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mercoledì 5 giugno 2013

PIO XII LETTERA ENCICLICA HAURIETIS AQUAS SULLA DEVOZIONE AL SACRO CUORE DI GESU' - PARTE QUINTA .

                                                                                          IV

Abbiamo voluto , Venerabili Fratelli , proporre alla considerazione vostra e del popolo cristiano , nelle sue linee generali , l’intima natura e le perenni ricchezze del culto al Cuore Sacratissimo di Gesù , richiamandoci alla dottrina della divina rivelazione , come alla sua primaria sorgente . Siamo pertanto convinti che queste Nostre riflessioni , dettateci dall’insegnamento stesso del Vangelo , abbiano chiaramente mostrato come questo culto s’identifichi , in sostanza , col culto all’amore Divino e umano del Verbo Incarnato e , anche , col culto all’amore stesso che anche il Padre e lo Spirito Santo nutrono verso gli uomini peccatori . Poiché , come osserva l’Angelico Dottore , la carità delle Tre Divine Persone sta al principio e alle origini del mistero dell’umana Redenzione , in quanto , influendo essa potentemente sulla volontà umana di Gesù Cristo , e ridondando quindi nel suo Cuore adorabile , gli ispirò un identico amore , che l’indusse a dare generosamente il suo Sangue , affinché ci riscattasse dalla servitù del peccato (94) : « Io devo ancora essere battezzato con un battesimo , e come sono angustiato finché esso non si compia ! » (95) . È per altro Nostra persuasione che il culto tributato all’amore di Dio e di Gesù Cristo verso il genere umano attraverso il simbolo augusto del Cuore trafitto del Redentore , non sia mai stato completamente assente dalla pietà dei fedeli , benché abbia avuto la sua chiara manifestazione e la sua mirabile propagazione nella Chiesa in tempi da noi non molto remoti , soprattutto dopo che il Signore stesso si degnò di scegliere alcune anime predilette , cui svelò i segreti divini di questo culto e che Egli elesse a messaggere del medesimo , dopo averle ricolmate in gran copia di grazie speciali . Sempre , infatti , vi sono state anime sommamente a Dio devote , le quali , ispirandosi agli esempi dell’eccelsa Madre di Dio , degli Apostoli e di illustri Padri della Chiesa , hanno tributato all’Umanità santissima di Cristo , e in modo speciale alle Ferite , aperte nel suo corpo dai tormenti della salutifera Passione , il culto di adorazione , di riconoscenza e di amore . Del resto , come non riconoscere nelle parole stesse : « Signore mio e Dio mio ! » (96) pronunziate dall’Apostolo Tommaso e rivelatrici della sua improvvisa trasformazione da incredulo in fedele , un’aperta professione di fede , di adorazione e di amore , che dall’umanità piagata del Salvatore si elevava sino alla maestà della Divina Persona ? Se però il Cuore trafitto del Redentore dovette sempre esercitare un potente stimolo al culto verso il suo amore infinito per il genere umano , poiché per i cristiani di tutti i tempi hanno valore le parole del profeta Zaccaria , riferite al Crocifisso dall’evangelista San Giovanni : « Vedranno Chi hanno trafitto » (97) , è doveroso tuttavia riconoscere che soltanto gradualmente esso venne fatto oggetto di un culto speciale , come immagine dell’amore umano e Divino del Verbo Incarnato . Volendo ora soltanto accennare alle tappe gloriose percorse da questo culto nella storia della pietà cristiana , occorre anzitutto ricordare i nomi di alcuni di coloro , che ben si possono considerare come gli antesignani di questa devozione ; la quale in forma privata , ma in modo graduale sempre più vasto , andò diffondendosi in seno agli istituti religiosi . Così , ad esempio , sono benemeriti del sorgere e dell’espandersi del culto al Cuore Sacratissimo di Gesù : San Bonaventura , Sant’Alberto Magno , Santa Geltrude , Santa Caterina da Siena , il Beato Enrico Susone , San Pietro Canisio , San Francesco di Sales . A San Giovanni Eudes si deve la composizione del primo ufficio liturgico in onore del Cuore Sacratissimo di Gesù , la cui festa solenne fu per la prima volta celebrata , col beneplacito di molti Vescovi della Francia , il 20 ottobre 1672 . Ma fra tutti i promotori di questa nobilissima devozione merita di essere posta in speciale rilievo Santa Margherita Maria Alacoque , poiché al suo zelo , illuminato e coadiuvato da quello del suo direttore spirituale , il Beato Claudio de la Colombière , si deve indubbiamente se questo culto , già così diffuso , ha raggiunto lo sviluppo che desta oggi l’ammirazione dei fedeli cristiani , e ha rivestito le caratteristiche di omaggio di amore e di riparazione , che lo distinguono da tutte le altre forme della pietà cristiana (98) . Basta questo rapido sguardo ai primordi e al graduale sviluppo del culto al Cuore Sacratissimo di Gesù , per renderci pienamente convinti che il suo mirabile progresso è dovuto anzitutto al fatto che esso fu trovato in tutto conforme all’indole della religione cristiana, che è la religione dell’amore . Tale culto, quindi, non può dirsi originato da rivelazioni private , né si deve pensare che esso sia apparso quasi all’improvviso nella vita della Chiesa ; ma esso è scaturito spontaneamente dalla viva fede e dalla fervida pietà , che anime elette nutrivano verso la persona del Redentore e verso quelle sue gloriose ferite , che ne testimoniano nel modo più eloquente l’amore immenso dinanzi allo spirito contemplativo dei fedeli . Pertanto , le rivelazioni, di cui fu favorita Santa Margherita Maria , non aggiunsero alcuna nuova verità alla dottrina cattolica . Ma la loro importanza consiste in ciò che il Signore — mostrando il suo Cuore Sacratissimo — in modo straordinario e singolare si degnò di attrarre le menti degli uomini alla contemplazione e alla venerazione dell’amore misericordiosissimo di Dio per il genere umano . Infatti , mediante una così eccezionale manifestazione Gesù Cristo espressamente e ripetutamente indicò il suo Cuore come un simbolo quanto mai atto a stimolare gli uomini alla conoscenza e alla stima del suo amore ; ed insieme lo costituì quasi segno ed arra di misericordia e di grazia per i bisogni spirituali della Chiesa nei tempi moderni . Del resto , una prova evidente che questo culto trae la sua linfa vitale dalle radici stesse del dogma cattolico è resa dal fatto che l’approvazione della festa liturgica da parte della Sede Apostolica ha preceduto quella degli scritti di Santa Margherita Maria ; in realtà , indipendentemente da ogni rivelazione privata , ma soltanto assecondando i voti dei fedeli , la Sacra Congregazione dei Riti , con decreto emanato il 25 gennaio dell’anno 1765 e approvato dal Nostro Predecessore Clemente XIII il 6 febbraio dello stesso anno , concedeva all’Episcopato della Polonia e all’Arciconfraternita Romana del Sacro Cuore la facoltà di celebrare la festa liturgica ; col quale atto la Santa Sede volle che prendesse nuovo incremento un culto già vigente e florido , il cui scopo era quello di « ravvivare simbolicamente il ricordo dell’amore divino » (99) , che aveva indotto il Salvatore a farsi vittima di espiazione per i peccati degli uomini . A questo primo riconoscimento ufficiale , dato sotto forma di privilegio e in misura limitata , un altro ne seguì a distanza quasi di un secolo , di importanza molto maggiore . Intendiamo parlare del decreto , già sopra menzionato , emanato dalla Sacra Congregazione dei Riti il 23 agosto dell’anno 1856 , con il quale il Nostro Predecessore Pio IX , di imm. mem., accogliendo i voti dei Vescovi della Francia e di quasi tutto il mondo cattolico , estendeva alla Chiesa intera la festa del Cuore Sacratissimo di Gesù , e ne prescriveva la degna celebrazione liturgica (100) . Data questa veramente meritevole di essere raccomandata al perenne ricordo dei fedeli , poiché , come ben si fa rilevare nella liturgia stessa di tale festività : « Da quel giorno il culto al Cuore Sacratissimo di Gesù , simile a un fiume ridondante , superati tutti gli ostacoli , si sparse per tutto il mondo cattolico » . Da quanto siamo venuti esponendo appare evidente , Venerabili Fratelli , che è nei testi della Sacra Scrittura , della Tradizione e della Sacra Liturgia , che i fedeli devono studiarsi principalmente di scoprire le sorgenti limpide e profonde del culto al Cuore Sacratissimo di Gesù , se desiderano penetrarne l’intima natura e trarre dalla pia meditazione intorno ad essa alimento ed incremento del loro religioso fervore . Grazie a questa assidua e altamente luminosa meditazione l’anima fedele non potrà non giungere a quella soave conoscenza della carità di Cristo , nella quale è riposta la pienezza della vita cristiana , come, edotto dalla propria esperienza , insegna l’Apostolo quando scrive : « In vista di ciò io piego le ginocchia davanti al Padre del Signor nostro Gesù Cristo… affinché dia a voi, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere per mezzo dello Spirito di lui fortemente corroborati nell’uomo interiore, e faccia sì che Cristo dimori nei vostri cuori per mezzo della fede , e voi radicati e fortificati in amore siate resi capaci… di intendere anche quest’amore di Cristo che sorpassa ogni scienza, affinché siate ripieni di tutta la pienezza di Dio » (101) . Di questa universale pienezza di Dio è appunto immagine splendidissima il Cuore stesso di Gesù Cristo : pienezza , cioè, di misericordia , propria della Nuova Alleanza , nella quale « apparvero la benignità e la filantropia del Salvatore nostro Dio »(102) , poiché : « Dio non ha mandato il Figliuol suo nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui » (103) . Fu dunque costante persuasione della Chiesa , maestra agli uomini di verità , fin da quando emanò i suoi primi atti ufficiali ricordanti il culto del Cuore Sacratissimo di Gesù , che gli elementi essenziali di esso , cioè gli atti di amore e di riparazione tributati all’amore infinito di Dio verso gli uomini , lungi dall’essere inquinati di materialismo e di superstizione , costituiscono una forma di pietà , in cui si attua perfettamente il culto quanto mai spirituale e veritiero , preannunziato dal Salvatore stesso nel suo colloquio con la donna samaritana : « Viene l’ora , ed è questa , in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in ispirito e verità , ché tali sono appunto gli adoratori che il Padre domanda . Iddio è spirito , e quelli che lo adorano lo devono adorare in ispirito e verità » (104) . Non è pertanto giusto dire che la contemplazione del cuore fisico di Gesù impedisce il contatto più intimo con l’amore di Dio e che essa ritarda il progresso dell’anima sulla via che conduce al possesso delle più eccelse virtù . La Chiesa respinge senz’altro questo falso misticismo , come , per bocca del Nostro Predecessore Innocenzo XI di fel. mem., ha condannato la dottrina di coloro che asserivano : « Non devono ( le anime di questa via interna ) compiere atti di amore verso la beata Vergine , i Santi o l’umanità di Cristo ; poiché , essendo tali oggetti sensibili , anche l’amore che ad essi si porta è sensibile . Nessuna creatura , e nemmeno la beata Vergine e i Santi , devono albergare nel nostro cuore : perché solo Dio lo vuole occupare e possedere » (105) . Coloro che così pensano , sono naturalmente del parere che il simbolismo del Cuore di Cristo non si estenda oltre la significazione del suo amore sensibile e che quindi non possa costituire un nuovo fondamento del culto di latria , ch’è riservato soltanto a ciò che è essenzialmente Divino . Ora , una simile concezione del valore simbolico delle sacre immagini deve apparire ad ognuno del tutto falsa, perché essa ne coarta a torto il trascendente significato . Diversamente da costoro , giudicano e insegnano i teologi cattolici di cui esprime la comune sentenza San Tommaso quando scrive : « Alle immagini vien tributato il culto religioso , non secondo la considerazione loro assoluta , in quanto cioè sono delle realtà a sé : ma in quanto sono immagini che ci conducono fino a Dio incarnato . Ora il movimento dell’animo che ha per oggetto l’immagine , in quanto è immagine , non si arresta ad essa , ma tende fino all’oggetto da essa rappresentato . Perciò , per il fatto che alle immagini di Cristo è tributato il culto religioso, non risulta un culto di latria essenzialmente diverso , né una distinta virtù di religione » (106) . È dunque alla Persona stessa del Verbo Incarnato che termina il culto relativo tributato alle sue immagini , siano queste le Reliquie della Passione , o il simulacro che tutte le vince per valore espressivo , cioè il Cuore trafitto di Cristo Crocifisso . Dall’elemento quindi corporeo , che è il Cuore di Gesù Cristo , e dal suo naturale simbolismo è per noi legittimo e doveroso ascendere , sorretti dalle ali della fede , non soltanto alla contemplazione del suo amore sensibile , ma ancora più in alto , fino alla considerazione e all’adorazione del suo eccellentissimo amore infuso ; finalmente , con un’ultima dolce e più sublime ascesa , elevarci sino alla meditazione e all’adorazione dell’Amore Divino del Verbo Incarnato . Alla luce , infatti , della fede , per la quale crediamo che nella Persona di Cristo esiste il connubio tra la natura umana e la Divina , la nostra mente è resa idonea a concepire gli strettissimi vincoli che esistono tra l’amore sensibile del cuore fisico di Gesù e il suo duplice amore spirituale , l’umano e il Divino . In realtà , questi amori non devono semplicemente considerarsi come coesistenti nell’adorabile Persona del Divin Redentore , ma anche come tra loro congiunti con vincolo naturale , in quanto all’Amore Divino sono subordinati l’umano spirituale e il sensibile , e questi due ultimi riflettono in se medesimi la somiglianza analogica del primo . Non si pretende perciò di vedere e di adorare nel Cuore di Gesù l’immagine così detta formale , cioè il segno proprio e perfetto del suo amore divino , non essendo possibile che l’intima essenza di questo sia adeguatamente rappresentata da qualsiasi immagine creata ; ma il fedele , venerando il Cuore di Gesù , adora insieme con la Chiesa il simbolo e quasi il vestigio della Carità Divina , la quale si è spinta fino ad amare anche col cuore del Verbo Incarnato il genere umano , contaminato da tante colpe . È necessario quindi tener sempre presente in questo così importante ma altrettanto delicato argomento , che la verità del simbolismo naturale , in virtù della quale il Cuore fisico di Gesù entra in un nuovo rapporto con la Persona del Verbo , riposa tutta sulla verità primaria dell’unione ipostatica; intorno a cui non si può nutrire alcun dubbio , se non si vogliono rinnovare gli errori , più volte dalla Chiesa condannati , perché contrari all’unità di Persona in Cristo , nella distinzione e integrità delle due nature . Tale fondamentale verità ci fa comprendere come il Cuore di Cristo sia il cuore di una persona divina , cioè del Verbo Incarnato , e che pertanto rappresenta tutto l’amore che Egli ha avuto ed ha ancora per noi . È proprio per questa ragione che il culto da tributarsi al Cuore Sacratissimo di Gesù è degno di essere stimato come la professione pratica di tutto il Cristianesimo . La religione cristiana , infatti , essendo la religione di Gesù , è tutta imperniata su l’Uomo-Dio Mediatore , così che non si può giungere al Cuore di Dio se non passando per il Cuore di Cristo , conforme a quanto Egli ha affermato : « Io sono la via , la verità e la vita . Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me » (107) . Ciò presupposto , è facile concludere che il culto al Cuore Sacratissimo di Gesù non è in sostanza che il culto dell’amore che Dio ha per noi in Gesù , ed è insieme la pratica del nostro amore verso Dio e verso gli altri uomini . In altre parole , tale culto si propone l’amore di Dio come oggetto di adorazione , di azione di grazie e di imitazione ; ed inoltre considera la perfezione del nostro amore per Iddio e per il prossimo come la meta da raggiungere mediante la pratica sempre più generosa del comandamento nuovo , lasciato dal Divino Maestro agli Apostoli quasi in sacra eredità , allorché disse loro : « Io vi dò il comandamento nuovo : Amatevi gli uni gli altri , come io ho amato voi… Ecco il mio comandamento : Amatevi scambievolmente , come io ho amato voi » (108) . Comandamento veramente nuovo e proprio di Cristo , poiché, come osserva l’Aquinate : « La differenza tra il Nuovo e il Vecchio Testamento e tutta sommata in una breve parola ; come infatti è detto in Geremia : “ Io stringerò con la casa di Israele una nuova alleanza ” (109) . Che poi anche nell’Antico Testamento si praticasse tale comandamento sotto l’impulso di un timore e di un amore santo , è da attribuirsi all’influsso del Nuovo Testamento : perciò è vero che questo comandamento esisteva nell’antica legge , non però come sua prerogativa , ma piuttosto come preludio e preparazione della nuova » (110) .


SEGUE


                                                                                     LAUS  DEO

                                                                                    Pax et Bonum


                                                                     Francesco di Santa Maria di Gesù
                                                                              Terziario Francescano