Visualizzazioni totali

domenica 31 gennaio 2016

IN MEMORIA DEL M. R. P. GIAMBATTISTA DA FERLA CAPPUCCINO ( 1882 - 1952 ) PARTE QUINTA.




PADRE GIAMBATTISTA GIANSIRACUSA DA FERLA 

Scrisse Tacito: “ dacché non possiamo vivere sempre, lasciamo ai posteri qualche cosa che attesti di esser noi vissuti ” (1). 
Cosa ha lasciato Padre Giambattista da perpetuarne la memoria tra gli umani. 
Se dovessimo fermarci solo all’esterno, poco o nulla ci sarebbe da dire; ma occorre trasvolare il presente, per cogliere a suo riguardo alcunché di stabile e d’imperituro. 
Alla frase di tacito, pagano e vincolato al tempo, giova contrapporre quella della Sapienza: “ Il giusto sarà ricordato in eterno (2) ”. 
Quella della terra è un’esistenza precaria e predisposta all’eternità. Se questa luce si spegne, la vita umana non ha significato, ed è nella luce di questa verità che il Padre Giambattista trova il suo posto degnamente. 
Senza dubbio, egli non fu un predicatore, né uno scrittore, né un organizzatore. Nulla ebbe di ciò che in linguaggio terreno possa raccomandarlo alla memoria dei posteri. Ma ebbe quello che Dio richiedeva da lui: La fedeltà alla sua vocazione, la probità della vita, le virtù dello stato religioso
Egli scelse di essere un “ fratenell’Ordine Cappuccino, e il frate ha da essere giudicato principalmente per la vita di convento e per l’osservanza della sua Regola. Ed è qui che rifulse il valore morale dell’estinto. A giudizio di tutti egli fu esemplare, dolce, mite, modesto, cordiale, sincero, e soprattutto prudente, tanto che fu creato Definitore, e la fece da Vicario Provinciale. 
Non c’è che dire, l’esteriorità vincola presto l’attenzione, e con facilità siamo tutti portati ad ammirare i grandi oratori, scrittori, artisti, condottieri e simili; ma la virtù risiede nella volontà, nella mente, nel cuore, nel sacrificio e nell’immolazione dello spirito, lungi dall’ammirazione degli uomini: per cui la Scrittura ha quella divina sentenza: “ Val più l’uomo che sa immolare se stesso, di colui che sa espugnare la città ”. 
Del resto Gesù Cristo l’ha sintetizzato divinamente quando disse: “ Il regno di Dio risiede nel cuore ”. 
Né creda il lettore che la vita interiore sia cosa di poco importanza. Dove il riflesso di questa luce evangelica difetta, l’uomo - sia pure dotto e ricco di altri doni - ha poco o nulla di buono. 
Il frate per essere un degno frate, deve essere uomo di sacrificio, anzitutto di sacrificio; il rimanente è secondario. Nella vita di Comunità occorrono virtù speciali e talora sacrifici assai duri: adattarsi al carattere degli altri, essere larghi di compatimento, possedere spirito di comprensione, avere pazienza tutti i giorni della vita. 
Questo è l’essenziale della vita del frate, e se ciò difetta, si è di peso a sé ed agli altri, il Padre Giambattista invece lo ebbe, e in grado che non è di tutti. Non vengo io a tessere un elogio, ma a rilevare solo dei fatti, noto del resto a molti, e ai frati in modo speciale. Ma non si può trascurare di aggiungere che il caro estinto esercitò anch’egli un Apostolato Divino, ch’è solo dei sacerdoti: quello della Confessione. 
L’esercitò con sacrificio, con immolazione, con perseveranza, sino alla morte. E questo suo apostolato veniva degnamente apprezzato, e riusciva fecondo, non in Ferla soltanto, ma anche in Siracusa, dove le numerose Comunità di Suore lo rimpiangono altamente. Devo aggiungere che a me recava sorpresa la sua discreta cultura, non avendo a suo tempo potuto completare un corso regolare di studi a causa della salute, che lo costrinse a ritirarsi a Ferla, di dove non uscì che in questi ultimi anni per servire la Provincia, che gli aveva fiducia. 
Abbastanza intelligente, non solo aveva supplito da sé nella conoscenza delle materie ecclesiastiche, ma anche della cultura generale. Leggeva molto e sapeva fare la scelta dei libri, per cui la sua bibliotechina era fornita di opere classiche. 
Uomo di pietà soprattutto, mi edificava con la frequenza del Coro, la devota recita dell’Ufficio Divino, l’assiduità alla Messa Conventuale. Caro Padre! Finora mi sembra di vederlo restarsi in un angolo del Coro - a terminarvi le sue devozioni - quando la Comunità la sera ne esce. 
Sempre uguale nella sua serenità e nell’umile contegno del suo procedere, mi sembra di doverlo incontrare ancora nei corridoi del convento, o di vederlo lievemente sorridere nelle riunioni. In verità la sua dipartita ci ha costernati più di quanto avremmo pensato, specialmente che avvenne nello stesso giorno di quell’altro nostro caro religioso della Comunità, che lo seguì alla distanza di appena dodici ore (3). 
Nella memoria nostra e di coloro che lo conobbero, Padre Giambattista sopravviverà di sicuro e non vedrà estinguersi l’affetto. 

Padre Samuele Cultrera 
Archivista Cappuccino 

______________ 
1) Quatenus denegatur nobis diu vivere, reliquamus aliquid, quo nos vixisse aeterna erit justus. 
2) In memoria aeterna erit justus. 
3) Il Padre Agostino Gulino d’Alimena, rapitoci in poche ore. 


LAUS  DEO

Pax et Bonum


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano