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venerdì 3 gennaio 2014

IL ROSARIO NELLA VITA CRISTIANA DI PADRE RAIMONDO SPIAZZI, O. P. - PARTE PRIMA .




IL ROSARIO 
NELLA VITA CRISTIANA 
di PADRE RAIMONDO SPIAZZI, 
O.P. 8 gennaio 1918 - +24 ottobre 2002 
Parte I 
 << DIMENSIONI DEL ROSARIO >> 
 << Il compendio di tutto quanto il Vangelo: la Corona della beata Vergine Maria, il Rosario>> 
Pio XII, Epistula Philippinas Insulas, AAS 38 (1946), p.419; 
Paolo VI, Esortazione Apostolica << Marialis Cultus>>, n. 42. 
La piccola Via del Rosario. 



La preghiera di ogni tempo 
Il Rosario appartiene al patrimonio della Chiesa e del popolo cristiano, come scuola di preghiera e di contemplazione, traccia stupenda di vita spirituale. Lo fu per generazioni e generazioni di credenti, di religiosi, di anime pie. Fu la preghiera dei poveri, dei piccoli, dei miti ed umili di cuore: di coloro cioè che avevano accolto il messaggio evangelico dell’infanzia spirituale (Mt. 18,3; Mc. 10,15), per essere ammessi alla rivelazione dei segreti del Padre ( Mt. 11,25), alla conoscenza dei << misteri >> del regno di Dio (Lc. 8,10), come ricorda il Vangelo che si leggeva nella Messa Votiva in onore della Madonna del Rosario: Vobis datum est nosse mysteria regni Dei; caeteris autem in parabolis.... 
Anche il nuovo messaggio celeste che risuonò dolcemente, in chiave mariana, a Lourdes (1858) e a Fatima (1917) – tra i due termini di un periodo storico che conobbe, più di altri, vere ubriacature di passione per l’umana grandezza – aveva il sapore delle umili piccole cose scelte da Dio per confondere i grandi (I Cor. 1, 27), e si traduceva in un rinnovato invito al Rosario. 
Sono poi numerosissimi i Papi che dal secolo XV in poi, da Sisto IV a Paolo VI, hanno rivolto al popolo cristiano esortazioni e raccomandazioni sul Rosario. Paolo VI, anzi, ha additato e affidato ai fedeli questa devozione nella sua seconda Enciclica Mense Majo, nell’altra Enciclica dell’ottobre 1966, e definitivamente e in termini di alta spiritualità, nella esortazione apostolica Marialis Cultus del 2 febbraio 1967. 
Lo stesso avevano già fatto Giovanni XXIII e Pio XII, suoi predecessori. Oggi non manca chi ritiene che il Rosario sia superato, specialmente con la nuova riforma liturgica che ha concentrato l’attenzione e la pietà del popolo cristiano nel mistero dell’altare. In qualche paese la convinzione è abbastanza diffusa, e si può addirittura parlare di una crisi del Rosario. Ma forse si tratta più di una reazione contro un certo modo di dire il Rosario, che di un rifiuto consapevole della pia pratica mariana, presa nella sua più intima natura e nella sua più autentica struttura. Se il Rosario viene concepito semplicemente come una ripetizione di formule fisse di preghiera e specialmente di Ave Marie , anche allora non è certo disprezzabile, perché molte anime pie e amanti della Madonna vi trovano un’espressione adeguata della loro devozione mariana, o anche solo del loro bisogno di preghiera; ma può darsi che realmente serva a poco o nulla ad altre anime, più sensibili a una pietà contemplativa, biblica, liturgica, e desiderose di spontaneità nella preghiera personale, e magari di silenzio, di abbandono dell’intelligenza e del cuore nell’abisso insondabile di Dio. 
Soprattutto, se la ripetizione delle formule – nel Rosario e in altre pratiche – diventasse meccanica, e per di più si sovrapponesse, come spesso avveniva in passato, alla celebrazione dei Divini Misteri, è chiaro che in tal caso, oltre ad una trasgressione delle leggi della Chiesa e ad una cattiva pratica dell’orazione, si avrebbe un urto stridente con le tendenze più genuine della pietà contemporanea, e anzi con lo stesso spirito della Chiesa orante. 
Non si farà mai abbastanza per aiutare i fedeli ad evitare queste deviazioni della linea della vera pietà cristiana, quale è tracciata dalla Chiesa, dai suoi Dottori e dai suoi Santi, e trova la sua consacrazione nella Esortazione Marialis Cultus
Le sette doti del Rosario 
Proprio per evitare questo pericolo e ancor più per attuare il valore positivo della pietà mariana e cristiana, è necessario conoscere e praticare il vero Rosario, che possiede le seguenti caratteristiche: 
1) è una preghiera cristocentrica, che su via distinta ma convergente con la preghiera liturgica, porta i fedeli a onorare e celebrare lo stesso mistero pasquale del Figlio di Dio che si fa uomo, vive, muore, risorge, sale al Cielo e regna e prega in eterno per la gloria del Padre e per la nostra salvezza; 
2) è una preghiera contemplativa, che al pari della liturgia immerge mente e cuore nell’abisso dei divini misteri, diventati pascolo dell’anima anelante alle cose celesti, anche se non se ne ha la riproduzione e la partecipazione sacramentale come nella Messa; 
3) è una preghiera didascalica, densa di verità rivelata, che può essere meglio sviluppata e messa in risalto con delle letture bibliche corrispondenti ai vari misteri, sicché anche nel Rosario , come nella liturgia, può verificarsi in forma semplice e accessibile a tutti l’intima realizzazione vitale della Parola di Dio con la ricapitolazione del Credo e la riflessione sul suo contenuto teologico, accompagnata dallo slancio religioso dell’anima che crede nella parola divina e vi risponde e vi fa eco con la sua umana parola, col suo canto e col suo pianto; 
4) è una preghiera ritmata sui motivi salienti della psicologia umana e sui momenti fondamentali dell’esistenza, non solo sul piano morale e spirituale, ma persino su quello fisico: la gioia, il dolore, la gloria; la vocazione, la prova, la vittoria; l’incontro, il sacrificio, la espansione salutare; la nascita e la crescita, il dolore e la morte, la restaurazione e il trionfo: sicché l’anima che sapientemente pratica il Rosario, rivive la sua piccola o grande storia spirituale e ripercorre il cammino umano sulla via di Dio, assieme ai patriarchi e ai profeti, al popolo di Dio dell’Antico Testamento e del Nuovo Testamento, a Cristo, a Maria, a generazioni di santi; 
5) è una preghiera organica e periodica, che permette all’anima di ripetere e di rivivere – nei limiti di una giornata, o di un triduo, o di una settimana, o di altri cicli temporali che eventualmente potrebbero studiarsi e fissarsi, il mistero di Cristo che si sviluppa nei tre cicli – Avvento, Pasqua, Pentecoste – e nei vari tempi dell’anno liturgico, come se il Rosario ne fosse un compendio, una sempre nuova radicazione nello spirito, un continuo richiamo; 
6) è una preghiera attiva, che richiede da parte dell’anima l’impegno della partecipazione personale, che include l’ascesi della volontà e dell’intelligenza, il raccoglimento di tutte le facoltà, la concentrazione di sé nel dialogo con Dio, ma insieme suscita facilmente lo slancio spontaneo della mente e dei sensi che sono impressionati ed attratti da quella rappresentazione concreta, storica, poetica, quasi plastica dei divini misteri, anche per l’aiuto che si può ricavare da opere artistiche e da sussidi didattici (disegni, diapositive, filmine, etc.), oggi facilmente reperibili; 
7) è una preghiera che di sua natura è sociale, comunitaria, vorrei dire corale , e che quindi fa sentire vividamente la ecclesialità della preghiera, ed educa a vivere, a pensare, a soffrire, a pregare << con cuore veramente cattolico >>, come direbbe Claudel. Per tutte queste ragioni la pia pratica del Rosario è anche oggi attualissima e c’è da auspicare che nella Chiesa permanga e fiorisca sempre più e che molti fedeli - ben guidati ed educati dai loro pastori – vi trovino una via facile di convergenza e di irradiazione in ordine al mistero dell’altare. 

segue 


FONTE:
PADRE RAIMONDO SPIAZZI, O.P., Il Rosario nella vita cristiana, Istituto Padano di Arti Grafiche-Rovigo, 1978.





LAUS  DEO 

Pax et Bonum 


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano