La Venerata Madre
Agnese (Paolina)di Gesù
Carmelitana Scalza
La “piccola madre” di Santa Teresa di Lisieux
“La malattia di Louis Martin”
Continuiamo ad attingere da questi ricordi fraterni:
<<Ed ora diciamo qualche parola del gran dolore della nostra famiglia, sebbene sia cosa molto difficile far la descrizione di un groviglio di spine, quando queste si sono mutate in rose di grazie e di gloria per noi. Al tempo delle spine, specie al principio, quante lettere, quante chiamate crudeli in parlatorio! Mi ricordo che a volte, prima di recarmi al parlatorio, mi mettevo in ginocchio e pregavo così: “Mio Dio, tutto quello che mi si dirà, io voglio sentirlo; Voi però aiutatemi!” - Allora, mi avessero spezzato anche il cuore, conservavo una forza segreta.
Quando si manca di tatto, (...quì Madre Agnese si riferisce ai parenti e agli amici di famiglia venuti in parlatorio al Carmelo per rimproverare e accusare le sorelle Martin di essere state la causa della grave malattia di cui soffriva il loro padre, il signor Louis Martin), spesso avviene che invece di consolare si affonda un dardo, pur con le migliori intenzioni. La qual cosa capitò poche volte, non però da parte della Madre Genoveffa di Santa Teresa. Fin dal primo momento della nostra grande angoscia, cioè da quando papà pareva che si fosse perduto, non si sa dove, ella ci aveva atteso l'intero giorno nell'infermeria per consolarci. Eravamo così depresse, che non ci muovemmo dall'ufficio della Priora dove Madre Maria di San Luigi Gonzaga, con tanta bontà, ci aveva collocate.
La sera, quando finalmente ci recammo dalla Madre Genoveffa, essa ci accolse tenendoci le braccia e con voce di pianto ci disse: “Venite, mie povere figliole! Quanto mi è sembrata lunga la giornata senza potervi vedere!”.
Parlava come <<chi sa che cosa è il soffrire>>.
Poi aggiunse: “Non piangete, vostro padre è ben custodito. Ecco le parole che ho sentito per voi stamane, dopo aver pregato per lui e per voi altre. Fa sapere ad esse che egli domani farà ritorno e che non ha niente>>.
E contro ogni previsione, accadde così.
La malattia del babbo, con tutto il suo bagaglio di umiliazioni e di pene intime fortificò grandemente le nostre anime. Quanto a me poi, ogni volta che facevo il pio esercizio della Via Crucis, mi venivano in mente quelle parole dell'Imitazione di Cristo: “Nessuno tanto cordialmente sente la Passione di Gesù Cristo, come colui al quale fu dato di soffrire”.
Benché sia stata passeggera, come tutto ciò che è del tempo, pure questa croce non ebbe la durata di un giorno, ma di tre lunghi anni, durante i quali il silenzio cadeva sempre più cupo sul nome venerato di colui che amavamo.
Fuori, molti riversavano sopra di noi la responsabilità della malattia; la vedevano come la conseguenza di un eccesso di dolore, causato soprattutto dall'ingresso di Teresa al Carmelo.
Io amavo ripetere queste parole di Nostro Signore a Suor Maria di San Pietro: “La fine del tuo pellegrinaggio è vicina, presto vedrai il mio Volto in Cielo”. Era la giaculatoria delle mie pene. Nel tempo della nostra gran prova fu collocato dinanzi al Volto Santo un ex-voto, fra du candelieri, con incisa la seguente iscrizione: “Sit nomen Domini benedictum”. F.M.(Famiglia Martin). Mi pareva che lodare Iddio per averci regalata una croce tanto pesante, lo glorificasse immensamente>>.
La stessa eco nella corrispondenza familiare di quel tempo penoso. Il 12 settembre del 1889, il signor Louis Martin dovette lasciare i suoi per essere affidato a mani estranee.
Per le figlie, questa data resterà come un anniversario di grazia, grazia che esse avevano battezzato <<la nostra grande ricchezza>>. Alcuni giorni dopo, Suor Agnese di Gesù così scriveva alla sorella Suor Maria del Sacro Cuore che si trovava in ritiro, in luogo isolato rispetto alla comunità monastica:
<< Povera colombina solitaria, i suoi pensieri collimano tanto con i miei che non so dirle quel che sento leggendoli...Confidiamo in Dio. Finora il nostro povero babbo non aveva sperimentato cosa fosse il soffrire. La sua ora non era ancora venuta; adesso è suonata. Ma poiché tutto vola quaggiù con la rapidità del lampo, presto suonerà per lui l'ora dell'estasi eterna. E chi mai entrerà nella sala del banchetto? Coloro che avranno lavata la loro veste nel Sangue dell'Agnello, vale a dire, coloro che avranno molto sofferto. Il nostro padre diletto avrà uno dei primi posti e là egli potrà dire: “Non sono più dove mi avevano posto......Tutto è cambiato; qui sono re; vedete come tutto è bello intorno a me, tutta una primavera eterna”.
Piccola colomba, perché piangere sempre quel che le procurerà un eterno godere? Lasci che i Buissonnets si spopolino, lasci che tutto crolli, lasci che ciò che ha da finire finisca! Noi siamo incamminate verso un luogo dove possiamo essere fin da quaggiù, siamo in viaggio verso la Patria vera, ce ne andiamo al nostro regno. Guardiamo solo il Cielo e facciamolo scendere in noi con la fede e con l'amore. Presto saliremo lassù per vivere solo d'amore. La via dell'amore è la Fede.
Babbo, oh babbo! Egli dorme, delira, sta facendo un sogno purificante per svegliarsi presto in un altra terra, nella vera casa del Buon Salvatore! Il Padrone di casa gli andrà incontro e gli dirà: “Servo buono e fedele, ecco l'ora, entra nel gaudio del tuo Signore”>>.
E alla sua cugina che, poveretta, saliva nel mondo, quest'angosciosa Via Crucis:
<<Essere sante, questo ci chiede Gesù. Egli ha bisogno, ha bisogno di anime pienamente votate, abbandonate, consacrate ai suoi divini capricci. Spalanchiamogli le nostre, lasciamolo entrare, o meglio forziamolo a penetrare e a fermarsi nel più intimo del santuario. DiciamoGli come i Discepoli di Emmaus: “Resta con noi, o Signore! Non vedi che si fa sera? Già cade la notte e non è bene che ti avventuri in questa notte di peccati, per le vie dove passano i maligni”. Oh, vieni, noi ci faremo scudo ai loro strali. Ma perché, o Signore, ti lasci tanto pregare? E che! E' dunque sì grave la tua compagnia? E Gesù mostrando la Croce, che mai abbandona, ci sorride e dice: “..Figliole miei, tanti mi invitano, ma pochi mi seguono; molti mi amano senza la croce, pochissimi se la lasciano piantare nel cuore. Eppure solo per mezzo della croce costruisco la mia eterna dimora. L'Amore mi trova, ma solo la sofferenza mi custodisce.
O Gesù! E noi? Non Vorremo la tua Croce? Su, entra e fissa la tua dimora. Quì sei in casa tua. Quì, un'altra Betania; qui, cuori fedeli; qui, un bianco vegliardo, disfatto dal male, che pur non cessa di chiamarti amico; qui, un'accolta di vergini, di cui lo Sposo sei Tu, Sposo di sangue, ma sempre adorato. Addio, mia cara, godiamo nel nostro soffrire>>.
Il dolore, quando è accolto così, diventa la pietra di paragone delle anime grandi. Teresa poteva scrivere, per sé e per le sorelle:
<<Più tardi, nei Cieli, ci sarà dolce l'intrattenerci di quei giorni oscuri dell'esilio, perché i tre anni del martirio di nostro padre mi sembrano i più amabili, i più fruttuosi della nostra vita e non li cambierei con le estasi più sublimi. Il mio cuore dinanzi a così inestimabili tesori, riconoscente esclama: Siate benedetto, o mio Dio, per questi anni di grazie che abbiamo trascorsi nei mali” (Salmo 89,15). Teresa di Lisieux>>.
Madre Agnese di Gesù, la “piccola madre di Santa Teresa di Lisieux, Editrice Ancora, 1956. A cura della Procura delle Missioni dei Carmelitani Scalzi – Roma.
Francesco di Santa Maria di Gesù