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martedì 4 giugno 2013

PIO XII LETTERA ENCICLICA HAURIETIS AQUAS SULLA DEVOZIONE AL SACRO CUORE DI GESU' - PARTE QUARTA .

                                                                                       III

Ed ora , Venerabili Fratelli , al fine di cogliere più abbondanti frutti da queste nostre tanto consolanti riflessioni , indugiamo alquanto nella contemplazione dell’intima partecipazione avuta dal Cuore del Salvatore nostro Gesù Cristo alla sua vita affettiva umana e Divina , durante il periodo della sua vita terrena , e della partecipazione che Esso ha al presente ed avrà per tutta l’eternità . È alle pagine del Vangelo che noi domanderemo principalmente la luce per inoltrarci nel santuario di questo Cuore Divino , dove potremo ammirare con l’Apostolo delle genti : « immensa ricchezza della grazia [di Dio] , nella benignità verso di noi in Cristo Gesù » (57) .
Palpita d’amore il Cuore adorabile di Gesù Cristo , all’unisono con il suo amore umano e Divino , allorché , come ci rivela l’Apostolo , non appena la Vergine Maria ha pronunziato il suo magnanimo « Fiat » , il Verbo di Dio : « entrando nel mondo , dice : “T u non hai voluto sacrificio né offerta , ma mi hai preparato un corpo : olocausto anche per il peccato tu non gradisti : allora dissi : — Ecco io vengo — ( giacché di me si parla all’inizio del libro ) — per compiere , o Dio, la tua volontà ”… E in questa volontà noi siamo santificati per l’offerta del Corpo di Gesù Cristo , una volta per sempre » (58) . Palpitava altresì d’amore il Cuore del Salvatore , sempre in perfetta armonia con gli affetti della sua volontà umana e con il suo amore Divino , quando Egli intesseva celestiali colloqui con la sua dolcissima Madre , nella casetta di Nazaret , e col suo Padre Putativo Giuseppe , cui Obbediva prestandosi come fedele collaboratore nel faticoso mestiere del falegname Parimente palpitava d’amore il Cuore di Cristo , ancora in pieno accordo col suo duplice amore spirituale , nelle continue sue peregrinazioni apostoliche ; nel compiere gli innumerevoli prodigi d’onnipotenza , con i quali o risuscitava i morti , o ridonava la salute ad ogni sorta di infermi ; nel sopportare fatiche , il sudore , la fame , la sete ; nelle lunghe veglie notturne trascorse in preghiera al cospetto del celeste suo Padre ; e , infine , nel pronunziare i discorsi , e nel proporre e spiegare le parabole , specialmente quelle che più ci parlano della sua misericordia , come la parabola della dramma perduta , della pecorella smarrita e del figliuol prodigo . E veramente, anche attraverso le parole di Dio , come osserva San Gregorio Magno , si è manifestato il Cuore di Dio : « Intuisci il Cuore di Dio nelle parole di Dio , affinché più ardentemente esperimenti l’attrattiva dei beni eterni » (59) .
Palpitava ancor più d’amore il Cuore di Gesù Cristo , quando dalle di Lui labbra uscivano accenti ispirati ad ardentissimo amore . Così , ad esempio , quando dinanzi allo spettacolo di turbe stanche ed affamate , esclamava : « Ho compassione di questo popolo » (60) ; e , nel rimirare la prediletta città di Gerusalemme votata all’estrema rovina a causa della propria ostinazione , le rivolgeva questo accorato rimprovero : « Gerusalemme , Gerusalemme , che uccidi i profeti e lapidi coloro che ti sono mandati , quante volte io pure volli adunare i tuoi figliuoli come la gallina raduna i suoi pulcini sotto le ali , e tu non hai voluto ! » (61) .
Palpitava ancora di amore e di santo sdegno il suo Cuore nel veder il sacrilego commercio che si faceva nel tempio , ond’è che rivolse ai profanatori queste severe parole : « Sta scritto : “ La mia casa sarà chiamata casa d’orazione ” , e voi l’avete ridotta una spelonca di ladri » (62) . Ma particolarmente di amore e di timore palpitò il Cuore di Gesù nella imminenza dell’ora della Passione , allorché , provando naturale ripugnanza dinanzi al dolore e alla morte ormai incombenti , esclamò : « Padre mio : se è possibile passi da me questo calice ! » (63) ; palpitò poi di amore e di intensa afflizione quando , al bacio del traditore , Egli oppose quelle sublimi parole , che suonarono come un ultimo invito rivolto dal misericordiosissimo suo Cuore all’amico , che con animo empio , fedifrago e sommamente ostinato si accingeva a consegnarlo nelle mani dei carnefici : « Amico , a che sei venuto ? Con un bacio tradisci il Figliuol dell’uomo ? » (64) ; palpiti invece di tenero amore e di profonda commiserazione furono quelli che commossero il Cuore del Salvatore , allorché alle pie donne , che ne compiangevano l’immeritata condanna al tremendo supplizio della Croce , diresse queste parole : « Figlie di Gerusalemme , non piangete su me , ma piangete su voi stesse e sui vostri figliuoli… Perché , se si tratta così il legno verde , che ne sarà del secco ? »(65) .
Ma è soprattutto sulla Croce che il Divin Redentore sente il suo Cuore , divenuto quasi torrente impetuoso , ridondare dei sentimenti più vari ; cioè di amore ardentissimo , di angoscia , di compassione , di acceso desiderio , di quiete serena , come ci manifestano apertamente le seguenti sue memorande parole : « Padre , perdona loro , perché non sanno quel che fanno » (66) ; « Dio mio , Dio mio , perché mi hai abbandonato ? » (67) ; « Ti dico in verità : oggi sarai meco in paradiso » (68) ; « Ho sete » (69) ; « Padre , nelle tue mani raccomando lo spirito mio » (70) .
E chi potrebbe degnamente descrivere i palpiti del Cuore Divino del Salvatore , indizi certi del suo infinito amore , nei momenti in cui Egli offriva all’umanità i suoi doni più preziosi : Se stesso nel Sacramento dell’Eucaristia , la sua Santissima Madre e il Sacerdozio ? Ancor prima di mangiare l’Ultima Cena con i suoi discepoli , al solo pensiero dell’istituzione del Sacramento del suo Corpo e del suo Sangue , la cui effusione avrebbe sancito la Nuova Alleanza , il Cuore di Gesù aveva avuto fremiti di intensa commozione , da Lui rivelati agli Apostoli con queste parole : « Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi , prima di patire » (71) ; ma la sua commozione dovette raggiungere il colmo , allorché « prese del pane , rese grazie , lo spezzò e lo diede loro , dicendo : « Questo è il mio corpo , il quale è dato a voi ; fate questo in memoria di me » . E così fece col calice, dopo aver cenato , dicendo : « Questo calice è il nuovo patto nel sangue mio , che sarà sparso per voi » (72) .
Si può quindi a buon diritto affermare che la divina Eucaristia , sia come Sacramento che come Sacrificio , di cui Egli stesso è dispensatore e immolatore mediante i suoi Ministri « da dove sorge il sole fin dove tramonta » (73) , come pure il Sacerdozio , sono doni palesi del Cuore Sacratissimo di Gesù . Ma anche Maria , l’alma Madre di Dio e Madre nostra amantissima , è un Dono Preziosissimo del Cuore Sacratissimo di Gesù . Era giusto , infatti, che Colei , che era stata la Genitrice del Redentore nostro secondo la carne , ed a Lui era stata associata nell’opera di rigenerazione dei figli di Eva alla vita della grazia , fosse da Gesù stesso proclamata Madre Spirituale dell’intera umanità . Ben a ragione quindi , scrive di Lei Sant’Agostino : « Indubbiamente Ella è Madre delle membra del Salvatore , che siamo noi , poiché con la sua carità ha cooperato affinché avessero la vita nella Chiesa i fedeli , che di quel Capo sono le membra » (74) .
Non contento del dono incruento di sé , sotto le specie del pane e del vino , il Salvatore nostro Gesù Cristo vi volle aggiungere , come suprema testimonianza della sua profonda , infinita dilezione , il Sacrificio cruento della Croce . Così facendo , Egli dava l’esempio di quella sublime carità , che aveva indicato ai suoi discepoli come meta finale dell’amore con queste parole : « Nessuno ha un amore più grande di questo , di uno che dia la vita per i suoi amici » (75) .
Pertanto , l’amore di Gesù Cristo Figlio di Dio svela nel Sacrificio del Golgota , e nel modo più eloquente , l’amore stesso di Dio : « Da questo abbiamo conosciuto la Carità di Dio , perché Egli ha dato la sua vita per noi , e così noi dobbiamo dare la nostra vita per i fratelli » (76) . E in realtà , il nostro Divin Redentore è stato confitto al legno della Croce più dalla veemenza interiore del suo amore che dalla brutale violenza esterna dei suoi carnefici ; e il suo volontario olocausto è il dono supremo che il suo Cuore ha fatto ad ogni singolo uomo , secondo la incisiva sentenza dell’Apostolo : « (Il) Figlio di Dio… mi ha amato e ha dato se stesso per me » (77) .
Non vi può essere dunque alcun dubbio che il Cuore Sacratissimo di Gesù , compartecipe così intimo della vita del Verbo Incarnato , e perciò assunto quasi a strumento congiunto della Divinità , non meno delle altre membra dell’umana natura (78) nel compimento di tutte le sue opere di grazia e di onnipotenza , sia anche divenuto il simbolo legittimo di quella immensa carità , che spinse il Salvatore nostro a celebrare nel Sangue il suo Mistico Matrimonio con la Chiesa : « Egli ha accettato la Passione , per l’ardente desiderio che aveva di unire a sé la Chiesa come sua Sposa » (79) .
La Chiesa , quindi , vera ministra del Sangue della Redenzione , è nata dal Cuore trafitto del Redentore ; e dal medesimo è parimente sgorgata in sovrabbondante copia la grazia dei Sacramenti , che trasfonde nei figli della Chiesa la vita eterna , come ben ci ricorda la sacra Liturgia : « Dal Cuore trafitto nasce la Chiesa a Cristo congiunta… Tu , che dal Tuo Cuore fai sgorgare la grazia » (80) .
Di questo simbolismo , non ignoto nemmeno agli antichi Padri e scrittori ecclesiastici , il Dottore Comune , facendosi loro fedele interprete , scrive : « Dal lato di Cristo sgorgano l’Acqua , simbolo di Spirituale Abluzione , e il Sangue , simbolo di Redenzione . Perciò il Sangue ben si addice al Sacramento dell’Eucaristia ; l’Acqua , invece, al Sacramento del Battesimo , che però mutua la sua virtù Abluente dalla virtù del Sangue di Cristo » (81) .
A questo simbolismo del lato di Cristo , trafitto ed aperto dalla lancia del soldato , non è certamente estraneo il suo Cuore stesso , che indubbiamente dovette essere raggiunto dal colpo violento , vibrato allo scopo di accertare la morte di Gesù Cristo Crocifisso . Pertanto , la ferita del Cuore Sacratissimo di Gesù , ormai spirato , doveva rimanere nei secoli la vivida immagine di quella spontanea carità , che aveva indotto Dio stesso a dare il suo Unigenito per la redenzione degli uomini , e con la quale Cristo amò noi tutti con amore sì veemente , da offrirsi come vittima d’immolazione cruenta sul Calvario : « Cristo amò noi , e diede se stesso per noi , oblazione e sacrifizio a Dio , profumo di soave odore » (82) . Dopo che il Salvatore nostro ascese al cielo e si assise alla destra del Padre nello splendore della sua umanità Glorificata , non ha cessato di amare la Chiesa , sua Sposa , anche con quell’ardentissimo amore , che palpita nel suo Cuore . Egli , infatti , ascese al cielo recando nelle ferite delle mani , dei piedi e del costato i trofei luminosi della sua triplice vittoria : sul demonio , sul peccato e sulla morte ; e recando altresì nel suo Cuore , come riposti in un preziosissimo scrigno , quegli immensi tesori di meriti , frutti del suo triplice trionfo , che adesso dispensa in larga copia al genere umano redento . È questa la verità consolante , di cui si fa assertore l’Apostolo delle genti , quando scrive : « Ascendendo in alto portò via schiava la schiavitù , dette donativi agli uomini…
Il discendente è lo stesso che l’ascendente sopra tutti i cieli , affinché riempisse tutte le cose » (83) . La donazione dello Spirito Santo , fatta ai discepoli , è il primo segno perspicuo della munifica carità del Salvatore dopo la sua trionfale Ascensione sino alla destra del Padre . Infatti , dopo dieci giorni lo Spirito Paraclito dato dal Padre discende su gli apostoli radunati nel Cenacolo , secondo che Gesù aveva promesso nell’Ultima Cena : « Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito perché rimanga in eterno con voi » (84) . Il quale Spirito Paraclito , essendo l’Amore mutuo , personale , col quale il Padre ama il Figlio e il Figlio il Padre , da ambedue è inviato , e sotto il simbolo di lingue di fuoco investe gli animi dei discepoli con l’abbondanza della Divina Carità e degli altri celesti carismi .
Ma questa infusione di superna carità emana altresì dal Cuore del Salvatore nostro , « in cui sono riposti tutti i tesori della sapienza e della scienza » (85) .
La Carità Divina , pertanto , è dono ad un tempo del Cuore di Gesù e del suo Spirito . A questo comune Spirito del Padre e del Figlio si devono in primo luogo e l’origine della Chiesa e la sua mirabile propagazione in mezzo a tutte le genti pagane , prima dominate dall’idolatria , dall’odio fraterno, dalla corruzione dei costumi e dalla violenza .  
È la Carità Divina , dono preziosissimo del Cuore di Cristo e del suo Spirito , che ha ispirato agli Apostoli e ai Martiri la fortezza eroica nel predicare e testimoniare la verità del Vangelo sino all’effusione del sangue ; ai Dottori della Chiesa lo zelo ardente per la chiarificazione e la difesa della fede cattolica ; ai Confessori la pratica delle più elette virtù e il compimento delle imprese più utili e più ammirabili , proficue alla propria santificazione e alla salute spirituale e corporale del prossimo ; alle Vergini , infine , la rinunzia pronta e gioconda a tutte le delizie dei sensi , allo scopo di consacrarsi unicamente all’amore del celeste Sposo .
È a questa Divina Carità , che ridondando dal Cuore del Verbo Incarnato si riversa per opera dello Spirito Santo negli animi di tutti i credenti , che l’Apostolo delle genti scioglie quell’inno di vittoria , che celebra in pari tempo il trionfo di Gesù Cristo Capo e dei membri del suo Mistico Corpo su quanto ostacola l’instaurazione del Regno Divino dell’amore fra gli uomini : « Chi ci separerà dall’amore di Cristo ? la tribolazione o l’angoscia o la fame o la nudità , o il pericolo , o la persecuzione , o la spada ?… Ma in tutte queste cose siamo più che vincitori per opera di Colui che Ci ha amato . Poiché io son persuaso che né morte , né vita , né angeli , né principati , né virtù , né cose attuali né future , né potestà , né altezza , né profondità , né alcun altra creatura potrà separarci dall’amore di Dio in Cristo Gesù Signor Nostro » (86) .
Nulla dunque ci vieta di adorare il Cuore Sacratissimo di Gesù , in quanto è compartecipe e il simbolo più espressivo di quella inesausta Carità , che il Divin Redentore nutre tuttora per il genere umano . Esso , infatti , benché non sia più soggetto ai turbamenti della vita presente , è sempre vivo e palpitante , e in modo indissolubile è unito alla Persona del Verbo di Dio e , in essa e per essa , alla Divina sua volontà . Perciò , essendo il Cuore di Cristo ridondante di amore Divino ed umano , e ricolmo dei tesori di tutte le grazie , conquistati dal Redentore nostro con i meriti della sua vita , delle sue sofferenze e della sua morte , è senza dubbio la sorgente di quella perenne carità , che il suo Spirito diffonde in tutte le membra del suo Corpo Mistico . Nel Cuore pertanto del Salvatore nostro vediamo in qualche modo riflessa l’immagine della Divina Persona del Verbo , come pure l’immagine della sua duplice natura , l’umana cioè e la Divina ; e vi possiamo ammirare non soltanto il simbolo ma anche , per così dire , la sintesi di tutto il mistero della nostra redenzione . Adorando il Cuore Sacratissimo di Gesù in esso e per esso noi adoriamo sia l’amore increato del Verbo Divino , sia il suo amore umano con tutti gli altri suoi affetti e virtù , poiché e quello e questo spinsero il nostro Redentore ad immolarsi per noi e per tutta la Chiesa sua Sposa , conforme alla sentenza dell’Apostolo « Cristo amò la Chiesa e diede se stesso per lei al fine di santificarla , purificandola col lavacro dell’acqua mediante la parola di vita , per far comparire davanti a sé , gloriosa , la Chiesa , affinché sia senza macchia , senza ruga o altra cosa siffatta , ma anzi santa e immacolata » (87) .
Come Cristo ha amato la Chiesa , così Egli l’ama tuttora intensamente con quel triplice amore , di cui abbiamo parlato ; ed è appunto questo amore che lo stimola a farsi nostro avvocato , per conciliarci dal Padre grazia e misericordia , « essendo sempre vivo , sì da poter intercedere in nostro favore » (89) .
La preghiera che erompe dal suo inesauribile amore , diretta al Padre , non soffre alcuna interruzione . Come « nei giorni della sua vita nella carne » (90) , così ora ch’è trionfante nei Cieli , Egli supplica il Padre con non minore efficacia ; ed a Colui , che « ha talmente amato il mondo da dare il suo Figliuolo unigenito , affinché chiunque crede in Lui non perisca , ma abbia la vita eterna » (91) .
Egli mostra il suo Cuore vivo e ferito dall’amore , ben più profondamente che non lo sia stato , ormai esanime , dal colpo di lancia del soldato romano : « Per questo è stato trafitto [il tuo Cuore] affinché , attraverso la ferita visibile , vedessimo la ferita invisibile dell’amore » (92) . Non vi può essere dunque alcun dubbio che, supplicato da tanto Avvocato e con sì veemente amore , il Padre Celeste , « che non risparmiò il proprio Figlio , ma per tutti noi lo diede » (93) , profonderà incessantemente su tutti gli uomini le sue Grazie Divine .


 SEGUE


                                                                               LAUS  DEO

                                                                              Pax et Bonum


                                                                 Francesco di Santa Maria di Gesù
                                                                          Terziario Francescano