cambio dei cavalli, si vede la piccola Araba cominciare a correre affannosamente, farsi strada tra le erbacce e le spine, e raggiungere uno spiazzo da cui affiorano certe macerie. La sentono esclamare: “Quì, è questo il luogo dove il mio Signore ha mangiato con i suoi discepoli”. Insomma: sostiene che proprio in quel luogo è avvenuto l'incontro di Emmaus. A quel tempo gli archeologi avevano identificato altrove il villaggio di cui parla il Vangelo.
Parlano i fatti: un'amica di Mariam compra il terreno, per fedeltà alla parola di lei. Quasi cinquant'anni dopo, nel 1924-25, gli archeologi Domenicani cominceranno gli scavi nel luogo indicato dalla piccola Araba, e scopriranno i resti di due basiliche bizantine e una successiva basilica crociata che obbligano gli studiosi a rivedere le loro convinzioni su Emmaus: Mariam aveva ragione!
Ma il sogno di costruire un monastero di Carmelitane Scalze a Nazaret, Mariam non lo poté realizzare personalmente.
Si sentiva sempre più attratta da Dio. Pregava: Non posso più vivere, o Dio, non posso più vivere. Chiamami a te!”.
Quel 22 agosto del 1878 trascinava per un sentiero scosceso dell'orto del monastero due secchi d'acqua per portare da bere ai muratori addetti alla manutenzione del Carmelo di Betlemme.
Cadde tre volte, l'ultima su una cassetta di gerani fioriti, e si ruppe il braccio in più punti tra il polso e il gomito.
Il giorno seguente si era già sviluppata la cancrena. Diceva: “Sono sulla via del Cielo. Sto per andare da Gesù”. 


Carmelo di betlemme. Scala dove cadde Suor Mariam.

Soffrì tutto il giorno. Alle cinque del mattino seguente le sembrò di soffocare. Venne chiamata la comunità. Le suggerirono l'ultima preghiera: “Gesù mio, misericordia! Disse: “Sì, misericordia”, e morì baciando il crocifisso.
Proclamandola Beata nel 1983, anno in cui si celebrava il Giubileo della Redenzione, Giovanni Paolo II (oggi santo), disse: “L'amore di Suor Mariam di Gesù Crocifisso era forte come la morte. Le più dure prove non poterono spegnere questo amore. Piuttosto lo hanno purificato e rafforzato. Ella ha dato tutto per questo amore”. E il Pontefice faceva notare che la nuova Beata apparteneva a tutti e tre i popoli d'oriente che ancora si combattono nella terra di Gesù e che hanno bisogno di pace.
Il 17 maggio 2015 Mariam è canonizzata in Piazza San Pietro. 



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Bibliografia consigliata:
ESTRATE P., Il Piccolo Nulla. Vita della Beata Maria di Gesù Crocifisso, Agami 2001.
BRUNOT A., La Piccola Araba. Suor Maria di Gesù Crocifisso, OCD, Roma 2004.
FLECKENSTEIN K-H., Una stella d'Oriente. La Beata Maria di Gesù Crocifisso, OCD, Roma 2003.
 

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Ottava Parte
Tratto da: Padre Antonio Maria Sicari, OCD, Libro dei Santi Carmelitani, Edizioni OCD, Roma 1999, pp.105-123.



LAUS  DEO

Pax et Bonum


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano