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domenica 19 gennaio 2014

IL ROSARIO NELLA VITA CRISTIANA DI PADRE RAIMONDO SPIAZZI, O. P. - PARTE OTTAVA .




IL ROSARIO 
 NELLA VITA CRISTIANA 
di PADRE RAIMONDO SPIAZZI, O.P. 
 8 gennaio 1918 - +24 ottobre 2002 
Parte Ottava 
La Vita spirituale 
alla scuola del Rosario 


L’Amore 
Dio ci ha amati per primo e per questo ci ha chiamati. Anzi, egli ci è venuto incontro, si è fatto carne, abitò fra noi. Ecco Gesù. Dobbiamo noi pure andare da lui, penetrare sempre più intimamente in Lui, viverlo, credendo e amando. Diamo a Gesù un trono, un altare, sia pure con la Croce, nel nostro cuore. Cerchiamo di capirlo, di studiarlo, di averlo vicino come amico, come sposo dell’anima.
Diamogli importanza, facciamogli posto nella nostra vita. In Gesù possiamo godere la vera gioia: quella di saperci filialmente uniti a Dio. Ma per questo è necessario amare. E’ vero che nessuno va a Gesù, se il Padre non lo attrae, ma è anche vero che raggiungere Gesù è impossibile senza l’amore.
Ecco l’Ancella del Signore”. (Lc.1,38): parola di Maria, parola di ogni anima. “Amiamo Dio, perché Egli ci ha amati per primo”. (I Giov. 4,19). Egli stesso è la forza attrattiva del nostro amore: “Ti ho amato di un amore eterno e per questo ti ho attratto a me con un cuore pieno di misericordia”. (Geremia. 31,3). Cediamo all’attrattiva del Signore. Entriamo in Cristo. Lasciamo che Cristo con il suo Spirito ami il Padre in noi. In Cristo saremo consumati nell’amore. Tutta la nostra vita sarà riassunta da questa parola dei Santi: “Amo Christum”. Amore di compiacenza, certo, ma amore efficace, come quello di Maria, espresso dal “Fiat”. “Non chi grida: Signore, Signore, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei Cieli”. (Mt. 7,21). L’amore di Maria è la copia più perfetta dell’amore di Gesù al Padre. E’ il modello del nostro amore. Il “Fiat” è la vera parola dell’amore. Senza il “Fiat” non ci sono che parole senza vita. Il “Fiat” deve essere la sintesi della nostra vita: << FIAT >> della bocca, ma soprattutto del cuore e delle opere fino a rendere realtà del nostro essere l’invocazione del “Pater”: “Fiat voluntas Tua sicut in coelo et in terra”. (Mt. 6,10). Allora avremo noi pure l’assicurazione dell’Angelo: “Dominus Tecum”. (Lc. 1,29). Il Signore, l’Emmanuele, il Dio con noi, sarà veramente con noi. 

Secondo Mistero 
Dio che visita 
L’intervento di Dio 
Quando l’anima, convertendosi, va a Dio nella fede e nell’amore, ha ben presto la gioia di sentire Dio che viene a lei in Gesù e per mezzo di Maria. Il secondo mistero gaudioso ci svela e ci fa meditare la verità della Provvidenza che interviene nella nostra vita e nella nostra storia; ci invita ad abbandonarci a questa provvidenza amorosa del Padre Celeste. Dio viene a visitare il suo popolo. Dio si comunica all’anima in visite incessanti. Secondo la Sacra Scrittura, Dio può visitare il suo popolo per due motivi: per una giusta punizione o per benedirlo. Gesù che viene nel mondo è Dio che visita il suo popolo per benedire e per salvare. Non è solo una manifestazione della giustizia, è soprattutto una Epifania della Misericordia. Gesù che viene nella casa di Zaccaria è un portatore di grazia e di gioia. Viene come un raggio di sole in una casa che ha conosciuto giorni lunghi di oscurità nella afflizione. Gesù che viene all’anima, viene come raggio di luce, dono di amore. Viene per annunciare la divina misericordia, per invitare alla fiducia, al coraggio, all’abbandono. 
Egli è Dio-Provvidenza che visita l’anima. Ogni momento che passa è una sua nuova visita; perché con la grazia del momento presente, non cessa mai di illuminarci, sostenerci, stimolarci al bene, facendo esultare l’anima nello Spirito Santo. 

Terzo Mistero 
 Cristo Salvatore 
La salvezza 
Ora ci incontriamo con Gesù-Salvatore. L’Aspettato dei secoli, viene. Colui che solo può dare vita all’anima si fa incontro a noi. L’Angelo annuncia << oggi a Betlemme è nato il Salvatore >> (Lc. 2,11). Nella Betlemme di Giudea e nella Betlemme del nostro spirito finalmente germina la salvezza: <<germina attraverso Maria>>. La salvezza che Gesù porta alle anime e al mondo include due momenti: la liberazione dal peccato e la riorganizzazione della vita nella santità. Il peccato è inimicizia con Dio, dissacrazione dell’anima. Storicamente esso è stato la causa del grande disastro umano: perdita della grazia, ferita della natura, decadimento. In ogni anima che affiora all’essere unita al corpo, secondo la normale economia della discendenza di Abramo, il peccato viene contratto come legge che sovrasta, come deficienza che angustia, come macchia che insozza. La ripetizione della triste esperienza dei progenitori nei nostri peccati personali, aggrava la situazione. Quante volte ci chiediamo, quante volte si è chiesto l’uomo nella storia; chi ci salverà? Chi ci potrà salvare? La risposta è venuta dal Cielo. Come è possibile non accendersi della più gioiosa speranza, se c’è in mezzo a noi l’onnipotenza salvatrice del nostro Dio, apparso in Gesù proprio per liberarci dal peccato? Noi possiamo ben dire con Giobbe << Credo che il mio Redentore vive....e nulla è impossibile a Dio>> (Giob.19,52). Accostiamoci a Lui con fiducia, crediamo alla benignità e all’umanità (Tit.3,4) del Salvatore nostro Dio. La sua forza è infinità. 

Quarto Mistero 
Cristo Sacerdote 
Nel Tempio 
L’anima che nel convertirsi alla vita spirituale cerca Gesù, per avere da Lui la luce e la forza della nuova vita, oltre che come “Dio con noi”, “Provvidenza”, “Salvatore”, lo scopre come Sacerdote. 
La redenzione e la salvezza sono opera sacerdotale. Gesù è il mediatore tra gli uomini e Dio, quindi il Sacerdote eternamente voluto dal Padre e consacrato nell’Incarnazione, quando, come leggiamo nella Lettera agli Ebrei, il Padre gli rivolge le grandi parole: << Tu Sei Sacerdote in eterno!>> (Ebr. 5,6; 7,17). Sul Calvario Gesù compie solennemente il Sacrificio in cui offre Se stesso come Vittima: Egli è Sacerdote e Ostia per la nostra salvezza. Ma nella Presentazione si ha la prima manifestazione di questa offerta sacrificale e l’anima che si accosta a Gesù deve riprodurre in sé anche questo mistero di Cristo Sacerdote. Il Tempio è il luogo del Sacrificio. Finora ciò che nel Tempio veniva offerto aveva il valore di figura o simbolo. Era il segno della grande Offerta che sarebbe stata compiuta. Adesso il simbolo e la realtà si ricongiungono, si fondono. Cristo non è nella Sua offerta soltanto un simbolo. Gli Ebrei dovevano per ordine divino consacrare a Dio tutti i primogeniti come sacerdoti; poi questa consacrazione era stata limitata alla tribù di Levi e i primogeniti delle altre tribù venivano riscattati dopo essere stati offerti. Da un punto di vista legale anche per Gesù avvenne il riscatto. Ma c’era nell’atto della Sua offerta un valore sacrificale unico, insostituibile e incancellabile. Nella Presentazione al Tempio Gesù veniva per la prima volta offerto ufficialmente al Padre per le mani di Maria. Tutta la vita di Gesù, fino al Calvario, sarebbe stata una continua offerta, un succedersi di atti religiosi, una realtà essenzialmente religiosa per se stessa. Ma nel Tempio tale religiosità aveva una manifestazione più piena e più splendida, quasi a riconsacrare nello spirito della Nuova Legge il luogo del culto e a concentrare in Cristo Sacerdote la devozione e la preghiera universale. 
La Madonna che offrì Gesù nel tempio, che poi gli fu ministra e socia sul Calvario, ci è accanto per offrirlo in noi e con noi. La sua anima è la più intonata e la più intima all’anima religiosa di Gesù. Nel tempio di Gerusalemme e in quello di ogni anima in grazia è la migliore e più santa coofferente di Cristo e con Cristo. Mettiamoci dunque nelle sue mani, lasciandoci unire da lei a Cristo Sacerdote, offrire da lei, piccole ostie con Cristo Vittima. 
L’uomo vecchio che è in noi canterà allora il suo << Nunc dimittis>>. Soltanto nell’intima adesione della nostra anima all’Anima Christi sacerdotale, possiamo dare a Dio un culto che gli sia accetto.

Quinto Mistero 
Gesù Maestro 
La parola di Cristo 
Gesù nel Tempio di Gerusalemme parla di Suo Padre: << Non sapete che devo occuparmi delle cose del Padre mio?>> (Lc. 2,49). Questa è la Sua missione: rendere testimonianza al Padre, rivelarne la gloria agli uomini, comunicare loro la vita divina. A ogni anima Gesù rivela la gloria del Padre. 
Bisogna farsi piccoli accanto a Lui e allora si apprendono da Lui le parole della sapienza. 
La Madonna si è fatta piccola discepola di Gesù. Per questo ha conosciuto i misteri di Dio, ha veduto la gloria del Padre. I dottori del Tempio si sentirono presi di ammirazione per quanto Gesù diceva: ma tutto fa credere che non si siano fatti piccoli e semplici e che quindi non siano entrati del Regno di Dio. L’anima che vuole unirsi a Dio deve invece, in umiltà e semplicità di spirito, mettersi alla scuola di Gesù, maestro di vita, che ai suoi discepoli rivela il Padre e tutte le verità che lo riguardano e tutte le norme da seguire per giungere in possesso della Sua gloria. 
Gesù Maestro parla prima di tutto interiormente, nell’intimità dell’anima che a Lui si apre e lo ascolta docilmente. Egli è il Maestro interiore, come diceva Sant’Agostino. E’ un Maestro che non manca mai all’anima, anche quando questa si trovasse sprovvista di maestri e di direttori umani. Attraverso la luce e la forza del suo Santo Spirito, Gesù Maestro illumina, conduce, sostiene l’anima lungo le sue vie. Egli risiede e parla in lei come in un tempio: ciò che è necessario è che l’anima nel tempio di sé stessa si raccolga e ascolti e ubbidisca. 

FONTE: PADRE RAIMONDO SPIAZZI, O.P., Il Rosario nella vita cristiana, Istituto Padano di Arti Grafiche-Rovigo, 1978. 



  
LAUS  DEO

Pax et Bonum 


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano