La Venerata Madre
Agnese (Paolina)di Gesù
Carmelitana Scalza
La “piccola madre” di Santa Teresa di Lisieux
Educanda al Monastero della Visitazione di Mans
La famiglia si era ingrandita: era venuta Leonia, poi Maria-Elena, poi il primo Maria-Giuseppe, che presto doveva volersene al cielo. Infine arrivava nel 1867 il suo omonimo, e Paolina ne fu la felice madrina, ma anch'egli raggiunse ben presto in Paradiso il fratellino maggiore.
La mamma, esausta per i suoi doveri materni e i ripetuti lutti, pensò di affidare l'educazione delle due figlie più grandi alle monache della Visitazione di Mans ove si trovava sua sorella maggiore, suor Maria Dositea. Le figlie delle migliori famiglie e della stessa nobiltà della regione ricevevano colà, oltre una soda istruzione, anche una formazione cristiana solida. Basti dire che erano amici e consiglieri della casa Mons. Mermillod, Mons. De Ségur, Dom Prosper Guéranger e il degnissimo Vescovo di Mans, Mons. D'Outremont.
Maria e Paolina ne divennero educande nell'ottobre del 1868. Sarebbero tornate in famiglia per le vacanze di Natale, Pasqua e per quelle estive.
La sofferenza di entrambe fu grande; però la minore il giorno della partenza, già forte, seppe ricacciare le lacrime. Pensava che col fare eco ai singhiozzi di Maria avrebbe raddoppiata la pena degli amatissimi genitori.
Tuttavia il suo piccolo e sensibile cuore si sentiva soffocare e “quando non ne potevo più – confessa – dal desiderio delle vacanze, andavo, durante la ricreazione, da Maria e le dicevo: Parlami delle vacanze, Maria. E tosto Maria, che non mi rifiutava mai nulla, mi faceva la storia del nostro ritorno ad Alençon”:
<< ….. Suona il campanello di fuori. E' la signora Martin che chiede di Maria e di Paolina, S'esce, eccoci fra le braccia di mamma! Andiamo alla stazione, e allora: Puf! Puf! Puf! La locomotiva sbuffa; il treno ci attende, montiamo su. Poi, via! Ella mi nomina tutte le stazioni, e infine: Bourg-le Roi, l'ultima, che mi fa sussultare il cuore. Anche Maria si entusiasmava. Ma quando dopo aver gridato: Alençon, Alençon! E parlato degli abbracci di papà e delle sorelline, soggiungeva con accento triste: Elena, però, non c'è, allora io sospiravo....>>.
Ecco la prima lettera della collegiale al papà e mamma. Essa aveva già compreso quel che poi, più tardi, cercherà di inculcare con tanta profondità alla sua piccola santa Sorella, cioè che son le opere che provano l'amore. Ne riportiamo un tratto, rispettando lo stile infantile e le ripetizioni, del resto tanto eloquenti nella loro semplicità:
<< …. Miei cari genitori, vi farò sempre piacere e cercherò di meritare questa settimana l'albo d'oro. Sono tanto contenta di scrivervi la mia prima lettera, so che essa vi fa tanto piacere. Vi amo con tutto il cuore e per questo vi reco tanto piacere; questa settimana ho avuto la rosetta. Farò piacere tutta la mia vita ai miei genitori. La vostra obbedientissima bimba Paolina Martin. La Visitazione, 22 novembre 1868...>>.
E non si trattava di parole vane, perché la zia, la quale osservava da vicino le nipoti, in data 22 ottobre così scriveva alla signora Martin:
<< … Paolina è un gioiello di bimba, allegra come un fringuello, studiosa, attenta a far del suo meglio in ogni cosa.....
Una sola l'ombra del quadro:
l'esuberanza!
….questa bimba, avrebbe voluto essere a Natale una “congreganista di Gesù”, ma non se l'è meritato. Da cinque settimane non ha ottenuta la rosetta, è troppo vivace e irrequieta. Se per disgrazia la maestra la lascia senza lavoro, non la si tiene più, è già bell'è partita!....>>.
La bambina sapeva quel che voleva e per questo la zia la chiamava scherzosamente “mordicus”. Felice tenacia che darà alla futura Priora del Carmelo di Lisieux tanta fermezza e perseveranza nel portare avanti le sue imprese.
Già allora, agendo di volontà, voleva essere una fanciulla laboriosa, tanto che la madre stessa, orgogliosa, ne dava questa testimonianza al padrino:
<< …. Venerdì sono stata a Mans a vedere le mie figlie; la zia e le maestre ne sono contentissime. Maria è una alunna eccellente; Paolina impara tutto quello che vuole e si applica molto. Tra le bimbe della sua età, è la più matura; conta undici anni, e ragazze di quattordici sono indietro di lei. Un giorno, a Maria che osò interromperla durante lo studio, diede questa risposta: Non perdiamo tempo che costa denaro a papà e mamma. Tutte e due ci fanno onore...>> (3 gennaio 1872).
Paolina stessa dichiara:
<< …. Mi sentivo portata alla pietà e tutto quello che mi parlava di Dio mi faceva piacere. Molto spesso, prima di prender sonno, cacciandomi sotto le coperte, dicevo a me stessa: penserò che Dio non ha avuto principio e non avrà mai fine...., che non abbia fine, arrivavo, mi pare, a farmene una pallida idea, ma che non abbia avuto mai principio, questo m'impressionava a tal punto da farmi sgusciare prima o poi dalle coperte, cercando di distrarmi per non pensare ad un mistero che mi schiacciava..>>.
( Paolina Martin collegiale a Mans )
Il 2 luglio del 1872 – a quasi undici anni – s'accostò per la prima volta alla Mensa Eucaristica:
<< …. Feci una buonissima Prima Comunione, mi pare, pensavo già di farmi religiosa..>>.
Era suo vivissimo desiderio recitare, a nome di tutte, l'atto di Consacrazione alla Madonna; ed ecco che essendo mancata la bambina prescelta a causa di una indisposizione, ebbe la consolazione di vedersi incaricata a supplirla.
Durante le vacanze di Capodanno venne al mondo la piccola Teresa: il 2 gennaio 1873. L'avvenimento portò un'onda di gioia in tutta la famiglia. Più di sessant'anni dopo, Madre Agnese ci raccontava la sua, quando, svegliatasi, sentì il babbo salire le scale e dire: Bambine mie, avete una sorellina!.
Nel rievocare il fatto, la sua voce era rotta dall'emozione....Quale posto doveva prendere nell'esistenza di Paolina quella che il signor Martin chiamava “la piccola Regina!”.
Sebbene orientata verso Dio, la natura ardente della fanciulla conobbe, tra le sue maestre, qualche attaccamento umano. Più tardi ne sentirà profonda umiliazione:
<< …. Che miseria sono questi affetti esagerati! E' perché non ho ho amato unicamente Voi, o mio Dio! Perché mi sono lasciata tarpare e bruciare insieme le ali dalla fiamma ingannevole dell'affetto delle creature, tanto vano!....Scambiavo quella povera fiamma per la vera luce della felicità, ma essa s'è spenta ed io ne sono rimasta ferita, e aspettavo dalla vostra Misericordia “ali più lucenti e leggere” per drizzare il mio volo verso di Voi, o mio Signore, che solo bruciate e non consumate...>>.
Bisogna pur dire che alcune delle sue amicizie non furono fuoco di paglia; vi rimase fedelissima e ne fu corrisposta. La sua migliore amica di educandato la precedette di sei mesi nella tomba; ed era commovente sentirla continuamente invocare la sua cara Paolina.
L'educanda si rimproverava pure altre piccole debolezze di amor proprio:
<< …. Quasi tutte le mie compagne della Visitazione erano nobili ed è incredibile la vanità che alligna a volte nelle piccole teste delle educande. Lo so per esperienza. Una certa compagna mi tormentava per sapere se nella mia famiglia potessi vantare almeno un parente nobile. Io ci rifletto e fortunatamente me ne sbrigo trovando il nome del signor le Lacauve (cugino del signor Martin) ….., Non ne fu contenta, e incalza: Di che che colore è il salone dei tuoi genitori, il loro canapè?. Mio Dio! Come faccio? Non conoscevo né salone, né canapè in casa! Come confessarlo? Ma la mia prontezza di spirito mi fece subito pensare ad una specie di poltrona a sdraio, di paglia, che si trovava nel chiosco. E' color giallo, dico a me stessa, e somigliava a un canapè. Allora tiro fuori la mia trovata: ...Il nostro canapè è color giallo. - Oh, molto signorile! Risponde la piccola alunna.
Vanità delle vanità!....>>.
Queste autoaccuse tanto leali danno più credito ad altre confidenze intorno a certi suoi intimi sentimenti:
<< ...In Giugno e Luglio, quando il caldo era grande, la maestra ci faceva dire le preghiere della sera in giardino – il vasto recinto racchiudeva un pascolo e delle mucche -. Riusciva così poetica questa preghiera in comune, sotto un cielo puro, nel quale fissavo una bella stella d'argento – ne conoscevo anche il nome – che mi rapiva l'anima! Il mio cuore era una gamma di armonie....Ricevetti una volta, come strenna, un bel libro rilegato col labbro d'oro. Era la storia di Fabiola. Tale lettura mi entusiasmava. Quelle figure di eroi e di vergini martiri mi esaltavano..>>.
Le maestre apprezzavano sempre più le sue doti: molto intelligente e studiosa, brillava davvero, specialmente in certe materie come il francese, il disegno e la cosmografia, scienza questa che la interessò sempre; invece l'aritmetica, a sua confessione, costituì sempre la pietra d'inciampo. La signora Martin era tuttavia felice di poter comunicare alla cognata:
<< ….Le religiose della Visitazione mi hanno assicurato che Paolina ha delle meravigliose disposizioni, non per una cosa sola ma per tutte in generale..>>.
Suor Maria Dositea a sua volta scrive:
<< ...Paolina è molto irrobustita, però non cresce; rimarrà bassa di statura, la qual cosa non le garba troppo. E' una brava bambina, dal cuore d'oro...>>.
La “piccola Paolina” come la chiamavano in famiglia, era, bisogna dirlo, la beniamina di tutti. I genitori, Maria, le sorelline facevano a gara nell'amarla; e quando la piccola Teresa cominciò a capire, alla domanda: “a che cosa pensasse”, immediatamente rispondeva: A Paolina.
La zia Visitandina, volendo sottolineare l'ascendente che aveva la giovane educanda, così si esprimeva:
<< … Avere questa bambina è un piacere; tutti le vogliamo bene, tanto è amabile e gentile. Se Iddio la lascia sulla terra sarà una donna felice; sa adattarsi a tutto, sa essere sempre d'accordo...Quanto a me, poi, mi basta vederla per essere ripiena di gioia, tanto è cara e candide e graziose le sue maniere..>>.
E quel che è più singolare si è che da tutta questa gara di affetto e di simpatia, che l'accompagnò per tutta la vita, Paolina non ne risentì alcun danno – tanto aliena fu sempre di avvalersene – ma vi corrispose con una semplicità piena e sincera, sia nell'infanzia come anche quando toccò la celebrità.
Nell'ottobre del 1875, Paolina fece ritorno alla Visitazione sola, perché Maria aveva già finiti i suoi studi. Un sacrificio duro per lei, inseparabili com'erano una dall'altra; regnava tra loro, nonostante una spiccata diversità di carattere, una vera fusione di cuori e una reciproca stima che mai si smentirono.
Risale a quel tempo il moltiplicarsi delle lettere da parte della mamma all'educanda “isolata”. La corrispondenza materna è tutta spontaneità e delicatezza, doti che ritroveremo più tardi sotto la penna della Madre Agnese di Gesù. Citiamo qualche brano:
<< …. Non saprei dirti quanto la tua ultima lettera m'abbia fatta felice. Ho notato tutti gli sforzi che fai, nonostante la tua naturale vivacità, per far piacere a tutti. Te ne sono infinitamente grata; se sapessi quanto ti voglio bene; in te, tutto m'attira..
….Sono molto lieta di vedere che sei sempre citata nell'albo d'onore; questo mi compensa di tutte le mie piccole tribolazioni. Quando penso che ho una Paolina a Mans, e che presto mi farà ritorno, mi sento tanto felice! Addio, mia cara Paolina, tu, tu sei la mia vera amica, tu mi dai il coraggio di sopportare con pazienza la vita....>>.
E ancora:
<< ...La tua ultima lettera m'ha fatto piacere più delle altre, e, a render più piena la mia gioia, tua zia Maria Dositea mi dice che di te è contentissima, che sei molto obbediente e gentile. Io ti ringrazio, o Paolina mia, della gioia che così procuri a noi e a tutti. Il Signore saprà ricompensartene in questo mondo e nell'altro, perché ci si sente più felici anche nella vita presente, quando si compie coraggiosamente il proprio dovere>>.
Questa preferenza non stuzzicava la vanità di Paolina; anzi era per lei uno stimolo a far bene, felice di procurare alla cara mamma tutta la consolazione possibile. Ecco come le scriveva nel 1877:
<< ...Mia cara mammina, grande è stata la mia contentezza il giorno dei premi. Io non mi aspettavo affatto di ottenere la segnalazione in tutte le materie. Quale gioia non sarebbe per te se potessi avere la corona bianca, mammina mia cara. Ebbene, voglio fare ogni sforzo per meritarla. La zia è stata contentissima della mia pagella e spera di vedere presto la sua Paolina come Figlia di Maria. Io sto aspettando il 2 febbraio con grande impazienza>>.
In quest'epoca andò soggetta a prolungati e fortissimi dolori di capo. Le si doveva imporre un completo risposo. Ciò l'affliggeva e la buona mamma non mancava di farle coraggio:
<< … Una cosa ti raccomando: non darti pensiero né dei premi, né della corona bianca. Una cosa sola ti domando: che le tue maestre siano contente di te, e già vedo con tanta soddisfazione che è così; me l'ha confermato per iscritto Suor Maria Luisa Gonzaga>>.
Paolina ebbe a subire tuttavia una penosa delusione nella distribuzione dei premi, alla vigilia della sua partenza dalla Visitazione. Narra ella stessa:
<< …. M'aspettavo proprio, con le premiazioni, di ricevere anche la “corona bianca”. Sarebbe stata questa la più bella prova della soddisfazione generale per una educanda che termina i suoi studi. Nei miei nove anni di collegio, l'avevo vista dare una sola volta. Per ottenerla bisognava che l'alunna, durante il corsi dell'ultimo anno, avesse riportato i voti più alti, fosse stata segnalata sempre all'albo d'onore, avesse meritata la medaglia di cortesia, ecc.
Più esaminavo i miei voti, e maggiormente mi persuadevo che la corona bianca sarebbe toccata a me. Ma purtroppo questo lo pensavo soltanto io. Arriva il momento della distribuzione. Niente corona per Paolina, niente per nessuna!. Aveste viste le mie lacrime alla fine....Andando ad abbracciare la Superiora, gliene manifestai la causa dicendo: “Mamma è tanto malata, e io sarei stata così felice, se avessi potuto offrirle la corona bianca”. La povera Superiora mi parve molto sorpresa. Poi cercò di spiegarmi la cosa, cioè: nell'ultimo trimestre avevo perduto un punto nella cortesia. Lo sapevo anch'io; ma siccome in seguito era stato accertato che io personalmente non avevo avuto colpa alcuna in una piccola storia con una novizia, in cui era stata tutta la classe di prima che aveva mancato, mi dicevo: Avrò ugualmente la corona bianca. Se avessi confidato le mie speranze alla prima maestra, tutto sarebbe andato bene.
Mamma, vedendo la mia pena, mi disse: “Non è proprio il caso che te la pigli tanto, mia piccola Paolina; per me è come se l'avessi avuta, io sono contentissima di te, e se vuoi vado a comprarti una corona bianca!”. Sì, ma non sarebbe stata la corona che avrei voluta io>>.
L'ultimo anno che passò al collegio del monastero della Visitazione di Mans, era stato rattristato dalla morte edificantissima della buona zia Suor Maria Dositea, avvenuta il 24 febbraio del 1877. La nipote era ricorsa a tutte le risorse del suo candido fervore per tenere in vita la cara zia. Lo dimostra questa lettera scritta alla mamma il 4 febbraio:
Mia cara Mammina, eccomi finalmente Figlia di Maria! Quanto gode il mio cuore di poterti comunicare questa notizia! E ti ho pensata tanto il giorno in cui fui ricevuta e ho pregato tanto per tutti. Piena sarebbe stata la mia gioia, se la zia si fosse trovata guarita. Come lo sperava il mio cuore e nessuno sarebbe stato capace di disilludermi! Ora invece devo piegare la mia volontà a quella del Signore, dato che Egli non l'ha voluto. Sono stata a vederla subito dopo essere stata ricevuta come Figlia di Maria. Era l'ora dei Vespri. Si mostrò molto lieta nel vedermi con il nastro azzurro e la stella tanto desiderata. Tutta la giornata, la zia si sentì meglio; oggi invece l'ho vista un solo istante, ma mi è sembrato non stesse bene. Si vede proprio che il Padre de la Colombière non vuole essere beatificato; quando andrò in Cielo, chiederò a Dio dove si trova il suo posto per non star tanto a cercare, e quando l'avrò trovato, lo pregherò, con molta umiltà – s'intende – di volermi ascoltare cinque minuti: voglio sapere per quale motivo non mi ha guarito la zia, e vedere se le sue ragioni sono davvero “ragionevoli”... Ho sentito dire che per ottenere un miracolo bisogna avere fede; ebbene, io posso affermare che ne ho avuta tanta da poter trasportare tutte le montagne di questo mondo sulla luna. Mai ebbi una speranza uguale! Le religiose avevano la cera di chi dubita, anche la stessa nostra Madre; io sola credevo e speravo. Sarà stato per questo che il Padre de la Colombière si è rifiutato di esaudirci! Raccontarti tutto questo mi fa bene, cara mammina mia, perché – tu lo sai – non posso essere contenta, se non dopo averti confidato tutto. Tu sola – e nessun altro fuori di te – sa comprendere pienamente la tua Paolina. La tua figlioletta Paolina, Figlia di Maria.
La veneranda ammalata aveva aggiunto, a matita, queste righe:
<< ...La nostra Paolina è rimasta molto delusa per il mancato miracolo; credeva che alle tre dovessi trovarmi bella e guarita ed era l'ora della sua consacrazione alla Madonna. Avendole detto la nostra Rev.da Madre che il mio stato era immutato, si gettò tra le sue braccia, bagnandola di lacrime, tanto che poté fare la preghiera d'uso>>.
Paolina custodirà a lungo il ricordo della santa zia monaca Visitandina:
<< … Per tutto il tempo delle vacanze, avrò la grande consolazione di portare addosso il Crocefisso della mia cara zia, e non lo lascerò certo un istante; credo che questo sia il più grande piacere che la mamma mi abbia potuto fare. Mi pare proprio di essere insieme a mia zia. Dovunque vado essa mi segue, e così Nostro Signore, lei ed io siamo felici di passare insieme questi quindici giorni. Ci riuniamo spesso per parlare delle cose del Cielo....>>.
Fine capitolo 2
Madre Agnese di Gesù, la “piccola madre di Santa Teresa di Lisieux, Editrice Ancora, 1956. A cura della Procura delle Missioni dei Carmelitani Scalzi – Roma.
LAUS DEO
Pax et Bonum
Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano