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sabato 22 giugno 2013

LA DEVOZIONE DI SAN PAOLO DELLA CROCE MENTRE CELEBRAVA LA SANTA MESSA .



LA DEVOZIONE 
DI SAN PAOLO DELLA CROCE 
                  MENTRE CELEBRAVA 
                     LA SANTA MESSA 
                                                                         
                                                 
di San Vincenzo M. Strambi C.P. 

La devozione però verso l'Eucarestia non la dimostrava mai così accesa e fervente come quando celebrava la S. Messa . Oh ! In quelle occasioni sì che si vedeva il nostro Padre tutto fede , tutto devozione , tutto tenerezza e per l'amore sembrava divenuto un Serafino . Dopo aver premesso a questo Santo Sacrificio una lunga e fervida preparazione , saliva all'altare . Tutto raccolto e riconcentrato in Dio , mutava di colore , si accendeva in volto , e tutto s'infiammava di modo che l'incendio interno mandava quasi vampe di carità all'esterno . Si vedeva così rubicondo in faccia che sembrava un Serafino . Per molti anni non celebrò mai senza grande spargimento di lacrime . Posto poi dal Signore , quale oro nel crogiuolo dell'aridità e della desolazione , cessarono un poco le lacrime , ma bene spesso si vedeva molle di tenero pianto . Questo accadeva d'ordinario dalla consacrazione sino alla fine della Messa .
Quando celebrava solennemente per lo più entrava in un raccoglimento così profondo , che conveniva si scuotesse e si facesse una dolce violenza per proseguire la Santa Messa , nella quale d'ordinario il canto , massime del Prefazio e del Pater noster , veniva interrotto da alcuni trilli di pianto , che risvegliavano fede e devozione anche nei circostanti . Era molto esatto nell'osservanza delle rubriche ed in ciascuna delle sacre cerimonie . Si vedeva che accompagnava tutto con spirito interno , onde per usare le parole di testimoni di vista , sembrava piuttosto un Serafino d'amore , che uomo terreno .
Celebrata la Santa Messa si ritirava subito in luogo appartato per trattenersi liberamente
da solo a solo col suo Gesù
e sfogare con Lui gli affetti del suo cuore e struggersi tutto e perdersi felicemente nel suo amato Bene . Delle sacre suppellettili che dovevano servire alla celebrazione dei divini misteri , era tanto geloso che non pareva si potesse accontentare . Talvolta rimandò indietro un primo e un secondo corporale e vi avrebbe certamente mandato anche il terzo , se non fosse stato bene pulito :
« Le cose - diceva - che si debbono usare per il Santo Sacrificio della Messa , siano pulitissime e mondissime » .
Volle il Signore mostrare ancora con prodigi quanto gli fosse grata la viva fede e la devozione del suo Servo in quella sacrosanta azione . Celebrando la Messa nel Monastero di S. Lucia di Corneto , una mattina assai per tempo , il Ministro che rispondeva osservò con stupore , che quando il Santo fu vicino alla Consacrazione , cominciò a sollevarsi dalla predella dell'altare una specie di fumo , come se si fosse bruciato dell'incenso e di tanto in tanto si innalzava tal profumo che non si può esprimere né assomigliare ad alcun altro odore .
La maggior meraviglia però fu , che il Santo poco prima e poco dopo la Consacrazione , per due volte si levò in aria quasi due palmi sopra della predella . Perchè l'amore che desidera di piacere all'amato Bene si serve di molti stimoli per operare con più perfezione , il Padre Paolo ogni volta che si accostava a celebrare i sacrosanti Misteri , per avere migliori disposizioni , si immaginava che quella fosse l'ultima volta che si presentava al Sacro Altare .
Confidò ad un religioso : « Ogni volta che celebro la Santa Messa , mi comunico come se fosse per viatico » e soleva esortare gli altri a fare non solo questa santa opera , ma tutte le altre ancora , come se fosse l'ultima della vita . È proprio di chi ama e possiede e gusta soavemente di un bene immenso , desiderare che tutti gli altri e specialmente quelli che hanno con lui maggiori attinenze e comunicazioni , ne gustino e lo posseggano con gran pienezza .
Per questo il Santo bramava ardentemente che tutti i Sacerdoti e in particolare i nostri di Congregazione , si arricchissero dei tesori che si trovano nel Santo Sacrificio dell'Altare . Inculcava loro che preparassero bene il cuore per ricevere Gesù Cristo .
« Procurate di porre ogni diligenza in celebrare con alta devozione , e ringraziamenti dopo , e custodire die ac nocte , il Tabernacolo interiore , che è il petto Sacerdotale : chi fa così , presto brucerà di santo amore . Custodite con grande cautela questo vivo Tabernacolo , e tenetevi le lampade accese , cioè la fede e la carità ; tenetelo sempre apparato a festa con l'esercizio d'ogni virtù . Gesù celebrò i Divini Misteri nel Cenacolo apparato : Caenaculum stratum » .
Soprattutto raccomandava ai suoi religiosi che non solo si preparassero alla Santa Messa con la seria meditazione dei misteri di nostra fede , ma che nell'atto medesimo di celebrare accompagnassero con lo spirito Gesù Cristo nella sua Passione e Morte , poiché la Messa è una rinnovazione del Sacrificio della Croce . Si figurassero di cebrare le esequie al Redentore con lo spirito di compunzione di Maria SS., San Giovanni , Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo .
Diceva che il cuore del Sacerdote doveva essere il Sepolcro di Gesù Cristo , e siccome quello ove fu posto dopo morte , era nuovo , in quo nondum quisquam positus fuerat ; (Luc. 23, 53) così doveva il cuore del Sacerdote essere mondo , animato da viva fede , da una grande confidenza , da una ardente carità , da un vivo desiderio della gloria di Dio e della salute delle anime
Era solito dire che nella Messa era tempo proprio di negoziare coll'Eterno Padre , mentre gli si offriva lo stesso suo Unigenito morto per nostra salute .
« Avanti di celebrare (scrisse ad un Sacerdote) vestitevi delle pene di Gesù Cristo , con un sacro colloquio fatto placidamente in mezzo alle siccità : portatevi all'altare i bisogni di tutto il mondo » . Desiderava che tutti i Sacerdoti di Congregazione si distinguessero nell'esattezza e nella piena osservanza delle rubriche . Insisteva con grande sollecitudine perchè i novelli Sacerdoti fossero bene istruiti ed in possesso delle sacre cerimonie : anzi egli stesso più d'una volta si prendeva la cura di assisterli nell'atto che ne facevano la prova .
Non poteva soffrire di vedere disordine o errore nelle cerimonie sacre . Se vedeva che qualcuno mancava , lo correggeva opportunamente, dicendo : « Le rubriche si devono studiar prima » , oppure in altra maniera procurava , che chi ne aveva di bisogno , si emendasse dell'errore e della negligenza . Non poteva neppure tollerare che i Sacerdoti dopo la Santa Messa lasciassero quasi in abbandono Gesù Sacramentato senza fare il dovuto ringraziamento . Contro quest'abuso declamava nelle occasioni che gli porgeva il suo Ministero , per indurre tutti a celebrare devotamente , come egli praticava e rendere all'amorosissimo nostro Dio rendimento di grazie per questo immenso beneficio .
Scriveva ad un novello Sacerdote di Congregazione : « Io non le dirò che s'impratichisca bene delle rubriche del messale , essendo questo un suo preciso dovere , ma le raccomanderò che si avvezzi a celebrare i Sacrosanti Misteri con grande apparecchio che in ogni Sacerdote dovrebbe essere continuo con la santità della vita ; e se vuole che non sia detto anche di lei che il nostro buon Dio hospitabitur et pascet ingratos (è ospite e darà da mangiare senza averne un grazie ; Sir 29, 32 Vulg.) , io le raccomando caldamente di non essere nel numero di coloro (che io credo non esistano in questo inondo) dei quali disse il Grisostomo : Judam imitantur qui ante ultimam gratiarurn actionem discedunt ( Imitano Giuda coloro che se ne vanno prima del ringraziamento finale ) . E però , dopo che avrà celebrato , prosegua la sua intima unione col Sommo Bene in un lungo ringraziamento mentale » ( III, 743) .
« L'anima umile di cuore , fedele e tutta di Dio , non ha , né cerca modi , né sa cercarli per fare il ringraziamento tanto dopo la santa Messa che in altra occasione , qualunque essa sia ; perchè una tal'anima che vive di fede , in alta separazione da tutto il creato , in vera povertà di spirito e perfetta nudità di tutto ciò che non è Dio , tutta vestita in pura fede delle pene santissime di Gesù Cristo , nascosta e ritirata in solitudine interiore ed immersa tutta in Dio , arde nel fuoco della Divina carità , in silenzio di fede e di amore , vittima sacrificata in olocausto al sommo Bene , ed eccola in continuo ringraziamento , tanto nell'orazione che in qualunque opera esteriore... Quando avete celebrato la Messa vi siete cibato di Gesù , è vero ? Ora perchè dopo la Messa non lasciate che Gesù si cibi di voi , vi digerisca e vi trasformi in sé ed ardendo di quel fuoco d'amore , che arde nel suo Divin Cuore , non vi lasciate tutto incenerire ? Se sarete ben umile di cuore , ben annichilato , bene nascosto alle creature , vi sarà insegnato dal Divin Maestro nella scuola interiore la vera scienza dei Santi... » (III, 189, b. a.) .
Per quanto gli era possibile , impediva che si accostasse al Sacro Altare chi mostrava di non andarvi con la dovuta riverenza e non era vestito con l'abito che si conveniva . Essendosi una volta portato in un nostro ritiro per celebrarvi la Santa Messa un ecclesiastico distinto , che meritava certamente qualche riguardo , ma che vestiva un abito poco conveniente , il Padre lo riprese e non volle permettergli di celebrare la Santa Messa dicendogli : « Questo non è abito da ecclesiastico e da portarsi all'altare » . Per questo suo zelo scriveva ad un'anima devota : « Questo volo di spirito deve farsi nel Cuore di Gesù Sacramentato ed ivi spasimare di dolore per le irriverenze che riceve dai cattivi secolari e più dai cattivi ecclesiastici religiosi e religiose , i quali corrispondono con ingratitudine e sacrilegi a tanto amore . Per riparare a tanti oltraggi deve l'anima amante offerirsi vittima , tutta incenerita dal fuoco del santo amore ed amarlo , lodarlo e visitarlo spesso per quelli che lo maltrattano , massime visitarlo in certe ore che non vi è chi gli faccia corte » .
Non solo traspariva al di fuori la sua interna unione con Dio , il suo amore a Gesù Sacramentato quando celebrava , ma ancora quando amministrava il Sacramento dell'Eucarestia .
Nel dire quelle parole :  
Ecce Agnus Dei le proferiva con tale energia e santa riverenza , che sembrava vedesse il Divin Redentore nella sacrosanta Particola coi propri occhi .
Così ancora ogni volta che portava il Santissimo Sacramento processionalmente nel giorno del Corpus Domini ,
fu osservato che era tutto bagnato di lacrime . Quella Festa era per lui di singolare devozione e tenerezza . La celebrava con uno spirito meraviglioso di fede . Se stava in ritiro cantava la Messa e faceva la solenne processione nel recinto , ma con tale raccoglimento , cori tanta devozione e con tante lacrime , che bastava guardarlo per compungersi . Se era fuor di ritiro per qualche urgentissimo affare o per aiuto dei prossimi , come appunto un anno fra gli altri accadde in Ronciglione , si poneva con tutto il fervore del suo spirito a fare ossequio a Gesù Cristo Sacramentato , che portavasi nella solenne processione .
Ma non si può spiegare , dice una persona religiosa che lo vide coi propri occhi , con quanta devozione lo facesse : basta dire , che tutto si disfece in lacrime e poi cominciò ad esclamare :  
« Oh che grande amore ! Oh che giornata è questa ! oh carità , oh amore ! »
Scrivendo il Santo in quella solennità ad un'anima devota , manifesta in poche parole l'ardore del suo spirito : « La farfalletta gira intorno al lume e poi si brucia in esso ; così l'anima giri pure intorno , anzi dentro quel Lume Divino e tutta s'incenerisca in esso , massime in questa grande dolcissima ottava di Gesù Sacramentato . Ah mangiate , bevete , ubriacatevi , volate , cantate , giubilate , esultate , fate festa allo Sposo Divino » .
Conoscendo altresì i tesori immensi che si trovano nella SS. Eucarestia e sono preparati a tutti i figli della Chiesa , esortava anche le persone secolari a comunicarsi spesso , ma comunicarsi però con grande affetto e devozione .
Scriveva : « La Santa Comunione è il mezzo più efficace che possa trovarsi per unirsi con Dio . State sempre preparata per la Divina Mensa : tenete il cuore ben purificato e custodite assai la lingua giacchè è la prima a toccare il SS. Sacramento . Portatevelo a casa dopo aver fatto però il dovuto ringraziamento e fate che il vostro cuore sia un vivo tabernacolo del dolce Gesù Sacramentato . Visitatelo spesso dentro di voi e fategli tutte le adorazioni , affetti e ringraziamenti , che v'insegnerà il santo amore » .
Testo tratto da: San Vincenzo M. Strambi, Lo spirito di S.Paolo della Croce, fondatore dei Passionisti, Alba: ed. Paoline, 1950, pp. 49-55. 

Chiunque recitava l'Ufficio Divino con poca fede e raccoglimento , bastava che avesse osservato il nostro Santo per rimanere confuso ed istruito del modo con cui si deve eseguire un'azione sì grande che dai S. Padri è chiamata opus divinum . Quantunque infermo o aggravato dalla vecchiaia , recitò sempre anche con suo gravissimo incomodo l'Ufficio e non volle mai prevalersi della dispensa concessagli da Clemente XIV , se non quando gli fu del tutto impossibile recitarlo : ma essendo oppresso dai suoi mali e negli ultimi anni di sua vita , si faceva aiutare da qualche Sacerdote che avesse voce chiara ed intelligibile , per non privarsi del celeste pascolo che nella recita del divino Ufficio gustava l'anima sua . Ogni volta poi che recitava l'Ufficio stava col capo scoperto , con compostezza esemplare e grandissima devozione . Sebbene fosse infermo e carico di acciacchi , nulladimeno non si poté mai indurre a coprirsi il capo nel tempo che lo recitava .
Non poteva quasi fare a meno di mostrare il suo dispiacere , se talvolta vedeva che qualcuno stava col capo coperto senza necessità . Anche in occasione di viaggi , recitando l'Ufficio , stava a capo scoperto , sebbene fosse d'inverno , in campagna aperta e in tempo di grande freddo . Negli ultimi anni di sua vita , quando maggiormente era travagliato dai suoi incomodi , il compagno lo stimolava istantemente a coprirsi il capo , dicendogli che non sarebbe stata mancanza di rispetto , se per motivo delle sue indisposizioni si fosse dispensato dal suo pio costume ed avesse recitato l'Ufficio così coperto .
Perchè il Santo non sapeva resistere ma voleva accondiscendere virtuosamente ad ognuno , per un poco si copriva , ma poi dopo un poco si scopriva di nuovo dicendo che assolutamente non poteva recitar l'Ufficio col capo coperto e soggiungeva : « Bisogna pensare , che si dice l'Ufficio » , quasi volesse dire : « Ora si parla con Dio ! » Voleva anche , per quanto gli fosse stato possibile , nelle sue indisposizioni alzarsi di letto per adempire con maggiore ossequio a questo dovere tanto gradito a Dio e tanto utile a tutta la Chiesa .
Più chiaramente dava a conoscere la sua fede e devozione quando trovavasi nel coro comune a pregare con gli altri . Era esatto e diligente nell'intervenirvi : non se ne dispensava né di giorno , né di notte ; anzi la notte tanto più volentieri si alzava e vi assisteva . Era persuaso che quel sacrifizio di lode offerto in quelle ore in cui la maggior parte degli uomini riposa o sta perdendo tempo in vani divertimenti o in peccati , è una dimostrazione di sincero amore all'amabilissimo Dio e diceva che in quel tempo si facevano al Signore le serenate d'amore .
Molte volte , benché fosse ammalato e mezzo storpio e appena si potesse reggere in piedi , voleva intervenire al coro ed era per tutti uno spettacolo di edificazione e di tenerezza vedere il loro vecchio Padre , strascinarsi a stento nel luogo dell'orazione e quivi fermatosi in piedi come poteva , offrire con grande devozione a Dio quel sacrifizio di cui trovava tutte le delizie del suo spirito .
Si vedeva quanto bene praticasse quella massima che inculcava agli altri : « Quando andiamo in coro a recitare il Divino Officio , ravviviamo la fede perchè in tali occasioni facciamo l'officio degli Angeli , dei quali si riempie il coro ad offrire un sacrificio di lode alla Divina Maestà » .
Stava attentissimo perchè il canto fosse regolato dalla vera devozione ed accompagnato sempre da quella distinzione e pausa che tanto contribuisce affinché la soavità sia unita al vero decoro e giusta gravità . Per animare tutti a salmeggiare con fervore , ricordava con vivezza e forza di spirito le parole dell'Inno : « Os lingua , mens , sensus , vigor confessionem personent » .
Se talora qualcuno sbadigliava , animato da vivo zelo bussava col suo bastoncino in terra e diceva :
« Non è questo il modo di recitare il Divino Ufficio , stando alla presenza di Dio » .
Vide una volta che un religioso recitava l'Ufficio stando appoggiato al muro senza quella compostezza che conveniva . Il Santo gli raccomandò di recitare l'Ufficio con attenzione e riverenza , perchè in punto di morte il Signore gli avrebbe fatto vedere quello che egli allora non considerava .
Mi ricordo che avendo sbagliato un chierico in coro - racconta un testimone - nella recita dell'Ufficio Divino , il Padre Paolo gli disse sotto voce : « Maledictus homo qui facit opus Dei negligenter » . Queste parole furono udite da me e da altri , perchè il coro era assai angusto ; ci riempirono di un santo timore e terrore , sicché si stava attentissimi a non sbagliare ( S. 490 , b. a ) .
Così parla e così pensa chi ha vivo sentimento di fede , per cui parlando con Dio , invisibile agli occhi del corpo , Lo vede e Lo contempla cogli occhi dello spirito .

Testo tratto da: San Vincenzo M. Strambi, Lo spirito di S.Paolo della Croce, fondatore dei Passionisti, Alba: ed. Paoline, 1950, pp. 55-58. 


LAUS  DEO

Pax et Bonum


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano