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sabato 1 giugno 2013

PIO XII LETTERA ENCICLICA HAURIETIS AQUAS SULLA DEVOZIONE AL SACRO CUORE DI GESU' - PARTE SECONDA .

                   TAUMATURGA IMMAGINE CHE SI VENERA NEL SANTUARIO DEL SACRO CUORE 
                                                                              ROSOLINI ( Siracusa ) 
                              FONDATO DA SUOR CARMELA APRILE - VITTIMA DEL SACRO CUORE

                                                                                 I
Ma , mentre la Chiesa ha sempre tenuto in alta considerazione il culto al Cuore Sacratissimo di Gesù , così da favorirne in ogni modo il sorgere e il propagarsi in mezzo al popolo cristiano , non mancando altresì di difenderlo apertamente contro le accuse di Naturalismo e di Sentimentalismo ; è da lamentare che non uguale onore e stima , sia nei tempi passati che ai giorni nostri , questo nobilissimo culto gode presso alcuni cristiani e talvolta anche presso alcuni di coloro , che pur si dicono animati da sincero zelo per gli interessi della religione cattolica e per la propria santificazione . « Se tu conoscessi il dono di Dio » (7) .
Ecco , Venerabili Fratelli , il paterno monito che Noi , chiamati per divina disposizione ad essere custodi e dispensatori del tesoro di fede e di pietà , che il Divin Redentore ha affidato alla sua Chiesa . Ci sentiamo in dovere di rivolgere a tutti quei Nostri figli ; i quali , nonostante che il culto al Cuore Sacratissimo di Gesù , trionfando degli errori e della indifferenza degli uomini , abbia pervaso il Mistico Corpo del Salvatore , nutrono ancora dei pregiudizi a riguardo e giungono persino a ritenerlo meno rispondente, per non dire dannoso , alle necessità spirituali più urgenti della Chiesa e dell’umanità nell’ora presente . Taluni , infatti , confondendo o equiparando l’indole primaria di questo culto con le varie forme di devozione che la Chiesa approva e favorisce , ma non prescrive , lo stimano quasi come alcunché di superfluo , che ciascuno può praticare o no a suo arbitrio ; altri , poi , stimano che questo stesso culto sia oneroso e di nessuno o ben modesto vantaggio specialmente per i militanti del Regno di Dio , preoccupati soprattutto di consacrare il meglio delle loro energie spirituali , dei loro mezzi e del loro tempo alla difesa e alla propaganda della verità cattolica , alla diffusione della dottrina sociale cristiana e all’incremento di quelle pratiche e opere di religione , che giudicano molto più necessarie per i tempi nostri ; vi sono inoltre alcuni , i quali anziché riconoscere in questo culto un mezzo efficacissimo per l’opera di rinnovamento e di progresso dei costumi cristiani , sia degli individui che delle famiglie , vi vedono una forma di devozione pervasa piuttosto di sentimento che di nobili pensieri ed affetti , e perciò più confacente al femmineo sesso che alle persone colte .
Vi sono anche altri , i quali, ritenendo questo culto come troppo vincolato agli atti di penitenza , di riparazione e di quelle virtù che stimano piuttosto « passive » , perché prive di appariscenti frutti esteriori , lo giudicano senz’altro meno idoneo a rinvigorire la spiritualità moderna , cui incombe il dovere dell’azione aperta e indefessa per il trionfo della fede cattolica e la strenua difesa dei costumi cristiani , in mezzo ad una società inquinata di indifferentismo religioso , incurante di ogni norma discriminatrice del vero dal falso nel pensiero e nell’azione , ligia ai principi del materialismo ateo e del laicismo . Come non vedere , Venerabili Fratelli , lo stridente contrasto tra simili opinioni e le pubbliche attestazioni di stima per il culto al Sacratissimo Cuore di Gesù , professate dai Nostri Predecessori su questa cattedra di verità ? Come giudicare inutile o meno adatta per l’epoca nostra quella forma di pietà , che il Nostro Predecessore di imm. mem. Leone XIII non esitò a definire : « pratica religiosa encomiabilissima » ; e nella quale additava il rimedio a quegli stessi mali , individuali e sociali , che anche oggi , e indubbiamente in modo più vasto ed acuto , travagliano l’umanità ? « Questa devozione , che a tutti consigliamo , asseriva Egli , sarà a tutti di giovamento » . Ed inoltre , aggiungeva questi ammonimenti ed esortazioni , che ben si addicono anche al culto verso il Cuore Sacratissimo di Gesù : « Di fronte alla minaccia di gravi sciagure che già da molto tempo sovrasta , è urgente che si ricorra , per scongiurarle , all’aiuto di colui che soltanto , ha la potenza per allontanarle . E chi altri potrà essere costui , se non Gesù Cristo . L’Unigenito di Dio ? Poiché non c’è sotto il cielo alcun altro nome dato agli uomini , dal quale possiamo aspettarci d’essere salvati » (8) . « A Lui dunque si deve ricorrere , che è via , verità e vita » (9) . Né meno degno di encomio e giovevole per fomentare la pietà cristiana riconosceva essere questo culto il Nostro immediato Predecessore di fel. mem. Pio XI , il quale nell’Enciclica Miserentissimus Redemptor affermava : «Non son forse racchiusi in tale forma di devozione il compendio di tutta la religione cattolica e quindi la norma della vita più perfetta , costituendo essa la via più spedita per giungere alla conoscenza profonda di Cristo Signore e il mezzo più efficace per piegare gli animi ad amarLo più intensamente e ad imitarLo più fedelmente ? » (10) .
A Noi poi , non certamente meno che ai Nostri Predecessori , questa sublime verità è apparsa evidente e degna di approvazione ; ed allorché iniziammo il Nostro Pontificato , nel contemplare il felice e quasi trionfale incremento del Culto al Cuore Sacratissimo di Gesù in mezzo al popolo cristiano , sentimmo il Nostro animo ricolmo di gioia e Ci rallegrammo degli innumerevoli frutti di salvezza che ne erano derivati a tutta la Chiesa ; e questi nostri sentimenti Ci compiacemmo di manifestare già nella prima Nostra Lettera Enciclica (11) .
I quali frutti , in questi lunghi anni del Nostro Pontificato — pieni di calamità e di angustie , ma anche ricolmi di ineffabili consolazioni — non sono andati diminuendo né per numero né per qualità né per bellezza , ma piuttosto aumentando . Infatti , varie sono state le opere felicemente iniziate allo scopo di favorire l’incremento sempre maggiore di questo stesso culto : associazioni cioè di cultura , di pietà e di beneficenza ; pubblicazioni di carattere storico , ascetico e mistico pertinenti a tale scopo ; pie pratiche di riparazione ; e soprattutto crediamo degne di menzione le manifestazioni di ardentissima pietà promosse dall’Associazione dell’« Apostolato della Preghiera » , al cui zelo si deve principalmente se famiglie , istituti e talvolta anche Nazioni intere si sono consacrate al Cuore Sacratissimo di Gesù ; per le quali manifestazioni di culto non di rado , o mediante Lettere , o per mezzo di Discorsi , o anche servendoCi di Radiomessaggi , abbiamo espresso la Nostra paterna
compiacenza (12) .
Pertanto , commossi nel veder tanta copia di acque salutari , cioè di effusione celestiale di amore superno , che scaturendo dal Sacro Cuore del nostro Redentore , non senza l’ispirazione e l’azione del Divino Spirito , si è riversata su innumerevoli figli della Chiesa cattolica , non possiamo astenerCi , Venerabili Fratelli , dal rivolgervi un paterno invito , affinché vi uniate a Noi nello sciogliere un inno di somma lode e di fervidissime azioni di grazie a Dio , largitore di ogni bene , esclamando con l’Apostolo : « A Lui che può far tutto , ben al di là di quel che noi domandiamo , o pensiamo , secondo la virtù che opera in noi , a Lui sia la gloria nella Chiesa , e in Cristo Gesù per tutte le generazioni nei secoli dei secoli . Amen » (13) . Ma , dopo aver reso all’Altissimo le dovute grazie , noi desideriamo con questa Lettera Enciclica di esortar voi e tutti gli amatissimi figli della Chiesa ad una più attenta considerazione di quei principi dottrinali , contenuti nella S. Scrittura , nei SS. Padri e nei teologi , sui quali , quasi su solidi fondamenti , poggia il culto al Cuore Sacratissimo di Gesù . Siamo infatti pienamente persuasi che soltanto allorché , al lume della divina rivelazione , avremo penetrato più a fondo l’intima ed essenziale natura di questo culto , saremo in grado di convenientemente e perfettamente apprezzarne l’incomparabile eccellenza e l’inesauribile fecondità di ogni sorta di celesti grazie , e per tal modo trarre , dalla pia meditazione e contemplazione dei benefici da esso derivati , motivo a una degna celebrazione del primo centenario dell’estensione della festa obbligatoria del Cuore Sacratissimo di Gesù alla Chiesa universale . Allo scopo , dunque , di offrire alle menti dei fedeli un pascolo di salutari riflessioni , grazie alle quali essi possano più facilmente comprendere la natura di questo culto e ricavarne più copiosi frutti , noi ci soffermeremo anzitutto su quelle pagine dell’Antico e del Nuovo Testamento , che contengono la rivelazione e descrizione dell’infinita carità di Dio per il genere umano , la cui sublime grandezza mai potremo sufficientemente scrutare ; poi accenneremo al commento che ce ne hanno lasciato i Padri e i Dottori della Chiesa ; infine , procureremo di porre in evidenza il nesso intimo che intercorre tra la forma di devozione da tributarsi al Cuore del Redentore Divino e il culto che gli uomini sono tenuti a rendere all’amore che Egli e le altre Persone della Santissima Trinità nutrono verso l’intero genere umano . Stimiamo infatti che , una volta contemplati alla luce della S. Scrittura e della Tradizione i fondamenti e gli elementi costitutivi di questo nobilissimo culto , riuscirà più agevole ai cristiani l’attingere « con gaudio le acque dalle fonti del Salvatore » (14) , apprezzare cioè tutta l’importanza che il culto al Cuore Sacratissimo di Gesù ha assunto nella Liturgia della Chiesa , nella sua vita interna ed esterna , ed anche nelle sue opere ; per tal modo , sarà più facile ad essi raccogliere quei frutti spirituali , che segnino un rinnovamento salutare nei loro costumi , conforme ai voti dei Pastori del gregge di Cristo . Se vogliamo in primo luogo ben comprendere il valore racchiuso in alcuni testi dell’Antico e del Nuovo Testamento in ordine a questo culto , occorre tener ben presente il motivo del culto di latria che la Chiesa tributa al Cuore del Redentore Divino .
Orbene , come voi ben sapete , Venerabili Fratelli , tale motivo è duplice . L’uno , cioè , che è comune anche alle altre sacrosante membra del Corpo di Gesù Cristo , è costituito dal fatto che il suo Cuore , essendo una parte nobilissima dell’umana natura , è unito ipostaticamente alla Persona del Verbo di Dio ; pertanto , esso è meritevole dell’unico e identico culto di adorazione con cui la Chiesa onora la Persona dello stesso Figlio di Dio Incarnato . Si tratta di una verità di fede cattolica , essendo stata solennemente definita nei Concili Ecumenici di Efeso e II di Costantinopoli (15) . L’altro motivo , che appartiene in modo speciale al Cuore del Divin Redentore , e che perciò conferisce al medesimo un titolo tutto proprio a ricevere il culto di latria , risulta dal fatto che il suo Cuore , più di ogni altro membro del suo corpo , è l’indice naturale , ovvero il simbolo della sua immensa carità per il genere umano .
« È insita nel Sacro Cuore , come osservava il Nostro Predecessore Leone XIII di imm. mem., la qualità di simbolo e di espressiva immagine dell’infinita carità di Gesù Cristo , che ci stimola a ricambiarlo col nostro amore » (16) . È fuor di dubbio che nei Libri Sacri non si hanno mai sicuri indizi di un culto di speciale venerazione e di amore , tributato al Cuore fisico del Verbo Incarnato , per la sua prerogativa di simbolo della sua accesissima carità . Ma questo fatto , se è doveroso apertamente riconoscerlo , non ci deve recar meraviglia , né in alcun modo indurci a dubitare che la carità , la quale è la ragione principale di questo culto , sia nell’Antico , che nel Nuovo Testamento , è esaltata e inculcata con immagini tali , da commuovere potentemente gli animi . Queste immagini , poiché sono contenute nei Libri Sacri che preannunziavano la venuta del Figlio di Dio , fatto uomo, possono considerarsi come un presagio di quello che doveva essere il più nobile simbolo e indice dell’amore divino , cioè del Cuore Sacratissimo e Adorabile del Redentore Divino . Per quanto riguarda lo scopo della presente Lettera non crediamo necessario addurre molte testimonianze dei libri dell’Antico Testamento , nei quali sono contenute le prime verità divinamente rivelate ; ma stimiamo sia sufficiente far rilevare che l’Alleanza stipulata tra Dio e il popolo eletto e sancita con vittime pacifiche — le cui leggi fondamentali , scolpite su due tavole , furono promulgate da Mosè (17) e interpretate dai Profeti — fu un patto oltre che fondato sui vincoli di supremo dominio da parte di Dio e di doverosa ubbidienza da parte dell’uomo , consolidato e vivificato , anche dai più nobili motivi dell’amore . Infatti , anche per il popolo d’Israele la ragione suprema della sua obbedienza doveva essere non tanto il timore dei divini castighi , che i tuoni e le folgori sprigionantisi dalla vetta del Sinai incutevano negli animi , quanto piuttosto il doveroso amore verso Dio ; « Ascolta , Israele : il Signore Dio nostro è il solo Signore . Amerai il Signore Dio con tutto il tuo cuore , con tutta la tua anima , con tutte le tue forze . Queste parole che io oggi ti bandisco , staranno nel tuo cuore » (18) . Non deve pertanto meravigliare se Mosè e i Profeti , che a buon diritto l’Angelico Dottore chiama i « maggiori » (19) del popolo eletto , ben comprendendo che il fondamento di tutta la Legge era riposto in questo comandamento dell’amore , hanno descritto tutti i rapporti esistenti tra Dio e la sua Nazione ricorrendo a similitudini tratte dal reciproco amore tra padre e figli , o dall’amore dei coniugi , piuttosto che rappresentarli con immagini severe ispirate al supremo dominio di Dio , o alla dovuta e timorosa servitù di noi tutti . Così , ad esempio , Mosè stesso , nel celeberrimo suo cantico di liberazione del popolo dalla schiavitù dell’Egitto , volendo significare che essa era avvenuta per l’intervento onnipossente di Dio , ricorre a queste espressioni ed immagin i, che riempiono l’animo di commozione : « Com’aquila che addestra al volo i suoi piccoli e vola sovr’essi , stese le sue ali (il Signore) , sollevò Israele , e lo portò sulle sue spalle » (20) .
Ma forse nessun altro tra i Profeti , meglio di Osea , manifesta e descrive con accenti veementi l’amore , mai venuto meno , di Dio verso il suo popolo . Nel linguaggio infatti di questo eccellentissimo tra i Profeti minori per profondità di concetti e concisione di espressioni , Dio manifesta un tale amore verso il Popolo Eletto , cioè giusto e santamente sollecito , qual’è appunto l’amore di un Padre misericordioso e amorevole , o di uno sposo adirato per il suo onore offeso . È un amore , che , lungi dal venir meno alla vista di mostruose infedeltà e di ignobili tradimenti , prende sì da essi motivo per infliggere ai colpevoli i meritati castighi — non già per ripudiarli e abbandonarli a se stessi — ma soltanto allo scopo di vedere la sposa resasi estranea e infedele , ed i figli ingrati , pentirsi , purificarsi e tornare a riunirsi con Lui con rinnovati e più solidi vincoli di amore . « Quando era fanciullo Israele , io l’amai e dall’Egitto ho chiamato il figlio mio… Ed io ho fatto da balia ad Efraim ; ho portato essi in braccio , ma non compresero la cura ch’io avevo di loro . Li ho attirati a me con attrattive piene d’umanità e con vincoli d’amore… Io sanerò le loro piaghe , li amerò spontaneamente , perché la mia collera si è da loro allontanata . Sarò come rugiada , e Israele fiorirà come giglio e dilaterà radici come il Libano » (21) . Accenti simili a questi risuonano sulle labbra del profeta Isaia , allorché , impersonando gli opposti sentimenti di Dio stesso e del Popolo Eletto , esce in queste espressioni : « Sion aveva detto : “ Il Signore mi ha abbandonato , il Signore si è scordato di me ! ” . Potrà forse una donna dimenticare il suo bambino , da non sentire più compassione per il figlio delle sue viscere ? e se pur questa lo potrà dimenticare , io non mi dimenticherò mai di te ! » (22) . Né meno commoventi sono le espressioni , con le quali l’Autore del Cantico dei Cantici , servendosi del simbolismo dell’amore coniugale , dipinge con vividi colori i legami di vicendevole amore , che uniscono fra loro Dio e la Nazione da Lui prediletta : « Come un giglio fra gli spini , così l’amica mia tra le fanciulle !… Io sono del mio diletto , e il mio diletto è per me , egli che pascola tra i gigli… Mettimi come un sigillo sul tuo cuore , come un sigillo sul tuo braccio , perché forte come la morte è l’amore , inesorabile come gli Inferi la gelosia : le sue fiaccole sono fiaccole di fuoco e di fiamme » (23) . Tuttavia questo tenerissimo , indulgente e longanime amore di Dio , che, pur sdegnandosi per le ripetute infedeltà del popolo di Israele , mai giunse a ripudiarlo definitivamente , benché siasi manifestato come veemente e sublime , non fu in sostanza che preludio di quell’ardentissima carità , che il Redentore promesso avrebbe riversato dal suo amantissimo Cuore su tutti , e che sarebbe dovuta divenire il modello del nostro amore e la pietra angolare della Nuova Alleanza . Solo infatti Colui che è l’Unigenito del Padre e il Verbo fatto carne « pieno di Grazia e di Verità » (24) , essendosi avvicinato agli uomini , oppressi da innumerevoli peccati e miserie , poté far scaturire dalla sua umana natura , unita ipostaticamente alla sua Divina Persona , « una sorgente di acqua viva » , che irrigasse copiosamente l’arida terra dell’umanità e la trasformasse in giardino fiorente e fruttifero . È nel profeta Geremia che si ha un lontano presagio di questo stupendo prodigio , che sarebbe stato l’effetto del misericordiosissimo ed eterno amore di Dio : « D’un amore eterno ti ho amato e perciò ti ho tirato a me pieno di compassione… Ecco che verranno giorni , dice il Signore , e io stringerò con la casa di Israele e con la casa di Giuda una nuova alleanza… Questa sarà l’alleanza che avrò stretta con la casa d’Israele dopo quei giorni , dice il Signore : Io metterò la mia legge nel loro interno e la scriverò nel loro cuore , e sarò il loro Dio , ed essi saranno il mio popolo… ; perché farò grazia alle loro iniquità e del loro peccato non mi ricorderò più » (25) .


SEGUE


                                                                                        LAUS  DEO

                                                                                       Pax et Bonum


                                                                       Francesco di Santa Maria di Gesù
                                                                                Terziario Francescano