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venerdì 17 gennaio 2014

IL ROSARIO NELLA VITA CRISTIANA DI PADRE RAIMONDO SPIAZZI, O. P. - PARTE SETTIMA .





IL ROSARIO 
NELLA VITA CRISTIANA 
di 
PADRE RAIMONDO SPIAZZI, O.P. 
 8 gennaio 1918 - +24 ottobre 2002 
Parte Settima 
La Vita spirituale 
alla scuola del Rosario 

I misteri Gaudiosi: tempo dell’incontro.
Primo Mistero Gaudioso: il Dio con noi.
Dio cerca l’anima. L’anima e Dio sono due termini che devono incontrarsi, due abissi che si richiamano: il primo, per un profondo incoercibile bisogno; il secondo, per un impulso di eterno, gratuito, generosissimo amore. L’anima è una mendicante di Dio, una pellegrina del Cielo. Sant’Agostino ha espresso magnificamente questa indigenza umana, questa invocazione e nostalgia di Dio che spiega le nostre più vive inquietudini e i nostri più magnanimi ardimenti:
Ci hai fatti, o Signore, per Te, e il nostro cuore è inquieto, finché non riposa in Te! ”.
Tutto il movimento della storia, il progresso della cultura, ogni attività e avventura dell’uomo hanno radice in questo bisogno di Dio, termine ultimo della nostra sete e dei nostri aneliti. Dio chiama l’anima. E’ questa sua eterna vocazione che accende in fondo allo spirito umano i desideri e scava le indigenze. L’anima sente il bisogno di dare una risposta a colui che eternamente la chiama per amore.
Il pastore conosce le sue pecorelle, una ad una, da tutta l’eternità; le segue, le vigila, con uno sguardo di profondità infinita; le chiama per nome, nella vocazione alla vita, alla grazia, alla santità, al Cielo; questa chiamata penetra in loro, le scuote, le agita poiché la Parola di Dio è forza onnipotente; esse riconoscono la voce del Pastore e rispondono al suo richiamo.
Maria è la pecorella più amata, eternamente prescelta. Grande è la sua missione. Quello che fu il desiderio e il tormento dei secoli: raggiungere Dio, si compirà in lei. L’uomo da solo, non può raggiungere Dio; anzi se ne è allontanato, come sperduta pecorella. Il buon Pastore si è messo alla sua ricerca, discende giù nella valle del suo smarrimento. “ Dio si fa uomo, perché l’uomo diventi Dio ”.
E Maria è chiamata a dare a Dio un volto e un cuore d’uomo, ad essere la cooperatrice dell’eterno Padre nel dare al Verbo la natura umana. Questa è la sua vocazione, che la voce di Dio le svela per mezzo dell’Angelo. Finalmente sta per compiersi il grande avvenimento atteso per millenni, poiché “ nulla è impossibile a Dio ” come dice l’Angelo. Si incarna il Verbo, che viene ad abitare fra noi.
La terra ha l’Emmanuele, il Dio con noi: Gesù. Dio discende a noi, in Cristo, affinché noi, in Cristo, saliamo a Dio. Gesù è vero uomo; è il Verbo che si fece uomo come noi, perché nella misteriosa solidarietà spirituale, che a lui avvince, fossimo purificati, redenti, santificati; ma Egli è anche vero Dio, il Dio eterno entrato nel mondo, a cui ogni anima può e deve unirsi, attraverso l’umanità di Gesù, per appagare l’anelito profondo, per rispondere alla vocazione eccelsa. Se il senso della nostra vita è Dio, noi ora possiamo e dobbiamo vivere in Cristo per raggiungere Dio.
L’Incarnazione è il fatto centrale della storia, ma deve misticamente diventare anche il valore fondamentale dell’anima. Il primo passo della vita spirituale è scoprire Gesù, incontrarsi con l’Uomo-Dio, vivere in Lui. Cristo deve diventare la vita dell’anima. Senza di Lui non si può raggiungere la santità e la salvezza. A Lui bisogna dare un trono, un altare al centro del nostro essere. A Lui deve consacrarsi come sposa, a Lui tornare come a Buon Pastore, essa, l’umile, indigente, sperduta pecorella....
Accanto a Gesù, al centro della storia umana e della nostra anima, c’è Maria, Madre di Dio, cooperatrice dell’Incarnazione. Anche la Madre dell’Uomo-Dio deve avere il posto centrale nella nostra anima. Incontrarsi con Gesù è impossibile senza incontrarsi anche con Maria: è Maria che dà Gesù al mondo, che lo dà alle anime. 
Il primo Mistero Gaudioso ci offre questo primo insegnamento. La vita cristiana, la vita spirituale non può svolgersi che inserendosi in Cristo, in unione con Maria. L’unione con l’Emmanuele è la prima pietra che sostiene tutta la costruzione dell’uomo nuovo.
La risposta alla vocazione di Dio 
Dinanzi a Dio che viene, che chiama, come deve comportarsi l’anima? Come deve rispondere alla grande vocazione? Gesù è l’Uomo-Dio, l’Emmanuele che ci chiama a vivere con Lui, in Lui, per vivificarci attraverso la sua Santa Umanità con la forza divina della Grazia. La vocazione al Cristianesimo, alla vita spirituale, alla vita religiosa, è una chiamata a vivere in Cristo e a far vivere Lui in noi. Cristo deve essere concepito nell’anima, misticamente, spiritualmente, come fu concepito corporalmente nel seno di Maria. Egli deve diventare pensiero del nostro pensiero (nella Fede), vita della nostra vita, luce della coscienza, forza del nostro lavoro. Noi dobbiamo scrivere nella nostra vita la più bella biografia di Lui. Il Battesimo segna l’ora del concepimento mistico di Cristo in noi, di noi in Lui. Noi allora siamo rifatti e rigenerati come figliuoli di Dio, cominciamo a vivere, a crescere in Cristo. Ma Cristo pure, si direbbe con molti Padri, rinasce, ricomincia la storia della Sua vita in noi. In ogni persona umana santificata dalla Grazia si sviluppa tutto l’itinerario di Gesù, dal concepimento nel seno di Maria (Madre dell’Emmanuele e Madre spirituale di ogni uomo), fino alla suprema glorificazione celeste. Si tratta di un mistero: quello della vita di Grazia, prolungamento della vita di Cristo in noi che come membri formiamo con Lui un solo Corpo, spirituale e invisibile, ma realismo nel quale solo è per noi possibilità di vita e di salvezza.
Dinanzi a questo mistero, più che scrutare, bisogna adorare. Ma bisogna anche chiederci come rispondere alla vocazione di Gesù che ci chiama a vivere in Lui, come deve avvenire il nostro primo incontro con Lui e in Lui, nella vita spirituale. Vi è chi crede che quell’incontro e quel cammino debbano essere caratterizzati dal “ sentimento ”, o richiedere molto “ sapere ”, o consistere in molte “penitenze e rinunce”. E senza dubbio vi si gusta un certo senso del divino, si provano le gioie purissime del fidanzamento spirituale. E’ anche necessario studiare noi stessi e soprattutto Dio, apprendere la “ scienza dei Santi ”, avere una certa conoscenza delle dottrine spirituali e delle vie e dei mezzi di perfezione.
E’ altresì indispensabile il distacco dal mondo e da se stessi, e quindi la pratica ascetica, la penitenza, la mortificazione cristiana. Siamo nella via “purgativa”, ossia della purificazione. Ma l’essenziale della nostra risposta a Gesù che chiama, è ben più profondo e ricco. Fin da principio la vita spirituale deve essere poggiata su di un fondamento saldo. Essa è vita di Fede e di Amore. La Fede Dinanzi al mistero della sua vocazione, nell’ora dell’Annunciazione, Maria ha un ben chiaro atteggiamento. Ne sente tutta l’arduità, certo; ha molto vivo il sentimento della sua piccolezza dinanzi alla grande Presenza; si accorge di essere sui confini dell’invisibile, dell’intangibile, dell’ineffabile. Ci sarebbe da smarrirsi al pensiero che quella Realtà misteriosa si sta avvicinando, sarà il Dio con noi, per questo diventerà frutto del suo seno verginale! Maria sente il bisogno di fare qualche domanda, di chiedere qualche spiegazione.
Ma avuta la spiegazione dell’Angelo, la sua risposta è semplice e precisa. E’ una risposta di Fede. E’ l’accettazione del mistero dell’Uomo-Dio, l’adesione dell’intelligenza a una Verità che infinitamente la supera e quasi sembra annientarla. Maria crede. Un giorno sarà salutata così: “Beata Te che hai creduto!” (Lc. 1,45). Ma si tratta di una “Fede Viva”. Ossia di una adesione mentale suscitata e comandata dall’amore, di un trasporto di tutto l’essere in Dio, amato, scelto, accolto come sposo.
Da quell’unione sponsale, nella Fede e nell’Amore, nascerà Gesù, non soltanto nel seno, ma anche nello spirito di Maria. Il “fiat” dell’ubbidienza è il supremo atto nel quale Fede e Amore si esprimono e si esaltano. Mentre Gesù entra nel seno materno con un atto di ubbidienza e di annientamento al cospetto del Padre, Maria si unisce a Lui, comincia la sia vita in Lui – prima fra tutti i membri del Corpo Mistico – conformandosi a Lui nella generosa dedizione a Dio:
“Eccomi, o Padre”. “Sia fatto di me come tu vuoi”.
Il primo capitolo della nostra vita spirituale dovrà dunque essere quello della Fede, e di una Fede viva, vibrante di amore. Questa Fede è l’inizio della salvezza. E’ la sostanza della vita cristiana e della perfezione. Bisogna credere a Gesù “Dio con noi”, abbandonando a Lui la propria intelligenza e il proprio cuore, accettando il suo mistero, dando a Lui un’adesione completa e irremovibile. Il desiderio di conoscerlo ne seguirà infallibilmente; il distacco e quindi la mortificazione saranno un bisogno dell’anima che vuole aderire a Lui e lasciare tutto ciò che non è Lui e rendersi sempre più degna di Lui; il sentimento vivo della Sua presenza potrà essere una ricchezza e una gioia interiore, non necessaria, ma benefica, se giustamente valutata. Ma l’essenziale è sempre quello: credere amando, abbandonarsi pienamente a Gesù e quasi “perdersi” in Lui.
Di questa Fede e di questo Amore deve essere fatta la “corrispondenza” alla vocazione: risposta continua, fedele e diciamo pure “esistenziale”. La vita stessa cioè deve essere la nostra risposta.

segue

FONTE: PADRE RAIMONDO SPIAZZI, O.P., Il Rosario nella vita cristiana, Istituto Padano di Arti Grafiche-Rovigo, 1978. 







LAUS  DEO 

Pax et Bonum 


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano