La Venerata Madre
Agnese (Paolina)di Gesù
Carmelitana Scalza
La “piccola madre” di Santa Teresa di Lisieux
“La Beatificazione di Teresa di Lisieux”
La prima tappa della glorificazione si chiude il 14 agosto 1921 con la proclamazione dell'eroicità delle virtù della venerabile Teresa del Bambin Gesù e del Volto Santo.
Per l'occasione il Sommo Pontefice Benedetto XV pronunziò un magistrale discorso, esaltando la dottrina “dell'infanzia spirituale”.
Madre Agnese di Gesù, scrivendo al Cardinale Vico, esprime la sua gioia:
“Ecco dunque << la Via dell'Infanzia Spirituale>> seguita dalla nostra Teresa, esaltata dal Vicario di Cristo. Che cosa grande, divina!”.
Occorreva pensare ai futuri pellegrinaggi a Lisieux: s'imponeva la necessità di ingrandire la Chiesina del Carmelo, costruirvi una Cappella per custodirvi i preziosi resti e collocarvi molti altari per le celebrazioni delle Sante Messe dei numerosi sacerdoti pellegrini provenienti da ogni parte del mondo ma uniti fraternamente da un solo Rito Romano, un solo Messale comune a tutti e da tutti reputato altamente spirituale e unificante per tutto il popolo di Dio.
I lavori, appena incominciati, dovettero interrompersi allo scoppio della guerra del 1915-1918; furono ripresi nel 1920 con tutte le difficoltà del dopo-guerra: penuria di materiali, rialzo impressionante dei prezzi, etc.
Se Madre Agnese di Gesù sapeva abilmente maneggiare la penna, era non meno capace di scendere nel cantiere, sorvegliare i lavori, prendere delle decisioni, le quali, se lì per lì sembravano troppo ardite, si dimostravano poi eccellenti.
Occorreva l'intervento di personalità civili per risolvere qualche difficoltà riguardante il pellegrinaggio e oltrepassante le possibilità del Monastero di Lisieux? Sapeva utilizzare, all'occasione, la bontà di una sposa:
“Quando ho capito a quale <<Assuero>> dovevo bussare, ho subito trovata la mia Ester!”.
E naturalmente, l'Ester, così graziosamente interpellata, non sapeva rifiutarsi.
Con la medesima delicatezza esprimeva la sua gratitudine per una generosa offerta come per un aiuto insignificante:
“Grazie! E' davvero troppo! A tanto favore risponde la piena del mio cuore riconoscente e la promessa di riversarla nel Cuore di Gesù, della Madonna e della mia piccola Teresa”.
Il 29 aprile del 1923, Sua Santità Pio XI beatificava la sua prima Beata.
La croce doveva però comprare un così splendido risultato. Difatti nel febbraio del 1923, un'influenza perniciosa si abbatté sull'intera comunità monastica del Carmelo di Lisieux: in parecchie degenerò in bronco-polmonite, e la stessa Madre Agnese di Gesù ne fu gravemente colpita. Era in preda ad una angoscia morale che accresceva ancora la penosa inquietudine delle sue figlie. Ma per il 26 marzo, giorno della solenne Traslazione delle Reliquie della Santa, era ristabilita.
Non per nulla Teresa aveva detto alle sorelle:
“Non crediate che, quando io sarò in Cielo, avrete soltanto delle gioie. Io non le ho avute, né le ho volute avere. Avrete forse, al contrario, grandi prove; io, da Lassù, vi manderò la luce necessaria per farvele apprezzare ed amare. Sarete costrette a dire con me: <<Signore, esulto di gioia per tutto quello che fate>>.
Si può oggi affermare che se le prove non furono risparmiate, non mancò tuttavia la luce promessa che aiutò ad accettarle generosamente.
La rapida glorificazione di Teresa, senza precedenti nella Chiesa nell'elenco delle Cause dei Santi, suscitò ovunque un entusiasmo inaudito.
Nella grande famiglia umana, l'umile Carmelitana di Lisieux era considerata come una << sorellina>> a tutti vicina e sempre attenta a venire incontro ai bisogni degli infelici fratelli. Perciò la sua apoteosi fu un gaudio universale.
Quale eco risuonò nel cuore delle sorelle Martin? Quale in quello della <<piccola Madre>>? Vi è chi si congratula con lei. <<Ha di che morire di gioia! Come non prova orgoglio per tanta gloria?>>
“Quando sento simili espressioni – confida Madre Agnese alla sorella Leonia, Visitandina – guardo attonita il mio interlocutore e non riesco a capire che cosa mi voglia dire!”
Non che disprezzasse quegli onori decretati dalla Chiesa. Alla sorella Leonia scriveva, prima della Canonizzazione:
“Che avvenimenti grandiosi! Pare cosa incredibile! Ma, concludeva – e qui passa tutta la sua anima – più vedo cose grandi, più mi sento spinta ad amare la mia << piccolezza>>, a ripetere dolcemente le parole di Gesù: << Imparate da me che sono mite ed umile di Cuore e troverete la pace per le anime vostre>>. Proprio così! Nessuna gioia vera e profonda gusteremo senza l'umiltà!”.
Alle sue figlie carmelitane scalze, svelava sentimenti più intimi: il 29 aprile del 1923, indirizzava alla Comunità una <<piccola omilia di una piccolissima Madre, per sottolineare un grandioso avvenimento>>:
“Care sorelle, in occasione del trionfo della nostra piccola cara Teresa, della sua << Piccola Via>> e dei <<piccoli mezzi che le sono riusciti a perfezione>>, il Signore ha voluto ispirarmi un pensiero, che senz'altro vi comunico, perché <<il tesoro della Madre appartiene ai figlioli>>.
Quanto io ho esposto e la Chiesa esaltato, non è altro che quello <<spiritu principali>> con gioia invocato ogni giorno in un versetto del Miserere: <<Redde mihi laetitiam salutaris tui et spiritu principali confirma me>>.
Potremmo dire con altre parole: <<Quella disposizione del cuore>> di cui parlava, incoraggiandoci, la nostra piccola Santa, e <<quella disposizione>>, affermava essa, basta già, lo sento, a renderci gradite a Dio.
Pecorelle del Buon Pastore, vi conosco e so bene che tutte voi, nonostante i difetti che vi umiliano, sentite questa disposizione del cuore, che è la nostra grazia, la grazia dell'ovile di Lisieux.
Potrete, anche fino alla morte, essere imperfette, deplorarlo pure, ma questa disposizione non vi mancherà mai.
Vorrei analizzarvela, affinché possiate riconoscerla in voi. Come fare però? E' un insieme di umiltà, di fiducia, di pronto ricorso a Dio nei nostri bisogni; è talvolta anche una specie di gioia soprannaturale a sentirsi miserabile e a dover implorare continuamente un urgente aiuto dall'Alto.
Infine è la verità, il vero Amore Divino, la vera luce che dobbiamo custodire e ingrandire con la pratica della Carità farterna.
Illuminate da questa luce, care sorelle, si può avere fin da quaggiù l'aureola, senza saperlo, e si va poi diritti in Cielo a far parte della falange delle piccole anime serafiche, quelle che vedono Dio più da vicino e che, per tutta l'Eternità, ardono nelle fiamme del Suo Amore.
Madre Agnese di Gesù, la “piccola madre di Santa Teresa di Lisieux, Editrice Ancora, 1956. A cura della Procura delle Missioni dei Carmelitani Scalzi – Roma.
Francesco di Santa Maria di Gesù