MARIE-JOSEPH CASSANT
Monaco Cistercense Trappista
Beato
DIMORARE NEL CUORE DI GESU'
Il Maestro e il discepolo
Fra Marie-Joseph Cassant fin dai primi incontri, vedrà in Padre Andrè Malet il rappresentante di Dio. Progressivamente, il sorriso, l'accoglienza amabile e le parole confortanti del Padre Maestro dei novizi, fece nascere un'amicizia sincera tra il discepolo Marie-Joseph e il Maestro André Malet.
Tuttavia, alcune direttive del Padre Maestro non produrranno sempre l'effetto sperato sul giovane discepolo, lo scoraggiamento inizia a infiltrarsi, ma una luce interiore rischiarerà il giovane novizio: “Dio desidera che tu ti apra al tuo padre Maestro perché egli intende condurti alla santità”.
Il giovane accoglie il messaggio e risoluto scriverà: “il Padre Maestro è come Gesù stesso”. Gradualmente realizza che la docilità alla sua guida spirituale favorirà enormemente il suo cammino verso Dio. Questa è davvero un'amicizia “monastica”, dove la comprensione e la fermezza del Padre Maestro faranno meraviglie nel giovane discepolo.
Ma non solo durante il tempo del noviziato, Marie-Joseph si recherà ogni sera nella cella del Padre André per parlare con lui. Ciò lo aiuterà a respingere da sé gli scrupoli, i quali rischiano di spezzare le ali del suo cuore.
Per rassicurare, confortare il giovane monaco, Padre Andrè fa appello unicamente alla “fiducia verso Dio”, invita il discepolo ad offrirsi totalmente a Dio per vincere le tentazioni della depressione, dello scoraggiamento, specialmente quando il giovane pensa al rischio che la comunità monastica possa respingerlo. Il giovane Marie-Joseph, s'inquieta per i suoi peccati passati e si tormenta durante le confessioni, ma il Padre André gli dirà: “Io mi faccio carico di tutto”. Scacciare gli scrupoli non è per nulla facile, ma la docilità del giovane lo aiuterà a liberarsene per conquistare la vera pace del cuore. L'attaccamento è dunque reciproco tra il Maestro e il discepolo, un attaccamento che è sempre rivolto a Dio e a Lui conduce.
Dirà ancora il Padre André: “Sforzatevi sempre di fare tutto per amore di Gesù, fate tutto il possibile per evitare tutte le imperfezioni volontarie”. Gli raccomanda di santificare il momento presente attraverso una dipendenza d'amore verso la volontà di Dio, di amare il suo prossimo e di pregare per il suo prossimo, di essere molto paziente verso sé stesso, con amore, per accogliere in tutta la sua pienezza l'azione di Gesù su di lui.
“La pazienza pone la perfezione in tutte le nostre opere”.
Tutto per Gesù
Dopo la morte di Fra Pierre Puech all'Abbazia, fra Marie-Joseph sembra presentire che la sua vita sarà breve. Vede in ogni giornata una preparazione alla morte, in ogni istante un valore di eternità. Progredisce nell'elevarsi verso Dio, deve “correre”, secondo il consiglio di San Benedetto: “Finché abbiamo tempo in questa vita, adempiamo ai nostri doveri, impegniamoci a fare quanto ci può essere utile per tutta l'eternità”. (Cf. Regola di San Benedetto Abate, Prologo, 44).
Sotto la direzione del Padre André, egli non vedrà in questa un moralismo utilitario, lo scopo non è quello di fare di sé “un anima bella” per conquistare un bel cielo, ma di crescere nella verità nell'amore del Cuore di Gesù.
Marie-Joseph già fin dalla sua infanzia ama ripetere a sé stesso: “Tutto per Gesù”, in monastero questo suo motto divenne la sua divisa, troveremo questo motto in tutte le sue lettere, le sue immaginette sacre, i suoi quaderni, ovunque egli depone le iniziali del suo motto di vita: T.p.J (Tutto per Gesù).
Che cosa è dunque questo “Tutto”? Le attività quotidiane, comprese le più banali: studiare, scrivere, lavorare manualmente, mangiare, dormire, soffrire....senza dimenticare le grandi sofferenze psichiche e morali, quando sopraggiungono improvvisamente.
In una lettera ai suoi parenti scriverà: “Fare tutto per amore”. La mattina della sua ordinazione sacerdotale annoterà: “Vivere d'amore, nient'altro che di amore”. Per il nostro fratello non si tratta per nulla di fantasie o di routine: egli vede intensificarsi la sua unione con Gesù. Questo orientamento profondo, appreso dalla madre e dalla nonna, sperimentato in famiglia attraverso la devozione al Sacro Cuore di Gesù, si era rafforzata negli anni di permanenza al convitto e ancor più alla vigilia della sua ordinazione presbiterale. Del resto il Direttorio presenta la devozione al Sacro Cuore di Gesù come il modello del cristianesimo ed è qui che si trova tutta la luce, tutti gli esempi, tutti i sollievi per l'anima.
Il giovane monaco si consacra al Sacro Cuore di Gesù e lo fa per obbedire al Sacro Cuore di Gesù con docilità: d'ora innanzi troverà la sua pace interiore.
Nelle sue lettere ai suoi cari o al Padre André, troviamo spesso dei riferimenti alla sua consacrazione al Cuore di Gesù: “Vostro figlio sia devoto al Sacro Cuore di Gesù...; che noi possiamo sempre restare uniti al Sacro Cuore..”
Dal “Mese del Sacro Cuore” secondo le rivelazioni di Santa Margherita Maria Alacoque e dal “Regno del Cuore di Gesù” di Padre Yenveux, apprenderà a confidare sempre nell'Amore, ad essere generoso nel sacrificio di sé, ad imitare Cristo in tutto.
Recita ogni giorno la Via Crucis, per Marie-Joseph il suo stare in monastero significa “abitare nel Cuore di Gesù..., pensare ogni giorno e sempre a Gesù Crocifisso...e avere nessun altra occupazione che pensare a Gesù e cercare di piacergli”.
Da: Demeurer dans le Coeur de Jésus, Fr. Jean-Christophe (Abbaye Sainte-Marie-du Désert, près Toulouse). Editions Traditions Manastiques 2008.
Traduzione e adattamento dal francese a cura di Enzo Digrandi.
LAUS DEO
Pax et Bonum
Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano